Beh...a livello teorico, confessarsi è la modalità principe per ripristinare l'interruzione di un patto.
Confessione, atto di colpa, una qualche forma di sofferenza, perdono.
Che a saperlo può divenire anche un "gioco" per ripristinare equilibri.
Alberto in fondo quando piange le richiede un atto di colpa e una forma della sofferenza per poi ri-perdonarla nell'agito dell'unione.
SE riuscissero a condividere in un qualche modo il percorso...
DA come lui scrive invece sembra che non siano consapevoli delle forze che li muovono.
E che non riescano ad entrarci dentro.
Non so tu, ma io da piccola ho fatto catechismo, e le prime volte che andavamo in Chiesa noi bambini eravamo obbligati a passare al confessionale dal prete. Io avevo appreso un elenco sommario delle "cose cattive", ma buttate lì, un elenco. Quando andavo dietro la grata del confessionale, non avevo niente da dire, niente che mi spingesse alla confessione, ad una richiesta di perdono. Mi inventavo qualcosa, tipo "ho fatto arrabbiare la mamma", o qualche frase sui compiti per casa o su voti scolastici, giusto perchè dovevo dire qualcosa. Mi veniva dato un elenco di preghiere da dire. Andavo a dire le preghiere e fine.
Non ero consapevole della confessione, non riconoscevo neppure entità di dolo nelle affermazioni che riportavo al prete (vere o inventate che fossero, tanto che ero incerta persino nell’esprimerle, sperando potessero andare bene al prete) e men che meno di quello che doveva essere in quel contesto il dopo confessione. Apprendevo un rituale. Apparentemente era solo un rituale. Apparentemente.
Mi viene in mente un altro aneddoto, ben più in là negli anni. Intorno alla ventina. Un’amica, non quelle amiche con cui tenersi "la mano", tipo confessioni segrete, stesso look o cose simili, e neppure quelle amiche dove una delle due fa "la scorta", eravamo parte di una grande compagnia, più della notte che del giorno. Forse l’età, forse il bisogno di esplorare, forse il caso aveva portato persone diverse vicine, per un tratto, un pezzettino di percorso di vita. Lei e il suo ragazzo, erano la coppia stabile del gruppo. Un giorno arriviamo a casa di lui (lei si fermava spesso a dormire da lui nei fine settimana), e lei esce e mi viene incontro dicendomi "è tutto vero, è tutto vero".
Io non sapevo niente. Lei lo aveva tradito, si era drogata, era finita mezza nuda in un locale, ne aveva fatte di ogni.
L’altro uomo, ragazzo per quella età, aveva spedito una lettera a lui scrivendo tutto nei minimi dettagli. Mi è difficile spiegarlo ma era parte di lei. Ovviamente io non ho dovuto vivere questo da tradita [so che da traditi il punto di vista emotivo è ben diverso], ma non sono rimasta sorpresa. Quella parte era già in lei il primo giorno che ci eravamo parlate, e credo lo sapesse anche lui. Si era innamorato di lei anche per quella parte.
Anche se non era un tradimento con confessione, dopo capii che quando mi era venuta incontro dicendo "è tutto vero", era pronta ad affrontare tutti.
Ma non ho percepito la non-negazione come una confessione, ma come una affermazione.
Lui soffrì, si contorse dentro di se. Ne avevamo parlato tra noi ragazzi, ma non potrei scrivere di lui, della sua sofferenza come quella di Alberto, perchè nella sua sofferenza dietro c’era la sua storia personale, della famiglia di origine da cui arrivava, del suo percorso, di come si sentiva lui quando l’aveva conosciuta, e tante altre cose.
Faccio fatica a pensare, probabilmente anche capire con facilità la confessione. Prima della confessione, se la penso rivolta ad una persona cara rispetto ad un tradimento in un matrimonio, di quelli come tanti qui, di tanti anni, con una famiglia costituita, in definitiva persone a cui voglio bene, la prima cosa che mi trovo davanti pensandoci sono le conseguenze dell’affermazione, sull’altro, sugli altri. Se io vado a spegnere una luce, se levo entusiamo di vita, a qualcuno a cui voglio bene e che vedo splendido nel suo essere, anche se si ho fatto una cosa non giusta, gli faccio bene? E se gli celo un’oscurità, oscurità di me per lui/lei, ma oscurità di qualcosa che io so esistere anche in altri, gli faccio bene?
In altri contesti la confessione è costituzione.
Probabilmente possiamo trovarci in gran parte in accordo se pensiamo alla costituzione a fronte di una persona che feriamo, ad un incendio accidentale, o qualcosa di simile. Se vagliassimo altre situazioni, forse non sarebbe così facile trovarsi in tanti in accordo.
In ogni caso, i segreti nelle coppie smantellano le coppie.
Sono muri.
Vero.