"Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari, ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio, quasi sempre invano".
"È la prospettiva dell'invecchiare ad essere ormai fuori moda, identificata con una diminuzione delle possibilità di scelta e con l'assenza di "novità". Quella "novità" che in una società di consumatori è stata elevata al più alto grado della gerarchia dei valori e considerata la chiave della felicità. Tendiamo a non tollerare la routine, perché fin dall'infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti "usa e getta", da rimpiazzare velocemente. Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso".
Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l'illusione di avere tante "seconde scelte", che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante. Muoversi da un luogo all'altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. "L'amore esclusivo" non è quasi mai esente da dolori e problemi - ma la gioia è nello sforzo comune per superarli".
"Il 1968 potrebbe essere stato un punto d'inizio, ma la nostra dedizione alla gratificazione istantanea e senza legami è il prodotto del mercato, che ha saputo capitalizzare la nostra attitudine a vivere il presente".
Seguo Bauman da tempo e ho avuto l'onore di assistere dal vivo ad una sua conferenza nel 2016.
Questi sono secondo me i passaggi salienti.
Penso che l'istinto a soddisfare ogni bisogno, a godere della fruibilità del piacere sia connaturato, ma non all'umanità, ma ai bambini, ai neonati: loro sì, perché ancora non sono stati educati alla vita, alle relazioni, alla dignità del lavoro, all'importanza dell'impegno e alla soddisfazione che deriva dal portare a termine una fatica con gioia.
Quindi mi sento di dire che ciò che manca nel nostro mondo è l'educazione: cioè la capacità di e-ducere, portar fuori dall'infanzia adulti capaci. E di questo il grande bengodi del mercato si è approfittato, alimentando il rifiuto del futuro barattato con un effimero presente dove la morte non esiste.
Bauman la chiamava la sindrome del Titanic: balliamo mentre affondiamo, consumiamo soldi che non abbiamo, bruciamo emozioni, e siamo sempre più soli.
E sì, credo anche io che il 68 sia stato l'inizio del ballo......