I conti di Conte e i deliri di potenza

Skorpio

Utente di lunga data
Se la metti così mi tornano in mente i giovani che a inizio pandemia venivano intervistati nei locali dicendo "che tanto muoiono i vecchi", perchè -esempio- se per questa pandemia un ristoratore si trova a dover licenziare del personale, potrebbe voler dire anche scegliere tra Pino, 50enne che ha famiglia e con lo stipendio ci campa (=presente), e il 23enne che si

Ma è come per la parola congiunti. Il giorno dopo mezza Italia a chiedere se nei congiunti rientravano i fidanzati.
Da vocabolario no. E credo pure nella versione originale, anche perchè viene detto "a distanza e con mascherina" e fa ridere non di poco credere che due fidanzati si ritrovano e stanno ad un metro di distanza tenendo la mascherina...
Ma dillo, dillo subito, parli ad un popolo (che dovresti conoscere), o no? Invece no, poi si chiarisce che si intendeva anche i fidanzati.
Non so se erano consci di quel che intendevano

L'altro giorno il vice ministro Silieri, che personalmente stimo molto come politico, era molto imbarazzato e con lo sguardo basso

Speriamo che le forze di polizia non ci vadano in culo, perchè il livello di umiliazione al quale sono chiamate a sottoporsi nei prossimi giorni, con autocertificazioni in cui si scriverà di tutto, è elevato


Capisco.


Mi hai fatto venire in mente l'introiezione, il percorso, delle regole del bambino. :)

"Per quanto riguarda lo sviluppo morale, già durante i primi anni di vita il bambino compie l’esperienza di comportamenti caratterizzati da certe regolarità (ad esempio l’ora della sveglia o del pasto, la sequenza prevista per vestirsi...). Successivamente le figure di accudimento, attraverso una educazione occasionale o sistematica, aiutano il bambino nella acquisizione di quell’insieme di nozioni e convinzioni che formeranno la sua morale teoretica, attraverso la verbalizzazione di indicazioni (“Non dire bugie!” “Bisogna fare parti uguali”).

Nella prima infanzia, però, la presa di coscienza delle regole sociali e morali è limitata agli aspetti esteriori e più appariscenti, senza che ci sia una reale comprensione del motivo che sottende ciascuna regola.

Naturalmente la capacità di apprendimento delle regole è commisurata alla capacità di comprensione sia cognitiva che emotiva e alla capacità di introiezione delle regole stesse, cioè all’introiezione dell’indicazione del genitore e delle figure di accudimento con il quale il bambino si identifica (“Papà non vuole…”, “Mamma mi ha detto...”, “La maestra non mi lascia…”).

Con il passare degli anni e con l’evoluzione del pensiero e della capacità di astrazione e simbolizzazione, il bambino
diviene capace di comprendere le motivazioni che sottendono le regole e in questo modo diviene in grado di utilizzarle con consapevolezza discriminando in maniera adeguata tra ciò che si può o non si può fare e tra ciò che è bene e ciò che è male, creandosi con il tempo una propria scala di valori." (R. Carchio).

Ecco.

Fino a quando sentirò dire "me l'ha detto Conte, Salvini" o il cazzo a cavallo..., "sono impedit* di..." "non mi lasciano fare..."...
io non leggo consapevolezza, ma una presa di coscienza limitata agli aspetti esteriori e più appariscenti.

Che è meglio di una martellata sulle dita eh. :)
Tenendo conto che un mese fa non era salita alla coscienza neppure l'idea della necessità di un qualche livello di cambiamento a livello diffuso.

I risvolti di questa pandemia sono ampi.
Non riguardano il virus.

Ma riguardano lo stile di vita che si è condotto fino ad oggi.
(che non è evidentemente sintetizzabile in una "strategia").

A partire dal modo in cui si abita il pianeta per arrivare al modo in cui si abita la propria casa.
Con tutto quello che ci sta in mezzo.
Capisco cosa vuoi dire e mi trovo d'accordo, ma questo è un puntiglio tuo personale, e lo capisco .

Non sanabile peraltro.

Quindi, lo sentirai dire a lungo :)

E si ritorna ai discorsi per cui detto da Amadeus funziona 10, e scritto su www.salute.gov.it funziona 5

Capisco che faccia incazzare, e incazziamoci

Ma dopo l'incazzatura chi ha governo ha il compito di agire, e decidere.

E.. oggi come oggi il riferimento della consapevolezza è esattamente calato nel presente, qui e adesso.

Ed è quella che "serve" una strategia di convivenza (se c'è una strategia)

Per la consapevolezza che dici tu serve, di base, la "esperienza" (che oggi non può chiaramente esserci)

Ma è un concetto, quello della necessità della esperienza, che per me vale a tutto tondo, compreso una storia extraconiugale
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
@ipazia
Prima erano sacrificabili gli anziani. Adesso siamo sacrificabili tutti.
Ma intendi per lo stato? Se è così quel prima è stato deciso a porte chiuse (nessuno di noi sapeva di essere in emergenza, anzi pareva bastasse un termometro e basta, questo è quanto il popolo ha visto, assieme a rassicurazioni varie). Il dopo condito di tante parole di fratellanza, è normale faccia insorgere un coro di vaffanculo. Se chiedi fratellanza e dichiari "lo stato c'è" ma nel contempo decidi chi sacrificare. Siamo il paese dei terremotati che si sono sentiti parole di fratellanza per essere abbandonati nella merda. E non è che serve andare tanto indietro da aver letto libri di storia per saperlo.
Tra l'altro chi protesta ora (in questi giorni si sente tutto un vociare di ristoratori e parrucchiere) volendola vedere sotto un'altra ottica non posso dire che sbagli, nei termini di ognuno pensa se. Perchè potrebbero ottenere qualcosa. In futuro non potrebbe esserci più niente, dal momento che non sappiamo come andrà. E credo che nessuno si aspetti di essere caricato in spalla come nel racconto di guerra di tuo nonno.
Ovvero si parla di umanità ma non si crede esista, non in termini oltre di "una mangiata in allegria".
EDIT: sarà per questo che a molti manca la mangiata?
Sì, intendo lo stato.

