Niente figli

Brunetta

Utente di lunga data
Non so se riuscirò a spiegarmi. Intanto per me non è mai esistita una aprioristica decisione figli si figli no.

Quella di avere figli crescere figli amare figli è ai miei occhi una ESPERIENZA di una particolare relazione. E penso che ogni esistenza e ogni esperienza abbia il potere di modificare in modo radicale relazioni e persone. E quindi il mondo di tutti. Un po' come l'effetto farfalla ...... non la nostra Farfalla ovvio :)

Anche la cosiddetta "apertura al vita" ha ai miei occhi il medesimo significato e può quindi comprendere l'adozione o l'affidamento.

Con i giorni, dalla nascita del primo, ho sentito potente questa cosa, che il mondo non sarebbe più stato lo stesso. Mio figlio avrebbe cambiato la mia vita e quella di suo padre. Ma anche quella di ogni persona fiore o animale con cui avrebbe avuto a che fare . E tutti avrebbero cambiato lui. E ..... come dire ..... mi sono messa a guardare . Stupita di come lui fosse parte di me e contemporaneamente radicalmente altro da me.

Con il secondo lo stupore si è attenuato (è nato dopo 8 anni dal primo) ma la percezione non è cambiata.

Sicuramente non mi sono spiegata ....
Di fronte a un figlio vero, non fantasticato, si prende coscienza della sua alterità e di quanto sia importante la sua persona.
 

Divì

Utente senza meta
Di fronte a un figlio vero, non fantasticato, si prende coscienza della sua alterità e di quanto sia importante la sua persona.
Io ho avuto più problemi con la mia idea di maternità più che con la mia idea di figlio :)

Però quoto
 

brenin

Utente
Staff Forum
Non so se riuscirò a spiegarmi. Intanto per me non è mai esistita una aprioristica decisione figli si figli no.

Quella di avere figli crescere figli amare figli è ai miei occhi una ESPERIENZA di una particolare relazione. E penso che ogni esistenza e ogni esperienza abbia il potere di modificare in modo radicale relazioni e persone. E quindi il mondo di tutti. Un po' come l'effetto farfalla ...... non la nostra Farfalla ovvio :)

Anche la cosiddetta "apertura al vita" ha ai miei occhi il medesimo significato e può quindi comprendere l'adozione o l'affidamento.

Con i giorni, dalla nascita del primo, ho sentito potente questa cosa, che il mondo non sarebbe più stato lo stesso. Mio figlio avrebbe cambiato la mia vita e quella di suo padre. Ma anche quella di ogni persona fiore o animale con cui avrebbe avuto a che fare . E tutti avrebbero cambiato lui. E ..... come dire ..... mi sono messa a guardare . Stupita di come lui fosse parte di me e contemporaneamente radicalmente altro da me.

Con il secondo lo stupore si è attenuato (è nato dopo 8 anni dal primo) ma la percezione non è cambiata.

Sicuramente non mi sono spiegata ....
Ti sei spiegata benissimo..... e tra l'altro con parole molto belle !
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma il discorso esula dalle scelte individuali.

Sse siamo il paese con la più bassa natalità non si responsabilità tua.
Non mi sembra che il discorso possa esulare dalle scelte individuali.

Sono d'accordo sul fatto che UNA scelta individuale possa influenzare un andamento.

Ma sono le scelte individuali, e la differenziazione delle motivazioni individuali a produrre un totale collettivo.

Salvo si stia parlando di un corpo sociale completamente o quasi completamente uniformato.

Cosa che non è. Per fortuna aggiungo.

Io ho portato un esempio di motivazione al non far figli, che si toglie dal solito discorso delle condizioni economiche. Che personalmente trovo piuttosto debole come motivazione al non fare figli.

E, per la mia prospettiva, conseguente e rafforzante scelte che riguardano livelli diversi dallo stipendio.

Esemplificavo però come il dire "non ho soldi" faccia scattare consolazione e come invece il dire "non voglio figli" faccia scattare tutt'altre reazioni.

Penso siano interessanti le diverse reazioni. Perchè parlano dei costrutti psicologici sociali che sostengono il fare o non fare figli.

