Come abbiamo fatto a sopravvivere noi bambino degli anni 50/60/70?

Stato
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sienne

lucida-confusa
Ciao

il problema va oltre al consumismo. È proprio una questione di attitudine, di come porsi.
E sono proprio le piccole scelte quotidiane, che fanno l'insieme ... non solo le grandi.
Dall'acquisto di prodotti, fino al tenere aperta una porta per chi viene dopo di noi ...
Del sentire comune. Che va oltre alla porta di casa propria ... ma abbraccio tutto il pianeta.

Non ci credo, che le cose miglioreranno ... visto l'eredità anche comportamentale ipocrita che trasmettiamo.
Tra le parole e per come poi decidiamo nel quotidiano ... ci sta veramente di mezzo il mare.
C'è sempre una scusa ... un'eccezione ...



sienne
 

Palladiano

utente d'altri tempi
In Italia figli se ne fanno pochi.
Prima se ne facevano troppi.
Prima per incoscienza ora per egoismo e questo ha richiesto manodopera che viene disprezzata ma paga le nostre pensioni.
Se si fanno figli con amore ed entusiasmo li si fa senza egoismo e senza il timore del futuro perché saranno loro a essere educati per avere le idee e l'entusiasmo per rendere il mondo un posto migliore, anche sapendo ridurre i consumi e ridistribuendo le risorse.
Nè incoscienza nè egoismo, bensì necessitá.
Perché i dieci figli si facevano fino credo agli anni della guerra. E se ne facevano tanti sia perché molti morivano in tenera età sia perché in una civiltà quasi esclusivamente rurale ( e analfabeta) i figli erano braccia da lavoro.
Consiglio la lettura di "La Malora" di Beppe Fenoglio sul tema dei figli come braccia da lavoro.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Nè incoscienza nè egoismo, bensì necessitá.
Perché i dieci figli si facevano fino credo agli anni della guerra. E se ne facevano tanti sia perché molti morivano in tenera età sia perché in una civiltà quasi esclusivamente rurale ( e analfabeta) i figli erano braccia da lavoro.
Consiglio la lettura di "La Malora" di Beppe Fenoglio sul tema dei figli come braccia da lavoro.
Non è proprio così.
Le braccia per l'agricoltura erano necessarie ma non in quel numero altrimenti non ci sarebbe stata l'emigrazione che ha portato milioni d'italiani per il mondo.
C'era incoscienza, ignoranza, sottomissione delle donne e tanto altro, anche il bisogno di sentirsi potenti almeno dimostrando di essere in grado di fare figli.
 

Zod

Escluso
Tranquille, un meteorite molto ecologista si scontrerà casualmente con il nostro pianeta e spazzerà via tutto, cancellandolo dalla faccia dell'Universo.
 

Zod

Escluso
Lo so, anch'io ho molta paura per il futuro di mio figlio, tra l'altro avevo una coscienza ambientalista fin da piccola il che vuol dire che ho sempre "sofferto", la consapevolezza non è comoda... ho avuto tanto scrupoli prima di fare il figlio, sapevo in che mondo lo "gettavo"... poi ho pensato e che cavolo perché privarmi di questa gioia quando tutti egoisticamente fanno i caz*zi loro?
Pensa chi ha fatto figli durante la seconda guerra mondiale, cosa doveva dire? Secondo me chi dice di non fare un figlio per non gettarlo nel mondo malato dovrebbe ringraziare sua madre per non avere fatto il medesimo ragionamento. E quindi...
 
Ultima modifica:

drusilla

Drama Queen
Pensa chi ha fatto figli durante la seconda guerra mondiale, cosa doveva dire? Secondo me chi dice di non fare un figlio per non gettarlo nel mondo malato dovrebbe ringraziare sua madre per non avere fatto il medesimo ragionamento. E quindi...
Meglio è non essere mai nati... cit. Eschilo (credo)
 

disincantata

Utente di lunga data
Pensa chi ha fatto figli durante la seconda guerra mondiale, cosa doveva dire? Secondo me chi dice di non fare un figlio per non gettarlo nel mondo malato dovrebbe ringraziare sua madre per non avere fatto il medesimo ragionamento. E quindi...

