Perché? Anche la cognata non è sorella di nessuno, eppure viene chiamata zia.
E a volte anche gli amici intimi di famiglia vengono chiamati zii (e magari c'è un rapporto più costante che con gli zii veri e propri).
E poi, comunque, è pur sempre la madre dei suoi fratellastri, per cui volendo c'è comunque un rapporto di parentela acquisita.
Tutto sta in cosa ci si mette dentro quel "zia" (omg, questa sembra quasi una frase della cara
@ipazia...
che me devo preocupà...?)
...dipende da chi sei...

...a me fin da bambina è sempre piaciuto smontare quel che mi capitava a tiro per vedere cosa ci fosse dentro...ti lascio immaginare la gioia di mio padre quella volta in cui mi incuriosii di come fosse fatta la serratura del portone blindato..avevo 4 anni (in quell'occasione imparai che saper rimontare quel che si smonta è altrettanto importante!!)


Io comunque sono la "zia" acquisita dei figli di una mia amica.
E testimone dello sposo.
Ho accettato per un unico motivo. Sono persone sufficientemente intelligenti da sapere che il politically correct nelle relazioni dove si parla di intimità vale zero.
E loro contano sulla mia scorrettezza
Lascia stare la zia che è l'unico cervello storto con la schiena dritta qui dentro
Cervello storto mi piace un sacco!!
...G. dice che sono matta


(e probabilmente ha pure ragione).
sai che schiena dritta da me è un terribile insulto?
Le schiene dritte sono persone pigre, ignavi e accidiosi, che non si smuovono, che galleggiano, che lasciano che accada senza osare, senza assumersi rischi e responsabilità. Che si affidano sempre a qualcun altro per risolvere le situazioni e fare. Che delegano. Alle persone, alla vita, agli eventi.
Spero non intendessi quello!! (nel caso però spiegami...se fossi una schiena dritta senza rendermene conto, mi piacerebbe e sarei grata mi venisse detto senza mezzi termini...so che posso contare sul tuo esser politicamente scorretto!

)
@valentina.65 c'è una storia, che non so se sia vera, a me sembra verosimile.
Una lupa trovò il suo cucciolo con una zampa imprigionata in una tagliola.
Provò a liberarlo, non ci riuscì. Provò a nutrirlo e a difenderlo, ma il cucciolo continuava a soffrire terribilmente e ad esser sempre più stanco e debilitato.
Decise allora di tranciargli la zampa.
Il cucciolo morì.
Ma.
Morì vivendo.
Da umana dico anche, morì soprattutto libero dalla tagliola.
E' questo il punto, a mio parere.
Come si muore.
Pensarci è entrare in circolo e iniziare anche a guardare al come si vive.
La vita è una.
Non è che poi c'è il sequel.
Buona fortuna.
