Labirinti

Stato
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Ecco hai fatto bene a dirmelo!! Non lo sapevo. :)



E' che faccio ruttini tipo damina dell'800...dei piccolissimi burp che si fermano fra gola e bocca...robe da matti!! :facepalm:

E a volte invece mi piacerebbe fare dei "roarrr" che fanno la cresta a chi mi sta davanti!...in certe occasioni sarebbero quanto mai opportuni:D..
mi trovi contraria a questo arbitrario modo di catalogare rutti , ruttini ed esplosioni laringospastiche
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
un vero professionista non farebbe un errore del genere. dovremo mandarti a ripetizione dal professor Barney Gumble
pensa che sono andata a vedere chi fosse!! :rotfl::rotfl:

E infatti io non sono per niente professionista! Faccio quei "burp" da damina dell'ottocento che quasi mi vergogno!!

Ma neanche coi miei insegnanti imparo!! Hanno provato di tutto! (e stronzi che si rotolano dal ridere ogni volta:D)
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
pensa che sono andata a vedere chi fosse!! :rotfl::rotfl:

E infatti io non sono per niente professionista! Faccio quei "burp" da damina dell'ottocento che quasi mi vergogno!!

Ma neanche coi miei insegnanti imparo!! Hanno provato di tutto! (e stronzi che si rotolano dal ridere ogni volta:D)
anche i burp da damina hanno il loro perchè.

le differenze tra uomo e donna sono preziose,perderle per confusione sarebbe un peccato
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
anche i burp da damina hanno il loro perchè.

le differenze tra uomo e donna sono preziose,perderle per confusione sarebbe un peccato
e io voglio saper anche fare "roarr" però!!:(:incazzato:

(poi scelgo fra quelli da damina e i roarr...)

:D:D







(vabbè...capriccio e idiozia:carneval:...però mi girano le storie....perdo sempre alle gare!)
 

Sbriciolata

Escluso
Il labirinto è un percorso da cui non si riesce a uscire se non con fatica e aiuto.
E' stato costruito e rappresentato da tempi antichissimi.
Penso che ancora da adulti dia un minimo di inquietudine inoltrarsi in un labirinto.
Ma in fondo tutta la nostra vita è fatta di labirinti sempre nuovi in cui ci sentiamo rinchiusi e da cui usciamo addentrandoci forse in altri labirinti.
Tutto questo parlare di labirinti dà un po' di labirintite?:mexican:
Da quale labirinto credete di esservi liberati?
In quale labirinto pensate di essere ora?

Personalmente credo che il tradimento sia un labirinto collaterale al matrimonio che rende difficile rientrare in quello della coppia, ma che ha difficilmente altre uscite.
Signora Marzullo posso rispondere solo a parte delle domande che in sto periodo stavo preparando un altro esame?
a parte gli scherzi.
Il labirinto è nel mito non a caso, sicuramente.
Perchè nel labirinto hai solo la speranza di sapere dove sei, non la certezza.
Quando hai la certezza è la volta buona che ti trovi davanti a un muro e ti deprimi.
Ma il labirinto ha un fine, ha uno scopo: quello di metterti alla prova, di farti acuire i sensi, di insegnarti a non mollare. Altrimeni vince lui e tu resti suo prigioniero senza mai aver toccato il centro del labirinto e senza poterne uscire.
Quindi non direi che la vita è fatta di labirinti, ma che di suo è un labirinto.
Credo che la cosa più difficile quando si è in un labirinto sia capire ed ammettere che si sta girando in tondo.
E non credo che ogni tradimento sia un labirinto perchè molti sono così poco strutturati che dall'ingresso vedi subito l'uscita.
Quello che mi chiedo è: nel nostro labirinto chi è il monstrum?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Signora Marzullo posso rispondere solo a parte delle domande che in sto periodo stavo preparando un altro esame?
a parte gli scherzi.
Il labirinto è nel mito non a caso, sicuramente.
Perchè nel labirinto hai solo la speranza di sapere dove sei, non la certezza.
Quando hai la certezza è la volta buona che ti trovi davanti a un muro e ti deprimi.
Ma il labirinto ha un fine, ha uno scopo: quello di metterti alla prova, di farti acuire i sensi, di insegnarti a non mollare. Altrimeni vince lui e tu resti suo prigioniero senza mai aver toccato il centro del labirinto e senza poterne uscire.
Quindi non direi che la vita è fatta di labirinti, ma che di suo è un labirinto.
Credo che la cosa più difficile quando si è in un labirinto sia capire ed ammettere che si sta girando in tondo.
E non credo che ogni tradimento sia un labirinto perchè molti sono così poco strutturati che dall'ingresso vedi subito l'uscita.
Quello che mi chiedo è: nel nostro labirinto chi è il monstrum?
Noi?

