Ragazzi avete mai considerato il fatto che un figlio che vive in casa coi genitori e che scopre una cosa del genere senta il bisogno di parlare con loro, non per fare il censore o che altro, ma perchè può da un giorno all'altro trovare forti difficoltà nel riconoscere i suoi, nel riconoscersi, e nel comunicare con loro di qualsiasi altra cosa perchè sente l'imbarazzante peso di questo muro?!
Leggo sempre il classico "stanne fuori", in questo caso poi che sembra una scelta di entrambi può anche venir meno una delle tante motivazioni che solitamente mi spingono a spronare al dialogo, ma avete considerato le difficoltà dello starne fuori?!
Vivere con persone che dicono "cazzate". essere perfettamente consapevoli che mentano, reciprocamente, a te, a tutti, per mantenere un rapporto di facciata un tantino logorato. I genitori poi, sono quelli che ti danno consigli, che vogliono essere ascoltati, che ti considerano "il bambino" anche a 60 anni, e che anche fosse nel modo più tenero e meno invadente possibile prima o poi mettono sempre bocca nella tua vita.
Cosa vogliamo fare?! Vogliamo che un figlio si metta a partecipare al teatrino senza dir nulla, per poi rischiare magari che la cosa venga fuori (perchè viene fuori) nel modo peggiore possibile in un momento di rabbia?! Sicuri che non sia meglio parlare subito ai genitori di come ci si sente, di quel che si sa, di quel che fa star male?!
Non è sempre facile dire "sono i miei genitori e sono affari loro, via vado con il mio amico a bere una birra e a tentare di acchiappare qualche ragazza in centro". capisco che spesso questo consiglio venga dato perchè il figlio "non si carichi di responsabilità che non ha", ma un conto è questo, e un conto è dover far finta di niente quando niente non è.
volevo dir questo.