ciao a tutti

Sally1980

Utente
nel momento in cui riveli alla sua famiglia che questo tira peggio del Dyson, con tutta sta supercazzola sai che ci puoi fare?
ma cosa non ti è chiaro del fatto che io non vedo un euro di quelle vendite, né lui mi ha mai coinvolto nelle trattative? Cioè il fatto che io lo sappia non mi rende responsabile. Non è che se uccide qualcuno la colpa è pure mia perché sono la moglie.
 

Marjanna

Utente di lunga data
No legalmente no, lui è comunque co-proprietario di ciò che sta rivendendo e legalmente può farlo. Io non sono stata messa al corrente da lui, me ne sono accorta da altri fattori e comunque io non percepisco un euro delle sue vendite. Qualora la sorella dovesse accorgersene prima che io glielo riveli potrò sempre dire di non saperne niente, non si può dimostrare il contrario. Ovviamente dirlo alla sorella significherebbe dover lasciare casa, lo so. Non ci potrei più stare lì neanche volendo, ma un cambiamento così brusco in modo così drammatico mi fa stare male alla sola idea. Vorrei andarmene in pace, mi rendo conto che possano sembrare scuse queste.
Forse mi son persa qualche passaggio vista l'ora. Ma non ho capito perchè per lasciarlo devi dire alla sua famiglia che si droga.
E' qualcosa per alleggerire la coscienza? Tipo che dicendolo a madre e sorella pensi di smollare la patata a loro? E tu uscirtene "pulita", tipo che hai fatto la buona azione.
Non è una critica, è una situazione che non conoscono. Tu sembri consapevole che nel momento che farai questa rivelazione la sua vita diventerà un inferno. Non potrebbe più svendere i quadri e quindi usare quel denaro per la droga, di cui ha bisogno.
Quindi questo procrastinare, sarebbe procrastinare l'inferno che lui vivrà? Non capisco.

Seconda domanda: perchè chiami sua madre quando lo trovi in mezzo al vomito? Immagino sarà una signora anziana, cosa può fare sua madre che tu non puoi o non riesci a fare?
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
ma cosa non ti è chiaro del fatto che io non vedo un euro di quelle vendite, né lui mi ha mai coinvolto nelle trattative? Cioè il fatto che io lo sappia non mi rende responsabile. Non è che se uccide qualcuno la colpa è pure mia perché sono la moglie.
cosa non ti è chiaro del fatto che se tu da mesi sai di una vendita illegale e stai zitta sei imputabile, anche se con diversa motivazione?
 

Angie17

Utente di lunga data
No legalmente no, lui è comunque co-proprietario di ciò che sta rivendendo e legalmente può farlo. Io non sono stata messa al corrente da lui, me ne sono accorta da altri fattori e comunque io non percepisco un euro delle sue vendite. Qualora la sorella dovesse accorgersene prima che io glielo riveli potrò sempre dire di non saperne niente, non si può dimostrare il contrario. Ovviamente dirlo alla sorella significherebbe dover lasciare casa, lo so. Non ci potrei più stare lì neanche volendo, ma un cambiamento così brusco in modo così drammatico mi fa stare male alla sola idea. Vorrei andarmene in pace, mi rendo conto che possano sembrare scuse queste.
Sally non sempre si può andarsene in pace, non sempre si può salvare capra e cavoli. A volte trovare o applicare la soluzione giusta in quel momento porta sofferenza e dolore comunque. Nascondere quanto sai non aiuterà ne te , ne lui.. e renderà le cose molto più complicate.
 

Sally1980

Utente
Forse mi son persa qualche passaggio vista l'ora. Ma non ho capito perchè per lasciarlo devi dire alla sua famiglia che si droga.
E' qualcosa per alleggerire la coscienza? Tipo che dicendolo a madre e sorella pensi di smollare la patata a loro? E tu uscirtene "pulita", tipo che hai fatto la buona azione.
Non è una critica, è una situazione che non conoscono. Tu sembri consapevole che nel momento che farai questa rivelazione la sua vita diventerà un inferno. Non potrebbe più svendere i quadri e quindi usare quel denaro per la droga, di cui ha bisogno.
Quindi questo procrastinare, sarebbe procastinare l'inferno che lui vivrà? Non capisco.