Ma la vita è un labirinto o il sogno di un labirinto?:carneval:
 

dimmidinò

utente tranciante
Il labirinto è un percorso da cui non si riesce a uscire se non con fatica e aiuto.
E' stato costruito e rappresentato da tempi antichissimi.
Penso che ancora da adulti dia un minimo di inquietudine inoltrarsi in un labirinto.
Ma in fondo tutta la nostra vita è fatta di labirinti sempre nuovi in cui ci sentiamo rinchiusi e da cui usciamo addentrandoci forse in altri labirinti.
Tutto questo parlare di labirinti dà un po' di labirintite?:mexican:
Da quale labirinto credete di esservi liberati?
In quale labirinto pensate di essere ora?

Personalmente credo che il tradimento sia un labirinto collaterale al matrimonio che rende difficile rientrare in quello della coppia, ma che ha difficilmente altre uscite.
io non ho letto le risposte.. ce ne sono un centinaio quindi probabilmente avete cambiato discorso 50 post fa.. il mio labirinto è la mia testa. qualsiasi cosa io faccia o dica per me è un ostacolo, ci penso, ci penso continuamente.. vivo dentro i miei pensieri che diventano ridondanti (si scrive così??) e dentro la mia testa ho un mondo, fatto di parole che ho detto e che non ho detto, di rimpianti, di rimorsi, di paura di non aver fatto la cosa giusta o di aver detto "troppo" rispetto quella che è la mia posizione. il mio labirinto sono io. e dentro al mio labirinto ci sono solo io.
 

Brunetta

Utente di lunga data
io non ho letto le risposte.. ce ne sono un centinaio quindi probabilmente avete cambiato discorso 50 post fa.. il mio labirinto è la mia testa. qualsiasi cosa io faccia o dica per me è un ostacolo, ci penso, ci penso continuamente.. vivo dentro i miei pensieri che diventano ridondanti (si scrive così??) e dentro la mia testa ho un mondo, fatto di parole che ho detto e che non ho detto, di rimpianti, di rimorsi, di paura di non aver fatto la cosa giusta o di aver detto "troppo" rispetto quella che è la mia posizione. il mio labirinto sono io. e dentro al mio labirinto ci sono solo io.
Il thread è rimasto abbastanza I.T. leggi le varie risposte. Trovo che abbia seguito un filo d'Arianna.
 

brenin

Utente
Staff Forum
Sì, è vero.

Tu l'hai detta poetica. Io me ne sto rendendo conto quando esagero in fierezza o vergogna delle cicatrici. E poi batto il naso infatti, che mi distraggo. Da me.
Mi autocompiaccio per rassicurarmi. E sono difese. Quando ho paura di essere semplicemente me. Cicatrici comprese.

Ma io credo faccia anche quello parte di un percorso. Il mio almeno. Per vedere a volte è necessario accendere la luce e puntare il faro.
Specialmente se si è "normalizzato" per troppo tempo.
Straquoto,partendo - così mi pare leggendoti - da un'eccellente tua capacità di introspezione , posso desumere che il "percorso " possa essere forse più lungo del previsto o del voluto ma decisamente più "percorribile".
 

Brunetta

Utente di lunga data
Forse se ci si gode il labirinto si vede il cielo senza preoccuparsi dell'uscita.
 

brenin

Utente
Staff Forum
Forse se ci si gode il labirinto si vede il cielo senza preoccuparsi dell'uscita.
Preoccupazione è ansia,e l'ansia ci può togliere il controllo...... e senza controllo si può andare in panico. Penso che il labirinto possa aiutare molto a trovare il proprio equilibrio,almeno in certi frangenti,a dominare l'ansia o la paura intrinseca di non trovare l'uscita..... ma rovare l'uscita - a mio avviso - non deve essere visto come il punto di arrivo ma di partenza....
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Forse se ci si gode il labirinto si vede il cielo senza preoccuparsi dell'uscita.

Sto ragionando in questi giorni :)D:facepalm:) su fatto che a volte rendersi conto di essere dentro al labirinto è una sorta di di shock. Come se sollevare il velo esponesse troppo gli occhi. E la luce li ferisse, o il buio diventasse talmente avvolgente da spaventare.

E allora arriva l'ansia, la paura, il desiderio di togliersi immediatamente da lì. Di essere immediatamente liberi. Come se tutto stesse sfuggendo fra le dita. Ed in effetti in un qualche modo, tutto davvero sta sfuggendo tra le dita.

E l'istinto è stringere. Sempre più forte.
Quando in realtà, mi sto rendendo conto, la cosa migliore è proprio aprire.