Come mai se motivo il mio non fare figli con "non ho abbastanza soldi, non ho un compagno" scatta il "ti consolo" e se invece affermo "non desidero figli" scatta il "sei a termine" ?
 

brenin

Utente
Staff Forum
Non mi sembra che il discorso possa esulare dalle scelte individuali.

Sono d'accordo sul fatto che UNA scelta individuale possa influenzare un andamento.

Ma sono le scelte individuali, e la differenziazione delle motivazioni individuali a produrre un totale collettivo.

Salvo si stia parlando di un corpo sociale completamente o quasi completamente uniformato.

Cosa che non è. Per fortuna aggiungo.

Io ho portato un esempio di motivazione al non far figli, che si toglie dal solito discorso delle condizioni economiche. Che personalmente trovo piuttosto debole come motivazione al non fare figli.

E, per la mia prospettiva, conseguente e rafforzante scelte che riguardano livelli diversi dallo stipendio.

Esemplificavo però come il dire "non ho soldi" faccia scattare consolazione e come invece il dire "non voglio figli" faccia scattare tutt'altre reazioni.

Penso siano interessanti le diverse reazioni. Perchè parlano dei costrutti psicologici sociali che sostengono il fare o non fare figli.

Come mai se motivo il mio non fare figli con "non ho abbastanza soldi, non ho un compagno" scatta il "ti consolo" e se invece affermo "non desidero figli" scatta il "sei a termine" ?
Hai incontrato un/una imbecille. Penso alla fine che la decisione di essere mamma dipenda esclusivamente dalla donna,per cui qualsiasi scelta lei decida di attuare nella sua vita sia non solo da accettare ma anche da rispettare. E da ultimo.... il fatto di "toccare" certi temi con così poco tatto e/o sensibilità non fa altro che - per quanto non serva -
" consolidare" la presa di posizione della diretta interessata.... augurandosi anche che la stessa abbia anche un buon self control....:)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ipazia, per piacere lascia perdere la responsabilità e lascia stare anche l'egoismo o meno, che nella faccenda di avere figli centrano sì, ma poco.
Noi secondo me sbagliamo nel voler razionalizzare ad ogni costo cose che invece sono abbastanza legate ai sentimenti, desiderare un figlio è legittimo, e non dobbiamo trovare giustificazioni per farlo, non ne dobbiamo trovare nemmeno se non ne vogliamo.
Io ho deciso di lasciare la porta aperta alla vita, nella mia coppia, nel "noi" è stato così e per quante parole scrivessi non riuscirei mai e poi mai a descriverti il volto trasfigurato dalla gioia, luminoso di mia moglie quando mi ha detto di aspettare nostro figlio, io ero quasi sbigottito e mi facevo mille domande che hanno trovato la loro risposta otto mesi dopo, quando me lo hanno messo in braccio.
Ora, molte persone che non hanno figli (i miei amici, non tu) pensano che i figli siano una diretta emanazione dei genitori, niente di più sbagliato, sono individui, persone indipendenti e sono forti di una vitalità eccezzionale già da quando sono nati, ti sconvolgono la vita che cambia prospettiva e non saranno mai scontati, non lo siamo stati noi, non lo saranno loro per il loro tempo. La migliore spiegazione per la loro esistenza sono loro stessi.

Sul neretto, non cadermi anche tu sulla strumentalizzazione ai fini etici della natura.:D
Comunque da naturalista ti rispondo no. La riproduzione per il successo e la preservazione della specie è una delle spinte significative del comportamento animale e non solo...... non esistono specie che sfuggono a questa costante se non quelle estinte.:D
Non sono d'accordo sai? :D

La questione di assunzione di responsabilità io la trovo fondante. E non per niente scontata.

Mi ritrovo giornalmente ad assistere a scene che parlano di un grande ammmore per i figli, ma dal punto di vista della responsabilità e della cura, che discende dall'essersi assunti la responsabilità di farne, non trovano appigli.

E penso sia piuttosto egoistico, e lo ribadisco, fare un figlio perchè s'ha da fare, perchè è un bellissimo cucciolo (con la sequenza di occhi a cuore, sbaciucchiamenti e iphone da 600 euro....) ma poi non assumersene la responsabilità nella concretezza delle piccole cose.