Seconda domanda: perchè chiami sua madre quando lo trovi in mezzo al vomito? Immagino sarà una signora anziana, cosa può fare sua madre che tu non puoi o non riesci a fare?
Sì, ritengo che quando io uscirò da quella porta la famiglia vorrà avere delle spiegazioni e le avrà. Sarebbe assai più comodo dire "l'ho tradito a ferragosto e ho capito di non amarlo", passerei per la zoccola, ma scanserei qualsivoglia tipo di patata bollente. Dicendolo invece alla famiglia la verità rendo loro consapevoli del problema e magari potranno fare più di quanto abbia potuto fare io. Procrastinare, anche se non ritengo sia la parola giusta, perché anche se priva di qualunque ragionevolezza, la speranza che lui faccia un'analisi autonoma della sua vita e decida anche solo di ammettere di avere un problema coinvolgendomi per risolverlo c'è. Io nell'ultimo litigio gliene ho parlato per ipotesi, "se hai questo problema dimmelo" "se ti serve aiuto dimmelo", un muro.

La storia del vomito, non mi riferivo a scenari tipo trainspotting, quando esagera sta male e ha disturbi gastrointestinali, l'ultima volta che è stato a letto con il secchio mi sono ripromessa che avrei avvisato la madre. Ma non parliamo di robe sul filo della morte, non sono così folle.
 

Ulisse

Utente di lunga data
Non è una persona diversa.
O meglio.

Le sostanze si chiamano psicoattive per il semplice motivo che attivano la psiche.
Tanto che esistono linee guida generali ma non un protocollo di trattamento "assoluto"; ogni trattamento ha la necessità di esser individualizzato, ossia calato su quella specifica persona e sui suoi specifici bisogni e tarato e ritarato costantemente in osservazione del percorso.

I bisogni sono quelli della persona senza sostanza, ma amplificati e ripuliti dai freni inibitori dalla spinta al reperire non semplicemente la sostanza ma un certo effetto ricercato nella sostanza (che fra l'altro non viene mai ritrovato per tutta una serie di motivi che non mi metto neanche ad elencare.)

quella che ti trovi davanti è la stessa identica persona MA sovra-sollecitata in quel particolare modo ANCHE dalla sostanza, particolare modo che fra l'altro appartiene solo ed esclusivamente a quella persona e non è replicabile.
Le sostanza agiscono su quella particolare psiche e su quella particolare entità biologica con quei particolari risultati.

In sinstesi...nessuno strano caso del dottor jekill e signor Hyde :)

Mi spiego?

quello che descrivi è il travaglio di chi guarda da fuori...e fra l'altro vede solo l'emersione del problema.
Vede le bugie, e spesso non la paura, per dire.
Vede le presenze e non le mancanze.

La sostanza entra a far parte, chimicamente, della persona.

La roba, eroina, va a lavorare sui recettori del dolore. Sostituendosi. Presente la rota? E' spaventoso il passaggio fra recettori "dismessi" e "riattivazione".
La cocaina va a lavorare sul circuito di adrenalina e noradrenalina.

Poi, come la persona elabora quelle alterazioni, che sono distorsioni della percezione, discende dai percorsi di rielaborazione, ossia dalla metacognizione che quella particolare persona è in grado di attuare su se stessa.

Facendola facile facilissima, praticamente sul pelo dell'acqua.
aspetta.
stai partendo per la tangente :)

ho solo detto che l'approccio di valutare togliendo dall'equazione la droga non mi sembra il migliore per giudicare.
c'è un forte legame causa-effetto...con buona pace di tutte le reali cause di ricerca della sostanza, effetti,...
Ma fa benissimo a valutare se si sente in grado di accettare una vita del genere copn quello che è lui ora.

