Suicidi di ragazzi

Foglia

utente viva e vegeta
Mi spiego meglio, perché mi sono accorta di avere fatto un po' di casino con i tempi, chiedo scusa. :)

Intendevo dire che se avessi avuto bisogno di uno psichiatra negli anni sessanta (ma anche settanta) probabilmente sarei incappata in un sistema che non avrebbe quasi percepito la depressione come una malattia, ma come una "cosa dei matti". A quel punto scegliere di farsi curare all'esterno del nucleo familiare avrebbe in molti casi significato finire in manicomio. Era questo che volevo dire. Chiaro che oggi una donna di quarant'anni e una di settanta hanno la stessa scelta. Anche se magari quella di settanta rimane più vincolata alla mentalità di un tempo.

Pensavo agli anni sessanta (settanta dai... Ipazia se non erro e' mia coetanea) perché.... Non so il perché, ma dalle parole di [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] ho percepito il discorso su sua mamma come il discorso fatto da una ex bambina :)

Non lo so se sia vero, o se il problema sia più recente. Di qui che dicevo che un tempo neppure troppo lontano curarsi era più difficile.
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

Mi spiego meglio, perché mi sono accorta di avere fatto un po' di casino con i tempi, chiedo scusa. :)

Intendevo dire che se avessi avuto bisogno di uno psichiatra negli anni sessanta (ma anche settanta) probabilmente sarei incappata in un sistema che non avrebbe quasi percepito la depressione come una malattia, ma come una "cosa dei matti". A quel punto scegliere di farsi curare all'esterno del nucleo familiare avrebbe in molti casi significato finire in manicomio. Era questo che volevo dire. Chiaro che oggi una donna di quarant'anni e una di settanta hanno la stessa scelta. Anche se magari quella di settanta rimane più vincolata alla mentalità di un tempo.

Pensavo agli anni sessanta (settanta dai... Ipazia se non erro e' mia coetanea) perché.... Non so il perché, ma dalle parole di [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] ho percepito il discorso su sua mamma come il discorso fatto da una ex bambina :)

Non lo so se sia vero, o se il problema sia più recente. Di qui che dicevo che un tempo neppure troppo lontano curarsi era più difficile.
Comunque Cielo.. rileggendo, ho avuto come la sensazione di esser stato frainteso, quando ho precisato il fatto che mi venne detto che non mi "potevo permettere" di andare in depressione (noi non ci possiamo permettere mi fu detto in verità, e fu detto da mia madre)

Non era una negazione della depressione come patologia, anzi.

Mia madre mi aveva appena confidato (lei, io non sapevo nulla) che un mio amico che non vedevo da un po era caduto in depressione (era amica di sua madre)

Ed era serissima e preoccupatissima, e anzi mi disse che erano "grosse preoccupazioni" per chi le viveva.

Quindi.. Altro che negazione e minimizzazione della cosa

Io le chiesi SE IO fossi caduto in depressione, se avesse avuto la stessa cura e attenzione che stava dimostrando per il figlio della sua amica. E lei si irrigidì, e mi disse quelle parole

Mi disse la verità che NOI non ce lo potevamo permettere. (Ci si mise dentro a pieno titolo)

E se fosse accaduto saremmo rifiniti tutti quanti nella merda.

Era vero

E col senno di poi non ci trovo nulla di male a dirsi chiaramente che una situazione come quella, in casa, nella mia casa, non ci si poteva permettere.

Anzi.. Dirò di più, anche con i nostri figli dovremmo chiarire (se invitati a farlo) che non tutto ci si puo' permettere.

Credo sia salubre x loro, almeno io penso

Poi se accade.. Si rotola nella merda e pace...

Spero di aver chiarito quanto intendevo con quella frase (anche a beneficio di [MENTION=4739]Brunetta[/MENTION] credo.. )
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Comunque Cielo.. rileggendo, ho avuto come la sensazione di esser stato frainteso, quando ho precisato il fatto che mi venne detto che non mi "potevo permettere" di andare in depressione (noi non ci possiamo permettere mi fu detto in verità, e fu detto da mia madre)

Non era una negazione della depressione come patologia, anzi.

