AmoreDannato
Utente
Ciao gente
Sono un ragazzo di 26 anni, sono gay e se sono approdato in questo sito è perché sto davvero male. Non so più se la storia che sto vivendo sia un tradimento, sia giusta o sia una cosa totalmente sbagliata che mi sta solo incasinando la vita. Per farvi capire meglio quello che intendo, dovrò raccontarvi tutto dall’inizio. Spero abbiate la pazienza e la voglia di leggermi. Sono disperato ma allo stesso tempo innamorato, non so che fare e se mi sono ridotto a scrivere in un sito per cercare opinioni disinteressate, credetemi è perché sono arrivato al limite.
E’ iniziato tutto circa tre anni fa. Passavo le mie giornate, tra lavoro, casa e studio (cerco disperatamente di prendere la laurea di II livello per realizzare non tanto un mio sogno quanto quello dei miei genitori). Amo il cinema e quando non posso andare con gli amici, passo le serate a guardare dvd. Quella “ maledetta o benedetta” sera di tre anni fa, anziché guardare il solito film, iniziai a girare su internet perché cercavo del materiale che mi serviva per un esame. Non so come, alla fine, finì all’interno di un sito dove lessi una storia d’amore che riguardava due persone omosessuali. Non so spinto da cosa, iniziai a leggere e la storia mi colpì talmente tanto che la rilessi una seconda volta e la mattina seguente, nella pausa lavoro, lo feci di nuovo. Sotto la storia c’erano dei commenti di persone che l’avevano letta e qualcuno aveva lasciato anche la sua mail per poter essere contattato o semplicemente fare amicizia. Mi colpì un commento di un ragazzo che diceva di vivere una storia simile a quella raccontata da molti anni, di essere sempre stato felice in coppia e di sentirsi fortunato. Senza pensarci due volte, lo contattai. Non so perché lo feci ma qualcosa in me diceva di scrivergli. Gli scrissi una mail dove gli dicevo chiaramente che lo “invidiavo” nel senso positivo del termine perché io, fino ad allora, non avevo avuto storie di così lunga durata, anche se ne avevo avuta una importante, a causa della quale ancora stavo male. Fino a qui tutto ok. Passando i giorni le mail con questo ragazzo diventavano sempre più fitte, ne mandava circa una cinquantina al giorno e, spesso al lavoro, mi ritrovavo a dover andare in bagno per rispondergli. A volte non riuscivo proprio a stargli dietro ma la cosa mi intrigava parecchio. Dopo circa due settimane mi chiese se potevamo scambiarci il numero di telefono, visto che i nostri scambi alla mail erano diventati praticamente una cosa fissa. E così fecimo. Le nostre chat erano continue, erano diventate una droga per me. Non c’era mattina in cui non arrivava il suo “Buon risveglio” e non c’era sera in cui non arrivava la sua “buona notte” . Riusciva sempre a sorprendermi. Dopo un mese di comunicazione fitta e continua, ci scambiammo le foto e da allora fu un invio continuo di foto reciproche. In ogni momento della giornata io sapevo dove era, con chi era e cosa stesse facendo e lo stesso lui. L’unica differenza era che lui stava in coppia mentre io no. Una sera gli chiesi cosa ne pensasse il suo ragazzo di tutto questo e lui mi rispose che al suo ragazzo aveva parlato di me e che quest’ultimo gli aveva detto che non era affatto geloso e che un giorno sarebbe stato bello incontrarci tutti insieme e conoscerci. Lui e il suo ragazzo non convivevano, si vedevano soltanto la sera dal lunedì al venerdì, mentre nel weekend lui andava in un’altra città a trovare sua madre e quindi aveva tutto il tempo libero e secondo voi con chi lo passava? Con me. Eravamo presissimi l’uno dell’altro e non riuscivamo a staccarci neanche un sencondo. Tempo due mesi eravamo diventati l’uno la droga dell’altro. Praticamente eravamo sempre insieme ma al cellulare, non riuscivamo a smettere ed era eccitante ma al tempo stesso straziante. A me questa cosa iniziò a stancare, anche perché io mi stavo attaccando a un ragazzo che viveva a migliaia di km da me e in più era in coppia da anni. Una sera, mi presi di coraggio, e gli dissi che questa situazione doveva ridimensionarsi perché io non ce la facevo