I cervelli in fuga ci sono sempre stati. In Italia non c’è mai stata la mentalità di eccellere. Siamo andati bene con lo sviluppo industriale dopo la guerra e abbiamo vissuto di rendita fino a 20 anni fa. Proprio con l’apertura delle frontiere siamo caduti sotto tutte le concorrenze. Abbiamo un modo di vedere le cose così da buonisti e ci facciamo del male costantemente.
La scuola non eccelle, fino alla terza media arrivano in molti non preparati (discorsi del tipo il tuo 6 è diverso dal suo). Mediocrità.
Nelle superiori inizia una piccola scrematura, ma chi eccelle non viene valorizzato con dei percorsi di potenziamento. Unutile parlare dell’alternanza scuola/lavoro
Insegnanti che dal sud vengono ad insegnare al nord, solo per avere lo stipendio, già alla fine di settembre sono in malattia e tornano al loro paese fino a ……forse in tutto 2 mesi di presenza. Supplenti su supplenti, ragazzi ancora più impreparati.
Nelle università, gioca l’Italia… rinviata sessione d’esame.
Poi ci si scontra col mondo del lavoro, stage infiniti non/mal retribuiti, solo scopo di sfruttare.
Molti giovani vanno all’estero con la scusa che qui non c’è lavoro, scusate ma la maggior parte cazzeggia. Oppure lì lavorano per quattro soldi ma in Italia si rifiutano di farlo, questa la devo ancora capire. Però rifugiamoci nei “ ci sta è esperienza”.
Molti, quando ci parli ti dicono che non hanno nessuna intenzione di passare 8 ore seduti in un ufficio. E cosa vuoi???? Palme , cocktail, un conto corrente gratis ?
Non sanno neanche loro cosa vogliono fare.
Poi ci sono coloro che si spostano con un fine preciso, e partono già dall’Italia con delle opportunità e questi sono veramente pochi. Non tornano certo, cosa farebbero in un paese dove non potrebbero mai fare il loro lavoro.
Dopo la guerra gli italiani andavano all’estero a lavorare nelle miniere , oggi a fare i baristi/camerieri.
Di cervelli ce ne sono ancora troppo pochi per dire che c’è la fuga. Credo che anche qui ne siano rimasti, solo non se ne parla. In tanti però scappano.
Peccato che gli investimenti (pochi) vengano fatti per stagnare e non per emergere.