Prendo spunto da te per prendere atto che avevo una idea del tutto sbagliata.
E' vero che, come dice [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] a strega, ho parametri per così dire da "relazione stabile", che fanno a cazzotti proprio con questo diverso tipo di relazione.
Però.... Nessuno riesce a levarmi dalla testa che anche nella precarietà più assoluta est modus in rebus. Il problema (e qui prendo spunto anche da [MENTION=7465]Lara3[/MENTION]) e' che questo modus a volte è inadeguato persino nelle relazioni progettuali.
Mi viene in mente, estremizzando, il classico esempio di chi esce a comprare le sigarette e non torna

. Anche quello probabilmente non ce la fa più e non sa come dirlo.
Nelle mie aspettative (e mi rendo conto che evidentemente sbaglio) in una relazione tra amanti metterei anche il fatto che, a cose finite, uno avesse in ipotesi il coraggio tanto di manifestarmi l'intervenuta noia quanto un coinvolgimento che mette a repentaglio la storia ufficiale.
E la differenza con una relazione progettuale la avrei collocata nel fatto che solo in questa ultima (al di là di esternare le motivazioni in modo senz'altro più articolato) se ne parlasse anche nel tentativo di trovare una soluzione. Di salvare qualcosa che va senz'altro più in là delle scopate nella bolla e (cosa nemmeno scontata) in qualche momento ludico passato insieme.
Ed invece a quanto pare è normale che, se finisce, il perché possa benissimo stare nel piano della intuizione.
Fermo restando che un perché non cambia nulla nella pratica, ma forse. (forse) cambia nella considerazione. Poi per tornare al discorso di ipazia ben posso accettare di aver davanti un volpone. E fare la volpe a mia volta. Però ne deve veramente valere la pena, e sul momento non mi tornano in mente troppi palliativi atti per così dire a neutralizzare un coinvolgimento emotivo.