più a continuare così e, da quello che vedevo, neanche lui e poi non era nemmeno giusto né per il suo ragazzo, che ovviamente era all’oscuro di tutto questo, né per lui che soffriva perché non voleva deludere il suo ragazzo e non voleva far soffrire me, né per me che mi stavo affezionando nel modo sbagliato (ma lo ero già) a una persona con la quale non avrei potuto avere futuro. Quella telefonata fu la più lunga di tutta la mia vita, passammo una notte intera al telefono a parlare e riparlare e a ragionare sul fatto che quello che era accaduto era fuori dal normale e che avremmo dovuto smettere, e alla fine qual è stata la conclusione? Ci confessammo di essere innamorati. Io gli dissi che se le circostanze fossero state diverse, sarei corso da lui con il primo aereo per conoscerlo e per verificare se quel sentimento che era nato in modo così casuale, fosse reale o fosse solo una cattiva abitudine, un modo come un altro per scacciare la solitudine. Lui mi disse che provava le stesse cose per me e che per lui ero importante, che non poteva rischiare di perdermi, non adesso che mi aveva trovato e che se io avessi smesso di cercarlo come gli avevo detto, lui avrebbe fatto una pazzia. Piangeva al telefono, mi mandò le foto di quella notte (si fece dei selfie mentre parlava con me) e vederlo e sentirlo in quello stato, mi spezzò il cuore. Sentivo che era sincero. Il giorno dopo gli dissi che dovevamo assolutamente vederci perché io non ce la facevo a continuare in quel modo. Avevo una relazione con il mio cellulare e tutte le persone che mi conoscevano, notavano che ero diventato strano, che non uscivo più, che mi isolavo da tutti. Sì perché ormai la mia vita ruotava solo attorno a lui. In questo modo trascorsero 6 mesi, tra pianti, litigi, chiamate ogni momento della giornata. Non riuscivo più a studiare, né a concentrarmi sul lavoro, né a vivere in modo normale. Quando uscivo con qualche amico (nessuno dei miei amici sa che sono gay a parte due che però vivono in una città distante dalla mia e una mia carissima amica), lui mi tartassava di messaggi e poi mi faceva l’interrogatorio quando tornavo a casa perché voleva sapere come mai, mentre lui stava lì a straziarsi dal dolore per me e a vedere se stavo bene, io non mi degnavo di rispondere ai suoi messaggi. Non capiva che non potevo. Non capiva che sarebbe stato maleducato da parte mia stare al cellulare di fronte ai miei amici. Eppure ogni volta che lui si vedeva con il suo ragazzo, io non avevo queste reazioni anzi ero io stesso a non rispondere ai suoi messaggi mentre lui era con il fidanzato perché mi sentivo fuori posto, mi sentivo a disagio. Rispettavo la sua privacy e l’ho sempre fatto.
Dopo questi sei mesi mi decisi. Presi le ferie e gli dissi che sarei andato da lui. Sarebbero dovuti venire loro da me, almeno così mi diceva, ma per questioni di impegni lavorativi non erano riusciti a organizzarsi e il suo ragazzo non lo avrebbe di certo mandato da solo. Mi disse che avrebbe organizzato tutto lui, che avrebbe cercato di liberarsi e che io sarei dovuto andare lì nel fine settimana così avremmo potuto parlare da soli e stare insieme da soli. Io fui categorico nel dire che sarei andato per incontrare lui e il suo ragazzo. Era giusto così. Pensavo che vederli insieme, mi avrebbe sicuramente fatto tornare alla realtà e io me ne sarei tornato a casa con l’immagine di loro due in testa e mi sarei calmato. Mi sarebbe passata questa fissa di lui e delle sue attenzioni. Dovevo farlo se volevo riprendere in mano la mia vita e la mia serenità. Lui ci mise un po’a digerire il fatto che non avrei voluto vederlo da solo, ci rimase male e non capiva il motivo. Gli dissi che non potevamo farlo perché poteva essere pericoloso. E se davvero ci fossimo piaciuti? E se davvero fosse successo quello che, spesso e volentieri, accadeva in chat? E se davvero avessimo commesso qualche pazzia? Lui sarebbe stato un verme nei confronti del ragazzo e io me ne sarei tornato a casa con il cuore a pezzi. No, questa cosa si doveva evitare. Lui acconsentì e capì che avevo ragione io.
