Riprendo nuovamente il primo post perché ho fatto alcune riflessioni.
Credo che sia stato inevitabile che qui, come ovunque, si finisse per parlare dell’epidemia.
Come se ne è parlato? Esattamente come si parla dell’argomento centrale del forum.
La situazione è stata indubbiamente traumatica ed stata affrontata come tale, nello stesso modo in cui ognuno di noi ha affrontato il trauma del tradimento.
E il trauma del tradimento lo affronta anche chi tradisce, eccome, anche se è un trauma voluto e di cui si ha parzialmente il controllo, ma che probabilmente non càpita come un fulmine a ciel sereno. Probabilmente la maggior parte delle persone (poi sì ci sono psicopatici e sociopatici, in numero minimo) non inizia una relazione con la volontà di boicottarla, non si mettono al mondo figli con il progetto di farli soffrire, così come non si costruisce un casa minando le fondamenta. Si matura gradualmente la possibilità di trovare parte di noi fuori dal matrimoni. Poi su questo forse aprirò un altro thread.
L’epidemia ha costituito un trauma universale (addirittura è una pandemia!) e particolare e ognuno ha dovuto affrontarlo come universale e come particolare.
Mi spiego.
Normalmente nel corso della vita càpitano disgrazie piccole (un tamponamento, la rottura della lavatrice e l’allagamento) e grandi (grave incidente, malattie gravi, lutti, licenziamento, tracolli finanziari).
Ogni disgrazia provoca un trauma che affrontiamo soli o condividendolo con poche persone.
Tanti degli utenti del forum hanno condiviso il trauma del tradimento solo nel forum! Eppure, pur nel loro desiderio di riservatezza estrema, hanno cercato condivisione.
La condivisione è necessaria per superare un trauma, è necessario proprio condividere il disorientamento.
Ecco credo che il punto sia il disorientamento.
E qui credo che sia più evidente la somiglianza tra l’esperienza della epidemia-pandemia e il tradimento. È necessario non solo trovare chi ha vissuto lo stesso trauma del tradimento, ma chi l’ha vissuto come noi e perfino trovare chi ha vissuto quel trauma in un ruolo diverso.
Allo stesso modo in cui chi ha vissuto il trauma del tradimento da tradito, cercando i colpevoli dentro e fuori casa e assegnando a ogni attore (nel senso di persona che ha agito, anche solo esistendo, quindi anche figli, amici, suoceri) responsabilità o colpe, così ognuno ha reagito in base al suo schema consolidato o in base ai cambiamenti subentrati a una elaborazione del trauma (quello comune qui è il tradimento e conosciamo come lo hanno elaborato o meno gli utenti storici) assegnando o cercando a chi assegnare i ruoli di cattivi.
Anche la visione del DOPO che chiedevi tu
@giorgiocan è simile.
Quanti traditi dicono “ma io rivoglio la mia vita di prima!” , ma anche tanti traditori lo sono diventati perché volevano e continuano magari a volere, in costanza di matrimonio e famiglia, ”la vita di prima!”.
E se ci pensiamo bene si tradisce per vivere la vita di prima o quella che si immaginava o si sognava che fosse la vita di prima degli altri, dei fortunati, di chi ha avuto la giovinezza dorata con relazioni spumeggianti.
Anche ora il DOPO si vuole che ritorni quello di prima identico, perché “a me la mia vita piaceva!” o lo si desidera completamente diverso (simile alla adolescenza e giovinezza dorata che non si è mai vissuta, ma che probabilmente nessuno ha vissuto, senza brufoli, senza apparecchio per i denti, senza disarmonie di crescita, senza il dubbio di essere troppo grassi o troppo magri, senza tette troppo piccole o troppo grosse, senza culo piatto o troppo grosso, senza paura di avere un pisello piccolo o comunque al dunque inadeguato, senza amici che prendevano in giro, senza rifiuti dai nostri amori/oggetti del desideri, senza genitori che ostacolavano mettendo regole o che condizionavano con le loro aspettative di volerci seri, responsabili, studiosi, pronti a sistemarci o anche felici, spensierati proprio come loro (brufolosi e disarmonici e con tanti due di picche) non sono stati. E questo per non parlare delle frustrazioni scolastiche, primo assaggio delle frustrazioni della vita per i nostri e gli altrui limiti.)