Ma non lo intendo come una decisione presa a tavolino. E non intendo per stato l'esecutivo e stop.
Una roba tipo "uh, adesso chi lasciamo morire?" detto fra gente che si frega le mani in attesa.

Lo intendo proprio come "conseguenza" (casuale ma prevedibile) della dinamica fra disponibilità di informazioni (bassa e incerta) e disponibilità di risorse (scarsa e storicamente instabile).

Non penso che abbiano scelto a tavolino la strage che è avvenuta nelle RSA o che abbiano deciso di lasciar crepare in casa gente soffocata dai loro stessi polmoni (quando penso a questa morte, avendo sperimentato la sensazione di soffocamento, mi vengono i brividi).

Come non penso che il non aver dpi sia studiato. Semplicemente, le indicazioni che sono sui tavoli dal 2005 anche solo riguardo le scorte di dpi qualcuno le ha seguite (e non ha grossi problemi di approvvigionamento) e qualcuno no. E allora ci si inventa le mascherine in tessuto e si cambiano in corsa linee produttive (dopo aver delocalizzato per anni.)

Ma non penso neanche che non immaginassero che prendere i malati covid e piantarli nei reparti sub acuti avrebbe significato delle perdite.
Semplicemente, non immaginavano un casino di questo genere.

Personalmente sono piuttosto convinta che pensassero che avrebbero potuto, come è stato fatto in tutti questi anni, sommergere nell'emergenza l'emergenza.
Non so bene come potessero immaginarlo eh.
Ma da gente che fa i giochi di prestigio pensando di far sparire i morti, come è stato tentato di fare, a questo punto mi aspetto l'inimmaginabile.

D'altro canto dichiarare, nel'indifferenza generale e nelle risatine, che "tanto muoiono gli anziani, state tranquilli" e vedere che nessuno dice bif, ma anzi...."eh, vabbè, prima o poi si deve pur morire" è un bell'incoraggiamento.

E non penso che questo tipo di linea sia nata oggi.
Questa è solo la coda di anni e anni di destrutturazione dei servizi e del senso di corresponsabilità sociale oltre che di costruzione della delega sociale in nome della sicurezza.

Le condizioni semplicemente non potevano essere inventate in 15 giorni. Si fa con quel che si ha. (non con quel che si dovrebbe avere).

Se elimini per anni il territorio, giocando con privatizzazioni e bandi a ribasso con il terzo settore, è scontato che in 15 giorni non ristrutturi un sistema. E vai di riduzione del danno. E di scudi penali.

E non lo ristrutturi neppure in due mesi.
Specialmente se non hai soldi neppure per comprare la carta igienica nelle scuole. (non è una favola).

Cosa pensi che stiano pensando per la riapertura delle scuole per esempio?
Come si potranno confrontare con lo stato fatiscente di un buon 60% degli edifici scolastici, che stanno aperti sulle deroghe territoriali in risposta alle rilevazioni sull'agibilità?
Come potranno gestire la carenza ormai fisiologica di collaboratori scolastici (vedi bidelli) che in situazione ordinaria sono costantemente sotto organico (e questo significa igiene pressapochista quotidiana oltre che impossibilità di gestione dei compiti previsti?)
E non è che se ne può fare a meno eh. Allo stato dell'arte.
Come fai a gestire gli ingressi scaglionati se non hai il personale per gestirli?
E vogliamo parlare delle riforme scolastiche che hanno previsto dai 20 ai 25-28 alunni per classe in sotto organico di insegnati?
O del fatto che se un insegnante si ammala il primo giorno non è previsto supplente, quindi la scuola si organizza con le risorse interne (che sono risicate grazie ai tagli sugli orari) per i primi due giorni perchè è dal secondo giorno che si può nominare un supplente? (e questo non significa supplente, nella maggior parte delle volte significa che classi vengono divise e classi di 25 passano da 25 a 30 alunni per ospitare quelli senza insegnante)
SE si vuole una riapertura con distanziamento, fermiamoci solo al personale necessario per metterli in atto. Servirebbero come minimo tre volte tanto i docenti.
Quanto costa, se non hai soldi?
Sorvoliamo sui disabili? la 104 prevederebbe la loro inclusione...voglio vederlo il distanziamento previsto con gente che non sa andare in bagno in autonomia. O che ha comportamenti problema. O che non ci vede. O che non ci sente.

Potrei andare avanti ad elencare...mi fermo.

Tutto questo per dire che questo virus (e la mancanza di informazioni precise dovuta alla non conoscenza) in dinamica con le condizioni precedenti al virus semplicemente mette lo stato in condizione di attuare una strategia che fondamentalmente dice
"non so bene come evolverà la pandemia, avrei bisogno di risorse che non ho e non so più dove andare a prenderle. Proviamo.
Iniziamo ad aprire gli spazi meno "rischiosi" anche da un punto di vista legale.
Se apro il ristorante e dentro mi parte anche solo una infezione anche secondaria (è interessante il discorso sullo stato dei servizi di acqua potabile e sul mantenimento...prima ancora della sanificazione) è un casino. In termini di denunce e richieste di controlli (che non ho le risorse per attuare) e di risarcimento. (che non ho i soldi per pagare)
Idem parrucchieri, estetisti, tatuatori. Bar.

Pensa ai luoghi di lavoro come la scuola....l'insegnante si ammala di covid sul luogo di lavoro.
Chi paga l'indennizzo? Inail.
Chi paga inail?