Arrivò il giorno della partenza. Non vi dico le menzogne costruite a tavolino per “non far capire “ ai miei genitori (io lavoro con mio padre) quello che stavo facendo. Dissi che era un viaggio che dovevo intraprendere per la tesi. Detesto mentire per mia natura ma in quel periodo vivevo solo di menzogne per evitare le domande indiscrete di molti. Il viaggio fu tranquillo, ero abbastanza rilassato, la presi come un’avventura, almeno finché non arrivai a destinazione. Il cuore mi martellava nel petto e iniziai persino ad avere paura. Mentre camminavo alzavo la testa per vedere tra la folla se riuscivo a vederlo e a un certo punto lo vidi. Per un attimo il mio cuore si fermò. Era una sensazione mai provata in vita mia, ma subito gli andai incontro sorridendo perché volevo evitare che il suo ragazzo capisse tutto. Gli strinsi la mano ma lui era pietrificato e poi cercavo di capire dove fosse il compagno. Lui mi disse che era solo perché il suo ragazzo non aveva poteva accompagnarlo. A quel punto iniziammo a camminare verso l’uscita senza dire nemmeno una parola e la prima cosa che mi disse fu “Sei più bello di quello che avevo immaginato e hai messo anche il mio profumo preferito”. Arrivammo vicino la macchina e io lo abbracciai, non riuscì a farne a meno. Ero così felice. Quell’incontro fu magico. Lo avevo immaginato diversamente perché sono del parere che se una cosa è troppo bella per essere vera, non può che essere falsa. Invece in quel momento mi sentivo come se mi fossi appena ricongiunto con una persona che conoscevo da sempre, come se fossi tornato a casa, come se lui fosse il tassello che mi mancava per “stare bene”. Era una sensazione strana ma meravigliosa e, tempo dopo, lui mi confidò che anche per lui fu così. Tra un sorriso imbarazzato e qualche parola si mise alla guida lui e mi accompagnò fino all’albergo, in auto mi disse “ Grazie di essere qui. Non riesco a parlare ma non è cambiato una virgola di tutto quello che ti ho detto in questi mesi. Tutte le cose che sai che provo, io le provo e adesso, forse, anche di più”. Per me era lo stesso e glielo dissi. Ci salutammo, prima di andare mi abbracciò in una maniera stupenda e ci diedimo appuntamento qualche ora più tardi. Ero felice, mi sentivo strano, mi sentivo scoppiare il cuore dentro al petto, tremavo, a malapena riuscivo a reggermi in piedi. E lui era uguale. Non riusciva a parlare, non riusciva a guardarmi senza arrossire, non sapeva come muoversi. In quel momento capì che quel viaggio non mi avrebbe per niente aiutato a farmi scivolare questa relazione “fagocitante” di dosso, semmai il contrario. Ero nei casini. Io lo amavo e lui mi aveva detto quelle cose. Era fatta. Darci un taglio e cancellare quei mesi era impossibile.
Comunque per farla breve passammo tre giorni bellissimi di gite fuori porta, pranzi all’aperto, andammo anche al mare insieme. Non siamo stati mai soli perché non volevamo ferire nessuno. Il suo ragazzo è un tipo eccezionale, innamorato di lui al punto tale che non riesce a vedere quello che l’altro prova per me. Il momento brutto fu alla partenza perché lui era distrutto, io, invece, cercavo di non far trasparire nulla anche se dentro me ero in lutto. Per tutto il viaggio stetti male e trattenevo le lacrime. La conclusione era che ero innamorato di quel ragazzo ma non potevo averlo. E lui stava insieme a un ragazzo che l’amava e che si fidava ciecamente di lui. Era un bel guaio.