Arriva una epidemia ed ecco che veniamo traditi dalla nostra vita che ci siamo costruita, magari non è granché, ma è quella con le nostre routine, le nostre uscite al supermercato che ci scandiscono la settimana, così come la pizza del venerdì o del sabato è il noiosissimo pranzo della domenica con i genitori/suoceri, i weekend con gli amici, l’epidemia ci rivoluziona il lavoro, la vita dei figli a scuola (che per un bel po’ di ore sono sistemati e così possiamo immaginarli studiosi, disciplinati, con tanti amici, intenti a costruirsi una vita di successo almeno serena) il tempo libero, gli amanti (che tanto ci aiutano a reggere le altre frustrazioni). Se poi in questa situazione di perdita di tutti i riferimenti si ammala qualcuno a noi vicino o muore lo stress di questo tradimento della vita è ancora più forte.
Ed ecco che ognuno usa gli strumenti che ha e che ha sempre utilizzato nelle altre situazioni traumatiche e che qui noi conosciamo di ognuno. C’è chi ha portato la responsabilità del trauma fuori e lontano da sé e quindi c’è la tradita che dice che il tradimento è colpa di quella troia dell’amante, il marito è un poveretto debolì e meschino, ma senza quella o quelle trioie sarebbe stato quello che era nel suo immaginario e che faceva parte della vita di prima e allora se la prenderà con i runner, con i due anziani che si salutano all’angolo dopo aver comprato il pane, con chi va troppe volte a fare la spesa, ma anche con chi fa troppe scorte e poi, ovviamente, con i più depravati dei depravati quelli che fanno gli aperitivi.
Ugualmente chi ha inserito il tradimento tra i fatti della vita, accetterà le restrizioni e tutte le eventualità come quelle possibili e aspetterà solo di ripristinare la routine.
Chi ha affrontato il proprio trauma razionalizzandolo cercherà spiegazioni attraverso gli scienziati e i tecnici, per avere il controllo dì qualcosa di cui non si poteva e non si può avere il controllo, perché non solo non sapevano granché neanche gli esperti, anzi non ci capivano proprio un cazzo, ma erano obbligati per ruolo a dare risposte e hanno fatto come i genitori che simulano tranquillità e controllo per fare stare buoni i bambini.
Chi si è affidato alle autorità, proprio come si fa da bambini, o le ha costantemente contestate, proprio come si fa da adolescenti, magari chiedendo, proprio allo stesso modo degli adolescenti, libertà e sicurezza.
Chi ha fatto proprie le regole per non sentirsi normato esternamente.
Chi individua i colpevoli di tutto nei soliti colpevoli, a seconda dell’orientamento, i capitalisti, la finanza mondiale, le superpotenze, i Presidenti criminali, le multinazionali e i vari complotti...
Chi ha ostinatamente affermato di non aver cambiato in nessun modo la sua vita da traditore perché è lì che trova la sua identità e sicurezza.
Chi (come me) ne ha passate abbastanza e ha visto anche nascere i fiori dal letame e pensa che “ha da passà a nuttata “ e ha fiducia nel futuro, sempre e comunque.
E chi come te
@giorgiocan vuole avere un po’ di controllo sul futuro, almeno immaginandolo per poterne esserne in parte compartecipe. Poi ti risenti che non ti rispondano o che ognuno rivoglia solo quello che c’era prima (o lo riesca a immaginare solo dentro i suoi schemi usuali) ma ...siamo sempre noi. Mica possiamo costruirci schemi diversi SOLO per una pandemia!
Per fortuna ci sono quelli che ai traumi reagiscono con creatività e, forse non lo sappiamo, ma lo abbiamo fatto tutti dopo il trauma del tradimento. Lo faremo anche dopo l’epidemia, qualcuno sarà particolarmente creativo.

Forse l’altro thread non serve, se sì, citate pure questo è apritelo voi.