Dopodichè sono davvero limitata e superficiale io ma tutto questo accalorarsi da una parte e dall'altra mi è incomprensibile
Quoto.
Non partecipo a queste discussioni perché finiscono ad assomigliare a un talk show.
L’unica cosa che manca, PER FORTUNA, è urlare e sovrapporre le voci, accompagnato dal rituale “io l’ho lasciato parlare, adesso lasci parlare me”.
Naturalmente DOPO si trovano tutti al bar amichevolmente come compagni di scuola.
Ma i veri compagni di scuola per queste discussioni si menano e in passato si sono sprangati e sono pure morti.
Il problema, per me, è che si cercano delle sicurezze, soprattutto sicurezze ideologiche, dei punti fermi.
Ma siamo ancora come nella ormai vecchia canzone di Battiato alla ricerca di un centro di gravità permanente e i politici cercano di darci delle parvenze di punti fermi e di soluzioni, mentre soluzioni non ci sono se non provvisorie e parziali di fronte a situazioni complesse.
Forse dovremmo andare a ristudiare la caduta dell’Impero Romano per scoprire dopo un bel po’ di tomi che non è caduto, ma si è trasformato e poi ristrutturato in tempi così lunghi che non sono stati percepibili da chi li viveva che invece si sentiva in un turbinio di eventi incontrollabili.
Questo non significa che ognuno di noi non abbia punti fermi e quasi sempre rispettabili, ma che, semplicemente, a seconda della situazione in cui ci si trova si vedano priorità diverse.
Ho cercato una scena perfetta da un film che amo molto, ma non l’ho trovata. Per chi ha visto il film potrà essere un riferimento, se la ricorda: il ritorno da Washington di Katy in Come eravamo. Lo scontro tra Katy e Hopper mostra l’inconciliabilità di due punti di vista e chi li ascolta non può che dar ragione a entrambi perché lui dice “Quello che conta sono le persone, siamo io e te” e lei “ma cosa sono le persone senza i loro principi?”.
Allo stesso modo la contrapposizione tra destra e sinistra è ben spiegata da Bobbio
https://www.donzelli.it/libro/9788860363824 e lascia ugualmente combattuti perché bisogna scegliere sempre cosa “sacrificare” ma sono davvero principi inconciliabili o istintivamente “la gente sa benissimo dove andare”* riequilibrando attraverso la democrazia che consente di privilegiare una volta alcuni principi e a volte altri?
Certo mentre si prova a trovare soluzioni in un verso o in un altro intanto ci si accalora perché ci sono persone che sentono alcuni principi fermi sempre e comunque in ogni circostanza e nonostante tutto.
Ma soprattutto credo che si sia tutti, nessuno escluso “quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare”* sottoposti al bisogno di poter avere almeno un po’ la sensazione di dominare gli eventi e la propria vita, informandosi e leggendo un altro milione di libri o chiedendo i giardinetti per i bambini, ma comunque poi semplificando per placare l’ansia che la vita inevitabilmente ci crea.
E poi la sensazione di fallimento (e poi di conseguenza di rabbia) prende tutti
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*La Storia siamo noi di De Gregori.