Passarono altri sei mesi (un anno). La mia vita era fatta di isolamento e cellulare. Dopo l’incontro avevamo capito di amarci e lui mi aveva detto che non voleva ferire nessuno, né il suo ragazzo che oramai non amava più ma a cui voleva un gran bene e sapeva che se lo avesse lasciato, lo avrebbe fatto soffrire, né me, anche se era con me che voleva stare. Io dissi che per me andava bene, che poteva continuare a stare con lui e allo stesso tempo con me ma avevo paura che questa cosa lo facesse ammalare o impazzire. Sapevo sin dall’inizio che era una follia ma avevo conosciuto il suo ragazzo e avevo capito benissimo che era un tipo ok, un tipo iper sensibile e che non sarebbe stato giusto rovinargli la vita. Lui faceva di tutto per non farmi sentire il “terzo” della situazione e così l’anno dopo ci vedevamo una volta ogni mese e mezzo circa di nascosto. Andavo sempre io da lui (raccontando balle ai miei) nei fine settimana quando era da sua madre e il suo ragazzo non era con lui. La prima volta siamo stati chiusi in albergo dal venerdì sera alla domenica mattina tanto che il personale della struttura si era seriamente preoccupato. E andammo avanti così per oltre un anno. I nostri weekend sono stati intensi e indimenticabili. Un mese fa mi ha detto che il suo compagno gli ha proposto di andare a vivere con lui in una casa di sua proprietà. Ovviamente mi sono ingelosito ma non posso impedirglielo e lui soffre per questa cosa. In estate hanno fatto una vacanza all’estero con altri amici e io in tutto questo non c’ero. Lui mi ha reso partecipe di tutto, come se io fossi lì con loro ma è evidente che quando è in vacanza dobbiamo sentirci poco e niente per non dare nell’occhio. Non sono geloso del suo partner, gli ho detto che di loro e dei loro momenti di intimità non voglio sapere niente (lui dice che il sesso che esiste fra noi, tra loro non esiste), però mi manca. Lo avrò sempre a metà. Lui mi dice di non vederla così, perché mi ama e questo è vero. Non esiste giorno in cui non mi faccia sentire il suo amore e grazie a questo vado avanti in questa storia. Il fatto è che mi sento un traditore nei confronti del suo ragazzo che, invece, mi crede un amico e adesso mi chiama quando ha voglia di confidarsi con me su questioni magari che riguardano proprio loro due. Abbiamo stretto amicizia e tutte le volte che lo sento o mi manda qualche messaggio mi invita sempre ad andare da loro, visto che pensa che io sia stato lì sono una volta e io mi sento pieno di sensi di colpa. Provo gelosia quando so che dormono insieme, quando so che stanno insieme, quando vorrei averlo con me e non posso averlo. Mi devo accontentare dei fine settimana di ogni mese e mezzo quando vado da lui e solo di quelli in cui il ragazzo non sta con lui perché se succede come l’ultima volta, quando il ragazzo gli ha fatto una sorpresa andando a casa di sua madre e io sono rimasto un weekend intero chiuso in albergo a piangere come uno stupido (anche lui stette malissimo), c’è proprio da diventare matti.
Io lo amo ma non ce la faccio più a vivere un amore così. Non ce la faccio più a inventare belle su balle a mio padre per prendermi i lunedì liberi (perché torno a casa di solito la domenica notte). Mi scoccia sapere che andrà a vivere con l’altro, mi scoccia questa distanza anche perché io ho la mia vita qui, lui lì ma io sto con la testa da lui e lui sta con la testa da me. Mi hanno promesso che il prossimo anno verranno nella mia città ma io avrei voluto portare lui solo qui da me. Avrei voluto farlo conoscere ai miei e dire una volta per tutte che sono “gay” e che amo questa persona. Quando mi sente un po’ distaccato inizia a stare male anche lui e se lui sta male, il suo ragazzo se ne accorge e inizia a scrivermi che non sa come fare e non sa perché il suo compagno ha questi momenti. Io soffro in silenzio. Non voglio star lì a dirgli come mi sento perché lo faccio star male anche se lui sembra avere i radar. Capisce ogni mio stato d’animo. Che fare? Non voglio lasciarlo perché non ce la farei ad andare avanti. È tutta la mia vita ma, spesso, mi assalgono i dubbi perché penso “Sarà sempre così anche fra 20 anni? Ce la farò a viaggiare anche fra 20 anni? Ce la farò a sopportare l’idea che sta con un altro ma ama me?”. Io vorrei che lui di sua spontanea volontà decidesse di lasciare il ragazzo e di venire a vivere con me. Non gli mancherebbe nulla. Lui ha paura di farlo soffrire e io, del resto, non voglio imporgli una scelta così delicata. Mi sento profondamente in colpa perché l’altro si fida di noi due e noi lo stiamo tradendo ma nello stesso tempo non riesco a rinunciare a lui perché non sarei neanche in grado di immaginare la mia vita senza.
Secondo voi, stiamo sbagliando? Se mia madre sapesse che vivo una relazione del genere si scandalizzerebbe, non tanto per il fatto dell'omosessualità, quanto per il fatto che sto insieme ad un ragazzo fidanzato.
