Altra riflessione che mi faccio, riguarda l'estensione della portata di certe norme, vale anche a dire poi la possibilità di applicarle nel concreto (vd. in Italia la questione dei cd "obiettori di coscienza"), e siccome in America è tutto "big", la questione di trovare materialmente CHI esegua un aborto al sesto mese di gravidanza. Non vorrei tanto dire, ma qui un medico si assume la responsabilità non soltanto di uccidere un bambino, ma di mettere concretamente a repentaglio la vita di una donna. Io a sei mesi avevo già un pancione infinito, tanto per dire. A parte il fatto che io mi domando se dilatare così tanto il tempo di azione sia veramente un passo avanti, di una società che progredisce, che non solo legalizza (vale a dire non esclude) la possibilità di abortire ben al sesto mese, ma questo resta un mio pensiero, mi chiedo NEL CONCRETO come tutto questo possa trovare concreta e fattibile attuazione.
Che alle volte mettere orizzonti troppo vasti (diciamola così) equivale di fatto a trovare gabbole (per dirlo all'italiana) che marcino nel senso direttamente opposto, sia per motivi "pratici" che "per reazione": ignoro come fossero messi, ma una legge federale che mi impone di far abortire gestanti di sei mesi, implica anche più che una risposta "di coscienza", verso una vita nuova, da parte di un medico. Anche una responsabilità verso la gestante che, se fossi medico, non mi vorrei certamente assumere. E che poi, davvero ci vogliono sei mesi per decidere che, quella vita, non la si vuole? Ecco: garantire tutto questo per legge mi sembra davvero troppo. Ora comunque credo che se ne dovrà discutere più ampiamente di quanto si sarà fatto sino ad ora. Si è insomma svegliata la questione.