E nella scuola ci sono minori...il che espone le istituzioni a dei bei casini. Legali ed economici.
(già è esposta, nessuno parla del trattamento dei dati personali, neanche sensibili, che sono fuori da ogni indirizzo del dpgr in materia di privacy e completamente a carico del lavoratore che sta operando con mezzi inadeguati e rispettare le direttive di legge. Per ora sta andando liscia...io sono in attesa dei prossimi tempi).

E i minori vivono in famiglia.
Se apro un potenziale alto focolaio come la scuola, come gestisco il fatto che diciamo che sono circa 9 milioni gli studenti. Facciamo che per ogni studente c'è mamma e papà (e siamo a 27 milioni di persone potenzialmente coinvolte) facciamo che va di culo e si ammala un quinto (o anche un decimo)?

Quale è l'impatto sul sistema sanitario? (provato dal prima di questi mesi e da questi mesi, anche a livello di stato delle risorse umane...non sono robot gli operatori sanitari).
E sull'economia?

Io non vedo anormalità nei cori di vaffanculo.

Ma trovo triste le motivazioni per cui partono i cori di vaffanculo.

Ma tant'è.
 
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Marjanna

Utente di lunga data
Infatti si tratta di un obbligo, non di semplice richiesta o di consiglio.
Che sia necessario è un altro discorso, ma chiamiamo le cose col proprio nome!
Per le fake,comincerei a valutare quelle spacciate nelle TV istituzionali da sedicenti virologi ed altri campioni della scienza ,che smentivano le proprie affermazioni di settimana in settimana nelle comparsate dall'ex imitatore umano e strapagato Fazio.
Quantomeno darei più valore a quelle di montagnier che a quelle di un burioni qualunque.
Ma non esiste mica solo Burioni.

Stany mi sembra che tu stia cercando chi ti da elementi di conferma per credere in ciò a cui vuoi credere.
Ma a quale scopo ti serve la tesi "il virus l'hanno inventato loro?" per dire che non esiste, o che esiste per vendere il vaccino, o perchè così abbiamo il colpevole. E quindi se troviamo il colpevole possiamo tornare a prima?
Di tutte le notizie girate non ufficiali l'unica che non scarto è quella che parla di 42mila morti in Cina. Però mi sembra di capire che ci si attacca, insomma loro continuano a dichiarare che girano sui 3500, anche se ora ce ne han messi circa mille in più, ma tutto si ferma lì.

Non so se ti rendi conto dei riflessi di tutto quel giro di video assurdi di fb e whatsapp. In questo momento dai miei vicini sono i 5 (almeno mi pare, la vegetazione in parte copre), probabilmente figli o non so, ad ogni modo seduti intorno ad un tavolo che bevono, a meno di un metro e senza mascherine.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Capisco cosa vuoi dire e mi trovo d'accordo, ma questo è un puntiglio tuo personale, e lo capisco .

Non sanabile peraltro.

Quindi, lo sentirai dire a lungo :)

E si ritorna ai discorsi per cui detto da Amadeus funziona 10, e scritto su www.salute.gov.it funziona 5

Capisco che faccia incazzare, e incazziamoci

Ma dopo l'incazzatura chi ha governo ha il compito di agire, e decidere.

E.. oggi come oggi il riferimento della consapevolezza è esattamente calato nel presente, qui e adesso.

Ed è quella che "serve" una strategia di convivenza (se c'è una strategia)

Per la consapevolezza che dici tu serve, di base, la "esperienza" (che oggi non può chiaramente esserci)

Ma è un concetto che per me vale a tutto tondo, compreso una storia extraconiugale

Concordo.

E la strategia è esattamente quella che descrivi.
Mentre impari, se impari, ti do amadeus.
E ti dico che ti devi mettere la mascherina e tenere il distanziamento.
Il resto te lo dirò, vediamo come va nel frattempo.
Non mi metto a condividere con te il resto.
Ti do amadeus. (che è in fondo esattamente quel che chiedi...mica siam virologi insomma, o economisti, o legali, o ....!!!)

Mi pare fra l'altro molto coerente.

Cosa non ti torna? :)

Per la consapevolezza di cui parlo, negli adulti prima dell'esperienza, serve un movimento intenzionale e volontario di elaborazione delle esperienze.
Che gli adulti non sono bambini (neppure quando si comportano come tali).

L'esperienza te la fai, facendo.

Come nelle storie extra, esatto.
Ed è particolarmente evidente che chi vive le storie secondo la favola del principe o della principessa, a prescindere dalle botte che prende e riprende facendo gli stessi errori ogni volta, senza rielaborare se stesso (non la storia) a prescindere dall'esperienza si trova costantemente nello stesso identico punto.

L'esperienza da sola non serve a niente.
Sarebbe come dire che il dolore fa crescere.
Se così fosse saremmo globalmente degli illuminati.

O come dire che basta avere quatto uova, del mascarpone, i savoiardi e hai un tiramisù...;)
 
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isabel

Utente di lunga data
Da domattina nel granducato di Toscana sono consentite liberarmente le passeggiate a piedi e in bici nel proprio comune, e avrò sicuramente più informazioni per confermare la mia percezione sulla "consapevolezza di gregge".. Dato che vorrò passeggiare un po' :)

Ovviamente info nel mio ambito di visuale

Quanto a parrucchieri ristoranti e altro.. Ahimè.. Non posso evitare il contatto (sempre via web si intende) con quel tipo di realtà, praticamente continuo, per motivi di lavoro, e la mia ottica è un po' diversa dal fastidio di una capigliatura in disordine o di un palato imbronciato da volgare cucina casalinga :)

Non sono disturbato dai modi di chi ha governo, troppa distanza per percepire disturbo, in un contesto di grande vicinanza sarei disturbato eccome, e metterei un po' di distanza, e il disturbo svanirebbe

Il fatto che non sia disturbato individualmente non mi impedisce però di notare che un po' c'è (percezione mia)

E si ritorna alla strategia che non comprendo, in compresenza di un teorico atteggiamento di questo tipo.

Potrebbe come dici essere un addolcimento, ma di cosa?