Se e' per quello nascono anche oggi nella Striscia di Gaza, in Siria, In Afghanistan, in Libia, sotto le bombe, ma che vita!

Ricordo una trasmissione in cui mostrarono il reparto maternita' in Cecenia in guerra contro la Russia.

Il lusso non e' affatto utile, meno ancora indispensabile, ma la certezza di poter dare almeno un tetto, acqua calda riscaldamento cibo ed abiti ai figli ci deve essere. UNA vita decorosa. Ed istruzione.

Vivere non puo' essere una lotta eterna.

Invece stiamo assistendo a periferie di grandi citta' invase da famiglie disperate, senza casa, senza lavoro, gente che dorme in auto, e code mai viste a Pane Quotidiano Caritas ovunque. IO che ci lavoravo di fronte negli anni 90 a Pane Quotidiano vedevo solo extracomunitari ed erano pochi, davvero pochi. Oggi e' come entrare allo stadio per un derby negli anni 80! Con moltissimi italiani e due due di coda povera gente per prendere qualche alimento e pane.
Viene il dubbio sia una strategia per sfruttare le persone, fare accettare qualunque lavoro e qualunque paga.

Addirittura ho sentito che hanno fatto due ingressi separati in certe mense per poveri, uno riservato ad ex professionisti manager disoccupati, ridotti alla fame ma che si vergognano.

LA DIFFERENZA rispetto al 1940/60 e' che non siamo abituati a questo, ed oggi la poverta' pesa di piu' perche' abbiamo conosciuto il benessere.
Inoltre a differenza di quegli anni, nessuno ti fa piu' credito.
Non puoi andare al super con il libretto ne in farmacia. Molti di voi non avranno mai sentito nemmeno parlare del libretto della spesa!
Persino le pratiche di sfratto sono diventate celeri. Se non paghi due rate di mutuo inizia l'iter. Prima passavano anni prima che la banca cominciasse a sollecitare i pagamenti.


Serve una rivoluzione sociale etica culturale e morale, un interesse vero e concreto verso chi e' piu' debole, per rimettere al centro di tutto la famiglia ed in primo piano i bambini.

Un sogno comune da realizzare. Succedera'? Io lo spero.
 

Zod

Escluso
Se e' per quello nascono anche oggi nella Striscia di Gaza, in Siria, In Afghanistan, in Libia, sotto le bombe, ma che vita!

Ricordo una trasmissione in cui mostrarono il reparto maternita' in Cecenia in guerra contro la Russia.

Il lusso non e' affatto utile, meno ancora indispensabile, ma la certezza di poter dare almeno un tetto, acqua calda riscaldamento cibo ed abiti ai figli ci deve essere. UNA vita decorosa. Ed istruzione.

Vivere non puo' essere una lotta eterna.

Invece stiamo assistendo a periferie di grandi citta' invase da famiglie disperate, senza casa, senza lavoro, gente che dorme in auto, e code mai viste a Pane Quotidiano Caritas ovunque. IO che ci lavoravo di fronte negli anni 90 a Pane Quotidiano vedevo solo extracomunitari ed erano pochi, davvero pochi. Oggi e' come entrare allo stadio per un derby negli anni 80! Con moltissimi italiani e due due di coda povera gente per prendere qualche alimento e pane.
Viene il dubbio sia una strategia per sfruttare le persone, fare accettare qualunque lavoro e qualunque paga.

Addirittura ho sentito che hanno fatto due ingressi separati in certe mense per poveri, uno riservato ad ex professionisti manager disoccupati, ridotti alla fame ma che si vergognano.

LA DIFFERENZA rispetto al 1940/60 e' che non siamo abituati a questo, ed oggi la poverta' pesa di piu' perche' abbiamo conosciuto il benessere.
Inoltre a differenza di quegli anni, nessuno ti fa piu' credito.
Non puoi andare al super con il libretto ne in farmacia. Molti di voi non avranno mai sentito nemmeno parlare del libretto della spesa!
Persino le pratiche di sfratto sono diventate celeri. Se non paghi due rate di mutuo inizia l'iter. Prima passavano anni prima che la banca cominciasse a sollecitare i pagamenti.


