Pronti per la prossima volta?

bettypage

Utente acrobata
I medici di certi post e video sui social si sono appellati al senso civico della popolazione, quelli che hanno lavorato in genere hanno fatto richiesta di adeguati strumenti di protezione e di supporto, restando per lungo tempo inascoltati.
In Lombardia per due mesi non si è visto in giro nessuno, tranne, appunto, quelli che lavoravano.
Il rispetto delle norme da parte della popolazione è stato alto. Qualcuno poi mi deve spiegare come mai le polemiche sulla movida sono riuscite a produrre uno spot della Regione Veneto con tanto di attori del tutto irrispettosi delle norme contenute nel decreto e due set in soli due giorni, quando per il solo montaggio di un video di un matrimonio ci vuole un mese, ma va beh.
Il medico in questione è consigliere in carica, ma nel presentarsi sui social omette questo particolare, secondo me importante.
A parlare è l'uomo o il politico?
Va da sé che comunque politica, ricerca e sanità hanno ai vertici legami molto stretti, quindi un po' di tara bisognerebbe sempre farla.
Condivido tutto, e aggiungo che è la solita guerra tra poveri.
Ho sentito personalmente, in lockdown, un cafone sfrecciare in macchina suonare e urlare contro un povero vecchio "dove cazzo vai?".
Questo è il livello di guerra civile che si è instaurato, come se la responsabilità fosse di un vecchio in solitaria.
Hanno fatto leva sull'emotività per distrarci dalle responsabilità politiche.
I famosi tagli lineari che non eliminano sprechi ma servizi, cazzo siamo passati dall'acronimo usl ad asl senza troppe paranoie.
Si è passati a trattare le unità sanitarie come aziende.
E purtroppo lo stesso sta accadendo da tempo con l'istruzione.
Ricordi che si era parlato di scudo legale? pensavo non fosse passato e invece http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=84882
 

Brunetta

Utente di lunga data
I medici (come ogni facente parte di una categoria) sono esseri umani come gli altri con difetti e pregi degli altri e problemi simili.
Casualmente ho visto una intervista allo psicoanalista Recalcati che diceva che la sua decisione di dedicarsi alla psicoanalisi è nata da un suo problema personale e che solo chi ha avuto bisogno di cura può essere psicoanalista.
Un po’ fa ridere un po’ è inquietante.
Però vale anche per altre professioni.
Chi sceglie il lunghissimo percorso per diventare medico lo fa perché ha una spinta interiore per farlo.
Può farlo per tradizione famigliare, per un desiderio irrealistico di liberare il mondo dal dolore, o addirittura dalla morte, per controllare il terrore delle malattie o per sentirsi onnipotente o per altruismo ecc.
La scelta della specialità può essere motivata egualmente da varie ragioni o da semplice casualità per la disponibilità di posti o per desiderio di guadagno ecc...
Insomma credo che i medici siano competenti per la loro materia, se lo sono, ma non per le reazioni emotive che dipendono, come per ognuno di noi, dalla loro personalità.
 

giorgiocan

Utente prolisso
Però non credo che, passata la fase acuta di pericolo si manterranno certe modalità di distanziamento personale, come si ipotizza in questo articolo.
Forse potrà avvenire in altre culture o in parte della popolazione.
Io però non capisco bene come si verifichino tutte le incomprensioni che pullulano questo thread. Io non ho mai inteso che Lara si augurasse ulteriori vittime, piuttosto che è amareggiata e parecchio sgomenta per come è successo quello che è successo; d'altra parte mi sembra di capire senza malintesi che Brunetta ha invece stabilito che per quanto la riguarda una ragionevole attenzione è sufficiente.

Intuisco che la percezione della gravità della situazione sia dipesa soprattutto dalla preoccupazione immediata per chi sentiamo vicino, prima che per noi. Qui in paese (un paio di vittime, in là con gli anni) gli anziani sono ancora molto preoccupati: in queste ultime settimane semplicemente non c'era anima viva, pur essendo un borgo tra i colli, con una densità di popolazione pari a quella dell'Isola di Natale. Io mi son preso addirittura qualche rimprovero perchè andando a lavorare avrei potuto portare il contagio. Forse perchè in un posto così piccolo, anche pochi decessi significano perdere qualcuno che conosci da una vita. Molti, a quanto pare, soprattutto in città, non si sentono invece particolarmente a rischio, o contano sulla propria invulnerabilità, oppure semplicemente considerano trascurabile il livello di pericolo.

Le mie personali preoccupazioni sono soprattutto per i miei anziani e per le ripercussioni sociopolitiche, e io credo saranno queste ultime a determinare il prossimo futuro. Sta di fatto che anche io mi tolgo i vestiti ogni giorno prima di entrare in casa. Di certo non voglio rischiare di far finire qualcuno in terapia intensiva per leggerezza, in casa mia e fuori. E naturalmente spererei di non finirci io.

Dopodichè mi sembra evidente che se nemmeno le pestilenze del passato, quando non esisteva una "diversa percezione" perchè i morti erano semplicemente ovunque, hanno intaccato il comportamento delle masse, è per una qualche pulsione (assolutamente animale, altro che sapiens) che spinge ad affrontare anche il pericolo concreto pur di "continuare a esistere". Ammetto che io non lo capisco del tutto, ma sarà che a me non pesa la distanza come non pesa la mascherina. Mi pesa più l'idea di poter esporre al rischio qualcun altro, ad esempio.

Però sono d'accordo con Lara quando sostiene che qui è un susseguirsi di interpretazioni e travisazioni. Il che mi suggerisce che l'argomento sia per tutti, in qualche modo, scottante. E che stiamo diventando tutti un po' somari, se la nostra comprensione di uno scritto è così altalenante!
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Diciamo due amici morti, medici . E tante teste di cazzo in giro.