Sono un ragazzo di 26 anni, sono gay e se sono approdato in questo sito è perché sto davvero male. Non so più se la storia che sto vivendo sia un tradimento, sia giusta o sia una cosa totalmente sbagliata che mi sta solo incasinando la vita. Per farvi capire meglio quello che intendo, dovrò raccontarvi tutto dall’inizio. Spero abbiate la pazienza e la voglia di leggermi. Sono disperato ma allo stesso tempo innamorato, non so che fare e se mi sono ridotto a scrivere in un sito per cercare opinioni disinteressate, credetemi è perché sono arrivato al limite.
E’ iniziato tutto circa tre anni fa. Passavo le mie giornate, tra lavoro, casa e studio (cerco disperatamente di prendere la laurea di II livello per realizzare non tanto un mio sogno quanto quello dei miei genitori). Amo il cinema e quando non posso andare con gli amici, passo le serate a guardare dvd. Quella “ maledetta o benedetta” sera di tre anni fa, anziché guardare il solito film, iniziai a girare su internet perché cercavo del materiale che mi serviva per un esame. Non so come, alla fine, finì all’interno di un sito dove lessi una storia d’amore che riguardava due persone omosessuali. Non so spinto da cosa, iniziai a leggere e la storia mi colpì talmente tanto che la rilessi una seconda volta e la mattina seguente, nella pausa lavoro, lo feci di nuovo. Sotto la storia c’erano dei commenti di persone che l’avevano letta e qualcuno aveva lasciato anche la sua mail per poter essere contattato o semplicemente fare amicizia. Mi colpì un commento di un ragazzo che diceva di vivere una storia simile a quella raccontata da molti anni, di essere sempre stato felice in coppia e di sentirsi fortunato. Senza pensarci due volte, lo contattai. Non so perché lo feci ma qualcosa in me diceva di scrivergli. Gli scrissi una mail dove gli dicevo chiaramente che lo “invidiavo” nel senso positivo del termine perché io, fino ad allora, non avevo avuto storie di così lunga durata, anche se ne avevo avuta una importante, a causa della quale ancora stavo male. Fino a qui tutto ok. Passando i giorni le mail con questo ragazzo diventavano sempre più fitte, ne mandava circa una cinquantina al giorno e, spesso al lavoro, mi ritrovavo a dover andare in bagno per rispondergli. A volte non riuscivo proprio a stargli dietro ma la cosa mi intrigava parecchio. Dopo circa due settimane mi chiese se potevamo scambiarci il numero di telefono, visto che i nostri scambi alla mail erano diventati praticamente una cosa fissa. E così fecimo. Le nostre chat erano continue, erano diventate una droga per me. Non c’era mattina in cui non arrivava il suo “Buon risveglio” e non c’era sera in cui non arrivava la sua “buona notte” . Riusciva sempre a sorprendermi. Dopo un mese di comunicazione fitta e continua, ci scambiammo le foto e da allora fu un invio continuo di foto reciproche. In ogni momento della giornata io sapevo dove era, con chi era e cosa stesse facendo e lo stesso lui. L’unica differenza era che lui stava in coppia mentre io no. Una sera gli chiesi cosa ne pensasse il suo ragazzo di tutto questo e lui mi rispose che al suo ragazzo aveva parlato di me e che quest’ultimo gli aveva detto che non era affatto geloso e che un giorno sarebbe stato bello incontrarci tutti insieme e conoscerci. Lui e il suo ragazzo non convivevano, si vedevano soltanto la sera dal lunedì al venerdì, mentre nel weekend lui andava in un’altra città a trovare sua madre e quindi aveva tutto il tempo libero e secondo voi con chi lo passava? Con me. Eravamo presissimi l’uno dell’altro e non riuscivamo a staccarci neanche un sencondo. Tempo due mesi eravamo diventati l’uno la droga dell’altro. Praticamente eravamo sempre insieme ma al cellulare, non riuscivamo a smettere ed era eccitante ma al tempo stesso straziante. A me questa cosa iniziò a stancare, anche perché io mi stavo attaccando a un ragazzo che viveva a migliaia di km da me e in più era in coppia da anni. Una sera, mi presi di coraggio, e gli dissi che questa situazione doveva ridimensionarsi perché io non ce la facevo più a continuare