Ciao & buongiorno,
Perfetto. In fin dei conti concordo.
Però, il relativismo non intende la negazione della verità (assoluta) tramite l'accertamento di dati oggettivi, che sono ben verificabili e hanno un chiaro carattere fisico. Bensì fa riferimento per quanto riguarda la condizione umana in senso generale, cioè che ognuno ha la sua verità a riguardo. È ben altra cosa. Questo in sé non dovrebbe portare necessariamente ad un distacco / distruzione della relazione con l'altro. Credo, che quello che ha contribuito sia la mancanza di un modello di dialogo. Quello che avevamo era l'impostazione del "padrone" (dal capo di famiglia ... del lavoro, del medico, maestro, prete ecc. fino ad ogni ambito). Se diveniamo tutti "padroni" il dialogo non sussiste ... è solo una lotta di chi sa usare meglio la parola, che si basa solo sulla propria prospettiva di prevalere sull'altro cercando di aver ragione (che rispecchia in tutto il vecchio modello). Credo, che il relativismo sia da una parte importante per far emergere le varie voci, i vari punti di vista, i nodi al pettine ... ma poi - perciò dovrebbe essere più uno stato transitorio e non il fine - lo scambio dovrebbe portare ad una voce. La "malattia" sta più nel gestire la propria verità con le altre verità. La comparazione e l'integrazione di più punti di vista è importante a riguardo. Una cultura di un dialogo specifico che mira ad una concordanza e di critica verso se stessi e l'altro manca. Infatti, il vecchio modello prevale ancora ... io sono il padrone, e dico come deve essere ... il relativismo ci ha resi tutti padroni, in un certo senso. La domanda è di chi? Non può funzionare ...
Credo, di non essermi spiegata ...
sienne