La situazione politica in Italia è unica: se non fosse tragico per voi , per un estraneo è comico. Invece di unirsi le forze per andare avanti, c’è chi ha scambiato la pandemia per una campagna elettorale.
Non so chi sia il medico che ha criticato la selvaggia apertura, ma è un pensiero comune: tutti i medici si sono appellati al senso civico della popolazione, perché non è difficile a capire che quando un segnale così forte e chiaro, cioè :”state in casa”, arriva dai medici è perché sono al limite delle forze. Lasciando da parte la politica, ma parlando fra semplici cittadini responsabili:“ io rischio la mia vita e dei famigliari per curarti, ma tu fammi il favore di rinunciare all’aperitivo e vita sociale per qualche settimana “. Era difficile da capire ? No e nonostante questo tutte le denunce che sono state fatte in Italia per il non rispetto del decreto è significato che il senso civico non c’è e che prevale l’interesse proprio rispetto all’interesse della comunità.
E la stessa cosa succede anche in politica.
Comunque coerenza 0; Fratelli d’Italia chiede alla gente di uscire in piazza e poi uno di loro critica la movida.
L’appello di stare qualche settimana in casa ed il rispetto di questa richiesta è poca roba rispetto al sacrificio del personale sanitario che ha curato indistintamente tutti: quelli con o senza senso civico.
E per la politica... ripeto: siete messi male. Mi dispiace.
mi dispiace per i tuoi amici.
Anche a me dispiace per tutto.

Ci vorrà del tempo per masticare.
Per dare agli avvenimenti una posizione che in un qualche modo sembri dignitosa.

https://www.ildolomiti.it/societa/2...-ci-rende-umani-e-va-al-di-la-delle-religioni

questa è secondo me una bella riflessione.

I medici hanno un vissuto ulteriore.
Qui da me (immagino non solo, ma non so) sono state fatte scelte potenti. Da parte dei medici nei confronti dei pazienti.
Compreso l'osare terapie fondamentalmente sperimentali in diretta, in piena emergenza, sommersi fisicamente ed emotivamente da un disorientamento generale.

Ci vorrà tempo.

Personalmente mi auguro non saranno lasciati soli anche in questa fase.
Perchè farlo significherà ferire ulteriormente, nel suo tessuto vivo e pulsante, un sistema sanitario già zoppo di suo.
(e la tendenza che vedo non è certo quella di mettergli almeno una stampella).

Sono contenta che tu stia bene.
Ricordavo che il lunedì successivo all'ultima volta che ti ho letto avresti iniziato a lavorare esposta, ti ho pensata in questo periodo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io però non capisco bene come si verifichino tutte le incomprensioni che pullulano questo thread. Io non ho mai inteso che Lara si augurasse ulteriori vittime, piuttosto che è amareggiata e parecchio sgomenta per come è successo quello che è successo; d'altra parte mi sembra di capire senza malintesi che Brunetta ha invece stabilito che per quanto la riguarda una ragionevole attenzione è sufficiente.

Intuisco che la percezione della gravità della situazione sia dipesa soprattutto dalla preoccupazione immediata per chi sentiamo vicino, prima che per noi. Qui in paese (un paio di vittime, in là con gli anni) gli anziani sono ancora molto preoccupati: in queste ultime settimane semplicemente non c'era anima viva, pur essendo un borgo tra i colli, con una densità di popolazione pari a quella dell'Isola di Natale. Io mi son preso addirittura qualche rimprovero perchè andando a lavorare avrei potuto portare il contagio. Forse perchè in un posto così piccolo, anche pochi decessi significano perdere qualcuno che conosci da una vita. Molti, a quanto pare, soprattutto in città, non si sentono invece particolarmente a rischio, o contano sulla propria invulnerabilità, oppure semplicemente considerano trascurabile il livello di pericolo.

Le mie personali preoccupazioni sono soprattutto per i miei anziani e per le ripercussioni sociopolitiche, e io credo saranno queste ultime a determinare il prossimo futuro. Sta di fatto che anche io mi tolgo i vestiti ogni giorno prima di entrare in casa. Di certo non voglio rischiare di far finire qualcuno in terapia intensiva per leggerezza, in casa mia e fuori. E naturalmente spererei di non finirci io.

Dopodichè mi sembra evidente che se nemmeno le pestilenze del passato, quando non esisteva una "diversa percezione" perchè i morti erano semplicemente ovunque, hanno intaccato il comportamento delle masse, è per una qualche pulsione (assolutamente animale, altro che sapiens) che spinge ad affrontare anche il pericolo concreto pur di "continuare a esistere". Ammetto che io non lo capisco del tutto, ma sarà che a me non pesa la distanza come non pesa la mascherina. Mi pesa più l'idea di poter esporre al rischio qualcun altro, ad esempio.

Però sono d'accordo con Lara quando sostiene che qui è un susseguirsi di interpretazioni e travisazioni. Il che mi suggerisce che l'argomento sia per tutti, in qualche modo, scottante. E che stiamo diventando tutti un po' somari, se la nostra comprensione di uno scritto è così altalenante!
Scusa eh, ma ho detto che non sia opportuno usare misure di prudenza?
Ho detto che non credo che entrerà come abitudine nella vita quotidiana il distanziamento personale.
Per quanto mi riguarda, ho idea di essere stata più prudente di tantissimi, ma non per paura personale, solo per non rischiare di mettere sotto pressione gli ospedali e per fare stare tranquilli i miei figli.
In realtà non ho molta paura di morire, ma su questo non pretendo di essere creduta.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io però non capisco bene come si verifichino tutte le incomprensioni che pullulano questo thread. Io non ho mai inteso che Lara si augurasse ulteriori vittime, piuttosto che è amareggiata e parecchio sgomenta per come è successo quello che è successo; d'altra parte mi sembra di capire senza malintesi che Brunetta ha invece stabilito che per quanto la riguarda una ragionevole attenzione è sufficiente.