Serve una rivoluzione sociale etica culturale e morale, un interesse vero e concreto verso chi e' piu' debole, per rimettere al centro di tutto la famiglia ed in primo piano i bambini.

Un sogno comune da realizzare. Succedera'? Io lo spero.
Eliminazione del capitalismo. Insegnare ai figli ad essere, non a possedere. Che il successo non è la macchina di lusso, la villa, il telefonino da 1000 Euro, ma la capacità tecnica e umana di migliorare la vita propria e altrui, senza distinzione di sesso, religione, colore, orientamento sessuale e portafoglio.

Ai corsi di microeconomia si evidenziano le inefficienze del comunismo, in cui non esiste domanda ed offerta. Ma non si pensa allo spreco di dedicare il lavoro di tante persone a costruire cose inutili, mentre altre muoiono di stenti. Oppure non si pensa a quanti sono disoccupati, umiliati e fermi a casa, assistiti dal welfare, quando le strade vanno in pezzi perché mancano i soldi per fare la manutenzione. Le esternalità del capitalismo ne vanificano tutti i benefici. Mi domando come si possa considerare efficiente un sistema in cui singole persone detengono tanta ricchezza quanta ne basterebbe al sostentamento dei diritti minimi di centinaia di migliaia di persone. O ritenere che il modello economico capitalista porti ricchezza quando il suo cuore è nelle banche e nelle borse, che "giocano" il denaro di tutti a testa o croce.
 

Zod

Escluso

drusilla

Drama Queen
Non sono per niente d'accordo. Qualunque vita, anche la più merdosa, vale la pena di essere vissuta.
Io invece sono più del team Eschilo, ma visto che ci siamo, balliamo...
 

sienne

lucida-confusa
Ciao

In quanti ne eravamo negli anni 60? Tre miliardi.
Oggi ne siamo quanti? Sette miliardi. Banalità.
E il consumo è aumentato in modo sproporzionato.
E continua. Senza tener conto dell'Asia che sta arrivando pure lei ...
Africa, rimarrà il continente povero. Ci conviene.
Il tema, è di una complessità enorme ...

Non siamo capaci a smaltire la merda che produciamo ...
Non siamo capaci a rinunciare a certi beni ...
Non siamo capaci a cambiare il nostro comportamento ...
Non siamo capaci a cambiare le nostre abitudini ...
Non siamo capaci a vivere assieme ... già nel piccolo.

Chi è disposto a consumare una volta sola alla settimana carne?
Chi è disposto ad acquistare maggiormente beni di seconda mano?
Chi è disposto ad adottare un bambino a distanza?
Chi è disposto ad usare i mezzi pubblici e rinunciare a l'auto o averne una sola?
Chi è disposto ad informarsi per non acquistare roba, che sostengono i lavori infantili?
La lista è lunghissima. E visto come vanno le cose, non lo si è. Anzi. Non raccontiamoci storie.

Non è un eresia arrivare ad affermare, che fare PIÙ figli oggi, è da incoscienti e prepotenti.
Un eresia lo è affermare il contrario. In nome dell'amore. Ma quale? Quello unidirezionale?
Perché sicuramente non verso lo spazio, lo sfruttamento, il consumo ecc. che imponiamo ...

Siamo solo dei veri e propri parassiti ... per questo pianeta. E non cambiamo.

Ecco come sono sopravvissuti i figli degli anni 80. Nel terrore ecologico.
Mi ricordo bene, come se ne parlava ... come se fosse la fine del mondo.
Pensavo di non arrivare ai 40 anni. Sinceramente. Ma l'agonia sussiste ed è reale.
Solo i tempi ... non coincidono ...


sienne
 

Hellseven

Utente di lunga data
Buona domenica.
Non è che ci sembrava tutto bellissimo perché a quell'eta' tutto e' bellissimo e perché la nostalgia potenzia la bellezza dei ricordi? O era davvero diverso lo stile di vita ?
 