se per rota intendi quello stato degli eroinomani..un misto fra ansia, angoscia, ricerca della dose.....si, sfortunatamente so cosa vuol dire :(
sono abbastanza grande e gli anni di metà/fine '80 li ricordo molto bene per l'eroina che girava.
Era un'epoca in cui la cocaina era poco conosciuta e comunque molto cara rispetto all'eroina.
Eroinomani ne ho conosciuti molti.
di quelli che ti supplicavano per avere 1000 lire o di quella che ti proponeva un pompino o una scopata per anche meno.
credo di aver visto più siringhe da insulina io che una stanza di diabetici cronici.
per non parlare dei cucchiai piegati e batuffoli di ovatta.
E quelli erano gli anni in cui faceva prepotentemente capolino l'HIV che ormai era diventato epidemico fra quelle persone a causa dell'uso promiscuo delle siringhe.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
ma cosa non ti è chiaro del fatto che io non vedo un euro di quelle vendite, né lui mi ha mai coinvolto nelle trattative? Cioè il fatto che io lo sappia non mi rende responsabile. Non è che se uccide qualcuno la colpa è pure mia perché sono la moglie.
Se lui uccide qualcuno e tu sai, sì, sei responsabile anche tu.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Sì, ritengo che quando io uscirò da quella porta la famiglia vorrà avere delle spiegazioni e le avrà. Sarebbe assai più comodo dire "l'ho tradito a ferragosto e ho capito di non amarlo", passerei per la zoccola, ma scanserei qualsivoglia tipo di patata bollente. Dicendolo invece alla famiglia la verità rendo loro consapevoli del problema e magari potranno fare più di quanto abbia potuto fare io. Procrastinare, anche se non ritengo sia la parola giusta, perché anche se priva di qualunque ragionevolezza, la speranza che lui faccia un'analisi autonoma della sua vita e decida anche solo di ammettere di avere un problema coinvolgendomi per risolverlo c'è. Io nell'ultimo litigio gliene ho parlato per ipotesi, "se hai questo problema dimmelo" "se ti serve aiuto dimmelo", un muro.

La storia del vomito, non mi riferivo a scenari tipo trainspotting, quando esagera sta male e ha disturbi gastrointestinali, l'ultima volta che è stato a letto con il secchio mi sono ripromessa che avrei avvisato la madre. Ma non parliamo di robe sul filo della morte, non sono così folle.
Con patata bollente io mi riferivo alla gestione di una persona che fa uso di droga.
Perchè per quanto non sia più un argomento tabù poi in soldoni non mi pare ci siano tutte ste conoscenze condivise a livello di società (non sulla droga, sul drogato, e su chi ci si deve rapportare a stretto contatto).
Mi colpisce che in tutta sta vicenda per te scansare la patata bollente sia non passare per zoccola, e che sia questo che mi pare ti spinga a informare i parenti.
Chissà se loro zitti zitti han pensato che tu facessi qualche miracolo.

Da ignorante mi chiedo come potrebbe coinvolgerti dopo aver ammesso il problema. E ripeto, forse capisco male, ma se vomita tu ti riprometti di chiamare la madre... per far cosa? Per pulir a terra? Perchè ti aiuti a tirarlo su se sviene?
E sempre da ignorante mi chiedo come lui potrebbe chiedere aiuto a te, per qualcosa che gli serve per essere se stesso, perchè la droga è parte della sua vita. Se sta male spesso mi chiedo, quando si droga poi sta meglio? Presumo di si. Percui nel momento in cui tu parli di negare la droga, diventa aggressivo, o un muro. E' difficile che ti trovi uno che ti dice "ti amo e allora dai ci provo", presumo nel suo cervello accada qualcosa di ben più veloce non mi drogo = sto male = manca un pezzo e la reazione è quindi immedita.
Non so sai se sia così, ma se ci stai vicino da mesi ne avrai viste per rendertene conto.

Se ti vuoi separare, puoi avviare le normali procedure, iniziando ad andare da un legame e intanto parlando di quello.
 

Angie17

Utente di lunga data
Sì, ritengo che quando io uscirò da quella porta la famiglia vorrà avere delle spiegazioni e le avrà. Sarebbe assai più comodo dire "l'ho tradito a ferragosto e ho capito di non amarlo", passerei per la zoccola, ma scanserei qualsivoglia tipo di patata bollente. Dicendolo invece alla famiglia la verità rendo loro consapevoli del problema e magari potranno fare più di quanto abbia potuto fare io. Procrastinare, anche se non ritengo sia la parola giusta, perché anche se priva di qualunque ragionevolezza, la speranza che lui faccia un'analisi autonoma della sua vita e decida anche solo di ammettere di avere un problema coinvolgendomi per risolverlo c'è. Io nell'ultimo litigio gliene ho parlato per ipotesi, "se hai questo problema dimmelo" "se ti serve aiuto dimmelo", un muro.