Io qualche idea ce l'ho, e non è esattamente riferita al covid :cool:
Avere consapevolezza della funzione sociale di un comportamento non significa "soltanto" applicarlo.
C'è chi lo fa per obbedienza, chi per non pagare, chi perché altrimenti altri potrebbero additarlo.
Questa è pratica, non consapevolezza.

Se ci fosse consapevolezza oltre la pratica di norme (imposte) si capirebbe che il principio sotteso al distanziamento è la "riduzione dei link".
Capito questo non dovrebbe essere un dpcm a definire il grado di congiunzione.

Quello che rende manifesta la mancanza di consapevolezza è, in sostanza, il lamentare una "poca chiarezza" che, una volta inteso il principio del distanziamento, dovrebbe essere declinata in modo autonomo.

Questo se si desidera essere trattati, come cittadini adulti.

Sono felice per il tuo giro in bici. Davvero. :)
E sì, mi piacerebbe sapere da quali altri parametri, oltre la regola attuata formalmente e supinamente bofonchiando, si colga la consapevolezza di cui dici.
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Concordo.

E la strategia è esattamente quella che descrivi.
Mentre impari, se impari, ti do amadeus.
E ti dico che ti devi mettere la mascherina e tenere il distanziamento.
Il resto te lo dirò, vediamo come va nel frattempo.
Non mi metto a condividere con te il resto.
Ti do amadeus. (che è in fondo esattamente quel che chiedi...mica siam virologi insomma, o economisti, o legali, o ....!!!)

Mi pare fra l'altro molto coerente.

Cosa non ti torna? :)

Per la consapevolezza di cui parlo, negli adulti prima dell'esperienza, serve un movimento intenzionale e volontario.
Che gli adulti non sono bambini (neppure quando si comportano come tali).

L'esperienza te la fai, facendo.

Come nelle storie extra, esatto.
Ed è particolarmente evidente che chi vive le storie secondo la favola del principe o della principessa, a prescindere dalle botte che prende e riprende facendo gli stessi errori ogni volta, senza rielaborare se stesso (non la storia) a prescindere dall'esperienza si trova costantemente nello stesso identico punto.

L'esperienza da sola non serve a niente.
Sarebbe come dire che il dolore fa crescere.
Se così fosse saremmo globalmente degli illuminati.

O come dire che basta avere quatto uova, del mascarpone, i savoiardi e hai un tiramisù...;)
Certo che non basta l'esperienza , da sola, ho detto che serve (è indispensabile - senza quella manco se ne parla)

Non mi torna molto, ma rispetto a quanto hai scritto non mi torna questo:

"Mentre impari, se impari, ti do amadeus.
E ti dico che ti devi mettere la mascherina e tenere il di stanziamento"

Cosa imparano le persone in questo decreto fase 2 rispetto alla fase 1, nella strategia di chi ha governo?

La differenza che c'è fra un vero amico e un conoscente?

Spiegami cosa imparano le persone di nuovo
 

giorgiocan

Utente prolisso
Quello che rende manifesta la mancanza di consapevolezza è, in sostanza, il lamentare una "poca chiarezza" che, una volta inteso il principio del distanziamento dovrebbe essere declinata in modo autonomo.
Non avrei saputo dirlo meglio.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Certo che non basta l'esperienza , da sola, ho detto che serve (è indispensabile - senza quella manco se ne parla)

Non mi torna molto, ma rispetto a quanto hai scritto non mi torna questo:

"Mentre impari, se impari, ti do amadeus.
E ti dico che ti devi mettere la mascherina e tenere il di stanziamento"

Cosa imparano le persone in questo decreto fase 2 rispetto alla fase 1, nella strategia di chi ha governo?

La differenza che c'è fra un vero amico e un conoscente?

Spiegami cosa imparano le persone di nuovo
Io piuttosto mi chiederei "cosa vogliono imparare le persone? cosa stanno chiedendo di imparare?" :)

Mi chiederei "cosa stanno chiedendo le persone?"

Tu l'hai capito?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Avere consapevolezza della funzione sociale di un comportamento non significa "soltanto" applicarlo.
C'è chi lo fa per obbedienza, chi per non pagare, chi perché altrimenti altri potrebbero additarlo.
Questa è pratica, non consapevolezza.

Se ci fosse consapevolezza oltre la pratica di norme (imposte) si capirebbe che il principio sotteso al distanziamento è la "riduzione dei link".
Capito questo non dovrebbe essere un dpcm a definire il grado di congiunzione.

Quello che rende manifesta la mancanza di consapevolezza è, in sostanza, il lamentare una "poca chiarezza" che, una volta inteso il principio del di stanziamento, dovrebbe essere declinata in modo autonomo.

Questo se si desidera essere trattati, come cittadini adulti.

Sono felice per il tuo giro in bici. Davvero. :)
E sì, mi piacerebbe sapere da quali altri parametri, oltre la regola attuata formalmente e supinamente bofonchiando, si colga la consapevolezza di cui dici.
Sono d'accordo.

HO la sensazione che sotto sotto, generalizzando sia chiaro, ci sia la richiesta di un intervento pedagogico da parte del "governo".
Ma ho anche la sensazione che si tenda a dimenticare cosa significa un intervento pedagogico strutturato.

A partire dall'etimologia del termine.
ex- ducere. Condurre fuori dal dentro.

Per passare dalla necessarietà della partecipazione attiva e proattiva di chi quel percorso lo partecipa nel suo ruolo e nelle sue funzioni di ruolo. Con quel che comporta la consapevolezza di ruolo e funzioni.

Che è poi il principio per cui basta andare a scuola per imparare. E se non impari, stronzi quelli che non insegnano.
(che può benissimo essere, ed è. Ma non è l'unicum di una lettura tesa al miglioramento e alla costruzione, anzi. Mi pare il percorso opposto, quello della delega).
 

isabel

Utente di lunga data
Sono d'accordo.