Un_fiordiloto

Utente di lunga data
Buona domenica.
Non è che ci sembrava tutto bellissimo perché a quell'eta' tutto e' bellissimo e perché la nostalgia potenzia la bellezza dei ricordi? O era davvero diverso lo stile di vita ?
Secondo me, era proprio diverso lo stile di vita, più semplicità, fantasia, meno pretese e angosce.
 

lunaiena

Scemo chi legge
Antonio Fogazzaro: Piccolo mondo antico...:p:p:p:p

:up:
Eccome ...
sai che a natale facciamo il presepe vivente ...
una bella camminata nei boschi ...con le torce in mezzo alla neve
il mio bimbo sarà il protagonista principale e di conseguenza.....
 
Ultima modifica:

disincantata

Utente di lunga data
Buona domenica.
Non è che ci sembrava tutto bellissimo perché a quell'eta' tutto e' bellissimo e perché la nostalgia potenzia la bellezza dei ricordi? O era davvero diverso lo stile di vita ?

IL modo di vivere era sicuramente diverso.

C'era piu' uguaglianza pur con poco a disposizione, in compenso c'erano compagnie di 40/50 ragazze/i come minimo, locali semplici ovunque in cui trovarsi, ogni pomeriggio, non ci si sentiva mai per telefono, ci si trovava e basta, a tutte le ore.

Feste in case libere, cinema, gite in massa.

Purtroppo c'era pure un insana abitudine di sposarsi giovani, oggi l'opposto, ci si sposa quasi all'eta' della menopausa ahahahah

Di bello c'era che potevi scegliere cosa fare nella vita e realizzarlo se eri determinato, senza l'aiuto dei genitori.

IO sorrido quando in tv, parlando di crisi e recessione', dicono 'siamo tornati ai livelli del 72 77 o anche a pochi anni dopo', magari!

Si sa che poi del passato tendi a ricordare sempre e solo il bello.

La mia estate piu' bella, in Liguria nel 1970. Avevo 17 anni.

Un bellissimo natale, sempre quello, ultimo dell'anno in Montagna con centinaia di amici in albergo ed a sciare. Oggi impossibile mettersi d'accordo oltre 4 persone o quasi.
 

ologramma

Utente di lunga data
IL modo di vivere era sicuramente diverso.

C'era piu' uguaglianza pur con poco a disposizione, in compenso c'erano compagnie di 40/50 ragazze/i come minimo, locali semplici ovunque in cui trovarsi, ogni pomeriggio, non ci si sentiva mai per telefono, ci si trovava e basta, a tutte le ore.

Feste in case libere, cinema, gite in massa.

Purtroppo c'era pure un insana abitudine di sposarsi giovani, oggi l'opposto, ci si sposa quasi all'eta' della menopausa ahahahah

Di bello c'era che potevi scegliere cosa fare nella vita e realizzarlo se eri determinato, senza l'aiuto dei genitori.

IO sorrido quando in tv, parlando di crisi e recessione', dicono 'siamo tornati ai livelli del 72 77 o anche a pochi anni dopo', magari!

Si sa che poi del passato tendi a ricordare sempre e solo il bello.

La mia estate piu' bella, in Liguria nel 1970. Avevo 17 anni.

Un bellissimo natale, sempre quello, ultimo dell'anno in Montagna con centinaia di amici in albergo ed a sciare. Oggi impossibile mettersi d'accordo oltre 4 persone o quasi.
Bei tempi, mi fai ricordare cose sepolte nel profondo della memoria, pensa io che vado ancora più in là nei ricordi
 
:up:
Eccome ...
sai che a natale facciamo il presepe vivente ...
una bella camminata nei boschi ...con le torce in mezzo alla neve
il mio bimbo sarà il protagonista principale e di conseguenza.....
Fogazzaro era vicentino no?:p:p:p:p
Povero bambino...:eek::eek::eek:
Coprilo bene...
 