La storia del vomito, non mi riferivo a scenari tipo trainspotting, quando esagera sta male e ha disturbi gastrointestinali, l'ultima volta che è stato a letto con il secchio mi sono ripromessa che avrei avvisato la madre. Ma non parliamo di robe sul filo della morte, non sono così folle.
Quindi hai avuto un ulteriore esempio che è immerso nella negazione più profonda, e dentro questa dipendenza, se ho capito bene, lui ci naviga da dieci anni più o meno. Pensi veramente che entro3 o 6 mesi lui faccia un'analisi autonoma della situazione? Semmai la situazione potrebbe peggiorare ancor di più. E tu ce la fai a stare altri sei mesi a guardarlo con il secchio in mano sapendo bene il perché?
L'ordine di uscita può essere solo uno, vai prima da un legale e ti fai consigliare le modalità per avvisare la sua famiglia, avvisi la sua famiglia ed esci di casa.. fine. E non te lo sto dicendo con leggerezza, il momento che uscirai da casa sarà devastante probabilmente, ma d'altra parte ti rendi conto che già da quando ti sei sposata tre mesi fa, la situazione è peggiorata e continuerà a farlo?
 

Cattivik

Utente di lunga data
Da sola non vai da nessuna parte e darti una scadenza di X giorni non serve a nulla. Da solo non ne uscirà mai da questo problema e men che meno se solo tu ne sei a conoscenza e lo aiuti.

Hai due scelte:
1 - Prendi e te ne vai salvando la tua vita e lasciandolo al suo destino
2 - Rendi partecipe del problema altre persone che sai che gli vogliono veramente bene (fratelli/sorelle amici "veri") e insieme chiedete aiuto a strutture che sanno come aiutare queste persone. Se anche cosi lui continua sulla sua strada lascialo.

Ripeto tu da sola senza un aiuto esterno di una struttura seria e competente non potrai fare nulla se non vederlo cadere in un baratro... con la misera speranza di non caderci pure tu...

Cattivik
 

Andromeda4

Utente di lunga data
No legalmente no, lui è comunque co-proprietario di ciò che sta rivendendo e legalmente può farlo. Io non sono stata messa al corrente da lui, me ne sono accorta da altri fattori e comunque io non percepisco un euro delle sue vendite. Qualora la sorella dovesse accorgersene prima che io glielo riveli potrò sempre dire di non saperne niente, non si può dimostrare il contrario.
Non te ne sei ovviamente accorta, ma stando con lui sei diventata bugiarda anche tu. Menti a noi ma anche a te stessa, per proteggere entrambi. @Arcistufo e @Foglia ne sanno più di me, ma io non credo che con la parte di eredità della sorella lui "legalmente possa farlo".
Quanto al dire alla suddetta sorella che tu non ne sapevi niente, ancora peggio, perché oltre che mentire non ti prendi neanche mezza responsabilità.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Veramente ufficialmente io non so neanche della coca, perché se parli con lui quella che ogni tanto emerge in casa si riferisce a un suo lontano passato con cui non ha più niente da spartire e i suoi malesseri sono dovuti al clima, al cibo e al sonno. Né io ho l'inventario delle opere, né ho accesso al magazzino dove sono stipate. Quindi la mia estraneità è totale, la sorella si dovrà rivalere su di lui se mai decidesse di farlo.
Insomma mentono tutti qui.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
aspetta.
stai partendo per la tangente :)

ho solo detto che l'approccio di valutare togliendo dall'equazione la droga non mi sembra il migliore per giudicare.
c'è un forte legame causa-effetto...con buona pace di tutte le reali cause di ricerca della sostanza, effetti,...
Ma fa benissimo a valutare se si sente in grado di accettare una vita del genere copn quello che è lui ora.

se per rota intendi quello stato degli eroinomani..un misto fra ansia, angoscia, ricerca della dose.....si, sfortunatamente so cosa vuol dire :(
sono abbastanza grande e gli anni di metà/fine '80 li ricordo molto bene per l'eroina che girava.
Era un'epoca in cui la cocaina era poco conosciuta e comunque molto cara rispetto all'eroina.
Eroinomani ne ho conosciuti molti.
di quelli che ti supplicavano per avere 1000 lire o di quella che ti proponeva un pompino o una scopata per anche meno.
credo di aver visto più siringhe da insulina io che una stanza di diabetici cronici.
per non parlare dei cucchiai piegati e batuffoli di ovatta.
E quelli erano gli anni in cui faceva prepotentemente capolino l'HIV che ormai era diventato epidemico fra quelle persone a causa dell'uso promiscuo delle siringhe.
Nessuna tangente :)

Ho solo spiegato perchè "escludere" per un momento la coca (nel modo in cui la si include) è un modo per osservare il quadro in maniera più lucida e neutra. (sapendo benissimo che senza una formazione specifica, anche riguardo gli effetti non visibili delle sostanze, non è possibile svolgere questa operazione in modo realmente funzionale..ma fra 0 e la perfezione...va bene anche 1...o anche soltanto un dubbio).

