Ossimoro tossico

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Horny

Utente di lunga data
Chi fa un grande lavoro su se stesso e si affranca da certe dinamiche, perché riconoscerle è un conto, smontarle e metterle via è un altro...
E non ci si riesce tutti i giorni...

:)



Sì, ma solo?
a questo è certo.
credo diano anche sicurezza,
le si riconosce come parte della propria identità.
ma c'è di più, bisognerebbe ragionare con degli esempi,
così rendiamo il discorso più concreto.
ora ci penso
 

drusilla

Drama Queen
Ti giuro che questa cosa io non la capisco... :)
L'avrei giurato[emoji4] perdono. Ci riprovo: io sono quella che sono diventata. Credevo di essere diversa, appunto: credevo. Lo disse Ortega y Gasset: io sono io e le mie circostanze. Non sono un ente astratto, un corpo celeste (penso ai filosofi greci che si citavano in un altro thread). Credevo di essere, non ero. Non sono mai stata niente di diverso di quello che ero in ogni momento. Anche se lo credevo. Ok adesso è ancora più confuso[emoji12] [emoji12]
 

aristocat

Utente iperlogica
Mi hanno girato questo:

Arrivata a questo punto ho due possibilità:
- o mi abituo a quella che sono diventata
- o divento ciò che sono.
Scelte entrambe difficili: tanto logica la prima
, quanto giusta la seconda.
Optare per la prima, che a prima vista sembra la più facile, vorrebbe dire rassegnarsi a quest'insoddisfazione e puntare a una sorta di "ignava tranquillità". Decidere per la seconda è molto più impegnativo, potrebbe significare stravolgere tutto, lasciare il certo per l'incerto... ma bisogna pur correre il rischio di essere felici, no?
Il problema è questo: tranquillità non coincide con felicità, almeno non per me. [Nicole]


Cosa ne pensate? In quale dei due "profili" vi ritrovate o vorreste ritrovarvi? Aggiungereste altre opzioni? Che ne pensate dell'ultima frase? Secondo voi è vero che tranquillità e felicita non possono essere parte della stessa vita?

:)
Penso di stare dimostrando a me stessa con i fatti di essere in grado di perseguire la seconda strada.
Il prezzo da pagare non è indifferente. Sia in termini emotivi, sia fisici, sia economici.
Ma non potrei fare diversamente
 

lolapal

Utente reloaded
a questo è certo.
credo diano anche sicurezza,
le si riconosce come parte della propria identità.
ma c'è di più, bisognerebbe ragionare con degli esempi,
così rendiamo il discorso più concreto.
ora ci penso
Cosa dà sicurezza: averle o smontarle?
 

lolapal

Utente reloaded
Penso di stare dimostrando a me stessa con i fatti di essere in grado di perseguire la seconda strada.
Il prezzo da pagare non è indifferente. Sia in termini emotivi, sia fisici, sia economici.
Ma non potrei fare diversamente
Ciao Ari. :)
E' molto interessante: perché si sente di pagare un prezzo per la seconda strada?
 

lolapal

Utente reloaded
L'avrei giurato[emoji4] perdono. Ci riprovo: io sono quella che sono diventata. Credevo di essere diversa, appunto: credevo. Lo disse Ortega y Gasset: io sono io e le mie circostanze. Non sono un ente astratto, un corpo celeste (penso ai filosofi greci che si citavano in un altro thread). Credevo di essere, non ero. Non sono mai stata niente di diverso di quello che ero in ogni momento. Anche se lo credevo. Ok adesso è ancora più confuso[emoji12] [emoji12]
Ma io sono anche quella che non sono diventata, per gli stessi identici motivi...
 

drusilla

Drama Queen
Ma io sono anche quella che non sono diventata, per gli stessi identici motivi...
Se voglio diventare quello che "sono" (che credo di essere) ma nel frattempo "sono diventata" altro mi allontano da me stessa (quella che sono adesso) in nome di una me che non "c'è" adesso. Ricercare la felicità fuori di me è appunto una ricerca della felicità non la felicità stessa.
Ma questo è tutto un gioco di parole e di concetti. Il mio vissuto oggi come oggi è che smettendo di avere un concepto di me (un ideale al quale tendere) sono più... felice? Non so, ma più serena e "completa" si
 

lolapal

Utente reloaded
Se voglio diventare quello che "sono" (che credo di essere) ma nel frattempo "sono diventata" altro mi allontano da me stessa (quella che sono adesso) in nome di una me che non "c'è" adesso. Ricercare la felicità fuori di me è appunto una ricerca della felicità non la felicità stessa.
Ma questo è tutto un gioco di parole e di concetti. Il mio vissuto oggi come oggi è che smettendo di avere un concepto di me (un ideale al quale tendere) sono più... felice? Non so, ma più serena e "completa" si
Ecco un dire lo stesso, ma da un punto di vista "rovesciato"...
Ti chiedo: e se quello che sono diventata non è altro che questo "ideale a cui tendere" che è arrivato da fuori da me e smettere di esserlo mi rende me stessa, torno in me?
 