HO la sensazione che sotto sotto, generalizzando sia chiaro, ci sia la richiesta di un intervento pedagogico da parte del "governo".
Ma ho anche la sensazione che si tenda a dimenticare cosa significa un intervento pedagogico strutturato.

A partire dall'etimologia del termine.
ex- ducere. Condurre fuori dal dentro.

Per passare dalla necessarietà della partecipazione attiva e proattiva di chi quel percorso lo partecipa nel suo ruolo e nelle sue funzioni di ruolo. Con quel che comporta la consapevolezza di ruolo e funzioni.

Che è poi il principio per cui basta andare a scuola per imparare. E se non impari, stronzi quelli che non insegnano.
(che può benissimo essere, ed è. Ma non è l'unicum di una lettura tesa al miglioramento e alla costruzione, anzi. Mi pare il percorso opposto, quello della delega).
Già.
E pensa che, secondo me, la scuola non è un posto in cui semplicemente imparare ma in cui imparare ad imparare ed impararsi.

Ma che il contesto scolastico e l'apprendimento siano mal intesi (generalizzando, è vero) lo si coglie spessissimo. Penso ad esempio a tutti i racconti che di norma sento fare ai miei colleghi riguardo le esperienze scolastiche dei propri figli.

Ogni volta penso che, scegliendo di non insegnare, ho fatto davvero la scelta giusta per me.
La supponenza di chi saprebbe sempre far meglio unita alla pretesa sono, per me, intollerabili.

Se la richiesta fosse quella di un intervento pedagogico non sarebbe male...ma se la richiesta è implicita o pretesa, viene meno la buona disposizione che prevede anche la consapevolezza di "non sapere". Non so se mi spiego.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Avere consapevolezza della funzione sociale di un comportamento non significa "soltanto" applicarlo.
C'è chi lo fa per obbedienza, chi per non pagare, chi perché altrimenti altri potrebbero additarlo.
Questa è pratica, non consapevolezza.

Se ci fosse consapevolezza oltre la pratica di norme (imposte) si capirebbe che il principio sotteso al distanziamento è la "riduzione dei link".
Capito questo non dovrebbe essere un dpcm a definire il grado di congiunzione.

Quello che rende manifesta la mancanza di consapevolezza è, in sostanza, il lamentare una "poca chiarezza" che, una volta inteso il principio del distanziamento, dovrebbe essere declinata in modo autonomo.

Questo se si desidera essere trattati, come cittadini adulti.

Sono felice per il tuo giro in bici. Davvero. :)
E sì, mi piacerebbe sapere da quali altri parametri, oltre la regola attuata formalmente e supinamente bofonchiando, si colga la consapevolezza di cui dici.
Si lamenta la poca chiarezza perché questa di presta alla libera interpretazione delle persone e di chi poi decide di multarti.
E l’idea che la poca chiarezza sia anche un po’ voluta. Non mi prendo responsabilità, la lascio al singolo che però non sa se può o non può.
Stabilito il distanziamento cosa posso fare e cosa no per evitare di ricorrere in sanzioni?
perché probabilmente quello che farei io è quello che faresti tu (generico) sono scelte diverse
Quindi se scelgo di fare una cosa perché secondo me è fattibile e secondo te (governo) boh,forse si, forse no,dipende; capisci che poi le spese le faccio io se la mia decisione per te (governo) è quella sbagliata
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Già.
E pensa che, secondo me, la scuola non è un posto in cui semplicemente imparare ma in cui imparare ad imparare ed impararsi.

Ma che il contesto scolastico e l'apprendimento siano mal intesi (generalizzando, è vero) lo si coglie spessissimo. Penso ad esempio a tutti i racconti che di norma sento fare ai miei colleghi riguardo le esperienze scolastiche dei propri figli.

Ogni volta penso che, scegliendo di non insegnare, ho fatto davvero la scelta giusta per me.
La supponenza di chi saprebbe sempre far meglio unita alla pretesa sono, per me, intollerabili.

Se la richiesta fosse quella di un intervento pedagogico non sarebbe male...ma se la richiesta è implicita o pretesa, viene meno la buona disposizione che prevede anche la consapevolezza di "non sapere". Non so se mi spiego.
La funzione della scuola, perlomeno nelle intenzioni, è esattamente il grassetto.
Tutta la menata delle competenze...se non fosse principalmente forma, pratica, sarebbe esattamente l'ulteriore ingrediente per muoversi in quella direzione svecchiando una istituzione che, nonostante le teorie, ancora tendenzialmente e generalizzando passa informazioni e non formazione.
(l'ansia dei compiti degli insegnanti - che nasce ANCHE dall'ansia di gestire famiglie che generalmente rompono i coglioni sui compiti senza neppure saper davvero cosa significhi il "compito" e quale sia la funzione (tanto che aiuta a i figli a svolgerli, o suggerisce da dietro il pc in questo periodo) - è come un passaggio di evidenziatore shocking sulla tendenza).

L'altra funzione della scuola sarebbe insegnare la relazione e la socializzazione (l'inclusione nasce per l'appunto anche su questo principio. Cittadinanza attiva e partecipata).

La cosa spiacevole riguardo alla scuola in questo periodo è che - bypassiamo per un momento come è gestita la DAD dall'alto al basso e viceversa - di nuovo è vista apertamente come luogo in cui mettere i figli per permettere ai genitori di fare.Che altro non è che la conferma di quel che era prima ma amplificato.
E spiacevole questo messaggio.
Ed è spiacevole immaginarne le conseguenze partendo dai presupposti che ben descrivi.

L'intervento pedagogico richiesto è esattamente lo stesso che vien richiesto alla scuola.
Ossia dammi quello che mi serve ma non rompermi i coglioni con le menate sull'errore, la consapevolezza, i tempi di percorso, l'asimmetria relazionale, la distinzione di competenze etc etc.