Mia madre mi aveva appena confidato (lei, io non sapevo nulla) che un mio amico che non vedevo da un po era caduto in depressione (era amica di sua madre)

Ed era serissima e preoccupatissima, e anzi mi disse che erano "grosse preoccupazioni" per chi le viveva.

Quindi.. Altro che negazione e minimizzazione della cosa

Io le chiesi SE IO fossi caduto in depressione, se avesse avuto la stessa cura e attenzione che stava dimostrando per il figlio della sua amica. E lei si irrigidì, e mi disse quelle parole

Mi disse la verità che NOI non ce lo potevamo permettere. (Ci si mise dentro a pieno titolo)

E se fosse accaduto saremmo rifiniti tutti quanti nella merda.

Era vero

E col senno di poi non ci trovo nulla di male a dirsi chiaramente che una situazione come quella, in casa, nella mia casa, non ci si poteva permettere.

Anzi.. Dirò di più, anche con i nostri figli dovremmo chiarire (se invitati a farlo) che non tutto ci si puo' permettere.

Credo sia salubre x loro, almeno io penso

Poi se accade.. Si rotola nella merda e pace...

Spero di aver chiarito quanto intendevo con quella frase (anche a beneficio di @Brunetta credo.. )
No. Continui a scrivere cose che non capisco. Come se la depressione fosse un lusso.
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

No. Continui a scrivere cose che non capisco. Come se la depressione fosse un lusso.
Si Brunetta, in quel contesto e in quel momento x me era un lusso. Anzi per noi , me e mia madre.

Anche x motivi economici, ma non solo.
Per gli equilibri familiari

Non capisco cosa ci sia di choccante

Per me era un lusso anche farmi rompere 3 denti se facevo a pugni, perché non c'erano le possibilità per spendere solfi da un dentista.

Era la verità. La povertà non è una vergogna

Non vedo cosa ci sia di choccante, forse per chi non ci è abituato, non so..
 

Foglia

utente viva e vegeta
Comunque Cielo.. rileggendo, ho avuto come la sensazione di esser stato frainteso, quando ho precisato il fatto che mi venne detto che non mi "potevo permettere" di andare in depressione (noi non ci possiamo permettere mi fu detto in verità, e fu detto da mia madre)

Non era una negazione della depressione come patologia, anzi.

Mia madre mi aveva appena confidato (lei, io non sapevo nulla) che un mio amico che non vedevo da un po era caduto in depressione (era amica di sua madre)

Ed era serissima e preoccupatissima, e anzi mi disse che erano "grosse preoccupazioni" per chi le viveva.

Quindi.. Altro che negazione e minimizzazione della cosa

Io le chiesi SE IO fossi caduto in depressione, se avesse avuto la stessa cura e attenzione che stava dimostrando per il figlio della sua amica. E lei si irrigidì, e mi disse quelle parole

Mi disse la verità che NOI non ce lo potevamo permettere. (Ci si mise dentro a pieno titolo)

E se fosse accaduto saremmo rifiniti tutti quanti nella merda.

Era vero

E col senno di poi non ci trovo nulla di male a dirsi chiaramente che una situazione come quella, in casa, nella mia casa, non ci si poteva permettere.

Anzi.. Dirò di più, anche con i nostri figli dovremmo chiarire (se invitati a farlo) che non tutto ci si puo' permettere.

Credo sia salubre x loro, almeno io penso

Poi se accade.. Si rotola nella merda e pace...

Spero di aver chiarito quanto intendevo con quella frase (anche a beneficio di [MENTION=4739]Brunetta[/MENTION] credo.. )
Anche io a volte dico di non potermi permettere l'influenza. Così spesso finisce che non mi curo abbastanza: In questo momento sono a letto, ho 38 di febbre e una congiuntivite per cui mi caverei gli occhi :rolleyes:
Finirà che ci metterò di più a guarire perché non mi posso curare bene. O meglio: domani potrei anche stare a casa dal lavoro, ma se appena riuscirò a stare in piedi andro' a lavorare. Questo in parte perché non mi ritengo gravemente malata, e tendo a sottovalutare la mia magagna, o almeno a posporla ad altre necessità. Una sorta di ubi maior minor cessat.