Dai no. Ai sì. Coerenti. Meditati. Solidi. Tanto per partire dalla base.

I figli non sono emanazioni. Per quanto lo divengano molto spesso, intrappolati nei desideri narcisistici dei genitori.

Ma sono esseri che hanno comunque bisogno di essere curati e protetti per qualche annetto prima di essere indipendenti e autonomi.

Ed è in quegli annetti che io vedo la differenza fra buoni sentimenti e responsabilità e cure amorevoli.

Quanto alla natura. Non mi riferivo a specie che non si riproducono. Mi riferivo ad organizzazioni sociali in gruppi in cui non tutte le femmine e non tutti i maschi si riproducono. MA solo alcuni. Penso ai lupi, o agli oranghi. per dire.

Solo qualcuno si riproduce, in questo io vedo la non obbligatorietà alla riproduzione.

E allo stesso modo la vedo in umana. Qualcuno fa bene a riprodursi. Qualcuno farebbe bene ad evitare e darsi all'agricoltura. Qualcun altro può contribuire al futuro della specie com-partecipando indirettamente alla cura della prole.

Se la riproduzione è una questione di specie, e lo è, allora è della specie che si parla e non dei singoli. E ogni singolo dovrebbe essere attento alla cura.

Cosa che nei gruppi umani non avviene. Per esempio.

Perchè un figlio è "mio" e guai a chi si azzarda a compartecipare alla sua crescita. Riguardo a questo basti osservare la conflittualità crescente fra l'istituzione educativa scolastica e le famiglie....giusto per lanciare un'altro spunto.

E pongo un'altra questione: come può una società pensare di proseguire a se stessa se vive contemporaneamente l'individualità della scelta di fare un figlio ma non può contare sulla collettività nella gestione del figlio?

E la mia non è una ode ai bei tempi andati in cui si andava spensierati a giocare nei campi di grano...constato il fatto che le famiglie sono cellule tendenzialmente isolate...nel senso che socialmente l'uso della collaborazione fra famiglie spetta agli individui e non ad un'organizzazione di rete sociale.
In un contesto del genere a me pare ovvio che si colpevolizzi la questione economica...ma è un falso problema. Per come la vedo io.

Penso che invece sia carente la consapevolezza che i figli sono futuro sociale e non familiare. E che questo derivi anche dal non sentirsi parte di un gruppo sociale.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non mi sembra che il discorso possa esulare dalle scelte individuali.

Sono d'accordo sul fatto che UNA scelta individuale possa influenzare un andamento.

Ma sono le scelte individuali, e la differenziazione delle motivazioni individuali a produrre un totale collettivo.

Salvo si stia parlando di un corpo sociale completamente o quasi completamente uniformato.

Cosa che non è. Per fortuna aggiungo.

Io ho portato un esempio di motivazione al non far figli, che si toglie dal solito discorso delle condizioni economiche. Che personalmente trovo piuttosto debole come motivazione al non fare figli.

E, per la mia prospettiva, conseguente e rafforzante scelte che riguardano livelli diversi dallo stipendio.

Esemplificavo però come il dire "non ho soldi" faccia scattare consolazione e come invece il dire "non voglio figli" faccia scattare tutt'altre reazioni.

Penso siano interessanti le diverse reazioni. Perchè parlano dei costrutti psicologici sociali che sostengono il fare o non fare figli.

Come mai se motivo il mio non fare figli con "non ho abbastanza soldi, non ho un compagno" scatta il "ti consolo" e se invece affermo "non desidero figli" scatta il "sei a termine" ?

A parte l'indelicatezza ci chiedere perché non si hanno figli che non so come possa venire in mente, le risposte diverse le trovo perfettamente logiche. Nel primo caso la spiegazione implica che vi sia un desiderio non realizzabile per questioni contingenti. Nel secondo caso c'è l'identificazione in un periodo in cui magari non si volevano e si fa notare che non farli, così come il farli, è una scelta irreversibile per questioni naturali e di pensarci bene prima di rinunciare qualcosa che, per chi parla, è bella e importante.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Concordo, soprattutto sull'ultima parte che va a integrare le mie riflessioni
Non sono d'accordo sai? :D

La questione di assunzione di responsabilità io la trovo fondante. E non per niente scontata.