Come fanno a vivere...

Qualcuno ieri sera ha visto lo speciale del tg1 dedicato al fenomeno della diaspora delle madri dalla Romania?

In poche parole, le madri vengono in occidente per lavorare, per procurare di che sfamare i figli.
I figli restano in patria e sono cresciuti dalle nonne.

https://dumitrachesilvia.wordpress.com/

Il problema degli "orfani bianchi"
 
molto lungo ma sconcertante...cose che non vediamo noi che stiamo bene...

La famiglia nel processo migratorio/Mamme a distanza e “orfani bianchi”: gli invisibili della immigrazione

Il 2 dicembre si è celebrata la Giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù. Oggi, 21 milioni di donne, uomini e bambini sono vittime della cosiddetta schiavitù moderna: matrimoni e lavori forzati, lavoro minorile, tratta, sfruttamento sessuale, colf sfruttate e bimbi soldato.

Oltre 5 milioni gli stranieri oggi in Italia, in maggioranza regolari, riferisce la Fondazione Ismu. Tra questi:

Il 73,4% ha figli, per lo più rimasti nei paesi di origine
Il 73,3% non ha ricevuto una formazione specifica nella cura alla persona
Il 72,2% invia i risparmi nei paesi di origine, soprattutto per sostenere la famiglia, la crescita e lo studio dei figli
Il 66,5% si occupa della cura delle persone e il 63,2% delle faccende domestiche (per cui le due funzioni spesso si sovrappongono)
Il 33,6% non fruisce di un giorno e mezzo di riposo alla settimana (previsto dal contratto collettivo nazionale del comparto)
Il 76,9% pensa al rimpatrio, da effettuare a lungo o breve termine (specialmente tra i coniugati)
L’88,4% non partecipa a realtà associative (a carattere religioso, etnico, professionale o sportivo). – Dossier immigrazione http://www.dossierimmigrazione.it/docnews/file/2013_Scheda_UniCredit Colf.pdf
l’11% del PIL lo producono i lavoratori di origine straniera. Quasi il 12% delle aziende hanno il titolare di origine straniera e danno lavoro ad altre persone senza distinzione di provenienze. Una parte importante delle pensioni degli anziani vengono pagate nella maggior parte grazie ai contributi dei lavoratori di origine straniera.

Circa 1.200.000 sono i romeni presenti in Italia, di cui 53% donne tra 25-45 anni, che sono state impegnate prevalentemente nel servizio della cura delle famiglie, permettendo alle donne italiane di entrare nel mercato di lavoro. Queste lavoratrici hanno contribuito al riassorbimento dei squilibri del sistema di welfare, lavorando accanto alle famiglie italiane e sostenendo insieme la spessa sanitaria italiana, rimasta invariata dal 2008 ad oggi.

Un milione 600mila sono i collaboratori famigliari in Italia che si occupano di assistenza agli anziani o persone non autosufficienti e di baby sitting. L’Italia è l’unico paese al mondo ad avere un così alto numero di collaboratori familiari: questo numero salirà a 2 milioni 151 mila nel 2030 (Censis e Ismu). Si tratta prevalentemente di stranieri (77,3%) e donne (82,4%), tra i 36 e 50 anni (56,8%), con livelli culturali e di istruzione molto vari e spesso livelli scolastici alti, che grazie a questi lavori in Italia sostengono anche le famiglie di origine.

Sono 893.000 le donne registrate all’INPS come assistenti familiari, di cui il 50% extra-comunitarie e il 35% neo-comunitarie (Romania e Polonia). Il 75% di queste donne ha figli nel Paese di Origine (fonte: Rapporto CISF 2014).

La migrazione economica ha indubbiamente effetti positivi, ma oggi vorrei fare riferimento agli orfani della migrazione, i cosi detti orfani bianchi e alle loro mamme lontane.

