Sentirsi falliti al cospetto del coniuge

salmonella

Utente
Ho avuto una confidenza recentemente al riguardo..

Per motivi di lavoro, di carriera, economici o altro vi siete mai sentiti falliti di fronte al coniuge/compagno/a?

Oppure avete mai percepito nell'altro un senso di fallimento rispetto a voi?

E nel caso.. Cone vi siete comportati?
posso dirlo solo per mio padre....a volte mi sono sentita sprofondare,problemi economici...
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi pare che questo thread riesumato vertesse sulla invidia all’interno della coppia.
Ma una invidia particolare che si basa sul successo di un membro della coppia e l'insuccesso dell’altro.
Forse tratta su cosa ogni persona basa la propria identità.
Oggi leggevo una riflessione di una psicanalista su come il linguaggio del paziente rivelasse più della narrazione che faceva della propria vita.
E, come mi disse una psicologa, non è che io non sono competitiva (come mi sono sempre ritenuta e mi definisco tuttora) ma sono così competitiva da considerarmi competente al punto da “non mettercimi “ nemmeno.
Mi è stato detto molti anni fa.
Forse è come dice la psicoanalista che ho letto oggi, nella mia sintassi narrativa, utilizzo una struttura da competente, nei campi in cui lo sono, ma non do importanza identitaria a ciò in cui non sono competente.
“Non mi ci metto nemmeno“ in ciò in cui non sono competente e che mi frustrerebbe.
Ad esempio io sono stonata e non mi metto in competizione con chi è solo un po’ intonato, sono ammirata senza invidia.
Però se poi qualcuno mi dice che non sono poi così stonata mi commuovo, ma ugualmente non mi sento in competizione.
Si è capita la mia “sintassi”?
 

Foglia

utente viva e vegeta
Mi pare che questo thread riesumato vertesse sulla invidia all’interno della coppia.
Ma una invidia particolare che si basa sul successo di un membro della coppia e l'insuccesso dell’altro.
Forse tratta su cosa ogni persona basa la propria identità.
Oggi leggevo una riflessione di una psicanalista su come il linguaggio del paziente rivelasse più della narrazione che faceva della propria vita.
E, come mi disse una psicologa, non è che io non sono competitiva (come mi sono sempre ritenuta e mi definisco tuttora) ma sono così competitiva da considerarmi competente al punto da “non mettercimi “ nemmeno.
Mi è stato detto molti anni fa.
Forse è come dice la psicoanalista che ho letto oggi, nella mia sintassi narrativa, utilizzo una struttura da competente, nei campi in cui lo sono, ma non do importanza identitaria a ciò in cui non sono competente.
“Non mi ci metto nemmeno“ in ciò in cui non sono competente e che mi frustrerebbe.
Ad esempio io sono stonata e non mi metto in competizione con chi è solo un po’ intonato, sono ammirata senza invidia.
Però se poi qualcuno mi dice che non sono poi così stonata mi commuovo, ma ugualmente non mi sento in competizione.
Si è capita la mia “sintassi”?
Se la metti nella versione dell'invidia sì :)
Se "ribalti" la questione, come è capitato a me, e ti dicono che sei "fallito" perché non riesci a portare a casa nemmeno un decimo di ciò che riesce a portare a casa l'altro, la questione non è più sul piano dell'invidia ma su quello della scelta appunto se credere ad un fallimento oppure dare spazio alla rabbia. Per l'altro eh. Mica perché guadagna.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se la metti nella versione dell'invidia sì :)
Se "ribalti" la questione, come è capitato a me, e ti dicono che sei "fallito" perché non riesci a portare a casa nemmeno un decimo di ciò che riesce a portare a casa l'altro, la questione non è più sul piano dell'invidia ma su quello della scelta appunto se credere ad un fallimento oppure dare spazio alla rabbia. Per l'altro eh. Mica perché guadagna.
Ma io non avrei mai avuto una relazione con chi ha tra i suoi valori il guadagno.
E questo non significa schifare i soldi, ma solo non servire Mammona
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ma io non avrei mai avuto una relazione con chi ha tra i suoi valori il guadagno.
E questo non significa schifare i soldi, ma solo non servire Mammona
Ma la base di partenza (nel matrimonio) era quella di stare bene, guadagnando ciò che si sarebbe potuto per aiutarci, a stare bene :)
Siamo comunque partiti con sacrifici. Ovvio, comunque e in ogni caso da privilegiati. Ma pur sempre facendoci un discreto "mazzo" :) All'inizio guadagnavamo pressoché alla pari, anzi a dire il vero un pò più io di lui. Poi vabbé, le cose sono andate come sono andate, io non portavo certo a casa quello che guadagnava lui. Questi discorsi emergevano nel contesto di litigate per altro, e ad un certo punto - dove i discorsi non quadravano più - lui se ne usciva dicendo che in fin dei conti i fatti dimostravano chi "valesse" di più tra noi, e quindi chi avesse in un certo senso "ragione". E lì, pioveva ogni sorta di paragone, in senso dispregiativo, in cui io ero "la fallita", e non solo in punto guadagni (nelle relazioni, in famiglia, e quant'altro).

