http://www.repubblica.it/scuola/201...rvard_guido_la_banca_dei_cervelli_-160493626/
Quando i cervelli fuggono e non tornano
Quando i cervelli fuggono e non tornano
Purtroppo a molti italiani è scappato il cervello ma il corpo è rimasto in Italia..http://www.repubblica.it/scuola/201...rvard_guido_la_banca_dei_cervelli_-160493626/
Quando i cervelli fuggono e non tornano
:rotfl:Purtroppo a molti italiani è scappato il cervello ma il corpo è rimasto in Italia..
Da riflettere, secondo me, anche su questo articolo ( dell'ottobre scorso ) che affronta il problema in modo diametralmente opposto :http://www.repubblica.it/scuola/201...rvard_guido_la_banca_dei_cervelli_-160493626/
Quando i cervelli fuggono e non tornano
.Da riflettere, secondo me, anche su questo articolo ( dell'ottobre scorso ) che affronta il problema in modo diametralmente opposto :
" Il senatore Pietro Ichino sul suo blog va controcorrente rispetto a chi in questi giorni ha pianto per l’aumento di italiani che si trasferiscono all’estero. Il problema non è che vadano via, scrive, ma che l’Italia impari presto a valorizzare talenti. Propri e altrui.
La notizia di un aumento del 6 per cento, nel 2015 rispetto al 2014, degli italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero è stata raccontata da molti come notizia negativa. Media e istituzioni hanno pianto la “fuga” dei cervelli, e persino il premier Matteo Renzi ha detto che bisogna fare in modo che tornino nel nostro paese. Il giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino la pensa un po’ diversamente :
1. Lo stesso aumento si osserva in tutti gli altri Paesi del mondo, anche nei più attrattivi. Il problema dell’Italia non è che due italiani su mille, per lo più eccellenti, emigrino, ma che non si registri un simmetrico aumento degli immigrati eccellenti.
2. Più di due terzi dei nostri connazionali che si trasferiscono oltralpe restano dentro i confini della Ue, cioè di un continente che sempre più dobbiamo considerare tutto come casa nostra.
3. Proprio per favorire la mobilità in seno alla Ue abbiamo istituito un regime di libera circolazione; e ancora per questo abbiamo impegnato milioni di studenti nel programma Erasmus; è assurdo, ora, dolerci perché queste misure stanno producendo proprio il risultato per cui le abbiamo adottate
4. Quando un laureato italiano decide di lavorare all’estero, questo non significa necessariamente per il nostro Paese la perdita dell’investimento compiuto sulla sua istruzione: invece questo favorisce l’attivazione di un nuovo canale di comunicazione internazionale, quindi di nuove opportunità di scambio e nuove possibilità per l’Italia di attingere a esperienze utili.
5. Sta di fatto, comunque, che la probabilità di trovare un lavoro nel quale le proprie capacità siano meglio valorizzate aumenta esponenzialmente con l’aumentare del proprio raggio di mobilità: è dunque bene che anche gli italiani, come il 99 per cento restante dell’umanità, sfruttino le maggiori possibilità di spostarsi che oggi si offrono loro: questo è uno degli effetti benefici più importanti della globalizzazione. E continuerà a esserlo anche quando – speriamo presto – l’Italia diventerà un Paese più capace di valorizzare i propri talenti. E, se possibile, anche quelli altrui”.
Come scriveva Piero Vietti sul Foglio , “i cervelli non sono in fuga, ma in movimento. E possono muoversi grazie a un mondo globalizzato, in cui soprattutto i più giovani vedono opportunità, anche a costo di mettere da parte le proprie radici”. “Occorre dare strumenti nuovi ai giovani italiani, per poi mandarli nel mondo senza paura di perderli. Nel contempo aprirsi al mercato globale, puntando sull’innovazione: prima o poi torneranno. E se non lo faranno ne arriveranno altri, altrettanto validi”.
Aggiungo io.... ma per fare tutto questo servono pianificazione,metodo,competenze,fondi,programmazione almeno a medio termine, progammi concreti e progetti da sviluppare, attrarre anche cervelli dall'estero,acquisire una reputazione positiva all'estero ( e qui casca l'asino con i nostri politici ), selezionare ed incentivare le giovani promesse in base ai propri meriti e non in base ad obsoleti sistemi di valutazione il più delle volte oggetto di pesanti condizionamenti esterni ( e qui il povero asino fa un altro capitombolo ); insomma, chi è causa del suo mal pianga sè stesso.