Intuisco che la percezione della gravità della situazione sia dipesa soprattutto dalla preoccupazione immediata per chi sentiamo vicino, prima che per noi. Qui in paese (un paio di vittime, in là con gli anni) gli anziani sono ancora molto preoccupati: in queste ultime settimane semplicemente non c'era anima viva, pur essendo un borgo tra i colli, con una densità di popolazione pari a quella dell'Isola di Natale. Io mi son preso addirittura qualche rimprovero perchè andando a lavorare avrei potuto portare il contagio. Forse perchè in un posto così piccolo, anche pochi decessi significano perdere qualcuno che conosci da una vita. Molti, a quanto pare, soprattutto in città, non si sentono invece particolarmente a rischio, o contano sulla propria invulnerabilità, oppure semplicemente considerano trascurabile il livello di pericolo.

Le mie personali preoccupazioni sono soprattutto per i miei anziani e per le ripercussioni sociopolitiche, e io credo saranno queste ultime a determinare il prossimo futuro. Sta di fatto che anche io mi tolgo i vestiti ogni giorno prima di entrare in casa. Di certo non voglio rischiare di far finire qualcuno in terapia intensiva per leggerezza, in casa mia e fuori. E naturalmente spererei di non finirci io.

Dopodichè mi sembra evidente che se nemmeno le pestilenze del passato, quando non esisteva una "diversa percezione" perchè i morti erano semplicemente ovunque, hanno intaccato il comportamento delle masse, è per una qualche pulsione (assolutamente animale, altro che sapiens) che spinge ad affrontare anche il pericolo concreto pur di "continuare a esistere". Ammetto che io non lo capisco del tutto, ma sarà che a me non pesa la distanza come non pesa la mascherina. Mi pesa più l'idea di poter esporre al rischio qualcun altro, ad esempio.

Però sono d'accordo con Lara quando sostiene che qui è un susseguirsi di interpretazioni e travisazioni. Il che mi suggerisce che l'argomento sia per tutti, in qualche modo, scottante. E che stiamo diventando tutti un po' somari, se la nostra comprensione di uno scritto è così altalenante!
Invece per quanto riguarda Lara a me è sembrata straordinariamente aggressiva relativamente a questa epidemia nei confronti di chi non affermava di essere terrorizzato, dando gratuitamente degli imbecilli a tutti per questo.
Per carità, non è stata la sola, i social sono stati pieni di persone che schizzavano veleno sui passanti e i media hanno soffiato sul fuoco con le foto di movida, spesso manipolate.
E sì, ha dato degli imbecilli gratuitamente e ha immaginato tutti gli abitanti di Milano sui navigli ad alitarsi in faccia. Forse non ha idea degli abitanti di Milano e hinterland e dello spazio sui navigli.
E sì, ha dato l’idea di desiderare che il virus colpisse gli imbecilli.
 

Lara3

Utente di lunga data
mi dispiace per i tuoi amici.
Anche a me dispiace per tutto.

Ci vorrà del tempo per masticare.
Per dare agli avvenimenti una posizione che in un qualche modo sembri dignitosa.

https://www.ildolomiti.it/societa/2...-ci-rende-umani-e-va-al-di-la-delle-religioni

questa è secondo me una bella riflessione.

I medici hanno un vissuto ulteriore.
Qui da me (immagino non solo, ma non so) sono state fatte scelte potenti. Da parte dei medici nei confronti dei pazienti.
Compreso l'osare terapie fondamentalmente sperimentali in diretta, in piena emergenza, sommersi fisicamente ed emotivamente da un disorientamento generale.

Ci vorrà tempo.

Personalmente mi auguro non saranno lasciati soli anche in questa fase.
Perchè farlo significherà ferire ulteriormente, nel suo tessuto vivo e pulsante, un sistema sanitario già zoppo di suo.
(e la tendenza che vedo non è certo quella di mettergli almeno una stampella).

Sono contenta che tu stia bene.
Ricordavo che il lunedì successivo all'ultima volta che ti ho letto avresti iniziato a lavorare esposta, ti ho pensata in questo periodo.
Ciao !
Ti ringrazio per il pensiero.
Si, sto bene.
Ho lavorato esposta ma non proprio in prima linea. Ma famigliari stretti, medici, erano in prima linea con tutto quello che comporta.
Siamo tutti bene, da noi non è mai stata una chiusura completa, nel senso che volendo e avendo tempo si poteva uscire di casa. Le strade erano comunque deserte anche nelle città.
Gli ospedali qui non sono mai arrivati al limite. Sono riusciti a contenere. Le scuole e ristoranti sono aperti.
Ma i centri commerciali non sono più come prima. Molto meno gente.
Tu come stai ?
Un abbraccio e buona notte

