Ieri notte siamo finiti a parlare ancora dell'altra, tanto per non dormire.
All'inizio in modo più o meno tranquillo della loro convivenza forzata al lavoro, poi il delirio.
Da quando mi ha raccontato del suo tradimento sono rimasta turbata dal "non sparire" detto da lei, non un addio.
Non sarei stata serena nemmeno in quel caso, però almeno non avrei avuto la sensazione che lei stia pensando a questo periodo come ad un intoppo per causa di forza maggiore, con possibile ripresa una volta calmate le acque.
Secondo me un confronto a quattrocchi sarà inevitabile per come si sono lasciati, lei con un arrivederci e lui sparendo per mesi senza un contatto (così dice e tendo a credergli). Forse sono fuori e mi attacco alle sfumature.
- Mille, è finita, davvero.
- Ok, per te, ma non so cosa sta pensando lei invece! Ne abbiamo già discusso! Vorrà almeno parlarne! No?
- Non lo so...
- Non sto dicendo che vuoi ricominciare! Ma che non vi siete lasciati con la stessa idea in testa!
Stanchezza, tentativi di spiegazione morti in un rantolo, poi panico e balbettii poco rassicuranti sul fatto di vederla solo per lavoro, di non pranzarci più insieme e la promessa poco convinta di dirle qualcosa.
Le sue incertezze mi hanno fatto scattare dentro qualcosa, gli ho vomitato addosso tutti quei pensieri che avevo messo da parte e che speravo di assimilare senza danni, ma mentre parlava hanno cominciato a martellarmi in testa.
L'altra conosce la mia faccia, potrebbe passarmi accanto sorridendo e non lo saprei, dalle chiacchiere con lui sa del mio lavoro, cosa ascolto, come vesto, cosa mi piace a letto e tutte quelle confidenze intime che facevo in piena fiducia. Che rabbia e che schifo.
Cioè, dovevano parlare anche di me? Sono così interessante? Lui ad esempio non sa niente della sua famiglia.
- Ma perché le hai detto tutte queste cose?
- Non lo so, me le chiedeva
- Anche cosa facevamo a letto?
- Si...a volte voleva provare le stesse cose.
Rabbia, voglia di spaccare tutto.
Quando lui è rimpicciolito virando al bianco cadavere mi sono ripresa e ho smesso di chiedere, non perché mi facesse pena, ma perché mi sono promessa mille volte di non fare come mia madre e alimentare una furia senza fine.
Non mi fa bene chiedere questi dettagli, che cavolo, me lo avete già detto in tutti i modi, ma è più forte di me.
Appena ho avuto la possibilità di deviare il discorso in quella direzione l'ho fatto, riempiendomi il cervello di scorie.
La prossima volta devo prendere e uscire, andare a sbollire fuori, fare una pausa, non so.
È un fluido velenoso, ne sento il bisogno perché la rabbia che provavo prima sta lasciando il posto a un vuoto che non riesco a colmare, che cavolo è questa sensazione? Non devo riempirlo con altra ira o con l'odio, altrimenti è la fine. Mi ero sforzata di limitare la cosa ad una domanda ogni tanto, speravo di evitare una nottata a tema, forse riuscirò ad assestarmi su "amante=zero" entro tempi accettabili.
Lui mi ha già detto cosa provava per lei, cosa è cambiato, cosa lo "rende certo" di voler rimanere con me e continua ad aprirsi sempre di più su cose davvero importanti, non su queste cazzate. In teoria ho già tutto ma sembra non bastare.
Stamattina gli ho parlato, gli ho detto che non voglio chiedergli scusa, ma non voglio nemmeno andare avanti così per mesi o anni.
- Ho tanto schifo da buttare fuori.
Mi ha risposto che non devo giustificarmi in alcun modo.
Oggi va meglio.