:rotfl::up:Purtroppo a molti italiani è scappato il cervello ma il corpo è rimasto in Italia..
La maggior parte degli stranieri da noi sono badanti e braccianti agricoli a bassissimo costo.
bella analisi ma il fine cosa ha prodotto, che si ci sono stati scambi di esperienze solo che alla fine molti giovani nostri sono letteralmente fuggiti per mancanza di lavoro se ne leggono di storie sui giornali di persone che qui pur essendo laureati non trovano poi vanno all'estero e li che capiscono come il livello di cultura ed insegnamento delle scuole italiane è molto quotato permettono di iniziare e di evolversi se sono capaci, in Italia se non conosci o se non sei presentato , o hai un grande appoggio politico mi spieghi che carriera fai?
Ho un parente( generico ) che con Erasmus prese due lauree quindi lavorando si è trasferito dall'altra parte del modo e lì dirige un gruppo di ingegneri e ha solo 38 anni che carriera avrebbe fatto in Italia?
Altra cosa non so se ci sono molti stranieri che sono rimasti qui a lavorare come i nostri sono fuggiti mi sa di no![]()
Vuol dire che da noi c'è lavoro di basso livello mentre i nostri figli studiano.La maggior parte degli stranieri da noi sono badanti e braccianti agricoli a bassissimo costo
Ma la colpa è di una programmazione nel campo del lavoro negli ultimi 30 anni deleteria
Mancano perché ti fanno lavorare fino ai 70 anni tra un po'..e come si fa a lasciare il posto ad un giovaneVuol dire che da noi c'è lavoro di basso livello mentre i nostri figli studiano.
Mancano i lavori ad alto livello? Può essere. Ma può essere che ci siano in alcuni settori e in altri no.
Sul grassetto non sono d'accordo.... chi lavora a Londra è espatriato, a prescindere dalle due ore di volo da casa od al fatto che debba conoscere bene l'inglese , perchè il mercato del lavoro nella City è molto competitivo, non assicura il posto di lavoro a tempo indeterminato,perchè c'è sempre una fila di persone che vuole il tuo posto,perchè devi essere preparato e competente,perchè ogni giorno potresti perdere tutto quanto hai acquisito in anni di lavoro e perchè - ogni giorno - devi dimostrare che essere italiani non sottintende per antonomasia tutti i beceri luoghi comuni sul nostro Bel Paese. E, da ultimo, ogni mese devi accettare che un inglese, a parità di mansioni ( e forse anche con meno competenze ) venga remunerato più di te.Io penso che dietro alla scelta di persone qualificate di andare all'estero ci siano motivazioni molto varie e che equiparare l'emigrazione attuale a quella del secolo scorso sia davvero semplicistico.
Se pensiamo a movimenti di categorie forse è più chiaro. Ha suscitato molte proteste la nomina di insegnanti del sud al nord. Chiaramente se, per ragioni diverse, vi è popolazione studentesca al nord lì c'è il bisogno di insegnanti.
Ugualmente compagni di scuola di mia figlia sono andati a Londra, ma se il loro lavoro di laureati in economia trova spazi lì alla cita, non potrebbero ansare a Cuneo.
È una mentalità mammona o provinciale a far pensare espatriato chi vive a un'ora di aereo solo perché lì non parlano la stessa lingua.
Non può accadere anche a Torino?Sul grassetto non sono d'accordo.... chi lavora a Londra è espatriato, a prescindere dalle due ore di volo da casa od al fatto che debba conoscere bene l'inglese , perchè il mercato del lavoro nella City è molto competitivo, non assicura il posto di lavoro a tempo indeterminato,perchè c'è sempre una fila di persone che vuole il tuo posto,perchè devi essere preparato e competente,perchè ogni giorno potresti perdere tutto quanto hai acquisito in anni di lavoro e perchè - ogni giorno - devi dimostrare che essere italiani non sottintende per antonomasia tutti i beceri luoghi comuni sul nostro Bel Paese. E, da ultimo, ogni mese devi accettare che un inglese, a parità di mansioni ( e forse anche con meno competenze ) venga remunerato più di te.
Quante contraddizioni!I cervelli in fuga ci sono sempre stati. In Italia non c’è mai stata la mentalità di eccellere. Siamo andati bene con lo sviluppo industriale dopo la guerra e abbiamo vissuto di rendita fino a 20 anni fa. Proprio con l’apertura delle frontiere siamo caduti sotto tutte le concorrenze. Abbiamo un modo di vedere le cose così da buonisti e ci facciamo del male costantemente.