Invece per quanto riguarda Lara a me è sembrata straordinariamente aggressiva relativamente a questa epidemia nei confronti di chi non affermava di essere terrorizzato, dando gratuitamente degli imbecilli a tutti per questo.
Per carità, non è stata la sola, i social sono stati pieni di persone che schizzavano veleno sui passanti e i media hanno soffiato sul fuoco con le foto di movida, spesso manipolate.
E sì, ha dato degli imbecilli gratuitamente e ha immaginato tutti gli abitanti di Milano sui navigli ad alitarsi in faccia. Forse non ha idea degli abitanti di Milano e hinterland e dello spazio sui navigli.
E sì, ha dato l’idea di desiderare che il virus colpisse gli imbecilli.
Trovami dove ho usato la parola imbecilli prima che mi avete dato della stronza ecc
Certo dopo , ma solamente dopo essere stata insultata, ho detto che si ... ci sono tante teste di cazzo in giro. E riconfermo. Ci sono.
E poi ...dire che “ ha dato l’idea di desiderare che il virus colpisse “
Stai scherzando?
E ...” aggressiva nei confronti di chi non affermava di essere terrorizzato “
???!!!
Stai dando i numeri ?
Ho obbligato qualcuno di essere terrorizzato ?
Ho solo chiesto senso civico.
Ho capito: dove non c’è non bisogna insistere.

Di certo non voglio rischiare di far finire qualcuno in terapia intensiva per leggerezza, in casa mia e fuori. E naturalmente spererei di non finirci io.
Belle parole : è quello che dovrebbe pensare e fare ognuno di noi.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Io però non capisco bene come si verifichino tutte le incomprensioni che pullulano questo thread. Io non ho mai inteso che Lara si augurasse ulteriori vittime, piuttosto che è amareggiata e parecchio sgomenta per come è successo quello che è successo; d'altra parte mi sembra di capire senza malintesi che Brunetta ha invece stabilito che per quanto la riguarda una ragionevole attenzione è sufficiente.

Intuisco che la percezione della gravità della situazione sia dipesa soprattutto dalla preoccupazione immediata per chi sentiamo vicino, prima che per noi. Qui in paese (un paio di vittime, in là con gli anni) gli anziani sono ancora molto preoccupati: in queste ultime settimane semplicemente non c'era anima viva, pur essendo un borgo tra i colli, con una densità di popolazione pari a quella dell'Isola di Natale. Io mi son preso addirittura qualche rimprovero perchè andando a lavorare avrei potuto portare il contagio. Forse perchè in un posto così piccolo, anche pochi decessi significano perdere qualcuno che conosci da una vita. Molti, a quanto pare, soprattutto in città, non si sentono invece particolarmente a rischio, o contano sulla propria invulnerabilità, oppure semplicemente considerano trascurabile il livello di pericolo.

Le mie personali preoccupazioni sono soprattutto per i miei anziani e per le ripercussioni sociopolitiche, e io credo saranno queste ultime a determinare il prossimo futuro. Sta di fatto che anche io mi tolgo i vestiti ogni giorno prima di entrare in casa. Di certo non voglio rischiare di far finire qualcuno in terapia intensiva per leggerezza, in casa mia e fuori. E naturalmente spererei di non finirci io.

Dopodichè mi sembra evidente che se nemmeno le pestilenze del passato, quando non esisteva una "diversa percezione" perchè i morti erano semplicemente ovunque, hanno intaccato il comportamento delle masse, è per una qualche pulsione (assolutamente animale, altro che sapiens) che spinge ad affrontare anche il pericolo concreto pur di "continuare a esistere". Ammetto che io non lo capisco del tutto, ma sarà che a me non pesa la distanza come non pesa la mascherina. Mi pesa più l'idea di poter esporre al rischio qualcun altro, ad esempio.

Però sono d'accordo con Lara quando sostiene che qui è un susseguirsi di interpretazioni e travisazioni. Il che mi suggerisce che l'argomento sia per tutti, in qualche modo, scottante. E che stiamo diventando tutti un po' somari, se la nostra comprensione di uno scritto è così altalenante!
Però io non ho letto nessuno che si sia sentito invulnerabile o che abbia pensato di poterlo essere
Credo che sia proprio stato diverso il modo di viverlo
Chi ha seguito le indicazioni e chi ha preso ulteriori misure
Le incomprensioni sono nate quando si è cercato di imporre come giusto solo uno dei due modi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ciao !
Ti ringrazio per il pensiero.
Si, sto bene.
Ho lavorato esposta ma non proprio in prima linea. Ma famigliari stretti, medici, erano in prima linea con tutto quello che comporta.
Siamo tutti bene, da noi non è mai stata una chiusura completa, nel senso che volendo e avendo tempo si poteva uscire di casa. Le strade erano comunque deserte anche nelle città.
Gli ospedali qui non sono mai arrivati al limite. Sono riusciti a contenere. Le scuole e ristoranti sono aperti.
Ma i centri commerciali non sono più come prima. Molto meno gente.
Tu come stai ?
Un abbraccio e buona notte


Trovami dove ho usato la parola imbecilli prima che mi avete dato della stronza ecc
Certo dopo , ma solamente dopo essere stata insultata, ho detto che si ... ci sono tante teste di cazzo in giro. E riconfermo. Ci sono.
E poi ...dire che “ ha dato l’idea di desiderare che il virus colpisse “
Stai scherzando?
E ...” aggressiva nei confronti di chi non affermava di essere terrorizzato “
???!!!
Stai dando i numeri ?
Ho obbligato qualcuno di essere terrorizzato ?
Ho solo chiesto senso civico.
Ho capito: dove non c’è non bisogna insistere.