Gli “orfani bianchi”, chiamati anche orfani della globalizzazione, sono i bambini lasciati soli nel loro Paese di origine perché i genitori sono andati a lavorare all’estero. Si tratta di una categoria particolare, perché sono minori abbandonati a se stessi, ma che non rientrano nei piani dell’assistenza sociale finché non succede qualcosa di grave. In totale, se ne stimano 80mila, di cui 20mila hanno entrambi i genitori all’estero per lavoro. Il Ministero del Lavoro afferma che sono probabilmente 5 volte più (350.000 comunicati da UNICEF nel 2010), ma una statistica ufficiale ancora non esiste. “Hanno problemi psicologici, un alto tasso di abbandono scolastico Spesso vengono lasciati ai parenti, affidati ad altre famiglie, o, peggio ancora, rinchiusi in istituti e orfanotrofi, dove si stima, ce ne siano ben 60mila. Si deve evitare questi bambini diventino preda della delinquenza o del traffico di esseri umani perché non esistono misure studiate per proteggerli” (ha affermato Nils Muižnieks, commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa). L’80% dei bambini lasciati a casa si ammalano gravemente di nostalgia per i genitori con gravi conseguenze sulla loro personalità.

Gli “orfani bianchi” – un fenomeno globale

I bambini “Left Behind” (orfani bianchi) in Cina: 58 milioni di minori; in Philippine, quasi 9 milioni. In Repubblica Moldova, IOM ha estimato sui 177,000 minori (UNICEF Salah 2008). http://icmhd.wordpress.com/2013/08/12/migration-displacement-and-children-left-behind-clbs/

Gli orfani della globalizzazione crescono lontani dalle madri, con sentimenti di ambivalenza, sicuramente provando a immaginare la vita della madre ma quasi sempre senza riuscire a farlo nei suoi termini reali. Perché tra chi rimane e chi parte si crea sempre questo equivoco: che lì, nel Paese ricco, la vita sia facile e comoda.

In Romania i mass media parlano di oltre 40 casi di bambini che si sono suicidati perché la madre era andata a lavorare a l’estero. Una statistica ufficiale non esiste. Anche i bambini che rimangono a vivere con il padre subiscono contraccolpi psicologici e viceversa, perché il padre rischia di perdere la propria identità.

Una soluzione potrebbe essere anche il facilitare la comunicazione audio-visiva gratuita, frequente e costante tra i bambini rimasti in Romania e i loro genitori che si trovano per ragioni di lavoro in Italia con lo scopo di prevenire e diminuire i casi di disaggio sociale.

Mettere in contatto la famiglia accorciando le distanze può anche migliorare la vita psico-affettiva dei bambini, delle loro mamme (genitori) e degli altri membri della famiglia rimasti a casa, sostenendo anche il ruolo della genitorialità e della famiglia a distanza. Servono anche in Italia politiche sociali che aiutino le madri lavoratrici a conciliare la vita lavorativa in Italia, per permettere a queste donne di poter portare i propri bambini con sé o di conciliare il proprio lavoro con le esigenze della famiglia lontana per ridurre l’abbandono scolastico, mantenere i legami con la madrelingua e la Patria e l’integrazione dei romeni e non solo nella vita socio-culturale del paese adottivo.

Dal 2005 nel gergo medico internazionale si usa la diagnosi “Sindrome d’Italia” – una forma di depressione profonda, insidiosa, che mette a rischio la salute, a volte anche la vita e indica un malessere composito, che riguarda madri (partite per l’Italia per fare le badanti o le baby sitter, comunque impegnarsi nel cosiddetto lavoro di cura) e figli (rimasti senza madre e senza cura). Si chiama italiana perché l’Italia è il paese con il maggior numero di assistenti famigliari in Europa. A nominarla, per la prima volta, fu un gruppo internazionale di medici (furono nel 2005 Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych, due psichiatri di Ivano-Frankivs’k, nella zona occidentale dell’Ucraina). Disturbi identitari, profonda solitudine e l’affievolirsi del senso materno furono i sintomi riscontrati nelle donne che avevano lavorato in Italia, spesso con turni no stop di 24 ore, inserite in nuclei famigliari non propri e separate, oltre che dai propri cari, dall’ambiente circostante. Tra i motivi il orario quasi continuo di lavoro e la mancanza di spazi per socializzare.