così e, da quello che vedevo, neanche lui e poi non era nemmeno giusto né per il suo ragazzo, che ovviamente era all’oscuro di tutto questo, né per lui che soffriva perché non voleva deludere il suo ragazzo e non voleva far soffrire me, né per me che mi stavo affezionando nel modo sbagliato (ma lo ero già) a una persona con la quale non avrei potuto avere futuro. Quella telefonata fu la più lunga di tutta la mia vita, passammo una notte intera al telefono a parlare e riparlare e a ragionare sul fatto che quello che era accaduto era fuori dal normale e che avremmo dovuto smettere, e alla fine qual è stata la conclusione? Ci confessammo di essere innamorati. Io gli dissi che se le circostanze fossero state diverse, sarei corso da lui con il primo aereo per conoscerlo e per verificare se quel sentimento che era nato in modo così casuale, fosse reale o fosse solo una cattiva abitudine, un modo come un altro per scacciare la solitudine. Lui mi disse che provava le stesse cose per me e che per lui ero importante, che non poteva rischiare di perdermi, non adesso che mi aveva trovato e che se io avessi smesso di cercarlo come gli avevo detto, lui avrebbe fatto una pazzia. Piangeva al telefono, mi mandò le foto di quella notte (si fece dei selfie mentre parlava con me) e vederlo e sentirlo in quello stato, mi spezzò il cuore. Sentivo che era sincero. Il giorno dopo gli dissi che dovevamo assolutamente vederci perché io non ce la facevo a continuare in quel modo. Avevo una relazione con il mio cellulare e tutte le persone che mi conoscevano, notavano che ero diventato strano, che non uscivo più, che mi isolavo da tutti. Sì perché ormai la mia vita ruotava solo attorno a lui. In questo modo trascorsero 6 mesi, tra pianti, litigi, chiamate ogni momento della giornata. Non riuscivo più a studiare, né a concentrarmi sul lavoro, né a vivere in modo normale. Quando uscivo con qualche amico (nessuno dei miei amici sa che sono gay a parte due che però vivono in una città distante dalla mia e una mia carissima amica), lui mi tartassava di messaggi e poi mi faceva l’interrogatorio quando tornavo a casa perché voleva sapere come mai, mentre lui stava lì a straziarsi dal dolore per me e a vedere se stavo bene, io non mi degnavo di rispondere ai suoi messaggi. Non capiva che non potevo. Non capiva che sarebbe stato maleducato da parte mia stare al cellulare di fronte ai miei amici. Eppure ogni volta che lui si vedeva con il suo ragazzo, io non avevo queste reazioni anzi ero io stesso a non rispondere ai suoi messaggi mentre lui era con il fidanzato perché mi sentivo fuori posto, mi sentivo a disagio. Rispettavo la sua privacy e l’ho sempre fatto.
Dopo questi sei mesi mi decisi. Presi le ferie e gli dissi che sarei andato da lui. Sarebbero dovuti venire loro da me, almeno così mi diceva, ma per questioni di impegni lavorativi non erano riusciti a organizzarsi e il suo ragazzo non lo avrebbe di certo mandato da solo. Mi disse che avrebbe organizzato tutto lui, che avrebbe cercato di liberarsi e che io sarei dovuto andare lì nel fine settimana così avremmo potuto parlare da soli e stare insieme da soli. Io fui categorico nel dire che sarei andato per incontrare lui e il suo ragazzo. Era giusto così. Pensavo che vederli insieme, mi avrebbe sicuramente fatto tornare alla realtà e io me ne sarei tornato a casa con l’immagine di loro due in testa e mi sarei calmato. Mi sarebbe passata questa fissa di lui e delle sue attenzioni. Dovevo farlo se volevo riprendere in mano la mia vita e la mia serenità. Lui ci mise un po’a digerire il fatto che non avrei voluto vederlo da solo, ci rimase male e non capiva il motivo. Gli dissi che non potevamo farlo perché poteva essere pericoloso. E se davvero ci fossimo piaciuti? E se davvero fosse successo quello che, spesso e volentieri, accadeva in chat? E se davvero avessimo commesso qualche pazzia? Lui sarebbe stato un verme nei confronti del ragazzo e io me ne sarei tornato a casa con il cuore a pezzi. No, questa cosa si doveva evitare. Lui acconsentì e capì che avevo ragione io.