Belle parole : è quello che dovrebbe pensare e fare ognuno di noi.
Quindi ho avuto una impressione sbagliata.
Ne sono lieta.
Ci vedremo per un aperitivo.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Il problema è che il senso civico io l’ho avuto e non ho mai trasgredito eppure mi sembra che un tantino aggressiva e offensiva lo sei stata
Che ho trovato tutto eccessivo lo confermo, ma che ho rispettato ogni regola anche
Non è che il pensiero che fosse tutto eccessivo poteva contagiare qualcuno eh
 

Lara3

Utente di lunga data
Il problema è che il senso civico io l’ho avuto e non ho mai trasgredito eppure mi sembra che un tantino aggressiva e offensiva lo sei stata
Che ho trovato tutto eccessivo lo confermo, ma che ho rispettato ogni regola anche
Non è che il pensiero che fosse tutto eccessivo poteva contagiare qualcuno eh
L’hai detto tu che hai rispettato il decreto solo perché le multe erano alte. Parlavi di questo senso civico ?
 

Brunetta

Utente di lunga data
L’hai detto tu che hai rispettato il decreto solo perché le multe erano alte. Parlavi di questo senso civico ?
Perché tu se fossi uscita a fare una passeggiata da sola saresti stata pericolosa per te o gli altri?
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
L’hai detto tu che hai rispettato il decreto solo perché le multe erano alte. Parlavi di questo senso civico ?
L’hai detto tu che hai rispettato il decreto solo perché le multe erano alte. Parlavi di questo senso civico ?
Questa cosa l’ho detta quando si è parlato di rivedere amici, in occasione dell’ultimo decreto e si parlava dei congiunti
Quando non si è potuto più uscire io non mi sono mossa da casa nemmeno per fare la spesa.
Ho trovato eccessive le misure? Si.
le ho rispettate si
Questo non credo faccia di me un’incoscientd
Ieri ero al ristorante con un’amica. Indossato mascherina? Si. Tenuto la distanza? Si
Stasera ero a fare una passeggiata. Mangiato un gelato. Indossato mascherina e mangiato il gelato in piedi lontano dalla gente
Quindi quello che mi fa incazzare è essere considerata un’irresponsabile, e aver messo in dubbio che io abbia parlato con medici in ospedale, ecc ecc
 

Lara3

Utente di lunga data
Questa cosa l’ho detta quando si è parlato di rivedere amici, in occasione dell’ultimo decreto e si parlava dei congiunti
Quando non si è potuto più uscire io non mi sono mossa da casa nemmeno per fare la spesa.
Ho trovato eccessive le misure? Si.
le ho rispettate si
Questo non credo faccia di me un’incoscientd
Ieri ero al ristorante con un’amica. Indossato mascherina? Si. Tenuto la distanza? Si
Stasera ero a fare una passeggiata. Mangiato un gelato. Indossato mascherina e mangiato il gelato in piedi lontano dalla gente
Quindi quello che mi fa incazzare è essere considerata un’irresponsabile, e aver messo in dubbio che io abbia parlato con medici in ospedale, ecc ecc
Tu sei nata incazzata
 

giorgiocan

Utente prolisso
Scusa eh, ma ho detto che non sia opportuno usare misure di prudenza?
Ho detto che non credo che entrerà come abitudine nella vita quotidiana il distanziamento personale.
Per quanto mi riguarda, ho idea di essere stata più prudente di tantissimi, ma non per paura personale, solo per non rischiare di mettere sotto pressione gli ospedali e per fare stare tranquilli i miei figli.
In realtà non ho molta paura di morire, ma su questo non pretendo di essere creduta.
Io invece non ho difficoltà a crederti. E non ho mai percepito che volessi minimizzare, soprattutto sulla salute altrui. A volte ammetto che mi è sembrato avessi una percezione parecchio circoscritta della situazione, ma forse era il tenore degli scambi.

Nemmeno io ho mai descritto alcune misure piuttosto che altre come destinate a diventare parte della nostra socialità. Mi sembra solo che, soprattutto chi è anche solo temporaneamente lontano dal sistema lavoro, o non sta sperimentando la gestione pubblica della cosa, non colga alcune implicazioni (che non ispirano nulla di buono) che già ora stanno ricadendo su intere categorie professionali (o su singoli che anche in questo momento vivono in una sospensione indefinita di protocolli e misure tecniche su cui nessuna istituzione, dopo mesi, ancora si pronuncia). Sono convinto che le implicazioni concrete, quelle che faranno la differenza per la vita singolo individuo, non si siano ancora completamente rivelate, e dipenderanno in massima parte dall'evoluzione della situazione da qui in poi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Diciamo che - come cautamente ci suggeriscono - sia iniziata la curva discendente, che sarà lunga ma - se non ci sono sorprese - condurrà alla fine dell'emergenza estrema ed immediata, almeno da un punto di vista sanitario; sarà dunque il tempo (ci auguriamo a breve) delle considerazioni più ovvie: quali sono stati gli errori, chi li ha commessi, quanti si potevano evitare, quanti sono sistemici in un evento di questa portata; e ancora chi ha procurato danno in malafede, chi ha intaccato il corretto funzionamento di un sistema che avrebbe potuto e dovuto tutelarci maggiormente, chi ha travisato il proprio ruolo di potere per tornaconto personale.

Il punto è che sapevamo. Come tutti ricorderete, la possibilità che si verificasse un casino del genere era nota al pubblico e alla politica da almeno 15-20 anni. E non per bocca di ricercatori autistici blindati nel loro laboratorio a prova di bomba e incapaci di rivolgere parola al prossimo. Ce ne hanno parlato diversi VIP di portata planetaria, personaggi tra i più influenti in circolazione.

Ricordate questi due?



Naturalmente ci sono "profezie" come queste a decine, anche se i volti sono meno noti (e meno credibili). Eppure, come sempre nel corso della storia, anche stavolta ci siamo rifiutati di credere. Finchè non abbiamo più potuto rifiutarci (anche se credo sia rimasto qualche complottista/negazionista in circolazione).