Mi ritrovo giornalmente ad assistere a scene che parlano di un grande ammmore per i figli, ma dal punto di vista della responsabilità e della cura, che discende dall'essersi assunti la responsabilità di farne, non trovano appigli.

E penso sia piuttosto egoistico, e lo ribadisco, fare un figlio perchè s'ha da fare, perchè è un bellissimo cucciolo (con la sequenza di occhi a cuore, sbaciucchiamenti e iphone da 600 euro....) ma poi non assumersene la responsabilità nella concretezza delle piccole cose.

Dai no. Ai sì. Coerenti. Meditati. Solidi. Tanto per partire dalla base.

I figli non sono emanazioni. Per quanto lo divengano molto spesso, intrappolati nei desideri narcisistici dei genitori.

Ma sono esseri che hanno comunque bisogno di essere curati e protetti per qualche annetto prima di essere indipendenti e autonomi.

Ed è in quegli annetti che io vedo la differenza fra buoni sentimenti e responsabilità e cure amorevoli.

Quanto alla natura. Non mi riferivo a specie che non si riproducono. Mi riferivo ad organizzazioni sociali in gruppi in cui non tutte le femmine e non tutti i maschi si riproducono. MA solo alcuni. Penso ai lupi, o agli oranghi. per dire.

Solo qualcuno si riproduce, in questo io vedo la non obbligatorietà alla riproduzione.

E allo stesso modo la vedo in umana. Qualcuno fa bene a riprodursi. Qualcuno farebbe bene ad evitare e darsi all'agricoltura. Qualcun altro può contribuire al futuro della specie com-partecipando indirettamente alla cura della prole.

Se la riproduzione è una questione di specie, e lo è, allora è della specie che si parla e non dei singoli. E ogni singolo dovrebbe essere attento alla cura.

Cosa che nei gruppi umani non avviene. Per esempio.

Perchè un figlio è "mio" e guai a chi si azzarda a compartecipare alla sua crescita. Riguardo a questo basti osservare la conflittualità crescente fra l'istituzione educativa scolastica e le famiglie....giusto per lanciare un'altro spunto.

E pongo un'altra questione: come può una società pensare di proseguire a se stessa se vive contemporaneamente l'individualità della scelta di fare un figlio ma non può contare sulla collettività nella gestione del figlio?

E la mia non è una ode ai bei tempi andati in cui si andava spensierati a giocare nei campi di grano...constato il fatto che le famiglie sono cellule tendenzialmente isolate...nel senso che socialmente l'uso della collaborazione fra famiglie spetta agli individui e non ad un'organizzazione di rete sociale.
In un contesto del genere a me pare ovvio che si colpevolizzi la questione economica...ma è un falso problema. Per come la vedo io.

Penso che invece sia carente la consapevolezza che i figli sono futuro sociale e non familiare. E che questo derivi anche dal non sentirsi parte di un gruppo sociale.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Hai incontrato un/una imbecille. Penso alla fine che la decisione di essere mamma dipenda esclusivamente dalla donna,per cui qualsiasi scelta lei decida di attuare nella sua vita sia non solo da accettare ma anche da rispettare. E da ultimo.... il fatto di "toccare" certi temi con così poco tatto e/o sensibilità non fa altro che - per quanto non serva -
" consolidare" la presa di posizione della diretta interessata.... augurandosi anche che la stessa abbia anche un buon self control....:)
Non penso sia un imbecille sai?
Penso siano persone confuse. E anche timorose. Per la verità.

Perchè al netto dell'invadenza, era palpabile lo stupore e anche il dispiacere, come se una decisione come la mia fosse una sorta di condanna. E queste persone non hanno 80 anni..hanno suppergiù la mia età.

E, per quanto qualche anno fa mi infastidisse, adesso mi rendo conto che è portatrice di un'idea diffusa.
Ossia che la realizzazione, il successo, consiste nel riprodursi, in fondo in fondo.