Ed è fondamentale farlo quando non si sa manipolare come una sostanza interagisce (NON AGISCE, INTERAGISCE) col preesistente.

Escluderla per un momento non significa eliminarla. Significa osservare la persona non discendente dalla sostanza.
Significa collocare il consumo in un contesto individuale, ridando dignità all'individuo. (con quello che ne consegue in termini di sistema e specchiamento)
Significa non dicotomizzare la persona e la sostanza.

Io capisco che situazioni come questa vadano a toccare corde emotive, un po' di tutti.
Ma sono esattamente quelle corde che hanno la necessità di essere gestite e ricollocate. In modo esperto.

La coca, come qualunque altra sostanza, "utilizzata" dagli osservatori in modo goffo e impreparato per "spiegare" comportamenti e atteggiamenti, fra l'altro con le implicazioni affettive che sono ulteriori interferenze di valutazione, fa solo confusione e soprattutto fa danni. Come è ben possibile rilevare nelle situazioni di consumo.

E diventa alternativamente, come ha ben mostrato la sally, strumento di vittimizzazione e giustificazione vs strumento di colpevolizzazione. ( e deresponsabilizzazione del sistema coinvolto).
tutta roba che compartecipa a mantenere il sistema fermo e chiuso. (lavorare sulla dipendenza significa invece fare l'esatto opposto...aprire il sistema e mobilitarlo).

E in quel sistema non c'è soltanto il tossico. Ma ci sono insieme al tossico tutte le persone legate.
E spesso e volentieri, come ben si vede dai post di sally, chi ci è dentro si racconta pure di non esserci. Di non essere coinvolto. Di poterne stare fuori.

Con la stessa meccanica del tossico con la sostanza ma utilizzando la sostanza affettiva..."io smetto quando voglio" "non sono coinvolta".
Adesso non smetto...ma fra sei mesi sarò pronto/pronta a farlo :sneaky:
Poi ti ritrovi madri, padri, compagne, compagni che piangono perchè sommerse da ingiunzioni, con debiti a loro nome di cui neanche sapevano l'esistenza, aziende fallite, ade che batte cassa, etc etc....e credimi...sono davvero convinte/i che non sarebbe mai stato possibile!



Le persone che utilizzano sostanze non cascano da marte utilizzando sostanze.
Hanno un vissuto, un contesto familiare (e ce ne sarebbe da dire dal punto di vista sistemico) e un contesto individuale e sociale in cui hanno gradualmente inserito l'utilizzo di sostanza. E che risale a ben prima dell'inserimento della sostanza.

C'è un certo concetto di legalità.

Oltre che dinamiche di relazione con il sistema della norma e con il sistema sociale.

Oltre che dinamiche relazionali ed affettive.

Oltre che struttura di personalità.

La sostanza NON CREA NULLA.
Si appoggia su tutto questo.

E, a seconda, ci si incastra più o meno alla perfezione.

E lo fa a livello chimico, emotivo e affettivo.

Che è uno dei motivi per cui i consumatori hanno sostanze di elezione, ossia sostanze diciamo preferite.
Non è casuale la scelta della forma della dipendenza.

Non stiamo parlando di un rapporto lineare.
Le variabili in gioco sono molte. Molte indipendenti.
E tutte molto potenti.

Non stiamo parlando di causa ed effetto.

Ecco perchè nell'altro post ho scritto sottolineando che non esiste un "trattamento assoluto" ma ogni trattamento ha necessariamente da essere individualizzato e personalizzato.

Magari fosse un rapporto lineare e con variabili controllabili e controllate.

Ormai questa concezione è superata anche nella teoria. (passaggio al paradigma dell'addiction)

Tutto questo per dire che "momentaneamente escludere dall'equazione" non significa negare l'effetto della sostanza.
Ma significa AVERE MOLTO CHIARO che le sostanze amplificano un preesistente.
Non creano. Non si appoggiano sul nulla.