Ora, vorrei sottolineare che quello che è successo non è tanto la conferma di un pronostico, ma un precedente (il primo di questa portata nella nostra epoca). Poteva succedere, è successo. Quindi, potrebbe succedere ancora e succederà ancora.

Saremo pronti, la prossima volta?
Riprendo nuovamente il primo post perché ho fatto alcune riflessioni.
Credo che sia stato inevitabile che qui, come ovunque, si finisse per parlare dell’epidemia.
Come se ne è parlato? Esattamente come si parla dell’argomento centrale del forum.
La situazione è stata indubbiamente traumatica ed stata affrontata come tale, nello stesso modo in cui ognuno di noi ha affrontato il trauma del tradimento.
E il trauma del tradimento lo affronta anche chi tradisce, eccome, anche se è un trauma voluto e di cui si ha parzialmente il controllo, ma che probabilmente non càpita come un fulmine a ciel sereno. Probabilmente la maggior parte delle persone (poi sì ci sono psicopatici e sociopatici, in numero minimo) non inizia una relazione con la volontà di boicottarla, non si mettono al mondo figli con il progetto di farli soffrire, così come non si costruisce un casa minando le fondamenta. Si matura gradualmente la possibilità di trovare parte di noi fuori dal matrimoni. Poi su questo forse aprirò un altro thread.
L’epidemia ha costituito un trauma universale (addirittura è una pandemia!) e particolare e ognuno ha dovuto affrontarlo come universale e come particolare.
Mi spiego.
Normalmente nel corso della vita càpitano disgrazie piccole (un tamponamento, la rottura della lavatrice e l’allagamento) e grandi (grave incidente, malattie gravi, lutti, licenziamento, tracolli finanziari).
Ogni disgrazia provoca un trauma che affrontiamo soli o condividendolo con poche persone.
Tanti degli utenti del forum hanno condiviso il trauma del tradimento solo nel forum! Eppure, pur nel loro desiderio di riservatezza estrema, hanno cercato condivisione.
La condivisione è necessaria per superare un trauma, è necessario proprio condividere il disorientamento.
Ecco credo che il punto sia il disorientamento.
E qui credo che sia più evidente la somiglianza tra l’esperienza della epidemia-pandemia e il tradimento. È necessario non solo trovare chi ha vissuto lo stesso trauma del tradimento, ma chi l’ha vissuto come noi e perfino trovare chi ha vissuto quel trauma in un ruolo diverso.
Allo stesso modo in cui chi ha vissuto il trauma del tradimento da tradito, cercando i colpevoli dentro e fuori casa e assegnando a ogni attore (nel senso di persona che ha agito, anche solo esistendo, quindi anche figli, amici, suoceri) responsabilità o colpe, così ognuno ha reagito in base al suo schema consolidato o in base ai cambiamenti subentrati a una elaborazione del trauma (quello comune qui è il tradimento e conosciamo come lo hanno elaborato o meno gli utenti storici) assegnando o cercando a chi assegnare i ruoli di cattivi.
Anche la visione del DOPO che chiedevi tu @giorgiocan è simile.
Quanti traditi dicono “ma io rivoglio la mia vita di prima!” , ma anche tanti traditori lo sono diventati perché volevano e continuano magari a volere, in costanza di matrimonio e famiglia, ”la vita di prima!”.
E se ci pensiamo bene si tradisce per vivere la vita di prima o quella che si immaginava o si sognava che fosse la vita di prima degli altri, dei fortunati, di chi ha avuto la giovinezza dorata con relazioni spumeggianti.
Anche ora il DOPO si vuole che ritorni quello di prima identico, perché “a me la mia vita piaceva!” o lo si desidera completamente diverso (simile alla adolescenza e giovinezza dorata che non si è mai vissuta, ma che probabilmente nessuno ha vissuto, senza brufoli, senza apparecchio per i denti, senza disarmonie di crescita, senza il dubbio di essere troppo grassi o troppo magri, senza tette troppo piccole o troppo grosse, senza culo piatto o troppo grosso, senza paura di avere un pisello piccolo o comunque al dunque inadeguato, senza amici che prendevano in giro, senza rifiuti dai nostri amori/oggetti del desideri, senza genitori che ostacolavano mettendo regole o che condizionavano con le loro aspettative di volerci seri, responsabili, studiosi, pronti a sistemarci o anche felici, spensierati proprio come loro (brufolosi e disarmonici e con tanti due di picche) non sono stati. E questo per non parlare delle frustrazioni scolastiche, primo assaggio delle frustrazioni della vita per i nostri e gli altrui limiti.)
