spleen
utente ?
E’ sera, guido la mia auto, la stradina, la scorciatoia è buia, accanto a me siede mia moglie.
Hai visto?
Cosa?
C’era un uomo lungo il ciglio della strada a sinistra, stava annaspando, forse è in difficoltà … ti prego, andiamo a vedere.
Giro l’auto in un passo carrabile, sono poco convinto, distratto, non ho visto nulla, torniamo indietro, alla conferenza arriveremo in ritardo, pazienza.
Lui è lì, lungo il ciglio della strada, mezzo nel fossetto, sta cercando inutilmente di mettersi in piedi, ha perso le ciabattine da spiaggia che indossava, ora stanno nell’erba gelata dalla brina, fa un freddo cane, quando andiamo a rialzarlo e a riaccompagnarlo in casa balbetta, la mascella intorpidita dal freddo.
E’ il vecchio immigrato napoletano, sua moglie è morta l’anno scorso, era uscito per dare un pezzo di pane ai gatti ed è scivolato. In casa ora beve un the caldo, si è ripreso, ci ringrazia mille volte. Controlliamo che il suo telefonino funzioni, non ha nessuno al mondo, gli diamo il nostro numero.
Saliamo in auto e ripartiamo, la conferenza sarà ormai finita, ma che importa! Guardo il profilo della brunetta che mi siede accanto alla luce dei lampioni, ti amo, penso, ti amo anche per queste cose.
[FONT="]Quando arrivavo ho incrociato tre auto, non potevano non vedere in quel senso di marcia, quando sono tornato indietro io l’ho visto subito. Perché nessuno si è fermato? Quale misterioso dio della paura ci obbliga a farci sempre “i cazzi nostri” e a lasciar morire di freddo un vecchio in difficoltà? Le sciagure che vediamo al telegiornale sono distanti, magari ci fanno anche indignare, dimenticando quello che abbiamo sotto il naso tutti i giorni.[/FONT]
Hai visto?
Cosa?
C’era un uomo lungo il ciglio della strada a sinistra, stava annaspando, forse è in difficoltà … ti prego, andiamo a vedere.
Giro l’auto in un passo carrabile, sono poco convinto, distratto, non ho visto nulla, torniamo indietro, alla conferenza arriveremo in ritardo, pazienza.
Lui è lì, lungo il ciglio della strada, mezzo nel fossetto, sta cercando inutilmente di mettersi in piedi, ha perso le ciabattine da spiaggia che indossava, ora stanno nell’erba gelata dalla brina, fa un freddo cane, quando andiamo a rialzarlo e a riaccompagnarlo in casa balbetta, la mascella intorpidita dal freddo.
E’ il vecchio immigrato napoletano, sua moglie è morta l’anno scorso, era uscito per dare un pezzo di pane ai gatti ed è scivolato. In casa ora beve un the caldo, si è ripreso, ci ringrazia mille volte. Controlliamo che il suo telefonino funzioni, non ha nessuno al mondo, gli diamo il nostro numero.
Saliamo in auto e ripartiamo, la conferenza sarà ormai finita, ma che importa! Guardo il profilo della brunetta che mi siede accanto alla luce dei lampioni, ti amo, penso, ti amo anche per queste cose.
[FONT="]Quando arrivavo ho incrociato tre auto, non potevano non vedere in quel senso di marcia, quando sono tornato indietro io l’ho visto subito. Perché nessuno si è fermato? Quale misterioso dio della paura ci obbliga a farci sempre “i cazzi nostri” e a lasciar morire di freddo un vecchio in difficoltà? Le sciagure che vediamo al telegiornale sono distanti, magari ci fanno anche indignare, dimenticando quello che abbiamo sotto il naso tutti i giorni.[/FONT]