La scuola non eccelle, fino alla terza media arrivano in molti non preparati (discorsi del tipo il tuo 6 è diverso dal suo). Mediocrità.
Nelle superiori inizia una piccola scrematura, ma chi eccelle non viene valorizzato con dei percorsi di potenziamento. Unutile parlare dell’alternanza scuola/lavoro
Insegnanti che dal sud vengono ad insegnare al nord, solo per avere lo stipendio, già alla fine di settembre sono in malattia e tornano al loro paese fino a ……forse in tutto 2 mesi di presenza. Supplenti su supplenti, ragazzi ancora più impreparati.
Nelle università, gioca l’Italia… rinviata sessione d’esame.
Poi ci si scontra col mondo del lavoro, stage infiniti non/mal retribuiti, solo scopo di sfruttare.
Molti giovani vanno all’estero con la scusa che qui non c’è lavoro, scusate ma la maggior parte cazzeggia. Oppure lì lavorano per quattro soldi ma in Italia si rifiutano di farlo, questa la devo ancora capire. Però rifugiamoci nei “ ci sta è esperienza”.
Molti, quando ci parli ti dicono che non hanno nessuna intenzione di passare 8 ore seduti in un ufficio. E cosa vuoi???? Palme , cocktail, un conto corrente gratis ?
Non sanno neanche loro cosa vogliono fare.
Poi ci sono coloro che si spostano con un fine preciso, e partono già dall’Italia con delle opportunità e questi sono veramente pochi. Non tornano certo, cosa farebbero in un paese dove non potrebbero mai fare il loro lavoro.
Dopo la guerra gli italiani andavano all’estero a lavorare nelle miniere , oggi a fare i baristi/camerieri.
Di cervelli ce ne sono ancora troppo pochi per dire che c’è la fuga. Credo che anche qui ne siano rimasti, solo non se ne parla. In tanti però scappano.
Peccato che gli investimenti (pochi) vengano fatti per stagnare e non per emergere.
Mi sembra il solito articolo da scarica barile. Il cattivo uso della lingua di chi è colpa: della famiglia, della scuola, del non essere autodidatti, dei tagli, della mal interprezione delle leggi, della presenza di extracomunitari. Contraddizioni! ScuseQuante contraddizioni!
Comunque per quanto riguarda la scuola..
http://www.giuntiscuola.it/sesamo/a...no-grande/contro-il-cattivo-uso-della-lingua/
Certo che si, ma sarebbe tutto diverso.Non può accadere anche a Torino?
Quasi tutti i miei amici di gioventù un minimo brillanti se ne sono andati all'estero dopo aver conseguito la laurea..
bella analisi ma il fine cosa ha prodotto, che si ci sono stati scambi di esperienze solo che alla fine molti giovani nostri sono letteralmente fuggiti per mancanza di lavoro se ne leggono di storie sui giornali di persone che qui pur essendo laureati non trovano poi vanno all'estero e li che capiscono come il livello di cultura ed insegnamento delle scuole italiane è molto quotato permettono di iniziare e di evolversi se sono capaci, in Italia se non conosci o se non sei presentato , o hai un grande appoggio politico mi spieghi che carriera fai?
Ho un parente( generico ) che con Erasmus prese due lauree quindi lavorando si è trasferito dall'altra parte del modo e lì dirige un gruppo di ingegneri e ha solo 38 anni che carriera avrebbe fatto in Italia?
Altra cosa non so se ci sono molti stranieri che sono rimasti qui a lavorare come i nostri sono fuggiti mi sa di no![]()
.Quasi tutti i miei amici di gioventù un minimo brillanti se ne sono andati all'estero dopo aver conseguito la laurea.
Non solo per fare più carriera, ma per ovviare all'impossibilità di farla qui.
E hanno avuto una vita lavorativa discreta da quel punto di vista, se non in alcuni casi brillante.
In molti di loro ho letto e continuo a leggere un rimpianto per alcuni aspetti della vita e le abitudini di qui.
Continuiamo a intendere la mobilità importante valutandola solamente sotto il profilo professionale, ma ovviamente non c'è solo quello.
Ovviamente restare in molti casi non è affatto produttivo.
Se mia moglie se ne fosse andata all'estero dopo la laurea come le era stato consigliato di fare, avrebbe avuto ben altre prospettive di carriera professionale, che, a mio parere, si meritava ampiamente.
Qui ha fatto la muffa...
D'altronde se in certi settori non c'è più niente, bisogna farsene una ragione.