Arriva una epidemia ed ecco che veniamo traditi dalla nostra vita che ci siamo costruita, magari non è granché, ma è quella con le nostre routine, le nostre uscite al supermercato che ci scandiscono la settimana, così come la pizza del venerdì o del sabato è il noiosissimo pranzo della domenica con i genitori/suoceri, i weekend con gli amici, l’epidemia ci rivoluziona il lavoro, la vita dei figli a scuola (che per un bel po’ di ore sono sistemati e così possiamo immaginarli studiosi, disciplinati, con tanti amici, intenti a costruirsi una vita di successo almeno serena) il tempo libero, gli amanti (che tanto ci aiutano a reggere le altre frustrazioni). Se poi in questa situazione di perdita di tutti i riferimenti si ammala qualcuno a noi vicino o muore lo stress di questo tradimento della vita è ancora più forte.
Ed ecco che ognuno usa gli strumenti che ha e che ha sempre utilizzato nelle altre situazioni traumatiche e che qui noi conosciamo di ognuno. C’è chi ha portato la responsabilità del trauma fuori e lontano da sé e quindi c’è la tradita che dice che il tradimento è colpa di quella troia dell’amante, il marito è un poveretto debolì e meschino, ma senza quella o quelle trioie sarebbe stato quello che era nel suo immaginario e che faceva parte della vita di prima e allora se la prenderà con i runner, con i due anziani che si salutano all’angolo dopo aver comprato il pane, con chi va troppe volte a fare la spesa, ma anche con chi fa troppe scorte e poi, ovviamente, con i più depravati dei depravati quelli che fanno gli aperitivi.
Ugualmente chi ha inserito il tradimento tra i fatti della vita, accetterà le restrizioni e tutte le eventualità come quelle possibili e aspetterà solo di ripristinare la routine.
Chi ha affrontato il proprio trauma razionalizzandolo cercherà spiegazioni attraverso gli scienziati e i tecnici, per avere il controllo dì qualcosa di cui non si poteva e non si può avere il controllo, perché non solo non sapevano granché neanche gli esperti, anzi non ci capivano proprio un cazzo, ma erano obbligati per ruolo a dare risposte e hanno fatto come i genitori che simulano tranquillità e controllo per fare stare buoni i bambini.
Chi si è affidato alle autorità, proprio come si fa da bambini, o le ha costantemente contestate, proprio come si fa da adolescenti, magari chiedendo, proprio allo stesso modo degli adolescenti, libertà e sicurezza.
Chi ha fatto proprie le regole per non sentirsi normato esternamente.
Chi individua i colpevoli di tutto nei soliti colpevoli, a seconda dell’orientamento, i capitalisti, la finanza mondiale, le superpotenze, i Presidenti criminali, le multinazionali e i vari complotti...
Chi ha ostinatamente affermato di non aver cambiato in nessun modo la sua vita da traditore perché è lì che trova la sua identità e sicurezza.
Chi (come me) ne ha passate abbastanza e ha visto anche nascere i fiori dal letame e pensa che “ha da passà a nuttata “ e ha fiducia nel futuro, sempre e comunque.
E chi come te @giorgiocan vuole avere un po’ di controllo sul futuro, almeno immaginandolo per poterne esserne in parte compartecipe. Poi ti risenti che non ti rispondano o che ognuno rivoglia solo quello che c’era prima (o lo riesca a immaginare solo dentro i suoi schemi usuali) ma ...siamo sempre noi. Mica possiamo costruirci schemi diversi SOLO per una pandemia!
Per fortuna ci sono quelli che ai traumi reagiscono con creatività e, forse non lo sappiamo, ma lo abbiamo fatto tutti dopo il trauma del tradimento. Lo faremo anche dopo l’epidemia, qualcuno sarà particolarmente creativo.
😁
Forse l’altro thread non serve, se sì, citate pure questo è apritelo voi.
 
