La proposta fatta spesso ai bambini di essere buoni e di pensare ai bambini “meno fortunati“, a me fa pena e un po’ schifo.
È un modo degli adulti di non sentirsi in colpa di fronte ai “figli“ (figli in senso lato, sono tutti nostri figli) per le ingiustizie del mondo. Ho capito che lo ha proposto la maestra, anche lei con sensi di colpa per non essere in grado di dare risposte ai bambini, per questo ha detto cose banali e sbagliate.
Il mondo lo sappiamo tutti che è ingiusto e certamente ci si augura che le nuove generazioni faranno meglio di noi, ma non da bambini. È ovvio che se si fa sentire il peso delle ingiustizie e si pongono le nostre creature dalla parte dei privilegiati, saranno entusiasti di una proposta che dà loro un potere di sollevarsi da quel peso. Ma poi, di fronte alla concretezza di dover rinunciare a cose affettivamente importanti che vengono da persone che vogliono loro bene e a cui vogliono bene, è naturale che non ce la facciano.
I nostri figli sono già loro meno fortunati, ci manca solo di farli sentire in colpa perché c’è chi sta peggio, non per responsabilità loro, perché possiedono troppe cose che ci ingombrano casa, perché noi adulti non siamo stati in grado di trovare altri modi per stare con loro con gioia.
Io non so se addirittura a sua volta la maestra di mio figlio lo ha fatto per mitigare chissà quali suoi sensi di colpa oppure solo perchè ritiene meglio che, pedagogicamente parlando, ai bimbi vada anche dato un input del genere.
Altrettanto, per miei fortissimi limiti formativi in materia, non posso concludere se è giusto o meno quello che è stato fatto.
Non ne ho gli strumenti.
Ma riconoscendo per una maestra un percorso professionale a me ignoto ma per lei propedeutico all'insegnamento, devo concludere che su questo campo, quello puramente educativo, la vede più lunga e più chiara di me e che quindi se fa certe cose, lo fa con cognizione di causa.
Per quanto mi riguarda, Il mio chiedergli di scegliere dei giochi da donare e successivamente accompagnarmi a fare la donazione è solo ed esclusivamente dovuto al suo entusiasmo inziale nel voler condividere qualcosa per la prima volta ma, da essere umano totalmente acerbo nei confronti di tale pratica, si è poi scontrato con qualcosa che non aveva messo in conto: per dare ti devi privare.
Nonostante la mia ignoranza in materia, ho ritenuto giusto rispettare incondizionatamente il suo cambiamento di opinione rimettendo nella cesta tutti i giochi su cui aveva espresso la volontà di non privarsene e nemmeno ho fatto la donazione davanti a lui ma in separata sede, da solo.
Non so, per la suddetta mancanza di competenze, se è stato un bene o meno a livello formativo.
Io so solo che voleva farlo ed io l'ho assecondato finchè ha voluto e mai forzato, insistendo, quando ha cambiato opinione.
Di certo, sarà un caso, ma quest'anno è stata la prima volta che gli ho visto dare spontaneamente e con gioia un suo gioco al bimbo vicino di casa.
Prima, e non dico sia legato a quanto successo in precedenza ma solo per dovere temporale di cronaca, non ha mai voluto dare un bel niente ed anzi ha sempre preteso, come la maggior parte dei bimbi della sua età, di voler prendere quelli degli altri ma non i suoi di giochi.
ho spesso l'impressione che vogliamo dare, a scapito delle innumerevoli ed inflazionatissime citazioni del rasoio di Occam fatte su questo forum, sempre una interpretazione più complessa, complicata o drammatica di quella che in realtà è:
un bimbo che sta muovendo i primi passi su un territorio, come quello della generosità verso il prossimo, a lui completamente nuovo.
poi, nel caso in cui a 16 anni mio figlio dimostri tutt'altra attitudine, se non altro spero di trovare ancora in vita la sua maestra per potermi adeguatamente vendicare.