Quando ho iniziato a combattere, uno degli istinti più difficili da aggirare è stato quello di allontanarsi dall'avversario per schivare, e invece la cosa da fare è esattamente l'opposto, entrare nel vuoto che lasciano i colpi dell'altro e attaccare, riprendendosi il ritmo e la posizione.
E' lo stesso istinto che si dovrebbe insegnare a combattere nei corsi di autodifesa per donne in particolare. Quando provano a strappare la borsa l'istinto è strattonare di rimando. La cosa migliore è invece sfruttare il proprio limite, la fisicità meno potente, e non solo lasciarsi tirare ma caricare quel tirare del proprio peso e lanciarsi addosso. A quel punto lo spazio e il tempo per fuggire, e anche magari non smenarci la borsa, sono per un attimo dalla parte del limite che diventa risorsa.

Ecco, credo che caduto il velo e visto il labirinto, possa funzionare suppergiù allo stesso modo. Cercare l'uscita in preda all'ansia porta solo a perdersi di più. Respirare, e anche cercare punti di riferimento anche soltanto al piacere, credo apra lo spazio per apprendere su di sè. Anche mentre si sta attraversando un labirinto. L'uscita a quel punto è relativa. Non controlla le emozioni. E diventa liberatorio anche il percorso.

Che mi sto formando l'idea che fuori dal labirinto, sollevati i veli, ce ne siano semplicemente altri da attraversare.
E forse, più che evitarli, potrebbe essere interessante imparare il modo di attraversarli con la maggior serenità possibile e imparando il più possibile ogni volta.

Pensieri sparsi..:eek:
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Straquoto,partendo - così mi pare leggendoti - da un'eccellente tua capacità di introspezione , posso desumere che il "percorso " possa essere forse più lungo del previsto o del voluto ma decisamente più "percorribile".
Sì. decisamente più percorribile. E anche "meravigliante". :)

Ma è la differenza che corre, penso, fra il voler essere e il semplicemente essere.

Preoccupazione è ansia,e l'ansia ci può togliere il controllo...... e senza controllo si può andare in panico. Penso che il labirinto possa aiutare molto a trovare il proprio equilibrio,almeno in certi frangenti,a dominare l'ansia o la paura intrinseca di non trovare l'uscita..... ma rovare l'uscita - a mio avviso - non deve essere visto come il punto di arrivo ma di partenza....
E questo lo straquoto io!
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sto ragionando in questi giorni :)D:facepalm:) su fatto che a volte rendersi conto di essere dentro al labirinto è una sorta di di shock. Come se sollevare il velo esponesse troppo gli occhi. E la luce li ferisse, o il buio diventasse talmente avvolgente da spaventare.

E allora arriva l'ansia, la paura, il desiderio di togliersi immediatamente da lì. Di essere immediatamente liberi. Come se tutto stesse sfuggendo fra le dita. Ed in effetti in un qualche modo, tutto davvero sta sfuggendo tra le dita.

E l'istinto è stringere. Sempre più forte.
Quando in realtà, mi sto rendendo conto, la cosa migliore è proprio aprire.

Quando ho iniziato a combattere, uno degli istinti più difficili da aggirare è stato quello di allontanarsi dall'avversario per schivare, e invece la cosa da fare è esattamente l'opposto, entrare nel vuoto che lasciano i colpi dell'altro e attaccare, riprendendosi il ritmo e la posizione.
E' lo stesso istinto che si dovrebbe insegnare a combattere nei corsi di autodifesa per donne in particolare. Quando provano a strappare la borsa l'istinto è strattonare di rimando. La cosa migliore è invece sfruttare il proprio limite, la fisicità meno potente, e non solo lasciarsi tirare ma caricare quel tirare del proprio peso e lanciarsi addosso. A quel punto lo spazio e il tempo per fuggire, e anche magari non smenarci la borsa, sono per un attimo dalla parte del limite che diventa risorsa.

Ecco, credo che caduto il velo e visto il labirinto, possa funzionare suppergiù allo stesso modo. Cercare l'uscita in preda all'ansia porta solo a perdersi di più. Respirare, e anche cercare punti di riferimento anche soltanto al piacere, credo apra lo spazio per apprendere su di sè. Anche mentre si sta attraversando un labirinto. L'uscita a quel punto è relativa. Non controlla le emozioni. E diventa liberatorio anche il percorso.

Che mi sto formando l'idea che fuori dal labirinto, sollevati i veli, ce ne siano semplicemente altri da attraversare.
E forse, più che evitarli, potrebbe essere interessante imparare il modo di attraversarli con la maggior serenità possibile e imparando il più possibile ogni volta.

Pensieri sparsi..:eek:
È quello che intendevo.
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
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