Ho capito cosa intendi dire: però sono frasi senza un riscontro pratico. Perché se capita la depressione, come un infarto, o una qualsiasi malattia invalidante, hai ben voglia a dire di non potertela permettere. La devi curare, pur tra mille difficoltà. Diversamente rischi molto più che a trascurare un pochino una congiuntivite. :)
 
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Skorpio

Utente di lunga data
...

Anche io a volte dico di non potermi permettere l'influenza. Così spesso finisce che non mi curo abbastanza: In questo momento sono a letto, ho 38 di febbre e una congiuntivite per cui mi caverei gli occhi :rolleyes:
Finirà che ci metterò di più a guarire perché non mi posso curare bene. O meglio: domani potrei anche stare a casa dal lavoro, ma se appena riuscirò a stare in piedi andro' a lavorare. Questo in parte perché non mi ritengo gravemente malata, e tendo a sottovalutare la mia magagna, o almeno a posporla ad altre necessità. Una sorta di ubi maior minor cessat.

Ho capito cosa intendi dire: però sono frasi senza un riscontro pratico. Perché se capita la depressione, come un infarto, o una qualsiasi malattia invalidante, hai ben voglia a dire di non potertela permettere. La devi curare, pur tra mille difficoltà. Diversamente rischi molto più che a trascurare un pochino una congiuntivite. :)
Hai ragione... Il fatto è che se io e te abbiamo da lavorare 7 giorni di fila come muli, perché senno si va falliti perché abbiamo una scadenza da onorare, non ci vuol pudore a dirci che non ci possiamo permettere di ammalarci anche di una semplice influenza.

Poi ci si ammala?

Pace..... Si fallisce.

Il senso era quello
 

Foglia

utente viva e vegeta
Si Brunetta, in quel contesto e in quel momento x me era un lusso. Anzi per noi , me e mia madre.

Anche x motivi economici, ma non solo.
Per gli equilibri familiari

Non capisco cosa ci sia di choccante

Per me era un lusso anche farmi rompere 3 denti se facevo a pugni, perché non c'erano le possibilità per spendere solfi da un dentista.

Era la verità. La povertà non è una vergogna

Non vedo cosa ci sia di choccante, forse per chi non ci è abituato, non so..
In generale a volte il "lusso" di ammalarsi prescinde dal tipo di malattia. E questo è chiaro. Chiarissimo che se ti ammali e perdi il lavoro e non hai altro di che sostentarti sei in una condizione peggiore rispetto a chi si ammala ma almeno non ha il problema economico. Fatto sta che la depressione non è una scelta.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Fatto sta che la depressione non è una scelta.
Ma guarda che io non ho mai detto questo, ne pensato. E continuo a non capire perché sia stato recepito cosi, davvero

Se dico che non mi posso permettere in questi mesi di fare un incidente e sfasciare l' auto, che problema c'è?

Se questa è la verità, non vedo che problema ci sia a dirlo onestamente

Mica si fanno x scelta gli incidenti di auto.

Perché fa cosi paura prendere atto di non potersi permettere qualcosa, in un certo periodo della propria vita? ...

Davvero, non capisco
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ma guarda che io non ho mai detto questo, ne pensato. E continuo a non capire perché sia stato recepito cosi, davvero

Se dico che non mi posso permettere in questi mesi di fare un incidente e sfasciare l' auto, che problema c'è?

Se questa è la verità, non vedo che problema ci sia a dirlo onestamente

Mica si fanno x scelta gli incidenti di auto.

Perché fa cosi paura prendere atto di non potersi permettere qualcosa, in un certo periodo della propria vita? ...