Arrivò il giorno della partenza. Non vi dico le menzogne costruite a tavolino per “non far capire “ ai miei genitori (io lavoro con mio padre) quello che stavo facendo. Dissi che era un viaggio che dovevo intraprendere per la tesi. Detesto mentire per mia natura ma in quel periodo vivevo solo di menzogne per evitare le domande indiscrete di molti. Il viaggio fu tranquillo, ero abbastanza rilassato, la presi come un’avventura, almeno finché non arrivai a destinazione. Il cuore mi martellava nel petto e iniziai persino ad avere paura. Mentre camminavo alzavo la testa per vedere tra la folla se riuscivo a vederlo e a un certo punto lo vidi. Per un attimo il mio cuore si fermò. Era una sensazione mai provata in vita mia, ma subito gli andai incontro sorridendo perché volevo evitare che il suo ragazzo capisse tutto. Gli strinsi la mano ma lui era pietrificato e poi cercavo di capire dove fosse il compagno. Lui mi disse che era solo perché il suo ragazzo non aveva poteva accompagnarlo. A quel punto iniziammo a camminare verso l’uscita senza dire nemmeno una parola e la prima cosa che mi disse fu “Sei più bello di quello che avevo immaginato e hai messo anche il mio profumo preferito”. Arrivammo vicino la macchina e io lo abbracciai, non riuscì a farne a meno. Ero così felice. Quell’incontro fu magico. Lo avevo immaginato diversamente perché sono del parere che se una cosa è troppo bella per essere vera, non può che essere falsa. Invece in quel momento mi sentivo come se mi fossi appena ricongiunto con una persona che conoscevo da sempre, come se fossi tornato a casa, come se lui fosse il tassello che mi mancava per “stare bene”. Era una sensazione strana ma meravigliosa e, tempo dopo, lui mi confidò che anche per lui fu così. Tra un sorriso imbarazzato e qualche parola si mise alla guida lui e mi accompagnò fino all’albergo, in auto mi disse “ Grazie di essere qui. Non riesco a parlare ma non è cambiato una virgola di tutto quello che ti ho detto in questi mesi. Tutte le cose che sai che provo, io le provo e adesso, forse, anche di più”. Per me era lo stesso e glielo dissi. Ci salutammo, prima di andare mi abbracciò in una maniera stupenda e ci diedimo appuntamento qualche ora più tardi. Ero felice, mi sentivo strano, mi sentivo scoppiare il cuore dentro al petto, tremavo, a malapena riuscivo a reggermi in piedi. E lui era uguale. Non riusciva a parlare, non riusciva a guardarmi senza arrossire, non sapeva come muoversi. In quel momento capì che quel viaggio non mi avrebbe per niente aiutato a farmi scivolare questa relazione “fagocitante” di dosso, semmai il contrario. Ero nei casini. Io lo amavo e lui mi aveva detto quelle cose. Era fatta. Darci un taglio e cancellare quei mesi era impossibile.
Comunque per farla breve passammo tre giorni bellissimi di gite fuori porta, pranzi all’aperto, andammo anche al mare insieme. Non siamo stati mai soli perché non volevamo ferire nessuno. Il suo ragazzo è un tipo eccezionale, innamorato di lui al punto tale che non riesce a vedere quello che l’altro prova per me. Il momento brutto fu alla partenza perché lui era distrutto, io, invece, cercavo di non far trasparire nulla anche se dentro me ero in lutto. Per tutto il viaggio stetti male e trattenevo le lacrime. La conclusione era che ero innamorato di quel ragazzo ma non potevo averlo. E lui stava insieme a un ragazzo che l’amava e che si fidava ciecamente di lui. Era un bel guaio.
