Chiedevo "se puoi"

Non immagino condizioni di sorta al "non potere".
In particolare, condizioni legate a strutture come il "se tu...allora io...", che è una forma del ricatto (fortuna che non ci ammiamo!!!!

) e alla garanzia della tipologia di risposta allineata alle aspettative (e di nuovo...per fortuna che non ci ammiamo!!!!

)
Anche a me gli scambi piacciono completi.
Ed è il motivo per cui escludo fermamente dallo scambio libero il tipo di comunicazione a cui ho fatto riferimento qui sopra e grassettato nel tuo post.
Quelle che ho evidenziato sono proprio le strutture per cui uno scambio non solo non è libero ma è incompleto, e lo è nei presupposti su cui si fonda.
Una curiosità...ma come ti è venuto in mente il cane...non ci stavo pensando nell'usare la parola "seguimi"!!!
Che associazioni hai fatto per passare al cane? (fra l'altro i cani stanno al passo in vicinanza, non seguono, se sono in situazione di benessere...)
Io rispondo comunque alla tua domanda.
Senza "se tu...allora io..." e senza garanzie.
Condizioni di cui non ho bisogno per prendere decisioni che mi riguardano. Nella vita. Figuriamoci su un forum.
La trovo incompleta, la domanda, e viziata in origine.
Seguendola pedissequamente non potrei rispondere in un modo soddisfacente per me. Quindi personalizzo un pochettino.
La domanda si fonda su inferenze, inferenze che non sono sostenute da nessun fatto rilevabile e concreto, ma sono solo frutto della tua immaginazione che inferisce una situazione.
L'unica realtà considerabile nell'inferenza è la realtà di CHI FA inferenza, è una prospettiva escludente altre prospettive (e quindi vanifica il fare la domanda).
Non tiene, inoltre, minimamente conto, la domanda intendo, del contesto e delle variabili di contesto.
Che sono invece fondamentali nella lettura di un fatto sociale (ossia di un fatto che si svolge in un contesto sociale che ha regole, esplicite ed implicite, e linguaggi interni e propri di quel particolare contesto e non di altri).
Per esempio, nel contesto calcistico, una delle modalità implicitamente concordate e normate all'interno della comunicazione del contesto calcistico è esattamente l'ammucchiata di quel passaggio che hai sottolineato.
Accadesse in un contesto marziale, sarebbe non solo richiamato ma porterebbe ad una esclusione netta di tutti gli atleti coinvolti.
Che poi personalmente io la ritenga una delle tante idiozie che compongono il mondo calcistico che non amo proprio per le modalità e le regole interne, è una opinione personale sul calcio e sul mondo economico e sociale in cui è inserito.
Ho trovato, per esempio, più rasente alla violenza il passaggio in cui uno prende di mano la macchina fotografica e se la porta via. Lo hai notato?
Ma in quel contesto è un altro comportamento sdoganato e accettato. SE attuato da un giocatore, meglio se popolare.
Se non ricordo male, è stato anche oggetto di meme.
Chi lavora in quel contesto, assume anche le regole di contesto.
A partire dalla considerazione dei giocatori, a cui sono permesse intemperanze di vario tipo e genere. Che non sarebbero altrimenti permesse ad altri.
Mi pare però che fra le regole di contesto, anche di un mondo come quello calcistico che è proprio basso basso come richieste sociali, il toccare il culo fuori dal campo ad una giornalista in esterna, non sia ancora un comportamento acquisito, o mi sbaglio?
In particolare se a compierlo è un tifoso e non uno dei giocatori, semi-dei.
Credo, sempre se non ricordo male che sia un comportamento invece permesso ai calciatori all'interno del festeggiamento scherzoso di una vittoria, anche se, sempre non ricordi male io, è permesso fra maschi (giocatori e giornalisti. MA non include tifosi, neppure in questo caso).
Tutto questo, che era poi il senso del video che ho postato, per dire che considerare il gesto nel suo significato decontestualizzando il gesto, porta alla non comprensione dei significati.
Che è poi il motivo per cui quando si dice che per imparare una lingua serve andare nel posto in cui la si parla e respirare il contesto socioculturale, le regole implicite ed esplicite. I gesti sono un linguaggio. E seguono le stesse regole del linguaggio verbale.
Questo il motivo l'avevo postato. E
non per sottolineare la possibilità di incomprensioni rispetto ad un determinato gesto o ad un altro.
Quei gesti, decontestualizzati, perdono il significato e mettono chi li riceve, se non appartenente al contesto in cui si originano, nell'impossibilità non solo di comprendere ma anche mettono nella possibilità di interpretare facendo inferenze (che, come si vede bene, sono spesso sbagliate).
Se quegli stessi gesti, invece, sono inseriti in un contesto allora i significati e la comunicazione sui significati assume una prospettiva di comprensibilità e scambio.
Lo si spiega anche ai bambini

Urlano, in chiesa, al supermercato, in classe, sul treno, etc etc.
Li si riprende.
Perchè li si riprende?
Ci possono esser fondamentalmente due motivi.
1) Hanno rotto i coglioni a chi li sente urlare.
La prospettiva è quella di chi li riprende, che si è rotto i coglioni e usa i bambini come contenitore della sua rottura di coglioni, li usa come vomitatoio di sua/sue frustrazioni, magari neppure strettamente collegate all'urlare ma che l'urlare amplifica e potenzia.
2) Stanno violando le regole del contesto.
E la prospettiva considera gli attori coinvolti (bambini urlanti e ascoltatori) in una situazione sociale per cui sono richieste quelle che adesso fa figo chiamare social skills e sulla base delle social skills sviluppa la comunicazione, ripulita dal grave/non grave, giusto/sbagliato.
Cosa è a non funzionare?
Il gridare?
No.
A non funzionare è il gridare DECONTESTUALIZZATO.
Se fossero al parco di pomeriggio o in prima serata, gridare sarebbe un comportamento adeguato.
Ad essere inadeguato è il farlo in un contesto che richiede la competenza della regolazione del tono della voce adattandolo sia al contesto e alle variabili di quel contesto.
Uno dei compiti imprescindibili alla creazione di reti sociali, presupposti di solidarietà, mutualità, responsabilità è proprio la chiarificazione delle social skills funzionali o disfunzionali al contesto. (quando si parla di violenza è imprescindibile il contesto storico, il tempo in cui avviene per intenderci e di conseguenza le norme che regolano quel tempo e quello spazio dal punto di vista istituzionale).
Spero di aver risposto in modo chiaro.