Davvero, non capisco

Provo a spiegare dove è nato il fraintendimento, almeno per me. Sembrava che nel tuo discorso la depressione entrasse appunto non quale malattia, ma come "malattia da ricchi". Non so se è chiaro. Se invece, come dici, ci sono momenti e fasi in cui ammalarsi (di qualsiasi malattia) diventa un problema grave nel problema grave non posso che concordare. Però il riferimento specifico alla depressione mi faceva suonare il tuo discorso nel senso di una superfluità della malattia, ed e' un modo di pensare che purtroppo non è ancora infrequente. Tanti dicono che siccome non "si vede niente", non hai niente, e "se proprio hai vedi di fartelo passare alla svelta". Con questo attribuendo (anche in via più implicita) una sorta di colpa per l'essere depressi.

Tutto qui.
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

Provo a spiegare dove è nato il fraintendimento, almeno per me. Sembrava che nel tuo discorso la depressione entrasse appunto non quale malattia, ma come "malattia da ricchi". Non so se è chiaro. Se invece, come dici, ci sono momenti e fasi in cui ammalarsi (di qualsiasi malattia) diventa un problema grave nel problema grave non posso che concordare. Però il riferimento specifico alla depressione mi faceva suonare il tuo discorso nel senso di una superfluità della malattia, ed e' un modo di pensare che purtroppo non è ancora infrequente. Tanti dicono che siccome non "si vede niente", non hai niente, e "se proprio hai vedi di fartelo passare alla svelta". Con questo attribuendo (anche in via più implicita) una sorta di colpa per l'essere depressi.

Tutto qui.
Adesso ho capito...

Purtroppo che sia una malattia da ricchi non lo dico io (conterebbe poco) ma lo dicono i fatti, almeno in Italia, come anche ieri veniva detto qui, si è praticamente abbandonati a livello di sanità pubblica

Quindi.. O ti curi a tue spese, oppure son guai, nel senso che te la tieni e che finirà x scaricarsi su tutto il nucleo familiare, sul tuo lavoro, su tutto.

Dico cose scomode.. Ma se dico male correggimi

Questo non lo dico ne' xné sconvolgere ne colpevolizzare nessuno, né tantomeno x provocare

Quindi Che molti italiani oggi non si possano permettere a vari livelli una malattia cosi, credo sia noto a tutti noi

Se questo crea fastidio, mi unisco al fastidio, ma non credo di dire una eresia

Di donne (e uomini) come Paola Clemente in questo paese non credo ce ne siano rimaste due o tre. Ma migliaia e migliaia.

Loro non se la possono ancora oggi permettere ad esempio, assieme a migliaia e migliaia di altre cose che x noi sono stronzate (quelle si) quotidiane
 

Foglia

utente viva e vegeta
Adesso ho capito...Purtroppo che sia una malattia da ricchi non lo dico io (conterebbe poco) ma lo dicono i fatti, almeno in Italia, come anche ieri veniva detto qui, si è praticamente abbandonati a livello di sanità pubblicaQuindi.. O ti curi a tue spese, oppure son guai, nel senso che te la tieni e che finirà x scaricarsi su tutto il nucleo familiare, sul tuo lavoro, su tutto.Dico cose scomode.. Ma se dico male correggimiQuesto non lo dico ne' xné sconvolgere ne colpevolizzare nessuno, né tantomeno x provocareQuindi Che molti italiani oggi non si possano permettere a vari livelli una malattia cosi, credo sia noto a tutti noiSe questo crea fastidio, mi unisco al fastidio, ma non credo di dire una eresia Di donne (e uomini) come Paola Clemente in questo paese non credo ce ne siano rimaste due o tre. Ma migliaia e migliaia.Loro non se la possono ancora oggi permettere ad esempio, assieme a migliaia e migliaia di altre cose che x noi sono stronzate (quelle si) quotidiane
A me pare che ieri si facesse un discorso leggermente diverso. Cioè. Che lo stato si disinteressi sostanzialmente di quella che è la parte domiciliare della terapia e' vero. Anche questo vale per qualsiasi malattia. Però non mi risulta che l'assistenza psichiatrica non sia contemplata dal nostro servizio sanitario. Non capisco però in tutto questo cosa c'entri quella poveretta morta di lavoro.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Adesso ho capito...