drusilla

Drama Queen
Ecco un dire lo stesso, ma da un punto di vista "rovesciato"...
Ti chiedo: e se quello che sono diventata non è altro che questo "ideale a cui tendere" che è arrivato da fuori da me e smettere di esserlo mi rende me stessa, torno in me?
Se è arrivato da fuori non lo sei diventata: fingi, davanti a te stessa e davanti gli altri! Non credi? Il diventare a me suona come moto, evoluzione, la vita che scolpisce il blocco di marmo grezzo... poi l'ideale altrui non mi ha mai impressionato, giá avevo il mio...
 

lolapal

Utente reloaded
Se è arrivato da fuori non lo sei diventata: fingi, davanti a te stessa e davanti gli altri! Non credi? Il diventare a me suona come moto, evoluzione, la vita che scolpisce il blocco di marmo grezzo... poi l'ideale altrui non mi ha mai impressionato, giá avevo il mio...
Puoi anche non fingere. Puoi anche esserti semplicemente nascosta...
Comunque, questo tuo post mi fa vedere come il significato delle parole ha tante sfumature: diventare è evoluzione, ma anche involuzione; la vita scolpisce, ma anche trancia via pezzi di netto...

E sei così sicura che quell'ideale, che hai in qualche modo ridimensionato, era esclusivamente tuo?

:)
 

drusilla

Drama Queen
Puoi anche non fingere. Puoi anche esserti semplicemente nascosta...
Comunque, questo tuo post mi fa vedere come il significato delle parole ha tante sfumature: diventare è evoluzione, ma anche involuzione; la vita scolpisce, ma anche trancia via pezzi di netto...

E sei così sicura che quell'ideale, che hai in qualche modo ridimensionato, era esclusivamente tuo?

:)
Sai, ci ho pensato prima di scrivere mio; sono cosciente del imprinting della famiglia e dei primi anni, ma tra tutte le possibilità che mi si aprivano (mi venivano proposte) ho scelto io quel ideale.
 

drusilla

Drama Queen
Involuzione in che senso? sempre alludendo a un ideale!
 

drusilla

Drama Queen
E poi non l'ho ridimensionato, è che puff è sparito da solo. E credimi, non ne sento assolutamente la mancanza
 

Spider

Escluso
Mi hanno girato questo:

Arrivata a questo punto ho due possibilità:
- o mi abituo a quella che sono diventata
- o divento ciò che sono.
Scelte entrambe difficili: tanto logica la prima
, quanto giusta la seconda.
Optare per la prima, che a prima vista sembra la più facile, vorrebbe dire rassegnarsi a quest'insoddisfazione e puntare a una sorta di "ignava tranquillità". Decidere per la seconda è molto più impegnativo, potrebbe significare stravolgere tutto, lasciare il certo per l'incerto... ma bisogna pur correre il rischio di essere felici, no?
Il problema è questo: tranquillità non coincide con felicità, almeno non per me. [Nicole]


Cosa ne pensate? In quale dei due "profili" vi ritrovate o vorreste ritrovarvi? Aggiungereste altre opzioni? Che ne pensate dell'ultima frase? Secondo voi è vero che tranquillità e felicita non possono essere parte della stessa vita?

:)
la contraddizione, è proprio nel porsi entrambe le domande,
perchè presuppone una consapevolezza del'uno o dell'altro "essere",
ed essere o immaginare di essere qualcosa determina una sentita e partecipe "fisicità"
non solo mentale,
tanto ingrata e ignara se non percepita veramente ma solo condizionata.
Ingrata nell'immaginare cosa potresti essere e che non sei, o non sei stato.
Ignara perchè non sapresti immaginare altro da quello che sei o saresti stato.


Difficilmente chi è tranquillo e felice veramente, si è mai posto domande cosi.
Chi è tranquillo e felice ha poche domande a cui rispondere.
 

aristocat

Utente iperlogica
Ciao Ari. :)
E' molto interessante: perché si sente di pagare un prezzo per la seconda strada?
Ciao Lola:):):), riscrivo perché stranamente è scomparsa la mia prima risposta :confused:. Vabbé.
Dunque, perché pagare un prezzo quando si starebbe bene tranquilli così?
Perché si sente odor di appiattimento, si sente il peso della mancanza di stimoli dietro una routine rassicurante solo all'apparenza.
Alla lunga senti che puoi dare altro e fare meglio, anche se in un primo momento ti verranno chiesti sacrifici e rinunce sotto vari aspetti.
Adesso non sto a descrivere passo passo quello che sto facendo e in cosa consiste il prezzo che pago, però privatamente ti scriverò. Molto presto, non ora che devo studiare diritto commerciale :):eek:.
Un abbraccio
ari
 

lolapal

Utente reloaded
Sai, ci ho pensato prima di scrivere mio; sono cosciente del imprinting della famiglia e dei primi anni, ma tra tutte le possibilità che mi si aprivano (mi venivano proposte) ho scelto io quel ideale.
Il fatto che ti venivano proposte possibilità diverse rende comprensibile il tuo discorso: hai potuto fare delle scelte tue e per questo che sei quello che sei diventata e sei diventata quello che sei e non hai, per fortuna, dovuto porti quella domanda da adulta, perché hai navigato consapevole nella tua vita... :)