E in termini di specie posso essere d'accordo.

In termini individuali, invece, non lo sono più.

La suddetta, i suddetti, semplicemente confondono i piani del successo di specie con quelli del successo individuale.

Quanto poi che sia la donna ad avere una decisionalità, molto alta mi trovi d'accordo.

Metto qui quello che volevo risponderti nell'altro post, non è una decisione granitica. Quando lo era, era reattiva.
E' una decisione del "mai dire mai".
Che ascolto ogni giorno e confermo ogni giorno. Dandomi anche la possibilità di cambiare idea.

Salvo essermi messa dei miei vincoli di tempo entro cui, volente o dolente, il termine riproduttivo scade e quindi se dopo quel termine dovessi cambiare idea, l'idea non la cambio pur volendolo. :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma perché il figlio è mio e nessuno deve metterci becco?
Perché entra a far parte del mio completamento narcisistico.
Da qui la tragica conseguenza del rifiuto dell'imperfezione del figlio che non ci rispecchia con un'immagine lusinghiera.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non sarà che generazionalmente i giovani, choosie, bamboccioni, sdraiati ci hanno deluso?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
A parte l'indelicatezza ci chiedere perché non si hanno figli che non so come possa venire in mente, le risposte diverse le trovo perfettamente logiche. Nel primo caso la spiegazione implica che vi sia un desiderio non realizzabile per questioni contingenti. Nel secondo caso c'è l'identificazione in un periodo in cui magari non si volevano e si fa notare che non farli, così come il farli, è una scelta irreversibile per questioni naturali e di pensarci bene prima di rinunciare qualcosa che, per chi parla, è bella e importante.
Viene in mente, a tantissimi credimi :D

Sì, un'interpretazione simile alla tua me la ero data anche io...

Poi però, ho avuto modo di osservare spesso chi pronunciava quelle risposte tipo che ho citato, nel secondo caso, leggevo una sorta di lutto...lutto per me. Non ho mai percepito falsità nel dispiacere...ne ho percepita di più per esempio nelle consolazione al "non ho soldi", per dire.

Nel primo caso, quello di non avere soldi, la consolazione che ho sentito riguardava anche la considerazione di me come donna che "non si può permettere dei figli" come una "vittima....del tempo, della sfortuna, dell'incapacità...

Nel secondo cosa, il dispiacere contenuto nel "sei a termine" era quasi un parlare di una morte. Che a me fa strano, ma provando a mettermi nei loro panni in effetti una non riproduzione è una sorte di morte.

A latere di tutto questo, penso che ancora si riservi un diverso trattamento ad una donna che decide di non avere figli e ad un uomo che decide di non avere figli.

Probabilmente perchè il "potere" della vita è femminile...

Un uomo può decidere solo negarsi al dare la vita. Negare se stesso o il proprio sperma.
Una donna decide consapevolemente, in teoria, ogni mese se dare o rifiutare la vita.

E credo che sotto alle risposte che ho citato come esempi, ci siano archetipi di questo tipo...magari non percepiti...ma una donna che non si riproduce non è un essere che SI nega alla vita.
E' un essere che rifiuta che la vita. E' un'azione attiva e potente.
Ma questi sono voli simbolici...però mi piacciono un sacco:D
 

Brunetta

Utente di lunga data
Viene in mente, a tantissimi credimi :D

Sì, un'interpretazione simile alla tua me la ero data anche io...

Poi però, ho avuto modo di osservare spesso chi pronunciava quelle risposte tipo che ho citato, nel secondo caso, leggevo una sorta di lutto...lutto per me. Non ho mai percepito falsità nel dispiacere...ne ho percepita di più per esempio nelle consolazione al "non ho soldi", per dire.

Nel primo caso, quello di non avere soldi, la consolazione che ho sentito riguardava anche la considerazione di me come donna che "non si può permettere dei figli" come una "vittima....del tempo, della sfortuna, dell'incapacità...

Nel secondo cosa, il dispiacere contenuto nel "sei a termine" era quasi un parlare di una morte. Che a me fa strano, ma provando a mettermi nei loro panni in effetti una non riproduzione è una sorte di morte.