E ti spieghi benissimo.
Non può esistere intervento pedagogico che non sia fondato su una asimmetria relazionale riconosciuta dagli attori in gioco nel setting educativo.
E prima ancora non esiste intervento pedagogico fondato senza il riconoscimento e la co-costruzione del setting educativo. (che comprende dalla gestione dello spazio personale intimo fino ad arrivare allo spazio fisico in cui ci si colloca).

E non esiste intervento pedagogico che possa far emergere da dentro a fuori quel che dentro o non c'è o, più spesso, quel che andare a prender dentro richiederebbe fatica, posticipazione del rinforzo e consapevolezza del tempo e delle sue trasformazioni e degli effetti delle trasformazioni. A cui si lega la pazienza dell'apprendere, ossia la competenza di gestire la frustrazione dell'apprendimento.

EDIT: di base, la condizione necessaria ad un percorso è la richiesta di essere in quel percorso. (ossia la motivazione intrinseca...torniamo sempre alla posticipazione dei rinforzi, in un modo o nell'altro :) )
 
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isabel

Utente di lunga data
Si lamenta la poca chiarezza perché questa di presta alla libera interpretazione delle persone e di chi poi decide di multarti.
E l’idea che la poca chiarezza sia anche un po’ voluta. Non mi prendo responsabilità, la lascio al singolo che però non sa se può o non può.
Stabilito il distanziamento cosa posso fare e cosa no per evitare di ricorrere in sanzioni?
perché probabilmente quello che farei io è quello che faresti tu (generico) sono scelte diverse
Quindi se scelgo di fare una cosa perché secondo me è fattibile e secondo te (governo) boh,forse si, forse no,dipende; capisci che poi le spese le faccio io se la mia decisione per te (governo) è quella sbagliata
Sì, non ho difficoltà a comprendere.
Comprendo e valuto questa posizione.
 

stany

Utente di lunga data
Stany mi sembra che tu stia cercando chi ti da elementi di conferma per credere in ciò a cui vuoi credere.
Ma a quale scopo ti serve la tesi "il virus l'hanno inventato loro?" per dire che non esiste, o che esiste per vendere il vaccino, o perchè così abbiamo il colpevole.
Trovare il colpevole non sarebbe poco,o no?
Ciò che ne discende in ogni caso mi "serve" per regolarmi, per capire un domani chi debba e possa mandare affanculo .
Altrimenti ,mi accontento delle reti unificate e del Mainstream ufficiale.
Non mi servirebbe pormi domande, riempire pagine nei forum e confrontarmi con altri.
Eseguirei acriticamente, come uno al quale avessero installato un microchip sottocutaneo che avesse preso il controllo delle facoltà personali, comprese emozioni e discrezionalità .
 

isabel

Utente di lunga data
La funzione della scuola, perlomeno nelle intenzioni, è esattamente il grassetto.
Tutta la menata delle competenze...se non fosse principalmente forma, pratica, sarebbe esattamente l'ulteriore ingrediente per muoversi in quella direzione svecchiando una istituzione che, nonostante le teorie, ancora tendenzialmente e generalizzando passa informazioni e non formazione.
(l'ansia dei compiti degli insegnanti - che nasce ANCHE dall'ansia di gestire famiglie che generalmente rompono i coglioni sui compiti senza neppure saper davvero cosa significhi il "compito" e quale sia la funzione (tanto che aiuta a i figli a svolgerli, o suggerisce da dietro il pc in questo periodo) - è come un passaggio di evidenziatore shocking sulla tendenza).

L'altra funzione della scuola sarebbe insegnare la relazione e la socializzazione (l'inclusione nasce per l'appunto anche su questo principio. Cittadinanza attiva e partecipata).

La cosa spiacevole riguardo alla scuola in questo periodo è che - bypassiamo per un momento come è gestita la DAD dall'alto al basso e viceversa - di nuovo è vista apertamente come luogo in cui mettere i figli per permettere ai genitori di fare.Che altro non è che la conferma di quel che era prima ma amplificato.
E spiacevole questo messaggio.
Ed è spiacevole immaginarne le conseguenze partendo dai presupposti che ben descrivi.

L'intervento pedagogico richiesto è esattamente lo stesso che vien richiesto alla scuola.
Ossia dammi quello che mi serve ma non rompermi i coglioni con le menate sull'errore, la consapevolezza, i tempi di percorso, l'asimmetria relazionale, la distinzione di competenze etc etc.

E ti spieghi benissimo.
Non può esistere intervento pedagogico che non sia fondato su una asimmetria relazionale riconosciuta dagli attori in gioco nel setting educativo.
E prima ancora non esiste intervento pedagogico fondato senza il riconoscimento e la co-costruzione del setting educativo. (che comprende dalla gestione dello spazio personale intimo fino ad arrivare allo spazio fisico in cui ci si colloca).

E non esiste intervento pedagogico che possa far emergere da dentro a fuori quel che dentro o non c'è o, più spesso, quel che andare a prender dentro richiederebbe fatica, posticipazione del rinforzo e consapevolezza del tempo e delle sue trasformazioni e degli effetti delle trasformazioni. A cui si lega la pazienza dell'apprendere, ossia la competenza di gestire la frustrazione dell'apprendimento.

EDIT: di base, la condizione necessaria ad un percorso è la richiesta di essere in quel percorso. (ossia la motivazione intrinseca...torniamo sempre alla posticipazione dei rinforzi, in un modo o nell'altro :) )
Io ho vissuto il periodo scolastico appieno.
I miei, alle superiori, mi hanno fatto capire che ero io responsabile di quell'aspetto.

E la posizione di pretesa di molti adulti che vedo intorno a me, la ricordo più che bene, l'ho vissuta e iniziata ad abbandonare al terzo anno di liceo.

Per questo mi sembra così strano e abbastanza noioso rilevarla negli adulti.

