Sul primo grassetto sono pienamente d'accordo.
Sul secondo...non lo so. Non so argomentare spleen..eppure io non vedo sguardi indulgenti verso l'orrore, che per certi versi mi tranquillizzerebbero...vedo sguardi vuoti sull'orrore.
Come se fosse in "terza persona" quello sguardo.
Una indulgenza autentica, a mio parere, significherebbe attraversare l'orrore, viverselo sulla pelle, volersela levare di dosso per non sentirne più il tocco. Se non si attraversa non c'è comprensione e non c'è possibilità neanche di indulgenza (questione, quella dell'indulgenza, che penso non si porrebbe nemmeno...quando si attraversa l'orrore, i "poverin*" decadono, lo sguardo cambia e proprio nella consapevolezza io credo ci si renda conto che a volte resta solo il silenzio e il fare concreto).
Quello che io vedo riguarda più una distanza. Un non lasciarsi sfiorare, sommersi dall'orrore ad ogni istante.
Tipo quelli che guardano un tutorial su youtube su come si guida un aereo e poi credono che, siccome l'hanno visto, lo sanno anche fare.
Non so se mi spiego.
Salire in groppa al drago, hai ragione, non è solo guardare quel che è sopito e dato per natura...ma è afferrarlo e saldamente, metterci dentro le mani e sporcarsi...e tagliarsi. Attraversare lo schifo e il ribrezzo, senza passare per quello che si guarda negli altri.
Credo che per paradosso, tutta questa disponibilità di orrore, non solo non abbia dato maggior consapevolezza di quanto è crudele l'uomo, la più crudele fra tutte le creature a mio parere, ma al contrario in una apparente presa di coscienza abbia allontanato la consapevolezza di quel che ognuno di noi è. E porta con sè.
Secondo me ovviamente.