Purtroppo che sia una malattia da ricchi non lo dico io (conterebbe poco) ma lo dicono i fatti, almeno in Italia, come anche ieri veniva detto qui, si è praticamente abbandonati a livello di sanità pubblica

Quindi.. O ti curi a tue spese, oppure son guai, nel senso che te la tieni e che finirà x scaricarsi su tutto il nucleo familiare, sul tuo lavoro, su tutto.

Dico cose scomode.. Ma se dico male correggimi

Questo non lo dico ne' xné sconvolgere ne colpevolizzare nessuno, né tantomeno x provocare

Quindi Che molti italiani oggi non si possano permettere a vari livelli una malattia cosi, credo sia noto a tutti noi

Se questo crea fastidio, mi unisco al fastidio, ma non credo di dire una eresia

Di donne (e uomini) come Paola Clemente in questo paese non credo ce ne siano rimaste due o tre. Ma migliaia e migliaia.

Loro non se la possono ancora oggi permettere ad esempio, assieme a migliaia e migliaia di altre cose che x noi sono stronzate (quelle si) quotidiane
Ma non è vero.
Conosco chi si è curato in trutture pubbliche/convenzionate senza spese.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi spiego meglio, perché mi sono accorta di avere fatto un po' di casino con i tempi, chiedo scusa. :)

Intendevo dire che se avessi avuto bisogno di uno psichiatra negli anni sessanta (ma anche settanta) probabilmente sarei incappata in un sistema che non avrebbe quasi percepito la depressione come una malattia, ma come una "cosa dei matti". A quel punto scegliere di farsi curare all'esterno del nucleo familiare avrebbe in molti casi significato finire in manicomio. Era questo che volevo dire. Chiaro che oggi una donna di quarant'anni e una di settanta hanno la stessa scelta. Anche se magari quella di settanta rimane più vincolata alla mentalità di un tempo.

Pensavo agli anni sessanta (settanta dai... Ipazia se non erro e' mia coetanea) perché.... Non so il perché, ma dalle parole di @ipazia ho percepito il discorso su sua mamma come il discorso fatto da una ex bambina :)

Non lo so se sia vero, o se il problema sia più recente. Di qui che dicevo che un tempo neppure troppo lontano curarsi era più difficile.
Ho capito quello che intendi...ed è il motivo per cui ho battuto sulla "mentalità". Chiamiamola così.

Mentalità di una volta (in cui il malato veniva rinchiuso ed emarginato) che si riflette allegramente sull'oggi in cui il malato viene alternativamente colpevolizzato o "idolatrato" nella sua impossibilità di fronte alla malattia. Ovviamente mi riferisco alla malattia mentale. Al disturbo, anche.

Quando parlo di responsabilità del malato verso se stesso parlo dell'oggi. Non di ieri. Ieri è andato eh.

Siamo a oggi. Decidere di vivere nel passato, è una decisione individuale. Poi si possono comprendere le motivazioni, i percorsi...ma comprendere non è giustificare. E' comprendere. Punto.

Ed è per questo che mi oppongo al pensiero per cui la responsabilità della cura viene "tolta". E non proporzionata.

Un tempo al malato veniva tolta la responsabilità di se stesso attraverso il manicomio.
Adesso è un'operazione del pensiero.

Ma il meccanismo è lo stesso.

Sei malato. Ergo non sei responsabile di te. Pensiero paternalista per cui "Io, chiunque sia, mi prenderò cura di te". Pensiero delegante del malato "qualcuno si prenderà cura di me" (e sfido un qualunque tipo di guarigione se non si inizia a smantellare esattamente da quel nodo).

Un malato mentale che non è protagonista della sua malattia è semplicemente spacciato. Finisce anche oggi in istituto. E se non ci finisce fa talmente tanti danni che forse rinchiuderlo sarebbe pure un bene.