Quando mi sono trovata nei panni dell'educatrice, l'attività in se' mi è parsa interessante e a tratti emozionante.
Ma in tutti i casi in cui mi sono trovata in quei panni non ero chiamata come "balia" o "ripetitore di nozioni" o "erogatore di compiti".
Erano percorsi "liberi" e scelti.
Questo credo facesse la differenza con l'educazione in ambito scolastico.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io ho vissuto il periodo scolastico appieno.
I miei, alle superiori, mi hanno fatto capire che ero io responsabile di quell'aspetto.

E la posizione di pretesa di molti adulti che vedo intorno a me, la ricordo più che bene, l'ho vissuta e iniziata ad abbandonare al terzo anno di liceo.

Per questo mi sembra così strano e abbastanza noioso rilevarla negli adulti.

Quando mi sono trovata nei panni dell'educatrice, l'attività in se' mi è parsa interessante e a tratti emozionante.
Ma in tutti i casi in cui mi sono trovata in quei panni non ero chiamata come "balia" o "ripetitore di nozioni" o "erogatore di compiti".
Erano percorsi "liberi" e scelti.
Questo credo facesse la differenza con l'educazione in ambito scolastico.

Già.

Mi ritrovo parecchio in quello che descrivi.

E anche nella percezione della noiosità.

Nella scuola è possibile quella posizione educativa. Un insegnante è in teoria prima un educatore e poi, solo poi, un insegnante.
Non si insegna niente in assenza di controllo istruzionale.

Ma richiederebbe lo scostarsi dalle prassi esistenti e consolidate e il sapersi muovere, per l'appunto in autonomia, costruendo patti educativi.
E smoversi dalla pigrizia (che si vede all'opera in tutte le istituzioni) di dare quel che viene richiesto in modo da potersi fare i cazzi propri senza troppe rotture di coglioni...costa fatica la co-costruzione di un patto educativo e di un percorso pedagogico fondato.
Oltre che di un controllo istruzionale partecipato.

Questo, è semplicemente impossibile se TUTTI gli attori non partecipano. (lo si vede bene con gli adulti che scambiano pratica per autonomia).

Uno dei gap della scuola, storicamente, è che la formazione degli insegnanti, dai più bassi ai più alti gradi non comprende la formazione pedagogica, men che meno psicopedagogica.

Probabilmente retaggio di tutto quel periodo storico in cui il discente è stato visto come "anfora da riempire" o "lavagna bianca su cui scrivere".
Dell'organizzazione disciplinare e dell'organizzazione sociale in termini patriarcali.
Oltre che della considerazione del ruolo della donna nella società (non è casuale che le figure maschili si collochino prevalentemente nei gradi secondari e in quelli primari siano a rarissima rappresentanza).
Semplificando e di molto.

Dall'alto, in questo paese, non si è mai dato chiaramente indirizzo alla scuola come ente di costruzione del futuro.
E la formazione è vista a "rovescio".
E la scuola come proseguimento della famiglia.

Purtroppo non esistono buone prassi. Esistono buone pratiche.
Gli ultimi che han parlato con cognizione di causa di buone prassi sono quelli che ai tempi della Gelmini se ne sono andati sbattendo la porta e sfanculando. Impossibilitati a qualunque tipo di lavoro sensato e collocato nel trascorrere del tempo e nella rilevazione dei bisogni.

Mentre il popolo inneggiava senza neppure rendersi conti a cosa stava inneggiando.

Quelle dinamiche sono qui, declinate in situazione. Ed emergono con forza.
Nelle richiesta di "chiarezza" da consumare facilmente e velocemente.

Richiesta di formazione senza riconoscimento del non sapere e quindi della PROPRIA necessità di formazione.
Scambiando in-formazione con formazione.
E quindi senza patto educativo.

Che in termini sociali diventa patto sociale .
In assenza di autonomie personali e sociali di base.
E nella convinzione che tutti possano fare tutto.

Nella scuola questo è ben evidente per esempio nel reclutamento.
In particolare nelle secondarie.
Dove ti becchi ingegneri reinventati insegnanti che se va bene si mettono ad insegnare matematica o materie tecniche se va male vanno a far sostegno (senza la minima formazione in psicologia evolutiva ed in psicologia e pedagogia speciale) facendo danni inenarrabili apparentemente sull'alunno e sulla sua famiglia, ma in realtà a cascata, anzi valanga, su tutto il sistema sociale ed economico. Sono costi di sistema i disabili. E le loro famiglie.

Io continuo a ritenere che ad ogni chiamata corrisponda una risposta.
Ed è in quel passaggio che si gioca la responsabilità individuale.

In questa situazione ben si vede il peso della responsabilità individuale e della corresponsabilità sociale.
 
Ultima modifica:

perplesso

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Staff Forum
Ripeto che a me sembrano assai meno responsabili i cittadini. Lo sapete che uno dei Paesi ad aver fatto meglio per contenere la pandemia è il Portogallo? Ed è vero, il governo ha dialogato con la nazione in termini molto diversi. Il messaggio è stato: "I mezzi non li abbiamo, state a casa o siamo fottuti". Il punto è che quelli sono stati a casa.

Mi ripeto: inutile prendersela col governo se non abbiamo uno Stato. L'unica alternativa è cercare di far meglio con gli strumenti democratici esistenti. Il resto sono vuote pretese (che mi confermano che di meglio, qui, non si merita). Quasi tutte quelle che hai elencato semplicemente non sono realistiche.