Se facevo notare che questo discorso non c'entrasse nulla con l' "oggetto del contendere", mi veniva risposto (più o meno il nocciolo era quello) che occorreva guardare comunque a quei fatti: io una fallita, e lui uno che riusciva.

A quel punto, pur consapevole (o meglio: nella consapevolezza) che era certamente un modo per non rispondere nel merito della questione di cui si discuteva, la mia scelta era quella di tacere e rivolgere la rabbia verso di me (per il restare "inerme" davanti a una evidenza, vale a dire che quando qualcosa non quadrava gli era sufficiente dire che lui portava a casa un mucchio di soldi, e io no. Lui era apprezzato - e ti credo pure :cool: - da un sacco di "cortigiani", io no :), lui era stimato dai familiari, e io che mai lo sono stata se non in maniera a dir poco singolare, e smetto qui, nemmeno quello.).
Ecco: continuare a tacere avrebbe significato rivolgere - ancora una volta - la rabbia verso me stessa.
E io dico che a volte sia meglio - e decisamente più sano - rivolgerla verso gli altri. E il fallimento, anziché vederlo di se stessi, vederlo di un rapporto che all'evidenza non va. Ma è tutta questione di "equilibrio" tra fallimento, rabbia, ed espressione dei medesimi. Sai quanto tempo mi sono domandata - rabbiosa anche - PERCHE' la persona che amavo (vabbé.... già in quel momento, non più) mi desse della fallita? Sai che mi sono sempre chiesta PERCHE' - per i miei stessi genitori - fallita ero (o comunque una semi-nullità) anche solo a voler andare "un passo" diversamente da come sarebbero andati loro? A non "seguire" (rectius: ubbidire) ai loro voleri (avevo scritto consigli, poi ho cancellato). Questo è.
Per anni ho taciuto, edulcorando per tutti. Ora ho deciso che la rabbia se ne va all'esterno, e il fallimento (se tale è) è del rapporto. E se fallisce un rapporto, a recuperarlo si è sempre in più parti. Altrimenti, con dispiacere, ma vada pure alla malora.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma la base di partenza (nel matrimonio) era quella di stare bene, guadagnando ciò che si sarebbe potuto per aiutarci, a stare bene :)
Siamo comunque partiti con sacrifici. Ovvio, comunque e in ogni caso da privilegiati. Ma pur sempre facendoci un discreto "mazzo" :) All'inizio guadagnavamo pressoché alla pari, anzi a dire il vero un pò più io di lui. Poi vabbé, le cose sono andate come sono andate, io non portavo certo a casa quello che guadagnava lui. Questi discorsi emergevano nel contesto di litigate per altro, e ad un certo punto - dove i discorsi non quadravano più - lui se ne usciva dicendo che in fin dei conti i fatti dimostravano chi "valesse" di più tra noi, e quindi chi avesse in un certo senso "ragione". E lì, pioveva ogni sorta di paragone, in senso dispregiativo, in cui io ero "la fallita", e non solo in punto guadagni (nelle relazioni, in famiglia, e quant'altro).

Se facevo notare che questo discorso non c'entrasse nulla con l' "oggetto del contendere", mi veniva risposto (più o meno il nocciolo era quello) che occorreva guardare comunque a quei fatti: io una fallita, e lui uno che riusciva.