Un malato mentale a cui non vengono dati in mano gli strumenti per prendersi cura di se stesso, è spacciato. E sono strumenti che discendono dal contesto socio-culturale, anche.

Un malato mentale che non si prende in mano gli strumenti per aver cura di se stesso, o davvero non può, ma allora lo rinchiudo, oppure svicola riguardo alla Cura di sè.

Che è la prima responsabilità di ogni Essere Vivente.

In Natura un vivente che non si Cura di sè muore. Senza tante discussioni. E' Natura. E' vita e morte.
Girare lo sguardo non cambia questo stato di cose.

Noi umani abbiamo costruito strutture di contenimento e riduzione, ma pure nella nostra società se non ti sai prendere cura di te sei un peso economico che va distribuito su tutti, sei un peso familiare, e se fai casini tutti pagano per te, sei un peso individuale per te stesso, che vivi di merda sentendoti inadatto a sopravvivere nel mondo.

Ed è una scelta.

Se stai nella quotidianità...allora te ne assumi la responsabilità. Se no, il non posso è una scusa. Motivata fin che vogliamo, ma è una scusa.

Se hai il mal di schiena vai e ti curi. (tranne quelli tipo mia madre che manco il mal di schiena si fanno curare, salvo poi rompere i coglioni che lei non ce la fa, le fa male la schiena e nessuno la capisce:facepalm:).

Se non ci vai la responsabilità resta tua. Tutte le motivazioni di questo mondo, ma non sei sollvetat* dalla responsabilità di aver cura di te. E se ti prendi pure dei vaffanculo, te li sei pure guadagnat*. Che non è che il mondo è obbligato a farsi carico dei tuoi mali. Può benissimo sfancularti.
Essere sostenuto non è un diritto. Ma una decisione di chi lo fa. E ha un prezzo.

Altro che amore.

E un bagno di umiltà a questo livello farebbe bene. A un botto di persone.
In primis a quelle che decidono di crogiolarsi nella malattia.
Che se sei per strada, e non hai da mangiare o ti industri o crepi. Questa è la realtà. Brutta? cruda? orribile?
Ma realtà.
Una delle cose che non riesco, da sempre a tollerare nei depressi, sono i grazie. Che sono da un lato striscianti e dall'altro recriminatori. E' un lato veramente schifoso dell'aver a che fare con loro. Che diventa costante tentivo di manipolazione del mondo per ridurlo ai propri termini.

Parte del pensiero corrente, che non condivido minimamente, è il malato innocentizzato a causa della sua patologia. Compreso ci sta. Comprendo il meccanismo. Ma innocentizzato no.
Perchè di danni ne fanno pure da malati. E non pochi.

Non so se mi sto spiegando.

Posso sembrare cattiva. Forse lo sono pure. Non mi interessa moltissimo.

Parlo da ex-bambina, ma anche da ex-adolescente, anche da ex-giovane adulta, da adulta, e probabilmente parlo anche per il futuro, quando sarò una donna di mezza età che dovrà farsi carico di una donna che rifiuta ogni genere di cure salvo poi lamentarsi e scaricare addosso al mondo le cause dei suoi malesseri, utilizzando tecniche manipolatorie che definire raffinate è poco.

Il mio sguardo è condizionato dall'essere cresciuta e vissuta con una madre disturbata? Certo che sì.
Sarei patologica pure io se fossi diventata tanto impermeabile da non sentirne addosso le conseguenze.
Ed è pure condizionato dalla preoccupazione strisciante per il futuro. Che mia madre morirà.
Molto probabilmente prima si ammalerà...e sarà veramente un delirio prendersi cura di lei.