Passarono altri sei mesi (un anno). La mia vita era fatta di isolamento e cellulare. Dopo l’incontro avevamo capito di amarci e lui mi aveva detto che non voleva ferire nessuno, né il suo ragazzo che oramai non amava più ma a cui voleva un gran bene e sapeva che se lo avesse lasciato, lo avrebbe fatto soffrire, né me, anche se era con me che voleva stare. Io dissi che per me andava bene, che poteva continuare a stare con lui e allo stesso tempo con me ma avevo paura che questa cosa lo facesse ammalare o impazzire. Sapevo sin dall’inizio che era una follia ma avevo conosciuto il suo ragazzo e avevo capito benissimo che era un tipo ok, un tipo iper sensibile e che non sarebbe stato giusto rovinargli la vita. Lui faceva di tutto per non farmi sentire il “terzo” della situazione e così l’anno dopo ci vedevamo una volta ogni mese e mezzo circa di nascosto. Andavo sempre io da lui (raccontando balle ai miei) nei fine settimana quando era da sua madre e il suo ragazzo non era con lui. La prima volta siamo stati chiusi in albergo dal venerdì sera alla domenica mattina tanto che il personale della struttura si era seriamente preoccupato. E andammo avanti così per oltre un anno. I nostri weekend sono stati intensi e indimenticabili. Un mese fa mi ha detto che il suo compagno gli ha proposto di andare a vivere con lui in una casa di sua proprietà. Ovviamente mi sono ingelosito ma non posso impedirglielo e lui soffre per questa cosa. In estate hanno fatto una vacanza all’estero con altri amici e io in tutto questo non c’ero. Lui mi ha reso partecipe di tutto, come se io fossi lì con loro ma è evidente che quando è in vacanza dobbiamo sentirci poco e niente per non dare nell’occhio. Non sono geloso del suo partner, gli ho detto che di loro e dei loro momenti di intimità non voglio sapere niente (lui dice che il sesso che esiste fra noi, tra loro non esiste), però mi manca. Lo avrò sempre a metà. Lui mi dice di non vederla così, perché mi ama e questo è vero. Non esiste giorno in cui non mi faccia sentire il suo amore e grazie a questo vado avanti in questa storia. Il fatto è che mi sento un traditore nei confronti del suo ragazzo che, invece, mi crede un amico e adesso mi chiama quando ha voglia di confidarsi con me su questioni magari che riguardano proprio loro due. Abbiamo stretto amicizia e tutte le volte che lo sento o mi manda qualche messaggio mi invita sempre ad andare da loro, visto che pensa che io sia stato lì sono una volta e io mi sento pieno di sensi di colpa. Provo gelosia quando so che dormono insieme, quando so che stanno insieme, quando vorrei averlo con me e non posso averlo. Mi devo accontentare dei fine settimana di ogni mese e mezzo quando vado da lui e solo di quelli in cui il ragazzo non sta con lui perché se succede come l’ultima volta, quando il ragazzo gli ha fatto una sorpresa andando a casa di sua madre e io sono rimasto un weekend intero chiuso in albergo a piangere come uno stupido (anche lui stette malissimo), c’è proprio da diventare matti.
Io lo amo ma non ce la faccio più a vivere un amore così. Non ce la faccio più a inventare belle su balle a mio padre per prendermi i lunedì liberi (perché torno a casa di solito la domenica notte). Mi scoccia sapere che andrà a vivere con l’altro, mi scoccia questa distanza anche perché io ho la mia vita qui, lui lì ma io sto con la testa da lui e lui sta con la testa da me. Mi hanno promesso che il prossimo anno verranno nella mia città ma io avrei voluto portare lui solo qui da me. Avrei voluto farlo conoscere ai miei e dire una volta per tutte che sono “gay” e che amo questa persona. Quando mi sente un po’ distaccato inizia a stare male anche lui e se lui sta male, il suo ragazzo se ne accorge e inizia a scrivermi che non sa come fare e non sa perché il suo compagno ha questi momenti. Io soffro in silenzio. Non voglio star lì a dirgli come mi sento perché lo faccio star male anche se lui sembra avere i radar. Capisce ogni mio stato d’animo. Che fare? Non voglio lasciarlo perché non ce la farei ad andare avanti. È tutta la mia vita ma, spesso, mi assalgono i dubbi perché penso “Sarà sempre così anche fra 20 anni? Ce la farò a viaggiare anche fra 20 anni? Ce la farò a sopportare l’idea che sta con un altro ma ama me?”. Io vorrei che lui di sua spontanea volontà decidesse di lasciare il ragazzo e di venire a vivere con me. Non gli mancherebbe nulla. Lui ha paura di farlo soffrire e io, del resto, non voglio imporgli una scelta così delicata. Mi sento profondamente in colpa perché l’altro si fida di noi due e noi lo stiamo tradendo ma nello stesso tempo non riesco a rinunciare a lui perché non sarei neanche in grado di immaginare la mia vita senza.
Secondo voi, stiamo sbagliando? Se mia madre sapesse che vivo una relazione del genere si scandalizzerebbe, non tanto per il fatto dell'omosessualità, quanto per il fatto che sto insieme ad un ragazzo fidanzato.