A quel punto, pur consapevole (o meglio: nella consapevolezza) che era certamente un modo per non rispondere nel merito della questione di cui si discuteva, la mia scelta era quella di tacere e rivolgere la rabbia verso di me (per il restare "inerme" davanti a una evidenza, vale a dire che quando qualcosa non quadrava gli era sufficiente dire che lui portava a casa un mucchio di soldi, e io no. Lui era apprezzato - e ti credo pure :cool: - da un sacco di "cortigiani", io no :), lui era stimato dai familiari, e io che mai lo sono stata se non in maniera a dir poco singolare, e smetto qui, nemmeno quello.).
Ecco: continuare a tacere avrebbe significato rivolgere - ancora una volta - la rabbia verso me stessa.
E io dico che a volte sia meglio - e decisamente più sano - rivolgerla verso gli altri. E il fallimento, anziché vederlo di se stessi, vederlo di un rapporto che all'evidenza non va. Ma è tutta questione di "equilibrio" tra fallimento, rabbia, ed espressione dei medesimi. Sai quanto tempo mi sono domandata - rabbiosa anche - PERCHE' la persona che amavo (vabbé.... già in quel momento, non più) mi desse della fallita? Sai che mi sono sempre chiesta PERCHE' - per i miei stessi genitori - fallita ero (o comunque una semi-nullità) anche solo a voler andare "un passo" diversamente da come sarebbero andati loro? A non "seguire" (rectius: ubbidire) ai loro voleri (avevo scritto consigli, poi ho cancellato). Questo è.
Per anni ho taciuto, edulcorando per tutti. Ora ho deciso che la rabbia se ne va all'esterno, e il fallimento (se tale è) è del rapporto. E se fallisce un rapporto, a recuperarlo si è sempre in più parti. Altrimenti, con dispiacere, ma vada pure alla malora.
Ma io non ti critico. Hai fatto del tuo meglio.
Ho solo scritto che se mi avesse detto che ero una fallita perché guadagnavo poco, mi sarei messa a ridere chiedendogli se aveva preso una botta in testa.
Non è che avere obiettivi o quadri valoriali diversi stabilisce graduatorie. Ho solo detto che in quella situazione non mi riconosco. Ma non sono un modello. Mi sono trovata in altre situazioni da cui sono fuggita.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ma io non ti critico. Hai fatto del tuo meglio.
Ho solo scritto che se mi avesse detto che ero una fallita perché guadagnavo poco, mi sarei messa a ridere chiedendogli se aveva preso una botta in testa.
Non è che avere obiettivi o quadri valoriali diversi stabilisce graduatorie. Ho solo detto che in quella situazione non mi riconosco. Ma non sono un modello. Mi sono trovata in altre situazioni da cui sono fuggita.
Eh. Ma il fulcro del discorso è quello del grassetto. Io dovevo sostanzialmente tacere perché "valevo poco". Che fossero i soldi, che fossero le relazioni, che fossero i rapporti coi parenti. Valevo sempre poco. Oh: a furia di sentirmi criticata sin da piccola io ci ho anche creduto eh.
Uno schema pressoché identico si è verificato con i miei genitori. Altro contesto, per carità, non ci devo convivere oramai da gran tempo. Ma mi ha fatto riflettere. Di fronte a mia madre che si è comportata oggettivamente malissimo, mio padre mi ha "rinfacciato" cose mie (di cui non vado certo orgogliosa, sia chiaro).... capitate quando avevo 20 anni. Messa davanti a cotanto "paragone", gli ho fatto presente (dicendoglielo sul muso) che mi assumevo la mia parte di responsabilità per il fatto che quando avevo 20 anni i rapporti tra me e lui non fossero certo idilliaci. Ma (e questo è venuto con il classico senno del poi) io ho anche vissuto con una madre che non perdeva giorno, e occasione, per dirmi quanto mio padre fosse stronzo ai suoi occhi. Questo fatto mi ha distrutto un genitore, Sin da piccola. Ebbene: quando ho fatto presente questo piccolo "particolare", sono scappati ENTRAMBI, dalla discussione. Ma non ha spostato di una virgola, il loro modo di vedere le cose. Se non in peggio, al mio riguardo. Cosa posso fare davanti a queste cose? Cosa posso fare davanti a una madre che non le ammette (mi ha dato pure della bugiarda davanti a mio padre, perché ad un certo punto ho sviscerato un pò di "bei ricordi"). Non posso farci nulla. Se non andare avanti facendo sostanzialmente finta di niente. però, io faccio finta di niente. Tu non mi rinfacci cose di vent'anni fa, tanto meno per mettere "pezze" alle pecche di oggi. Soprattutto laddove giudichi il mio lavoro di madre.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Eh. Ma il fulcro del discorso è quello del grassetto. Io dovevo sostanzialmente tacere perché "valevo poco". Che fossero i soldi, che fossero le relazioni, che fossero i rapporti coi parenti. Valevo sempre poco. Oh: a furia di sentirmi criticata sin da piccola io ci ho anche creduto eh.