Ho sicuramente uno sguardo disincantato e poco pietistico.
Perchè la malattia io la comprendo in termini tecnici. Ma l'ho sperimentata non soltanto come tecnica.
Quindi sono dura, sì. Perchè un malato ha ricadute su tutto il sistema famiglia. E da lì anche sul sociale.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non so ma io vedo una certa differenza tra i ragazzi di oggi e i ragazzi di quando ero ragazza io. Certo, succedeva che qualcuno si suicidava, ma erano casi rari. Adesso io vedo veramente una generazione fragile, con l'autostima bassa e problematica. Teniamo presente che le generazioni cambiano ogni 5 anni adesso, e quella di adesso non è quella di 5 anni fa.
Il video mi ha aiutata a focalizzare quello che già sospettavo. Altra cosa che mi terrorizza è la non consapevolezza dell'irreversibilità della morte.
E come mai secondo te hanno una autostima bassa?

io fra l'altro non sono d'accordo. O meglio, centrerei la questione in modo diverso.

Che io vedo ragazzetti talmente egocentrati e pieni di sè, da essere vuoti. Manco sanno esiste un mondo intorno a loro. Sono tutti riversati in loro stessi.
Preda delle ansie di riempimento dei loro genitori.
E di una società che punta tendenzialmente ai pieni e non ai vuoti. In modo direi compulsivo.

Che si confrontano con la frustrazione senza mai essere stati allenati a farlo.

Vedo scene al supermercato a volte, che prenderei a calci in culo madri e padri per la loro incapacità di prendere una posizione chiara e ferma.
Evito i ristoranti con area bambini, perchè sinceramente mi fa altamente girare il cazzo rovinarmi la cena (che mi è costata comunque fatica visto che per pagarmela sono andata a lavorare) rimanendo in balia di urli, strilli, corse tutte intorno con genitori che trovano come unica soluzione o di dare da mangiare o di dare un tablet in mano per tacitare.
Ci sono ragazzetti che in terza elementare manco sanno allacciarsi le scarpe. E non sono disabili eh. Comprenderei un impaccio motorio, Una disabilità.
Ma in assenza, direi che in terza elementare è obbligatorio allacciarsi le scarpe, mettersi e allacciarsi il giubbino...e invece ti trovi davanti questi sguardi ebeti che ti guardano senza neanche saper articolare una frase fatta per chiedere aiuto. Ma che pretendono in maniera tirannica.

E non ce l'ho coi bambini. Sono dell'idea che il pesce puzza dalla testa.

Quanto alla morte...ma tu dimmi come possono impararla se non vedendola. E vedendola negli occhi degli adulti che li circondano.

Ma se sono gli adulti stessi che ne hanno un sacro terrore (farlocco), che pensano all'eternità e all'eterna giovinezza, che vanno in crisi per due cazzo di capelli bianchi, che povero piccolino mio, ti traumatizzi se vedi la nonna morta nella bara...non parliamo del cibo, che sembra non derivi da essere viventi morti ma da chissà quale processo magico per cui il vitellino o è quello tenero o non esiste nelle fettine che la mamma compra al supermercato.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
... Mi arrendo.. :)
Vabbè non è mica una gara. Ma se nei fatti non va come tu pensi o come è successo trent'anni fa a un tuo conoscente, non la devi prendere rendere come un confronto per aver ragione.
 

Piperita

Sognatrice
E come mai secondo te hanno una autostima bassa?

io fra l'altro non sono d'accordo. O meglio, centrerei la questione in modo diverso.

Che io vedo ragazzetti talmente egocentrati e pieni di sè, da essere vuoti. Manco sanno esiste un mondo intorno a loro. Sono tutti riversati in loro stessi.
Preda delle ansie di riempimento dei loro genitori.
E di una società che punta tendenzialmente ai pieni e non ai vuoti. In modo direi compulsivo.

Che si confrontano con la frustrazione senza mai essere stati allenati a farlo.

Vedo scene al supermercato a volte, che prenderei a calci in culo madri e padri per la loro incapacità di prendere una posizione chiara e ferma.
Evito i ristoranti con area bambini, perchè sinceramente mi fa altamente girare il cazzo rovinarmi la cena (che mi è costata comunque fatica visto che per pagarmela sono andata a lavorare) rimanendo in balia di urli, strilli, corse tutte intorno con genitori che trovano come unica soluzione o di dare da mangiare o di dare un tablet in mano per tacitare.
Ci sono ragazzetti che in terza elementare manco sanno allacciarsi le scarpe. E non sono disabili eh. Comprenderei un impaccio motorio, Una disabilità.
Ma in assenza, direi che in terza elementare è obbligatorio allacciarsi le scarpe, mettersi e allacciarsi il giubbino...e invece ti trovi davanti questi sguardi ebeti che ti guardano senza neanche saper articolare una frase fatta per chiedere aiuto. Ma che pretendono in maniera tirannica.

