Prendo spunto da un passaggio di un post di Ipazia di ieri, circa la diversa "traduzione" pratica rispetto a principi genericamente condivisibili e condivisi, che può verificarsi in persone diverse da noi per storia, cultura, religione
Perché, mi ha spiegato una donna musulmana, per lei tenere il velo non è umiliante. E non è imposizione. Lei è fiera di indossare il velo per il suo uomo.
Per me è praticamente incomprensibile. Solo l'idea mi fa girare i quanti.
E' quello sopra un esempio come un altro... e non è che uno spunto per il 3D
Quando leggiamo in un'altra persona una "traduzione" di cui non comprendiamo il principio di base, o a cui addirittura associamo a livello di pregiudizio personale un principio assolutamente contrario a uno dei nostri, qual è in genere la nostra immediata reazione?
giudizio? distanza? interesse? paura? curiosità?
E avete in mente situazioni o contesti in cui avete osservato magari sconosciuti compiere gesti o dire cose in vostra presenza, che hanno generato in voi un meccanismo assimilabile a quello sopra descritto?
Il pregiudizio è un meccanismo di difesa, adottato dal nostro cervello per avere "rapidamente" una risposta su stimoli che riguardano gli altri. Non va demonizzato, va capito. E' una elaborazione rapida fatta sulla base di esperienze proprie e informazoni che ci danno gli altri e tutti ne abbiamo, più o meno mascherati.
La differenza stà nella volontà di superamento e di analisi, che non tutti purtroppo hanno.
Affibbiare etichette è una pigrizia gravissima e soprattutto frena la comprensione della realtà che è la fase più importante dell' analisi degli eventi.
I valori hanno a che fare con le intime convinzioni. Sono la base delle regole che assumiamo per la nostra vita, e come per i pregiudizi devono essere sottoposti in continuazione a revisione critica e a mediazione per poter vivere in società.
Sono tutti buoni, presi a se stante. Es patria, vita, tolleranza etc.
Quello che combina sempre guai è l'ordine di importanza.
Dire: Dio Patria Libertà, non è lo stesso di Libertà Dio Patria, per esempio.
In genere sono piuttosto tollerante sulle "traduzioni", penso che ognuno sia libero di indossare quello che gli pare, velo compreso e non stà a me confutare i suoi motivi. Del resto se vive qui, penso che lo abbia già fatto, ne ha il pieno diritto. Quello che non tollero (per il meccanismo della territorialità che pure la nostra specie animale ha) è che cerchi di impormi la sua, di visione.
Territorialità non è difendere la mia patria o cultura, che oggi come oggi presupporrebbe una coscienza di identità e di appartenenza, è incazzarsi se uno mi passa davanti ad una coda, per esempio, se vuole appropriarsi dei miei spazi, culturali fisici, se vuole sostituire la mia visione con la sua. Il burqua è contrario alle leggi delo stato italiano non perchè simbolo estremo, bensì perchè "travisa" la persona, per una questione di ordine pubblico.
Non so se mi spiego.