Uno schema pressoché identico si è verificato con i miei genitori. Altro contesto, per carità, non ci devo convivere oramai da gran tempo. Ma mi ha fatto riflettere. Di fronte a mia madre che si è comportata oggettivamente malissimo, mio padre mi ha "rinfacciato" cose mie (di cui non vado certo orgogliosa, sia chiaro).... capitate quando avevo 20 anni. Messa davanti a cotanto "paragone", gli ho fatto presente (dicendoglielo sul muso) che mi assumevo la mia parte di responsabilità per il fatto che quando avevo 20 anni i rapporti tra me e lui non fossero certo idilliaci. Ma (e questo è venuto con il classico senno del poi) io ho anche vissuto con una madre che non perdeva giorno, e occasione, per dirmi quanto mio padre fosse stronzo ai suoi occhi. Questo fatto mi ha distrutto un genitore, Sin da piccola. Ebbene: quando ho fatto presente questo piccolo "particolare", sono scappati ENTRAMBI, dalla discussione. Ma non ha spostato di una virgola, il loro modo di vedere le cose. Se non in peggio, al mio riguardo. Cosa posso fare davanti a queste cose? Cosa posso fare davanti a una madre che non le ammette (mi ha dato pure della bugiarda davanti a mio padre, perché ad un certo punto ho sviscerato un pò di "bei ricordi"). Non posso farci nulla. Se non andare avanti facendo sostanzialmente finta di niente. però, io faccio finta di niente. Tu non mi rinfacci cose di vent'anni fa, tanto meno per mettere "pezze" alle pecche di oggi. Soprattutto laddove giudichi il mio lavoro di madre.
Vedi che hai spostato subito l’argomento sui tuoi genitori?
Perché il tuo matrimonio si è rivelato la riproduzione di un gioco per lo svilimento reciproco.
Perché? Perché ti sei unita con un uomo che ti ha fatto pensare di ribaltare una situazione già vissuta, ma non trovarne una diversa.
Ma eri giovane.
C’è chi, da situazioni vissute da bambina o ragazzina, è sfuggita cercando relazioni diverse, non speculari, e chi ha fatto terapia per decenni. È più frequente riuscire dopo decenni da adulti con una autoanalisi.
Probabilmente anche tuo marito ha vissuto una cosa simile (penso al gioiello taroccato fatto passare come di grande valore. È una metafora evidente) e quindi potresti capire i meccanismi di tutti e tirartene fuori.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Vedi che hai spostato subito l’argomento sui tuoi genitori?
Perché il tuo matrimonio si è rivelato la riproduzione di un gioco per lo svilimento reciproco.
Perché? Perché ti sei unita con un uomo che ti ha fatto pensare di ribaltare una situazione già vissuta, ma non trovarne una diversa.
Ma eri giovane.
C’è chi, da situazioni vissute da bambina o ragazzina, è sfuggita cercando relazioni diverse, non speculari, e chi ha fatto terapia per decenni. È più frequente riuscire dopo decenni da adulti con una autoanalisi.
Probabilmente anche tuo marito ha vissuto una cosa simile (penso al gioiello taroccato fatto passare come di grande valore. È una metafora evidente) e quindi potresti capire i meccanismi di tutti e tirartene fuori.
Certamente. Ma guarda che in generale sono disponibile (pur con le mie difficoltà, visto che sono più che umana, e quindi soggetta pure io a rancori e incazzature) a mettere "un punto", e andare avanti. PURCHE' si vada avanti in altro modo. Con l'ex marito, lo sforzo è finalizzato al fatto che abbiamo un figlio (diversamente credo eviterei proprio di averci rapporti). Con i miei genitori, significa in sostanza che certe "intrusioni" nel mio modo di essere madre ( significa anche evitare di parlar male del padre eh.... che vabbé che sono i nonni e non i genitori, ma non è che mio figlio certe cose non le capisca perché è piccolo, e quindi "scemo", tanto per dire) non se le devono proprio permettere. Nè si devono permettere di darmi della scema a me davanti a lui. Questo si è verificato. Non va bene. Lo capiscono? Bene. Non lo capiscono? Appunto che "sfuggo" cercando relazioni diverse.