E non ce l'ho coi bambini. Sono dell'idea che il pesce puzza dalla testa.

Quanto alla morte...ma tu dimmi come possono impararla se non vedendola. E vedendola negli occhi degli adulti che li circondano.

Ma se sono gli adulti stessi che ne hanno un sacro terrore (farlocco), che pensano all'eternità e all'eterna giovinezza, che vanno in crisi per due cazzo di capelli bianchi, che povero piccolino mio, ti traumatizzi se vedi la nonna morta nella bara...non parliamo del cibo, che sembra non derivi da essere viventi morti ma da chissà quale processo magico per cui il vitellino o è quello tenero o non esiste nelle fettine che la mamma compra al supermercato.
Sono d'accordo ma non sapevo identificare bene le cause, adesso ci vedo un pò più chiaro, grazie a quel video e a te.
Da quando il tempo è denaro e la vita è frenetica, nessuno ha tempo per educare i figli come si deve. Senza comunicazione l'educazione non esiste, i bambini vengono abbandonati davanti al solito tablet, al pc, al nintendo e quando ritornano alla realtà diventano ingestibili, imitano i personaggi dei giochi e pensano che così come nei giochi, le vite siano infinite.
 

Skorpio

Utente di lunga data
...

Vabbè non è mica una gara. Ma se nei fatti non va come tu pensi o come è successo trent'anni fa a un tuo conoscente, non la devi prendere rendere come un confronto per aver ragione.
Io dico che la assistenza sanitaria pubblica è totalmente insufficiente x certi tipi di patologie, tra cui queste

Come x altre patologie è formidabile

A tal proposito ho un fresco alzheimer certificato nel mio ambito di conoscenze strette, se vuoi ti mando la copia del certificato.

Se hai da segnalarmi strutture pubbliche che siano in grado di sostenerlo te ne sarò grato, noi si è è ricevuto poco più di una pacca sulla spalla e un pacco di medicine.

E una visita x il sussidio di accompagnamento che ci han già anticipato che se sta in piedi con le sue gambe, va bene cosi e di non rompersi i coglioni a far le pratiche.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io dico che la assistenza sanitaria pubblica è totalmente insufficiente x certi tipi di patologie, tra cui queste

Come x altre patologie è formidabile

A tal proposito ho un fresco alzheimer certificato nel mio ambito di conoscenze strette, se vuoi ti mando la copia del certificato.

Se hai da segnalarmi strutture pubbliche che siano in grado di sostenerlo te ne sarò grato, noi si è è ricevuto poco più di una pacca sulla spalla e un pacco di medicine.

E una visita x il sussidio di accompagnamento che ci han già anticipato che se sta in piedi con le sue gambe, va bene cosi e di non rompersi i coglioni a far le pratiche.
Allora cambia regione.
 

danny

Utente di lunga data
Io sono d'accordo con te

La mia mamma mi ha insegnato a suo tempo (a suo modo) che deprimersi richiede tempo e spazio, in poche parole è un lusso che c'è chi può permettersi e chi no.

E ad esempio io non me lo potevo permettere, punto.

Se hai un progetto da conseguire, tuo o imposto dalle situazioni, per veder più luce, non hai spazio x la depressione

Quella spesso arriva dopo, quando quel progetto lo hai conseguito , e scopri che tutto sommato è un'inculata, a livello di soddisfazione e appagamento

Chi vive senza progetto è quindi, secondo me, molto ma molto più esposto alla depressione
Per esperienza, ti posso dire che non c'entra niente.
La depressione è una malattia.
 
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