Una storia come tante ...

Sbriciolata

Escluso
e comunque se n'è andato per merito mio, anche se non ne avevo l'intenzione... non certo vostro, quindi tessa, sbriciolata, farfalla, ringraziatemi :D
grrrrrraaaaaaazie. flap flap.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Farfie, in effetti questo è estremizzare a un livello esagerato dai...
L'ho scritto
La domanda è quando posso insyltare per un'idea che ritengo allucinante?
Mi dite da quando posso farlo?
 

Sbriciolata

Escluso
preeego Tessa :)
Le altre due si facciano sentire... sennò vi mando la mail e fissiamo un incontro :carneval:
io giro spesso con il machete in macchina. Ho anche un decespugliatore, dimmi cosa preferisci.
 

Sbriciolata

Escluso
Anche Nika e Bettypage.
Ma con noi è stato tollerante, devo riconoscerglielo.
Gli uomini d'onore non se la prendono con donne fragili e indifese:carneval:
No Tessa, non le cagano proprio, è diverso.
Sai, discorsi da donne...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io sono una delle donne che ha interloquito con sarastro.

Quoto fiammetta, e nobody. Per tutto il 3d. Scusatemi se non riporto i quote, sarebbe lunghissima. :D

Stamattina mi sono svegliata e ho controllato se dialogare mi avesse portato via parti che mi compongono...e...fiuuuu...no no. C'è tutto. :carneval:

Non ho neanche dovuto fare la doccia. Confrontarmi con la diversità, non mi ha resa tanto più diversa da come ero prima....altro fiuuu. :carneval:

Questo per dire, e lo dico da donna violentata che con la violenza ci ha avuto a che fare prima, durante e dopo, visto che la mia reazione è stata andare a rivalermi, che stigmatizzare allontanando non serve ad un cazzo.

Se non a proteggere se stessi. Da un qualcosa che risuona dentro e si ripercuote fuori, negli insulti, nel verbale e nello scritto. Come se la violenza fosse il segno sul corpo.

La violenza vive dentro. Ognuno. Poi ce lo si può negare e raccontarsi degli unicorni rosa, di quanto ognuno è buono e giusto. Di quanto si sta dalla parte giusta. Sotto la bandiera giusta.

E intanto le ragazzette non sanno riconoscere. Gli uomini non sanno riconoscere.

E si agisce per impulso e di pancia.

Una delle cose positive che ho imparato dalla violenza è che la sicurezza di non esserne toccati non c'è. Non siamo nel villaggio fatato. Neanche qui in italia.

E la violenza che esplode, a sberle, a pugni, col fuoco, parte nelle parole e le parole aprtono dalla negazione. Dalla non conoscenza.

Io non condivido lo stigma. Che mette tutto sotto il tappeto.

Violenza è un tabù. Non se ne parla. Non la si nomina. Poi esplode però. Fuori controllo.

Continuare a metterla fuori e lontana, sposta in là il limite dell'educazione al riconoscimento. In se stessi per poter riconoscere fuori.

Che farò anche la psicologa fastidiosa. Ma se non so vedere dentro di me, non so riconoscere fuori.

Detto questo. La violenza nasce anche nella censura. Nell'accettare le provocazioni, rispondendo con altre provocazioni. Nasce nel giudizio dell'altro. Nasce nel non sapere tenere una posizione pacifica e dialogica di fronte al diverso e al tanto diverso.

E questo non saper distinguere il comprendere dall'essere a favore è l'altra fonte.

La violenza nasce nell'ignoranza della violenza.

O, come i passanti di fronte alla ragazza bruciata, nel voler tenere distanza da tutte quelle situazioni che sono anticipatorie. E che neanche si sanno riconoscere.

Proprio perchè non si è educati.

Poi quando il danno è fatto, avanti di stigma e sdegno.

Che non servono ad un cazzo dopo.

Sono pronta a scommettere che di campaneli anticipatori ce ne siano stati, e tanti.
Ne raccolgo ogni volta che parlo con una donna che ha subito violenza di un qualche genere.

E non li ha visti. Come non li avevo visti io. Ma poi, a posteriori...brillano. E nutrono la vergogna e la colpa.

E l'incapacità di difendersi.