Sul mio ex non so. Può essere. Quel che ti posso dire è che la mia ex suocera è una che sa essere più falsa.... di quel bracciale. Però ai figli il fatto di stimarsi lo ha passato, come insegnamento. Sul come, vabbè. Ho già abbastanza da fare a capire me :)
 

Foglia

utente viva e vegeta
No :)

Cose molto più "terra terra". Non c'era dialogo, c'è stato un periodo in cui non ci si salutava nemmeno, o giù di lì.
Con il senno del poi lui è stato solo assente. Nel senso: sapeva benissimo che mia madre aveva il vizio di "aizzarmi" contro di lui. Lo ha fatto sin da quando ero bambina. Ma non è mai intervenuto. Ha lasciato fare.
D'altro canto, se chiedevo a mia madre come mai non si separasse (io, con l'ingenuità di una bambina quale ero) la risposta era "per te!", anche con una discreta dose di quel non so che che mi faceva sentire "colpevole".... :)

Recentemente si è riaperta questa discussione, io ho risposto che a me stava bene parlarne, purché sul piatto venisse messo tutto. E' intervenuto mio padre a dire che le famiglie non si rovinano così.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Certamente. Ma guarda che in generale sono disponibile (pur con le mie difficoltà, visto che sono più che umana, e quindi soggetta pure io a rancori e incazzature) a mettere "un punto", e andare avanti. PURCHE' si vada avanti in altro modo. Con l'ex marito, lo sforzo è finalizzato al fatto che abbiamo un figlio (diversamente credo eviterei proprio di averci rapporti). Con i miei genitori, significa in sostanza che certe "intrusioni" nel mio modo di essere madre ( significa anche evitare di parlar male del padre eh.... che vabbé che sono i nonni e non i genitori, ma non è che mio figlio certe cose non le capisca perché è piccolo, e quindi "scemo", tanto per dire) non se le devono proprio permettere. Nè si devono permettere di darmi della scema a me davanti a lui. Questo si è verificato. Non va bene. Lo capiscono? Bene. Non lo capiscono? Appunto che "sfuggo" cercando relazioni diverse.