Involuzione in che senso? sempre alludendo a un ideale!
Intendevo: che il percorso, il diventare, può essere anche un'involuzione, un accartocciarsi... per me, diventare e cambiamento non sono sempre stati sinonimo di evoluzione.

E poi non l'ho ridimensionato, è che puff è sparito da solo. E credimi, non ne sento assolutamente la mancanza
E ci credo, certo! Ed è giusto così. :)
 

lolapal

Utente reloaded
la contraddizione, è proprio nel porsi entrambe le domande,
perchè presuppone una consapevolezza del'uno o dell'altro "essere",
ed essere o immaginare di essere qualcosa determina una sentita e partecipe "fisicità"
non solo mentale,
tanto ingrata e ignara se non percepita veramente ma solo condizionata.
Ingrata nell'immaginare cosa potresti essere e che non sei, o non sei stato.
Ignara perchè non sapresti immaginare altro da quello che sei o saresti stato.


Difficilmente chi è tranquillo e felice veramente, si è mai posto domande cosi.
Chi è tranquillo e felice ha poche domande a cui rispondere.
Sul neretto: questo è sicuro... per fortuna, aggiungo. :)

Per il resto, c'è una cosa fondamentale in quel mio primo post: che non si parla di immaginarsi diversi ma di scoprirsi e quindi di esserlo nella realtà.
 

lolapal

Utente reloaded
Ciao Lola:):):), riscrivo perché stranamente è scomparsa la mia prima risposta :confused:. Vabbé.
Dunque, perché pagare un prezzo quando si starebbe bene tranquilli così?
Perché si sente odor di appiattimento, si sente il peso della mancanza di stimoli dietro una routine rassicurante solo all'apparenza.
Alla lunga senti che puoi dare altro e fare meglio, anche se in un primo momento ti verranno chiesti sacrifici e rinunce sotto vari aspetti.
Adesso non sto a descrivere passo passo quello che sto facendo e in cosa consiste il prezzo che pago, però privatamente ti scriverò. Molto presto, non ora che devo studiare diritto commerciale :):eek:.
Un abbraccio
ari
Studia, cara Ari :) Non voglio affatto distoglierti..
Diritto commerciale: bel mattone! :unhappy:

Hai usato dei termini interessanti: "appiattimento", "mancanza di stimoli", "rassicurante solo all'apparenza", ma li vedo altrettanto negativi come "sacrifici e rinunce"...

Ti aspetto, ma non sei obbligata... cmq, grazie. :)
 

Divì

Utente senza meta
L'avrei giurato[emoji4] perdono. Ci riprovo: io sono quella che sono diventata. Credevo di essere diversa, appunto: credevo. Lo disse Ortega y Gasset: io sono io e le mie circostanze. Non sono un ente astratto, un corpo celeste (penso ai filosofi greci che si citavano in un altro thread). Credevo di essere, non ero. Non sono mai stata niente di diverso di quello che ero in ogni momento. Anche se lo credevo. Ok adesso è ancora più confuso[emoji12] [emoji12]
La persistenza dell'io! ;)
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Mi hanno girato questo:

Arrivata a questo punto ho due possibilità:
- o mi abituo a quella che sono diventata
- o divento ciò che sono.
Scelte entrambe difficili: tanto logica la prima
, quanto giusta la seconda.
Optare per la prima, che a prima vista sembra la più facile, vorrebbe dire rassegnarsi a quest'insoddisfazione e puntare a una sorta di "ignava tranquillità". Decidere per la seconda è molto più impegnativo, potrebbe significare stravolgere tutto, lasciare il certo per l'incerto... ma bisogna pur correre il rischio di essere felici, no? SI
Il problema è questo: tranquillità non coincide con felicità, almeno non per me. [Nicole]


Cosa ne pensate? In quale dei due "profili" vi ritrovate o vorreste ritrovarvi? nel secondo Aggiungereste altre opzioni? Che ne pensate dell'ultima frase? Secondo voi è vero che tranquillità e felicita non possono essere parte della stessa vita ? in alcuni momenti della vita assolutamente si, in altri no.
:)
tu in quale dei due punti ti riconosci di più ?:)
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
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