A latere di tutto questo, penso che ancora si riservi un diverso trattamento ad una donna che decide di non avere figli e ad un uomo che decide di non avere figli.

Probabilmente perchè il "potere" della vita è femminile...

Un uomo può decidere solo negarsi al dare la vita. Negare se stesso o il proprio sperma.
Una donna decide consapevolemente, in teoria, ogni mese se dare o rifiutare la vita.

E credo che sotto alle risposte che ho citato come esempi, ci siano archetipi di questo tipo...magari non percepiti...ma una donna che non si riproduce non è un essere che SI nega alla vita.
E' un essere che rifiuta che la vita. E' un'azione attiva e potente.
Ma questi sono voli simbolici...però mi piacciono un sacco:D
Vero.

Hai letto "Mia madre, me stessa"?
 

Sbriciolata

Escluso
Non sono d'accordo sai? :D

La questione di assunzione di responsabilità io la trovo fondante. E non per niente scontata.

Mi ritrovo giornalmente ad assistere a scene che parlano di un grande ammmore per i figli, ma dal punto di vista della responsabilità e della cura, che discende dall'essersi assunti la responsabilità di farne, non trovano appigli.

E penso sia piuttosto egoistico, e lo ribadisco, fare un figlio perchè s'ha da fare, perchè è un bellissimo cucciolo (con la sequenza di occhi a cuore, sbaciucchiamenti e iphone da 600 euro....) ma poi non assumersene la responsabilità nella concretezza delle piccole cose.

Dai no. Ai sì. Coerenti. Meditati. Solidi. Tanto per partire dalla base.

I figli non sono emanazioni. Per quanto lo divengano molto spesso, intrappolati nei desideri narcisistici dei genitori.

Ma sono esseri che hanno comunque bisogno di essere curati e protetti per qualche annetto prima di essere indipendenti e autonomi.

Ed è in quegli annetti che io vedo la differenza fra buoni sentimenti e responsabilità e cure amorevoli.

Quanto alla natura. Non mi riferivo a specie che non si riproducono. Mi riferivo ad organizzazioni sociali in gruppi in cui non tutte le femmine e non tutti i maschi si riproducono. MA solo alcuni. Penso ai lupi, o agli oranghi. per dire.

Solo qualcuno si riproduce, in questo io vedo la non obbligatorietà alla riproduzione.

E allo stesso modo la vedo in umana. Qualcuno fa bene a riprodursi. Qualcuno farebbe bene ad evitare e darsi all'agricoltura. Qualcun altro può contribuire al futuro della specie com-partecipando indirettamente alla cura della prole.

Se la riproduzione è una questione di specie, e lo è, allora è della specie che si parla e non dei singoli. E ogni singolo dovrebbe essere attento alla cura.

Cosa che nei gruppi umani non avviene. Per esempio.

Perchè un figlio è "mio" e guai a chi si azzarda a compartecipare alla sua crescita. Riguardo a questo basti osservare la conflittualità crescente fra l'istituzione educativa scolastica e le famiglie....giusto per lanciare un'altro spunto.

E pongo un'altra questione: come può una società pensare di proseguire a se stessa se vive contemporaneamente l'individualità della scelta di fare un figlio ma non può contare sulla collettività nella gestione del figlio?

E la mia non è una ode ai bei tempi andati in cui si andava spensierati a giocare nei campi di grano...constato il fatto che le famiglie sono cellule tendenzialmente isolate...nel senso che socialmente l'uso della collaborazione fra famiglie spetta agli individui e non ad un'organizzazione di rete sociale.
In un contesto del genere a me pare ovvio che si colpevolizzi la questione economica...ma è un falso problema. Per come la vedo io.

Penso che invece sia carente la consapevolezza che i figli sono futuro sociale e non familiare. E che questo derivi anche dal non sentirsi parte di un gruppo sociale.
Non avviene nella nostra cultura, adesso. 50 anni fa i bambini venivano cresciuti dalle donne che stavano in casa: nonne, zie, sorelle più grandi.
Adesso abbiamo famiglie mononucleo, chiuse appunto, ed avercene gente che ti aiuta a crescerli, i figli.
Per quanto riguarda la conflittualità con il mondo della scuola, ma della disciplina in genere, secondo me le cause sono altre. Adesso dobbiamo essere strafighi noi, figuriamoci i figli.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Vero.

