Brunetta
Utente di lunga data
Ok..adesso ho capito.
E' su quel "attenuerà" "trasformerà" che non ci sono totalmente.
Tenendo fermo l'esempio della presunzione, che è uno dei tanti che si può usare, io non penso che si attenuerà.
E' una parte che mi costituisce. E definisce in interscambio anche con tutto il resto.
Un ingrediente fondante.
Tu usi l'esempio della cattedrale, (bello!), io penso ad una torta (ultimamente sto scoprendo i dolci!!).
Meglio sono bilanciati gli ingredienti fra loro più gustosa è la torta.
Certo posso decidere di togliere alcuni ingredienti, ma cambio la torta a quel punto.
E siccome noi non siamo semplici torte e non possiamo togliere o mettere a piacimento ingredienti al nostro essere, io penso che cercare nello squilibrio un equilibrio fra le varie parti possa portare ad un'interezza che permette benessere sempre maggiore, in relazione con me stessa e poi nel mondo.
Ecco perchè non penso che smetterò di essere presuntuosa. Lo sono.
Saperlo e riconoscermelo mi permette di lasciar spazio all'umiltà, che è un altro ingrediente che mi riconosco. Anzichè usare le mie energie a cercare di non essere quella che sono.
La presunzione potrà sembrare attenuata, ma semplicemente io credo sia migliormente bilanciata.
Ricordi l'assunto per cui "il tutto è molto più della somma delle sue parti"?
Ecco, io penso che quel "di più" riguardi non tanto le parti, quanto il modo in cui le parti vengono lasciate in interazione fra di loro.
Un po' un giocare con se stessi tendendo alla formazione migliore possibile.
Poi ecco, il primo assunto che io sento di avere nei confronti del mondo e che voglio dal mondo nei miei confronti, è l'autenticità. L'essere vera e che sia vero.
E il mio senso di giustizia riguarda fondamentalmente il dire la verità. E tendere alla chiarezza e alla trasparenza.
Il senso di colpa è un velo esattamente alla verità e alla chiarezza.
"Ho tradito. Chi io?????
Nooooo. Io non lo farei mai. Io non sono così."
E giù di sensi di colpa. Che vengono scaricati sull'altro alla ricerca di una fantomatica assoluzione che non cambia in nessun modo i fatti e il dolore. E più che altro non cambia ciò che si è.
E quel giochetto secondo me non permette assunzione del proprio essere come è.
Anche se è molto diverso da ciò che ci si era prefigurati nell'immaginario di sè.
E da ciò che ho fatto credere di essere. E magari non volutamente.
Ma semplicemente perchè se non mi dico la verità su me stesso non posso neanche dirla all'altro.
Ecco perchè io credo che tante persone non si assumano la responsabilità di certe azioni. Semplicemente non ci si riconoscono dentro.
Specialmente quando l'immagine di sè, dichiarata a sè e al mondo, è molto distante dalla realtà.
E più è ampio quello spazio, meno c'è riconoscimento.
E a quel punto anche il senso di colpa decade fino a scomparire.
Nella non assunzione di responsabilità di tanti che fanno e poi sembra non sia successo nulla.
E la mia non è giustificazione.
Credo che il non ricercare consapevolezza di sè e del proprio modo di porsi nel mondo sia una delle maggiori lacune che si possano avere.
Raccontarsela, per dirla male.
E raccontarsela, usando i diversi stratagemmi, resta un non dire la verità. E neanche un ricercarla.
Le torte vengono buone a volte diminuendo lo zucchero o il burro o aggiungendo un po' di limone. E restano la stessa torta. Per quanto riguarda la presunzione nel tempo si trasforma per l'azione della consapevolezza e dell'esperienza che ridimensiona tutto.