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bettypage

Utente acrobata
Riprendo nuovamente il primo post perché ho fatto alcune riflessioni.
Credo che sia stato inevitabile che qui, come ovunque, si finisse per parlare dell’epidemia.
Come se ne è parlato? Esattamente come si parla dell’argomento centrale del forum.
La situazione è stata indubbiamente traumatica ed stata affrontata come tale, nello stesso modo in cui ognuno di noi ha affrontato il trauma del tradimento.
E il trauma del tradimento lo affronta anche chi tradisce, eccome, anche se è un trauma voluto e di cui si ha parzialmente il controllo, ma che probabilmente non càpita come un fulmine a ciel sereno. Probabilmente la maggior parte delle persone (poi sì ci sono psicopatici e sociopatici, in numero minimo) non inizia una relazione con la volontà di boicottarla, non si mettono al mondo figli con il progetto di farli soffrire, così come non si costruisce un casa minando le fondamenta. Si matura gradualmente la possibilità di trovare parte di noi fuori dal matrimoni. Poi su questo forse aprirò un altro thread.
L’epidemia ha costituito un trauma universale (addirittura è una pandemia!) e particolare e ognuno ha dovuto affrontarlo come universale e come particolare.
Mi spiego.
Normalmente nel corso della vita càpitano disgrazie piccole (un tamponamento, la rottura della lavatrice e l’allagamento) e grandi (grave incidente, malattie gravi, lutti, licenziamento, tracolli finanziari).
Ogni disgrazia provoca un trauma che affrontiamo soli o condividendolo con poche persone.
Tanti degli utenti del forum hanno condiviso il trauma del tradimento solo nel forum! Eppure, pur nel loro desiderio di riservatezza estrema, hanno cercato condivisione.
La condivisione è necessaria per superare un trauma, è necessario proprio condividere il disorientamento.
Ecco credo che il punto sia il disorientamento.
E qui credo che sia più evidente la somiglianza tra l’esperienza della epidemia-pandemia e il tradimento. È necessario non solo trovare chi ha vissuto lo stesso trauma del tradimento, ma chi l’ha vissuto come noi e perfino trovare chi ha vissuto quel trauma in un ruolo diverso.
Allo stesso modo in cui chi ha vissuto il trauma del tradimento da tradito, cercando i colpevoli dentro e fuori casa e assegnando a ogni attore (nel senso di persona che ha agito, anche solo esistendo, quindi anche figli, amici, suoceri) responsabilità o colpe, così ognuno ha reagito in base al suo schema consolidato o in base ai cambiamenti subentrati a una elaborazione del trauma (quello comune qui è il tradimento e conosciamo come lo hanno elaborato o meno gli utenti storici) assegnando o cercando a chi assegnare i ruoli di cattivi.
Anche la visione del DOPO che chiedevi tu @giorgiocan è simile.
Quanti traditi dicono “ma io rivoglio la mia vita di prima!” , ma anche tanti traditori lo sono diventati perché volevano e continuano magari a volere, in costanza di matrimonio e famiglia, ”la vita di prima!”.
E se ci pensiamo bene si tradisce per vivere la vita di prima o quella che si immaginava o si sognava che fosse la vita di prima degli altri, dei fortunati, di chi ha avuto la giovinezza dorata con relazioni spumeggianti.
Anche ora il DOPO si vuole che ritorni quello di prima identico, perché “a me la mia vita piaceva!” o lo si desidera completamente diverso (simile alla adolescenza e giovinezza dorata che non si è mai vissuta, ma che probabilmente nessuno ha vissuto, senza brufoli, senza apparecchio per i denti, senza disarmonie di crescita, senza il dubbio di essere troppo grassi o troppo magri, senza tette troppo piccole o troppo grosse, senza culo piatto o troppo grosso, senza paura di avere un pisello piccolo o comunque al dunque inadeguato, senza amici che prendevano in giro, senza rifiuti dai nostri amori/oggetti del desideri, senza genitori che ostacolavano mettendo regole o che condizionavano con le loro aspettative di volerci seri, responsabili, studiosi, pronti a sistemarci o anche felici, spensierati proprio come loro (brufolosi e disarmonici e con tanti due di picche) non sono stati. E questo per non parlare delle frustrazioni scolastiche, primo assaggio delle frustrazioni della vita per i nostri e gli altrui limiti.)
Arriva una epidemia ed ecco che veniamo traditi dalla nostra vita che ci siamo costruita, magari non è granché, ma è quella con le nostre routine, le nostre uscite al supermercato che ci scandiscono la settimana, così come la pizza del venerdì o del sabato è il noiosissimo pranzo della domenica con i genitori/suoceri, i weekend con gli amici, l’epidemia ci rivoluziona il lavoro, la vita dei figli a scuola (che per un bel po’ di ore sono sistemati e così possiamo immaginarli studiosi, disciplinati, con tanti amici, intenti a costruirsi una vita di successo almeno serena) il tempo libero, gli amanti (che tanto ci aiutano a reggere le altre frustrazioni). Se poi in questa situazione di perdita di tutti i riferimenti si ammala qualcuno a noi vicino o muore lo stress di questo tradimento della vita è ancora più forte.
Ed ecco che ognuno usa gli strumenti che ha e che ha sempre utilizzato nelle altre situazioni traumatiche e che qui noi conosciamo di ognuno. C’è chi ha portato la responsabilità del trauma fuori e lontano da sé e quindi c’è la tradita che dice che il tradimento è colpa di quella troia dell’amante, il marito è un poveretto debolì e meschino, ma senza quella o quelle trioie sarebbe stato quello che era nel suo immaginario e che faceva parte della vita di prima e allora se la prenderà con i runner, con i due anziani che si salutano all’angolo dopo aver comprato il pane, con chi va troppe volte a fare la spesa, ma anche con chi fa troppe scorte e poi, ovviamente, con i più depravati dei depravati quelli che fanno gli aperitivi.
Ugualmente chi ha inserito il tradimento tra i fatti della vita, accetterà le restrizioni e tutte le eventualità come quelle possibili e aspetterà solo di ripristinare la routine.
Chi ha affrontato il proprio trauma razionalizzandolo cercherà spiegazioni attraverso gli scienziati e i tecnici, per avere il controllo dì qualcosa di cui non si poteva e non si può avere il controllo, perché non solo non sapevano granché neanche gli esperti, anzi non ci capivano proprio un cazzo, ma erano obbligati per ruolo a dare risposte e hanno fatto come i genitori che simulano tranquillità e controllo per fare stare buoni i bambini.
Chi si è affidato alle autorità, proprio come si fa da bambini, o le ha costantemente contestate, proprio come si fa da adolescenti, magari chiedendo, proprio allo stesso modo degli adolescenti, libertà e sicurezza.
Chi ha fatto proprie le regole per non sentirsi normato esternamente.
Chi individua i colpevoli di tutto nei soliti colpevoli, a seconda dell’orientamento, i capitalisti, la finanza mondiale, le superpotenze, i Presidenti criminali, le multinazionali e i vari complotti...
Chi ha ostinatamente affermato di non aver cambiato in nessun modo la sua vita da traditore perché è lì che trova la sua identità e sicurezza.
Chi (come me) ne ha passate abbastanza e ha visto anche nascere i fiori dal letame e pensa che “ha da passà a nuttata “ e ha fiducia nel futuro, sempre e comunque.
E chi come te @giorgiocan vuole avere un po’ di controllo sul futuro, almeno immaginandolo per poterne esserne in parte compartecipe. Poi ti risenti che non ti rispondano o che ognuno rivoglia solo quello che c’era prima (o lo riesca a immaginare solo dentro i suoi schemi usuali) ma ...siamo sempre noi. Mica possiamo costruirci schemi diversi SOLO per una pandemia!
Per fortuna ci sono quelli che ai traumi reagiscono con creatività e, forse non lo sappiamo, ma lo abbiamo fatto tutti dopo il trauma del tradimento. Lo faremo anche dopo l’epidemia, qualcuno sarà particolarmente creativo.
😁
Forse l’altro thread non serve, se sì, citate pure questo è apritelo voi.
Personalmente ho attraversato varie fasi di quelle che descrivi ma la conclusione è che con la salute (come nei rapporti di coppia) c'è quella variabile imponderabile che si chiama culo.
 
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