Hai letto "Mia madre, me stessa"?
No...ma sono andata a dare un occhio...lo prenderò...l'analisi di disgiunzione di cui ho leggiucchiato adesso, la conosco...è l'unica via per non rimanere vittime di se stesse e della madre antica che parla dentro.

Me lo procuro. Grazie del suggerimento. :)
 

ivanl

Utente di lunga data
No...ma sono andata a dare un occhio...lo prenderò...l'analisi di disgiunzione di cui ho leggiucchiato adesso, la conosco...è l'unica via per non rimanere vittime di se stesse e della madre antica che parla dentro.

Me lo procuro. Grazie del suggerimento. :)
:thinking::thinking::blabla::pensa::nclpf:
 

brenin

Utente
Staff Forum
Non penso sia un imbecille sai?
Penso siano persone confuse. E anche timorose. Per la verità.

Perchè al netto dell'invadenza, era palpabile lo stupore e anche il dispiacere, come se una decisione come la mia fosse una sorta di condanna. E queste persone non hanno 80 anni..hanno suppergiù la mia età.

E, per quanto qualche anno fa mi infastidisse, adesso mi rendo conto che è portatrice di un'idea diffusa.
Ossia che la realizzazione, il successo, consiste nel riprodursi, in fondo in fondo.

E in termini di specie posso essere d'accordo.

In termini individuali, invece, non lo sono più.

La suddetta, i suddetti, semplicemente confondono i piani del successo di specie con quelli del successo individuale.

Quanto poi che sia la donna ad avere una decisionalità, molto alta mi trovi d'accordo.

Metto qui quello che volevo risponderti nell'altro post, non è una decisione granitica. Quando lo era, era reattiva.
E' una decisione del "mai dire mai".
Che ascolto ogni giorno e confermo ogni giorno. Dandomi anche la possibilità di cambiare idea.

Salvo essermi messa dei miei vincoli di tempo entro cui, volente o dolente, il termine riproduttivo scade e quindi se dopo quel termine dovessi cambiare idea, l'idea non la cambio pur volendolo. :)
Non concordo sul grassetto.... penso che quelle affermazioni siano riconducibili a credenze "di base" , intese come affermazioni assolutistiche su sè stessi e, di conseguenza, riversate poi sugli altri; non le vedo come persone confuse o timorose nella misura in cui nella il/logica del loro ragionamento non esistono "vie di fuga " e/o alternative. Io vedo talvolta che l'avere o non avere figli ( e poi come scriveva Brunetta magari anche iscritti al sedicesimo master alla Bocconi in attesa di chissà quale lavoro in ambito,ovviamente internazionale ) oggi è vissuto come uno status sociale, in tanti casi paragonabile ad un "must" che si deve per forza avere per non essere "diversi", ricollegandomi all'altro grassetto.
Spostando il problema/argomento sul lato politico,il nostro stato per le donne che intendono procreare fa molto ma molto poco.... e quel poco che fa ( facendosi comunque ben pagare ) non è minimamente paragonabile al trattamento che dovrebbe ricevere una gestante ed una madre in un paese che ama definirsi "civile". Però,perdonatemi la battuta,le partorienti non sono così numerose da "attirare" le attenzioni di chi pensa di governarci,non sono ancora considerate "serbatoio" di voti alle quali elargire più o meno "munifici" riscontri economici .
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non avviene nella nostra cultura, adesso. 50 anni fa i bambini venivano cresciuti dalle donne che stavano in casa: nonne, zie, sorelle più grandi.
Adesso abbiamo famiglie mononucleo, chiuse appunto, ed avercene gente che ti aiuta a crescerli, i figli.
Per quanto riguarda la conflittualità con il mondo della scuola, ma della disciplina in genere, secondo me le cause sono altre. Adesso dobbiamo essere strafighi noi, figuriamoci i figli.
Vero.