Sul mio ex non so. Può essere. Quel che ti posso dire è che la mia ex suocera è una che sa essere più falsa.... di quel bracciale. Però ai figli il fatto di stimarsi lo ha passato, come insegnamento. Sul come, vabbè. Ho già abbastanza da fare a capire me :)
Al di là del fatto che non puoi sfuggire al rapporto di tuo figlio con il padre e con i nonni, abbi fiducia che i figli non sono scemi e poi sanno valutare.
Sanno valutare se davvero proponi un quadro valoriale diverso, non se semplicemente vuoi cambiare il posizionamento all’interno di quel quadro.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Al di là del fatto che non puoi sfuggire al rapporto di tuo figlio con il padre e con i nonni, abbi fiducia che i figli non sono scemi e poi sanno valutare.
Sanno valutare se davvero proponi un quadro valoriale diverso, non se semplicemente vuoi cambiare il posizionamento all’interno di quel quadro.
Fino ad un certo punto. Se la nonna parla male del padre (e già che c'è pure della madre) ad un bambino di sei anni, a me non sta bene.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Fino ad un certo punto. Se la nonna parla male del padre (e già che c'è pure della madre) ad un bambino di sei anni, a me non sta bene.
Ovvio che non ti stia bene. Ma per tuo figlio sono brontolamenti di una vecchia
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ovvio che non ti stia bene. Ma per tuo figlio sono brontolamenti di una vecchia
Ossignur, non so. Capitato che mi abbia dato della cretina davanti a lui (credo di aver già raccontato il contesto). Poi ho dovuto spiegare a mio figlio perché la nonna ha sbagliato. Ora quando lo incrociano dicono direttamente a lui che c'è qualche sorpresa da prendere. Morale, l'ultima volta il giorno prima di Pasqua mio figlio ha assistito a un altro litigio. Capirai che a quel punto del loro uovo di Pasqua se ne può fare a meno. Mi spiace, però il nipote non è uno scudo. A tacere la loro presenza, e il loro sostegno, in questo momento. Nullo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ossignur, non so. Capitato che mi abbia dato della cretina davanti a lui (credo di aver già raccontato il contesto). Poi ho dovuto spiegare a mio figlio perché la nonna ha sbagliato. Ora quando lo incrociano dicono direttamente a lui che c'è qualche sorpresa da prendere. Morale, l'ultima volta il giorno prima di Pasqua mio figlio ha assistito a un altro litigio. Capirai che a quel punto del loro uovo di Pasqua se ne può fare a meno. Mi spiace, però il nipote non è uno scudo. A tacere la loro presenza, e il loro sostegno, in questo momento. Nullo.
Brutto, ma capisce.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Brutto, ma capisce.
Sicuramente. Gliene ho anche parlato. Però capisci anche tu che a quel punto la fiducia di lasciarlo con una nonna che alla prima occasione gli sparla dei genitori "perché tanto non capisce" (quando è lei che non capisce) passa a me. Io me li sono purgati, i suoi sfoghi. Mi spiace perché è pur sempre mia mamma, ci mancherebbe. É capisco che è nonna e non mamma. Ma se non capisce, non so che farci. E passi con me. Davanti a mio figlio, non si deve permettere. Lo capisce? Bene. Non lo capisce? Peggio per lei. Mio figlio in tutto questo non è stato contento di assistere a una litigata. Tralascio i contenuti, tutt'altro che educativi. Ogni tanto mettere barriere e non mandar giù è anche sano. Non si risolve tutto con un bel regalo al bambino, se il regalo poi è comunque al veleno.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Vedi che hai spostato subito l’argomento sui tuoi genitori?
Perché il tuo matrimonio si è rivelato la riproduzione di un gioco per lo svilimento reciproco.
Perché? Perché ti sei unita con un uomo che ti ha fatto pensare di ribaltare una situazione già vissuta, ma non trovarne una diversa.
Ma eri giovane.
C’è chi, da situazioni vissute da bambina o ragazzina, è sfuggita cercando relazioni diverse, non speculari, e chi ha fatto terapia per decenni. È più frequente riuscire dopo decenni da adulti con una autoanalisi.
Probabilmente anche tuo marito ha vissuto una cosa simile (penso al gioiello taroccato fatto passare come di grande valore. È una metafora evidente) e quindi potresti capire i meccanismi di tutti e tirartene fuori.
Sicuramente. Gliene ho anche parlato. Però capisci anche tu che a quel punto la fiducia di lasciarlo con una nonna che alla prima occasione gli sparla dei genitori "perché tanto non capisce" (quando è lei che non capisce) passa a me. Io me li sono purgati, i suoi sfoghi. Mi spiace perché è pur sempre mia mamma, ci mancherebbe. É capisco che è nonna e non mamma. Ma se non capisce, non so che farci. E passi con me. Davanti a mio figlio, non si deve permettere. Lo capisce? Bene. Non lo capisce? Peggio per lei. Mio figlio in tutto questo non è stato contento di assistere a una litigata. Tralascio i contenuti, tutt'altro che educativi. Ogni tanto mettere barriere e non mandar giù è anche sano. Non si risolve tutto con un bel regalo al bambino, se il regalo poi è comunque al veleno.
Vedi che comunque hai deviato?
 

Lara3

Utente di lunga data
Ossignur, non so. Capitato che mi abbia dato della cretina davanti a lui (credo di aver già raccontato il contesto). Poi ho dovuto spiegare a mio figlio perché la nonna ha sbagliato. Ora quando lo incrociano dicono direttamente a lui che c'è qualche sorpresa da prendere. Morale, l'ultima volta il giorno prima di Pasqua mio figlio ha assistito a un altro litigio. Capirai che a quel punto del loro uovo di Pasqua se ne può fare a meno. Mi spiace, però il nipote non è uno scudo. A tacere la loro presenza, e il loro sostegno, in questo momento. Nullo.
Mi dispiace...
Il contesto mi ha fatto sorgere un’altra domanda: nei casi come qui, è possibile il ritorno ad un rapporto “ affettuoso, di stima o d’amore”?
Vi è mai capitato nella vita di rivalutare e rivedere i comportamenti di una persona al punto di tornare alla stima, affetto o l’amore che c’era prima ?
Ricordo Foglia che raccontavi che i tuoi genitori avevano un pessimo rapporto quando vivevi con loro. Dopo che sei andata via tua madre ti ha detto che dopo la tua partenza andava d’accordo con tuo padre. Ricordo bene ?
Come vi spiegate questi cambiamenti?
Ingenuità, ipocrisia oppure sentimenti rivalutati ?
 
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