Il fenomeno ovviamente non riguardava solo le donne ucraine, ma anche le romene, le moldave, le polacche, filippine, marocchine, le peruviane.

Quando si verifica un dramma, è la madre a essere messa sul banco degli imputati, a ricevere le accuse più aspre. Quelli che rimangono in Romania, che non hanno bisogno di partire per mantenere la propria famiglia, criticano la loro decisione, non la capiscono fino in fondo. Riusciamo a immaginare cosa significhi accudire un bambino di due anni mentre dall’altra parte del mondo c’è il nostro bambino, che ha la stessa età ed è accudito da qualcun altro? E’ una lacerazione incurabile: occuparsi dei figli o dei parenti degli altri invece che dei propri, della vita degli altri invece che della propria.

Questo malessere sociale delle madri migranti chiede di essere riconosciuto e fronteggiato a livello internazionale.

Fare la badante significa vivere nella stessa casa dell’anziano assistito, lavorare senza sosta, trascorrere notti in bianco. Portare con sé i bambini spesso è impossibile. In tante sviluppano forme di asma, stanno male, hanno sguardi vuoti e assenti. Non è normale che si faccia una vita del genere. E i bambini percepiscono il malessere delle mamme. Alcuni si suicidano proprio perché pensano che così le mamme tornano a casa e smettono di soffrire. Secondo un’indagine di Acli Colf, il 39,4% delle badanti dice di soffrire di insonnia, e il 33,9% di ansia o depressione. Una su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute, e tra le under 35 il dato sale al 44,2 per cento. Queste donne si sentono invecchiare insieme agli anziani che curano. Non hanno più 20 anni, ma 70.

La “sindrome italiana” è l’altra faccia della medaglia degli orfani bianchi, l’altra faccia dell’assenza di servizi pubblici che porta le donne italiane (su cui ricade ancora il 70% del tempo della cura della famiglia) che vogliono entrare nel mondo del lavoro a rivolgersi ad altre donne, più povere.

La situazione è ancora più grave in Moldavia: qui il numero dei suicidi tra i preadolescenti è altissimo, e il governo ha avviato una campagna di informazione e sostegno per le emigrate e le loro famiglie. Cosa che in Romania ancora non esiste. Sarebbe utile mettere le lavoratrici in condizioni di poter avere la loro vita privata, conciliare il lavoro con la vita privata. Manca la prevenzione, ma anche il supporto delle famiglie a distanza, sia lo Stato di partenza sia lo Stato di arrivo sono responsabili di questo disagio. È un fenomeno sottovalutato a livello europeo.

Facendo seguito al servizio televisivo andato in onda il 27 ottobre 2014 su “LA7″ (http://www.la7.it/piazzapulita/video/i-nuovi-schiavi-27-10-2014-139473), che ha messo in luce una situazione diffusa di sfruttamento, prossima alla riduzione in stato di schiavitù ai danni di numerosi lavoratori di nazionalità romena, l’Associazione Donne Romene in Italia ha presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Ragusa affinché vengano accertati tutti i fatti di reato emersi nel servizio di “Piazza Pulita”. Come presidente dell’associazione A.D.R.I. ho ritenuto doveroso intraprendere questa iniziativa in quanto i fatti denunciati nel servizio televisivo sono di una estrema gravità. Fermo restando che l’Italia è un paese civile che assicura i diritti fondamentali delle persone, ciò che abbiamo appreso merita una risposta ferma e decisa: donne sfruttate, ricattate e violentate; uomini minacciati e sfruttati. Tutto ciò deve cessare. Confidiamo nelle indagini della magistratura e siamo certi che la verità verrà a galla e giustizia sarà fatta.