Che personalmente mi ha un po rotto il cazzo lo stigmatizzare gli uomini che vedono la donna come proprietà. E ce ne sono tanti. Senza mai voler pensare che se questi uomini trovano le donne da considerare proprietà, è perchè ci sono donne che questo lo accettano. E sono tante. visti i dati.

E da donna io vedo anche la responsabilità delle donne.

E da vittima lo dico con forza che quella responsabilità la voglio per me. Perchè riconoscersi nella responsabilità significa uscire dal ruolo di vittima, riprendere potere su se stesse e essere fiere di se stesse.

E non mi dilungo a spiegare la differenza fra l'assumersi la propria responsabilità nella propria vita, e il senso di colpa in cui spesso le donne annegano dopo essere state forzatamente nel ruolo di vittime.

Ecco. Stigmatizzare solo gli uomini, educati dalle donne fra l'altro e che stanno con le donne, è tenere le donne nel ruolo di vittime da difendere.

Se c'è un uomo che considera proprietà una donna c'è una donna che glielo lascia fare.

Dimenticarselo è solo cercare fuga da una situazione che riguarda la cultura, la storia del nostro paese.

Che io non dimentico che il paese in cui vivo è un paese che fino alla fine degli anni '90 ha considerato lo stupro un reato contro la morale.
E ancora ha lì una sentenza della cassazione che dice che una donna coi jeans ha compartecipato alla violenza subita.
Che ancora sostiene che una donna in minigonna è una che se la cerca.
E avanti così...
 

Sbriciolata

Escluso
L'ho scritto
La domanda è quando posso insyltare per un'idea che ritengo allucinante?
Mi dite da quando posso farlo?
quando ti ritieni insultata direi. Come ho fatto io.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Farfie se avere interagito con sarastro per te e per altre qui significa che IO giustifico la violenza sulle donne ne prendo atto, mi ritengo offesa, se permetti e vado avanti per la mia strada
No Fiammetta é diverso
Sono io che mi sento di non poter offendere uno che mi ha offeso.
Io ho solo detto che non capisco dove sia l'interesse nel confrontarsi con un uomo così ma se tu (genetico) trovi giusto interagire io trovo giusto insultarlo
Mi é chiarissimo che qui nessuno appoggia la violenza sulle donne.
 

Sbriciolata

Escluso
Io sono una delle donne che ha interloquito con sarastro.

Quoto fiammetta, e nobody. Per tutto il 3d. Scusatemi se non riporto i quote, sarebbe lunghissima. :D

Stamattina mi sono svegliata e ho controllato se dialogare mi avesse portato via parti che mi compongono...e...fiuuuu...no no. C'è tutto. :carneval:

Non ho neanche dovuto fare la doccia. Confrontarmi con la diversità, non mi ha resa tanto più diversa da come ero prima....altro fiuuu. :carneval:

Questo per dire, e lo dico da donna violentata che con la violenza ci ha avuto a che fare prima, durante e dopo, visto che la mia reazione è stata andare a rivalermi, che stigmatizzare allontanando non serve ad un cazzo.

Se non a proteggere se stessi. Da un qualcosa che risuona dentro e si ripercuote fuori, negli insulti, nel verbale e nello scritto. Come se la violenza fosse il segno sul corpo.

La violenza vive dentro. Ognuno. Poi ce lo si può negare e raccontarsi degli unicorni rosa, di quanto ognuno è buono e giusto. Di quanto si sta dalla parte giusta. Sotto la bandiera giusta.

E intanto le ragazzette non sanno riconoscere. Gli uomini non sanno riconoscere.

E si agisce per impulso e di pancia.

Una delle cose positive che ho imparato dalla violenza è che la sicurezza di non esserne toccati non c'è. Non siamo nel villaggio fatato. Neanche qui in italia.

E la violenza che esplode, a sberle, a pugni, col fuoco, parte nelle parole e le parole aprtono dalla negazione. Dalla non conoscenza.

Io non condivido lo stigma. Che mette tutto sotto il tappeto.

Violenza è un tabù. Non se ne parla. Non la si nomina. Poi esplode però. Fuori controllo.

Continuare a metterla fuori e lontana, sposta in là il limite dell'educazione al riconoscimento. In se stessi per poter riconoscere fuori.

Che farò anche la psicologa fastidiosa. Ma se non so vedere dentro di me, non so riconoscere fuori.

