Ma il diritto alla felicità di cui si parla è un’altra cosa è, per me, porta dritto dritto all’infelicità.
Non è un diritto, e' una immagine che spesso ci si fa quando non è possibile per svariate ragioni viversi oggettivamente bene ogni momento della giornata. C'è chi al mattino si trascina al lavoro e vede in ogni sua azione un gesto pressoché automatico e per così dire "dovuto", e chi (sono meno) riesce a vivere attivamente tanta parte della giornata. Mettendo interesse per ciò che fanno. Li riconosci a prima vista dalla faccia

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La maggior parte di noi però viaggia "in automatismo" per la gran parte della giornata, e soffre quella che diventa la noiosa routine.
La felicità dicono sia una molecola (la serotonina se non sbaglio), da un punto di vista scientifico e oggettivo. Una cosa senza la quale non si ha voglia di andare avanti. Il motore.
Ed ecco che tutti quelli che vivono nella attesa di "passare" la routine (e spesso di "far giornata") hanno bisogno della meta. Che sia la pizza con gli amici, l'ora in piscina, il bagno in silenzio e relax, l'incontro con l'amante, la vacanza agognata..... Momenti a cui si tende durante tutti gli altri. "Adesso mi sciroppo (mettici quello che vuoi), ma dopo...". E già ti immagini e ti pregusti il momento "bello".
Più o meno e' questa l'immagine che do' alla felicità. Non un diritto, più che altro una meta "isolata" per molti.