E questo anche per uscire dal paradigma della merda che ha sostenuto parecchi interventi nella storia del trattamento delle sostanze che hanno portato alla spersonalizzazione della persona trasformandola nel tossico. (merito anche della dis-informazione proprio degli anni che citi...non so se ricordi quella mostruosa pubblicità di supposta prevenzione dell'hiv...io molto bene)

E portando come conseguenza, fra le altre, un trattamento mirato alla sostanza e non alla persona.


Conosco qualcosina di quegli anni...e di quelli successivi. ;)
Compreso il fallimento epocale, normativo e sociale, a partire dal 2001 di questo paese.
Per arrivare alla situazione attuale...che è disperante.

Più corta di così non è possibile.

Insomma mentono tutti qui.
E non potrebbe essere diversamente.

E' una caratteristica di questo tipo di sistemi.
Come un timbro.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
A me colpisce molto l'affermazione di lei "ci è caduto in passato per momenti di debolezza" come se le sostanze fossero lì ad aspettare al varco ingenui personaggi resi fragili da qualcosa.
In effetti lui adesso è molto forte nella sua inconscia determinazione a non voler cambiare nulla nella sua dipendenza...
Il solito binomio bisogno - risposta.
Il problema non è ovviamente la risposta ma cosa gliela ha resa indispensabile.
 

ionio36

Utente di lunga data
Dopo tanto...
Ciao Sally, sei in grossi guai purtroppo.
Darti dei consigli non è facile.
Comunque se sei sicura della sua dipendenza, purtroppo, ne uscirai con le Ossa rotte e non solo.
Piccole domande:
n°1
Come fai a sapere che è droga quella che hai trovato in cantina.
n° 2
Non so se mi sono perso qualcosa...
Ma lo hai mai visto assumere sostanze?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
A me colpisce molto l'affermazione di lei "ci è caduto in passato per momenti di debolezza" come se le sostanze fossero lì ad aspettare al varco ingenui personaggi resi fragili da qualcosa.
In effetti lui adesso è molto forte nella sua inconscia determinazione a non voler cambiare nulla nella sua dipendenza...
Il solito binomio bisogno - risposta.
Il problema non è ovviamente la risposta ma cosa gliela ha resa indispensabile.

D'altro canto questa è ancora la narrazione corrente.
E non soltanto per quanto riguarda le sostanze a ben vedere.

E' un meccanismo di delega al mondo della propria stabilità decisionale.

Nel tradimento, nelle scuse e nelle giustificazioni, che trovano sia traditori che traditi il meccanismo è questo.

Lei era una puttana meretrice, l'ha circuito, lui era fragile.
Era morto il gatto e mi sentivo fragile.
Non mi considerava.
Fra le più gettonate: ero in crisi!!!
Era malato/a.
Era matto/a
etc etc...

La sostanza, che ha una narrazione di un certo tipo nella nostra struttura sociale - ma guardiamoci ben dal dire che la devianza è funzionale proprio alla stabilità della norma - e per la tipologia di danni che porta con sè (oltre che di debito sociale) si presta molto bene.

E' tutto qui, alla fine.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
D'altro canto questa è ancora la narrazione corrente.
E non soltanto per quanto riguarda le sostanze a ben vedere.

E' un meccanismo di delega al mondo della propria stabilità decisionale.

Nel tradimento, nelle scuse e nelle giustificazioni, che trovano sia traditori che traditi il meccanismo è questo.

Lei era una puttana meretrice, l'ha circuito, lui era fragile.
Era morto il gatto e mi sentivo fragile.
Non mi considerava.
Fra le più gettonate: ero in crisi!!!
etc etc...

La sostanza, che ha una narrazione di un certo tipo nella nostra struttura sociale - ma guardiamoci ben dal dire che la devianza è funzionale proprio alla stabilità della norma - e per la tipologia di danni che porta con sè (oltre che di debito sociale) si presta molto bene.

E' tutto qui, alla fine.
Mi viene sempre in mente questa: 😁
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi viene sempre in mente questa: 😁
"Omnia vincit amor" (cit)


....arrendiamoci all'amore


:cool:



(anche questa è una narrazione corrente...nelle dipendenze poi quasi una costante...passeggiando di dipendenza in dipendenza)
 
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