Detto questo. La violenza nasce anche nella censura. Nell'accettare le provocazioni, rispondendo con altre provocazioni. Nasce nel giudizio dell'altro. Nasce nel non sapere tenere una posizione pacifica e dialogica di fronte al diverso e al tanto diverso.

E questo non saper distinguere il comprendere dall'essere a favore è l'altra fonte.

La violenza nasce nell'ignoranza della violenza.

O, come i passanti di fronte alla ragazza bruciata, nel voler tenere distanza da tutte quelle situazioni che sono anticipatorie. E che neanche si sanno riconoscere.

Proprio perchè non si è educati.

Poi quando il danno è fatto, avanti di stigma e sdegno.

Che non servono ad un cazzo dopo.

Sono pronta a scommettere che di campaneli anticipatori ce ne siano stati, e tanti.
Ne raccolgo ogni volta che parlo con una donna che ha subito violenza di un qualche genere.

E non li ha visti. Come non li avevo visti io. Ma poi, a posteriori...brillano. E nutrono la vergogna e la colpa.

E l'incapacità di difendersi.

Che personalmente mi ha un po rotto il cazzo lo stigmatizzare gli uomini che vedono la donna come proprietà. E ce ne sono tanti. Senza mai voler pensare che se questi uomini trovano le donne da considerare proprietà, è perchè ci sono donne che questo lo accettano. E sono tante. visti i dati.

E da donna io vedo anche la responsabilità delle donne.

E da vittima lo dico con forza che quella responsabilità la voglio per me. Perchè riconoscersi nella responsabilità significa uscire dal ruolo di vittima, riprendere potere su se stesse e essere fiere di se stesse.

E non mi dilungo a spiegare la differenza fra l'assumersi la propria responsabilità nella propria vita, e il senso di colpa in cui spesso le donne annegano dopo essere state forzatamente nel ruolo di vittime.

Ecco. Stigmatizzare solo gli uomini, educati dalle donne fra l'altro e che stanno con le donne, è tenere le donne nel ruolo di vittime da difendere.

Se c'è un uomo che considera proprietà una donna c'è una donna che glielo lascia fare.

Dimenticarselo è solo cercare fuga da una situazione che riguarda la cultura, la storia del nostro paese.

Che io non dimentico che il paese in cui vivo è un paese che fino alla fine degli anni '90 ha considerato lo stupro un reato contro la morale.
E ancora ha lì una sentenza della cassazione che dice che una donna coi jeans ha compartecipato alla violenza subita.
Che ancora sostiene che una donna in minigonna è una che se la cerca.
E avanti così...
benissimo, prendo atto del pippone e continuerò imperterrita a trattare con disprezzo ogni uomo che con agito o parole mostra disprezzo verso le donne. Magari chissà, a qualcuno qualcosa entra in testa quando vede qualcuna ribellarsi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
30 pagine sono troppe. Diciamo che anche le precedenti non erano interessantissime.
Chi mi fa un riassunto?
 