Aggiungo: un progetto di governo si basa sul presupposto che i mezzi di cui (sulla carta) dispone siano funzionali. Se quando si mette tutto in moto diventa evidente che non è così, il problema è dello Stato. Ve lo ricordate il primo Putin, quello che rivolgendosi ai familiari delle vittime del Kursk, ammetteva "Abbiamo le pezze al culo, negli ultimi 40 anni si sono rubati tutto. Dobbiamo ricostruire da zero."? Forse ci vorrebbe qualcuno capace di parlare alla nazione allo stesso modo.
anche la Grecia per ora ha avuto buoni risultati, mentre invece le ricchissime Olanda e Germania stanno barando sui dati dei morti per non ammettere che stanno morendo come le mosche anche lì.

a naso hai le idee un pò confuse sul diritto pubblico, perchè lo stato lo abbiamo, ma non è credibile anche a causa di un governo cui danno rewtta sempre di meno, visto che non è in grado di prendere delle decisioni chiare e soprattutto di farle rispettare.

e quando un governo non è credibile e non riesce a far rispettare le decisioni che prende (quando le prende) diventa inutile.

le cose che io descrivo sono più che realistiche, ad avere qualcuno che sia in grado di prendere delle decisioni.

su Putin, ovvio che avere uno statista farebbe la differenza ed è ovvio che in situazioni come questa, un autocrate è più efficiente di un governo democratico, perchè può decidere tempestivamente. d'altronde il concetto di Dictator, che è diverso dal tiranno, lo si è inventato qualche millennio fa da queste parti.

che il sogno segreto dei tedeschi sia questo, mica è un mistero. intanto sganciassero (e con gli interessi) i soldi dei risarcimenti di guerra che non hanno mai pagato
 

Skorpio

Utente di lunga data
Avere consapevolezza della funzione sociale di un comportamento non significa "soltanto" applicarlo.
C'è chi lo fa per obbedienza, chi per non pagare, chi perché altrimenti altri potrebbero additarlo.
Questa è pratica, non consapevolezza.

Se ci fosse consapevolezza oltre la pratica di norme (imposte) si capirebbe che il principio sotteso al distanziamento è la "riduzione dei link".
Capito questo non dovrebbe essere un dpcm a definire il grado di congiunzione.

Quello che rende manifesta la mancanza di consapevolezza è, in sostanza, il lamentare una "poca chiarezza" che, una volta inteso il principio del distanziamento, dovrebbe essere declinata in modo autonomo.

Questo se si desidera essere trattati, come cittadini adulti.

Sono felice per il tuo giro in bici. Davvero. :)
E sì, mi piacerebbe sapere da quali altri parametri, oltre la regola attuata formalmente e supinamente bofonchiando, si colga la consapevolezza di cui dici.
La replica è un po' complessa, perchè sono molti.. troppi.. gli aspetti toccati.

In linea generale, come scrivevo stamani, quella consapevolezza che richiami, passa necessariamente da uno spazio "pratico" o di supina e obbediente (o bofonchiante) accettazione, secondo me

Specie in questo specifico contesto, dove alla fine siamo un po' tutti "bambini" al primo giorno di scuola (oggi quasi 50esimo), se così si vuol dire, rispetto a una problematica che immagino 5 mesi fa non fosse in cima alla lista dei nostri personali interessi, come comunità .

Poi c'è chi, nella pratica, entra presto nello spazio consapevole e chi no, questo sempre.
ma ai fini del "risultato strategico" questo è abbastanza indifferente, per chi ha governo, rispetto l'obiettivo

Questo ovviamente per la mia esperienza

Pensare che TUTTI acquiaiscano piena consapevolezza nel contesto specifico, nel tempo di qualche giorno, secondo me è una aspettativa a dir poco ambiziosa.

E vorrebbe anche dire secondo me che nel "mondo precedente" si viveva un po' sospesi, in attesa dell'evento che desse corpo a nostri fantasmi personali, rispetto ai quali ci si trova immediatamente preparati quando (finalmente) in qualche modo prendono corpo.

Fosse il covid o lo scioglimento del polo sud, o la più nera delle crisi finanziarie, poco cambia

Mio suocero ad esempio, per dirne una, prima della pandemia stava uno straccio da anni, e ora con la pandemia è bello arzillo e consapevole, attivo positivo e propositivo.

Buffo, ma nemmeno troppo

Io quindi, mi riferivo alla consapevolezza più legata alla pratica corretta e rispettosa, e che cmq ti dico, mi sembra spesso assunta anche con serenità e fiducia

Chi bofonchia, in fila a far la spesa, nel paio di volte che ho visto io, resta isolato e si cheta, non trovando amici di gomito.

E ci si saluta tra sconosciuti, come in montagna, e talvolta si conversa come buoni amici (non veri 🤣 ma buoni si) quei due minuti

Un modo nuovo di socializzare se vuoi

Sono anche conscio che la realtà mia non è l'universo mondo, ma come qui, anche altrove c'è

Questo sono i segnali di quella consapevolezza (magari non così corposamente sostenuta in profondità) di cui parlavo.

Se si fa con quel che si ha, secondo me questa ad oggi è più che sufficiente.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Io piuttosto mi chiederei "cosa vogliono imparare le persone? cosa stanno chiedendo di imparare?" :)

Mi chiederei "cosa stanno chiedendo le persone?"

Tu l'hai capito?
Difficile dire cosa ciascun individuo nel suo piccolo chieda, figuriamoci una comunità, e in questa situazione.

No, non lho capito, diciamo che non sono interessato a dedicarmi a capire

Potremmo aprire un 3d con cio che ciascuno chiede, la situazione personale familiare economica logistica sicuramente porteranno giuste istanze e molto diverse

Io posso dire cosa chiedo io, e limitatamente all'aspetto del chi è deputato a "governo e guida"

e cioè chiedo conto di una strategia di governo e guida. (magari balorda, ma una strategia)

E ritorno alla mia domanda, perché io la strategia del governo, adesso, con questo decreto fase 2, non la capisco

Tu che invece dici di averla colta perfettamente e sintetizzata con
"Mentre impari, se impari, ti do amadeus.
E ti dico che ti devi mettere la mascherina e tenere il distanziamento."

Ti chiedevo (passato Amadeus mascherina e distanziamento) :
Con questo decreto fase 2 cosa dovremmo imparare?
A distinguere un amico vero da uno fasullo?
 
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