Io appartengo già ad una generazione in cui quella compartecipazione stava cadendo.

E via via il fenomeno si è pronunciato sempre più.

Il vivere chiusi e ripiegati nella propria cellula porta a specchiarsi al proprio interno, fondamentalmente, e questo porta,fra la le diverse conseguenze, anche ad una caduta della fiducia a chi a quella cellula ristretta non appartiene.

"chi sei tu, per dire che mio figlio non è il top dei top???"

Chiedendo fra l'altro a chi ricopre un ruolo professionale di svolgere un ruolo materno...una confusione bella grande.
A cui compartecipano le professioniste che sovrappongono i due ruoli nel contesto professionale.

Si stanno sommando, e stanno venendo al pettine, superficialità gestionali del gruppo sociale italiano...secondo me.

Siano comunque in un paese che pur riempiendosi la bocca di famiglia e amore, non ha interventi coerenti per le donne e madri, non investe nella scuola, nella formazione e nella ricerca...etc etc

Si parla di futuro...ma si mantiene uno status quo volto alla tutela del passato. O fortemente volto a quello.

Sto semplificando....entrare nell'analisi profonda, significherebbe anche parlare di come sta variando l'idea di donna e uomo, il corpo dell'uomo e della donna, il corpo dei bambini e l'idea di bambino...

Su tutto ho in mente questa mamma, bellissima e curatissima, che teneva la sua bambina in modo bellissimo e curatissimo....e poi la sgridava perchè sporcava i leggins bianchi giocando al centro estivo nell'erba...mi hanno fatto molta tristezza, quella donna e quell'altra futura donna....
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non concordo sul grassetto.... penso che quelle affermazioni siano riconducibili a credenze "di base" , intese come affermazioni assolutistiche su sè stessi e, di conseguenza, riversate poi sugli altri; non le vedo come persone confuse o timorose nella misura in cui nella il/logica del loro ragionamento non esistono "vie di fuga " e/o alternative. Io vedo talvolta che l'avere o non avere figli ( e poi come scriveva Brunetta magari anche iscritti al sedicesimo master alla Bocconi in attesa di chissà quale lavoro in ambito,ovviamente internazionale ) oggi è vissuto come uno status sociale, in tanti casi paragonabile ad un "must" che si deve per forza avere per non essere "diversi", ricollegandomi all'altro grassetto.
Spostando il problema/argomento sul lato politico,il nostro stato per le donne che intendono procreare fa molto ma molto poco.... e quel poco che fa ( facendosi comunque ben pagare ) non è minimamente paragonabile al trattamento che dovrebbe ricevere una gestante ed una madre in un paese che ama definirsi "civile". Però,perdonatemi la battuta,le partorienti non sono così numerose da "attirare" le attenzioni di chi pensa di governarci,non sono ancora considerate "serbatoio" di voti alle quali elargire più o meno "munifici" riscontri economici .
Io le vedo confuse e timorose esattamente per il tuo grassetto.

mi sto convincendo che semplicemente per alcune persone non esiste possibile via di fuga all'assoluto di cui si rivestono. E probabilmente se provassero a spogliarsene cadrebbero in pezzi. Penso non abbiano scelta e neanche la cerchino.

E penso sia la paura, più o meno consapevolizzata, a trattenerle in quelle credenze di base rassicuranti e consolatorie, autoconfermanti, anche attraverso la proiezione sugli altri. ME in questo caso.

Autoconfermante è anche adeguarsi ad un must o starne fuori a forza...insomma...la paura di uscire dal conosciuto, fondamentalmente.

Quanto al trattamento delle donne e madri..vabbè...le politiche a a riguardo sono come minimo schizofreniche.

Da un lato si dice "riproduciti e fai famiglia" (e via di odi alla famiglia) dall'altra non ti rinnovano il contratto di lavoro (e implicitamente il messaggio è: fai famiglia ma poi sono cazzi tuoi!)

...non mi stupisce il rifugio narcisistico in un paese che lancia messaggi schizofrenici quotidianamente e che si è dimenticato del ruolo educativo della politica sociale....:rolleyes:
 
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