danny

Utente di lunga data
Sarastro se ne è andato, ma solo da qui.
Qui dove in fin dei conti era solo un nick e nessuno aveva la certezza che non recitasse un po' una parte ingigantendo le cose.
Tutti credo siamo consapevoli che su internet è facile spacciarsi per altro rispetto a quello che si è realmente, e in questo appoggio Nobody nell'invito a dar tempo alle persone di svelare se stesse, anche solo per la curiosità di comprendere chi realmente ci sta di fronte.
Ma questa è una mia opinione.
Nella realtà le cose vanno in maniera però diversa e di fronte a una persona che non la pensa propriamente come noi, che è profondamente diversa da noi e che ci offende per quello che pensa, prendere solo una posizione di allontanamento non credo sia utile. Noi dobbiamo portare avanti le nostre idee sempre con il confronto, quando è possibile, perché non ci deve mai abbandonare la speranza che da questo possa nascere qualcosa di positivo.
Perché se Sarastro è solo una persona con delle idee d'antan, ma comunque non priva di cultura per dialogare con chiunque, fuori esistono tante persone, soprattutto di sesso maschile, che hanno idee anche più estreme e un'ignoranza senza limiti.
Gente che non si fa scrupoli a dare fuoco alle ragazze, a uccidere le ex, a toccacciare le bambine in giro, a picchiare anche gente anziana perché ha osato rimproverare il figlio (episodio della mia gioventù).
Gente di merda diciamo alle quali un'alzata di scudi come quella di oggi fa solo il solletico.
E neppure serve che noi li si ignori perché loro sono lì, nel loro spazio che noi non vogliamo vedere perché ci repelle.
Questo dà loro la forza e lascia le loro vittime sole, almeno fino a quando il delitto non viene compiuto.
Ecco. Io ho questa sensazione.
Forse in questo rientra la mia storia personale. Il fatto di essere cresciuto in un quartiere degradato di case popolari mi ha fatto nella mia vita più volte sentire quella sensazione di isolamento che si ha quando tutto un blocco viene etichettato in una certa maniera, e tu ci sei dentro, e ti senti un individuo, non un genere, non un etnia, non uno del bronx di una grande città. Perché frasi della gente perbene come "Ci vorrebbe il napalm lì così sistemi tutto" tu te le ricordi.
Non è un caso che i quartieri popolari siano ai margini e isolati dal resto della città.
Perché è più semplice isolare chi non ci piace piuttosto che sforzarsi di comprenderlo e dargli una possibilità di essere altro. Non è detto che ci si riesca con tutti, ma sicuramente con qualcuno sì.
 

Sbriciolata

Escluso
Spettacolo se ti ferma la polstrada :singleeye:
ho anche la motosega: o pensano che debba fare una strage o capiscono:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

Tessa

Escluso
Io sono una delle donne che ha interloquito con sarastro.

Quoto fiammetta, e nobody. Per tutto il 3d. Scusatemi se non riporto i quote, sarebbe lunghissima. :D

Stamattina mi sono svegliata e ho controllato se dialogare mi avesse portato via parti che mi compongono...e...fiuuuu...no no. C'è tutto. :carneval:

Non ho neanche dovuto fare la doccia. Confrontarmi con la diversità, non mi ha resa tanto più diversa da come ero prima....altro fiuuu. :carneval:

Questo per dire, e lo dico da donna violentata che con la violenza ci ha avuto a che fare prima, durante e dopo, visto che la mia reazione è stata andare a rivalermi, che stigmatizzare allontanando non serve ad un cazzo.

Se non a proteggere se stessi. Da un qualcosa che risuona dentro e si ripercuote fuori, negli insulti, nel verbale e nello scritto. Come se la violenza fosse il segno sul corpo.

La violenza vive dentro. Ognuno. Poi ce lo si può negare e raccontarsi degli unicorni rosa, di quanto ognuno è buono e giusto. Di quanto si sta dalla parte giusta. Sotto la bandiera giusta.

E intanto le ragazzette non sanno riconoscere. Gli uomini non sanno riconoscere.

E si agisce per impulso e di pancia.

Una delle cose positive che ho imparato dalla violenza è che la sicurezza di non esserne toccati non c'è. Non siamo nel villaggio fatato. Neanche qui in italia.

E la violenza che esplode, a sberle, a pugni, col fuoco, parte nelle parole e le parole aprtono dalla negazione. Dalla non conoscenza.

Io non condivido lo stigma. Che mette tutto sotto il tappeto.

Violenza è un tabù. Non se ne parla. Non la si nomina. Poi esplode però. Fuori controllo.

Continuare a metterla fuori e lontana, sposta in là il limite dell'educazione al riconoscimento. In se stessi per poter riconoscere fuori.

Che farò anche la psicologa fastidiosa. Ma se non so vedere dentro di me, non so riconoscere fuori.

Detto questo. La violenza nasce anche nella censura. Nell'accettare le provocazioni, rispondendo con altre provocazioni. Nasce nel giudizio dell'altro. Nasce nel non sapere tenere una posizione pacifica e dialogica di fronte al diverso e al tanto diverso.

E questo non saper distinguere il comprendere dall'essere a favore è l'altra fonte.

La violenza nasce nell'ignoranza della violenza.

O, come i passanti di fronte alla ragazza bruciata, nel voler tenere distanza da tutte quelle situazioni che sono anticipatorie. E che neanche si sanno riconoscere.

Proprio perchè non si è educati.

Poi quando il danno è fatto, avanti di stigma e sdegno.