A volte, succede che, dopo un tot di anni, i bambini raggiungono le madri in Occidente. A volte il passaggio è felice. Molto spesso però segna l’inizio di un nuovo dramma. I figli arrivano senza avere affatto le idee chiare su cosa sia l’Occidente e coltivando comprensibili sogni di consumo. Trovano ad accoglierli una realtà diversa e in genere molto dura e la mamma o i genitori tutto il giorno fuori casa, un ambiente ostile. Questi ragazzi e le loro famiglie hanno bisogno di sostegno, di mediare i loro rapporti interrotti. Di recente è stato proposto un congedo dal lavoro per gli immigrati per motivi di ricongiungimento familiare, ad esempio, per poter permettere una migliore integrazione dei figli che raggiungono le madri.

Ne siamo tutti vittime

La società tutta è la vera vittima, non solo le madri e i bambini che stanno pagando il prezzo più alto, perché la sofferenza di una famiglia che vive distante e si disgrega si propaga è le conseguenze colpiscono tutti noi. Servono politiche di welfare transnazionale mirate a supporto e tutela delle famiglie migratorie, dell’unità familiare e dell’ricongiungimento familiare.

“La famiglia è la prima cellula di una società e la fondamentale comunità in cui sin dall’infanzia si forma la personalità degli individui.
La famiglia è il nucleo della società e precede la formazione dello Stato.”
 

Vincent Vega

Utente armato
Qualcuno ieri sera ha visto lo speciale del tg1 dedicato al fenomeno della diaspora delle madri dalla Romania?

In poche parole, le madri vengono in occidente per lavorare, per procurare di che sfamare i figli.
I figli restano in patria e sono cresciuti dalle nonne.

https://dumitrachesilvia.wordpress.com/

Il problema degli "orfani bianchi"
Lo vedrò su raireplay.
In generale: il problema esiste, ma esiste da sempre per ogni fenomeno migratorio.
Mi spiego: le generazioni passate italiane magari vivevano "senza padre". Infatti erano i maschi a lasciare la terra, per arruolarsi nelle fabbriche tedesche, nelle miniere belghe, ecc. E mandavano i soldi a casa. Il problema ci appare meno evidente, perchè un bambino soffre maggiormente la lontananza della madre (es. le rumene o le ucraine di oggi) rispetto a quella paterna (gli italiani di ieri).

Paradossalmente, per famiglie che vogliono aumentare il proprio tenore di vita (in Patria: es. la Romania o l'Ucraina di oggi, ma anche l'Italia di ieri), la "rimessa" dall'estero è essenziale, da sempre. Da un punto di vista sociologico, sarebbe "meno oneroso" che a partire per guadagnare fosse il "padre". Cosa che hanno fatto gli italiani o gli irlandesi, ma anche (ad esempio) i turchi in Germania. Ma che non fanno - se non in misura minoritaria - gli uomini dell'est.
Ora, mi attirerò le ire di qualche benpensante, che non trovando di meglio - come argomentazione - mi definirà razzista (teoria abominevole, e chiudo qui): ma perchè sono soprattutto le donne a guadagnarsi il pane in occidente? Le risposte sono 2:
1) gli italiani andavano in miniera o in fabbrica. Oggi le donne espatriano perchè noi affidiamo loro "lavori di cura", tradizionalmente affidati alle donne. Noi ci fidiamo delle donne (chi di voi assumerebbe un babysitter uomo e straniero?). Ma, SOPRATTUTTO, gli uomini non ci pensano proprio a fare lavori "da femmina" (ed infatti in alcune tradizioni, che non reputano degradanti i lavori di cura, gli uomini vengono assunti eccome: pensate ai filippini).
2) chiedete ad una ragazza o donna ucraina, moldava, o rumena come funziona il menage familiare...la donna lavora, l'uomo si dà alla vodka. Io - per vari motivi, e da anni - ho contatti con grandissime lavoratrici che provengono dall'est. Se sono qui da sole, spesso è perchè fuggono anche dalla loro famiglia, mariti fancazzisti e ubriaconi, e che comunque si fanno mantenere dalle mogli. Ovvio che non è regola generale. Ma è vero che l'incidenza del fenomeno è assai assai elevata.
 
Stato
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