Che non servono ad un cazzo dopo.

Sono pronta a scommettere che di campaneli anticipatori ce ne siano stati, e tanti.
Ne raccolgo ogni volta che parlo con una donna che ha subito violenza di un qualche genere.

E non li ha visti. Come non li avevo visti io. Ma poi, a posteriori...brillano. E nutrono la vergogna e la colpa.

E l'incapacità di difendersi.

Che personalmente mi ha un po rotto il cazzo lo stigmatizzare gli uomini che vedono la donna come proprietà. E ce ne sono tanti. Senza mai voler pensare che se questi uomini trovano le donne da considerare proprietà, è perchè ci sono donne che questo lo accettano. E sono tante. visti i dati.

E da donna io vedo anche la responsabilità delle donne.

E da vittima lo dico con forza che quella responsabilità la voglio per me. Perchè riconoscersi nella responsabilità significa uscire dal ruolo di vittima, riprendere potere su se stesse e essere fiere di se stesse.

E non mi dilungo a spiegare la differenza fra l'assumersi la propria responsabilità nella propria vita, e il senso di colpa in cui spesso le donne annegano dopo essere state forzatamente nel ruolo di vittime.

Ecco. Stigmatizzare solo gli uomini, educati dalle donne fra l'altro e che stanno con le donne, è tenere le donne nel ruolo di vittime da difendere.

Se c'è un uomo che considera proprietà una donna c'è una donna che glielo lascia fare.

Dimenticarselo è solo cercare fuga da una situazione che riguarda la cultura, la storia del nostro paese.

Che io non dimentico che il paese in cui vivo è un paese che fino alla fine degli anni '90 ha considerato lo stupro un reato contro la morale.
E ancora ha lì una sentenza della cassazione che dice che una donna coi jeans ha compartecipato alla violenza subita.
Che ancora sostiene che una donna in minigonna è una che se la cerca.
E avanti così...
Nel tuo dialogarci ho letto partecipazione.
E se a maggior ragione hai avuto a che fare con la violenza, e non sei l'unica, non capisco come certi argomenti usati non ti facessero immediatamente rabbrividire, prendere le distanze, o al massimo intavolare un contradditorio.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
benissimo, prendo atto del pippone e continuerò imperterrita a trattare con disprezzo ogni uomo che con agito o parole mostra disprezzo verso le donne. Magari chissà, a qualcuno qualcosa entra in testa quando vede qualcuna ribellarsi.
io esprimo la mia opinione. E la esprimo con la mia intensità.

Mai avuto niente in contrario con l'espressione di opinioni.

Da parte di tutti. Senza differenze.

Infatti ieri ho dialogato.

Senza cambiare la mia posizione. E senza confermare la posizione dell'altro.

Credo che ognuno, e sottolineo ognuno, sia libero di esprimere ciò che vuole. Definisce se stesso.

Faccio solo notare che il disprezzo per gli uomini che disprezzano le donne, fa il paio con il disprezzo per le donne che porta gli uomini a sentirsi liberi di considerarle come proprietà.

La mia posizione a riguardo è segnare il limite. Per me stessa.

E differenziarmi.

E lo dico da una che gli uomini li ha disprezzati. Nei fatti e a parole. Per anni. E con quel disprezzo ci si è costruita uno strato di pelle. Levarmelo mi ha fatto bene, finito il dolore. Ma ognuno prende la posizione che più gli somiglia.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Nel tuo dialogarci ho letto partecipazione.
E se a maggior ragione hai avuto a che fare con la violenza, e non sei l'unica, non capisco come certi argomenti usati non ti facessero immediatamente rabbrividire, prendere le distanze, o al massimo intavolare un contradditorio.
Certo che partecipavo. Proprio perchè la violenza la conosco molto bene.

La mia. E quella che mi circonda.

E so quale è la mia distanza.

Non ho bisogno di insultare per definirmi rispetto alla violenza.
Non ho bisogno di mettere distanza fra me e la violenza.

E il contraddittorio c'è stato.

Solo è stato civile. Non aggressivo. E non mirato a sottomettere l'altro.
Non violento.

Non mi piace la violenza.

Non mi piace quando è mia che esce nel mondo.
E non mi piace quando me la ritrovo addosso.

MA non mi scanso. E non ne ho paura.
 
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