Lacrime e lavoro

CIRCE74

Utente di lunga data
No. Queste sono recenti e sono il capo solo di una delle due.
Comunque capita, non spesso, ma sistematicamente che mi entrano in ufficio per sfogarsi. Collaboratrici dirette od indirette.
Forse perché ho un atteggiamento rassicurante.
come tutti gli uomini mi immagino che ascolterai l'1% di quello che ti viene detto...a che pensi mentre ti parlano?
 

spleen

utente ?
Consiglio la lettura di La tirannia del merito di Sandlen.
Consiglio la lettura di La tirannia del merito di Sandlen.
Tu lo riesci a concepire un mondo che non tenga conto del merito? Io no per dirla tutta, solo che adesso probabilmente come scrive Ricolfi il valore è trasmigrato da sinistra a destra senza colpo ferire. Prima era una bandiera anticonservatrice, oggi evidentemente le visioni sociali si sono ribaltate.
Quello che poi, nella pratica fa la differenza non è il merito in sè, bensì l'opportunità che il merito emerga, che venga riconosciuto, la vera sostanza della faccenda.

Ho letto brevemente la presentazione del libro che mi hai consigliato. Diciamo che non condivido del tutto l'impostazione, perchè se è pur vero che sia profondamente ingiusto che ci siano vincitori che si prendono tutto e vinti che non hanno nulla (che è un discorso sommariamente semplicistico), d'altro canto una società che non tenga conto del merito individuale e dell'eccellenza personale è destinata a naufragare.
Naufraga prima di tutto perchè disincentiva il singolo, tipo nelle economie totalitarie. Secondariamente appiattisce verso il basso.
In terzo luogo una società simile sarebbe in definitiva una società che perpetua le vere diseguaglianze economiche e sociali. Se nessuno riconosce il merito, il fatto che mi dia da fare, come faccio a cambiare la mia condizione?
Si dovebbe poi porre la questione sotto un altro aspetto, come dicevo prima, della emersione, del riconoscimento semmai. E di questo che siamo profondamente deficitari.
Detto ciò in linea generale, applicandolo nello specifico sono certo che ci voglia un buonsenso che è altrettanto raro del merito.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Più che altro quello che avete nella testa quando una donna parla sono le scimmiette urlatrici🤣🤣
Io di solito penso:
cambio gomme della moto
scarico nuovo Akaprovic
prossima sessione al motel
tette dell’interlocutrice
non necessariamente in questo ordine….
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tu lo riesci a concepire un mondo che non tenga conto del merito? Io no per dirla tutta, solo che adesso probabilmente come scrive Ricolfi il valore è trasmigrato da sinistra a destra senza colpo ferire. Prima era una bandiera anticonservatrice, oggi evidentemente le visioni sociali si sono ribaltate.
Quello che poi, nella pratica fa la differenza non è il merito in sè, bensì l'opportunità che il merito emerga, che venga riconosciuto, la vera sostanza della faccenda.

Ho letto brevemente la presentazione del libro che mi hai consigliato. Diciamo che non condivido del tutto l'impostazione, perchè se è pur vero che sia profondamente ingiusto che ci siano vincitori che si prendono tutto e vinti che non hanno nulla (che è un discorso sommariamente semplicistico), d'altro canto una società che non tenga conto del merito individuale e dell'eccellenza personale è destinata a naufragare.
Naufraga prima di tutto perchè disincentiva il singolo, tipo nelle economie totalitarie. Secondariamente appiattisce verso il basso.
In terzo luogo una società simile sarebbe in definitiva una società che perpetua le vere diseguaglianze economiche e sociali. Se nessuno riconosce il merito, il fatto che mi dia da fare, come faccio a cambiare la mia condizione?
Si dovebbe poi porre la questione sotto un altro aspetto, come dicevo prima, della emersione, del riconoscimento semmai. E di questo che siamo profondamente deficitari.
Detto ciò in linea generale, applicandolo nello specifico sono certo che ci voglia un buonsenso che è altrettanto raro del merito.
Leggi il libro, che si basa su dati nella società americana, e vedrai che sempre più il merito è uno specchietto per le allodole.
Perché il merito, ovvero l’insieme di doti naturali genetiche e impegno e fatica, sia davvero il motore della società (cosa più importante della possibilità di ascensore sociale individuale) occorre che la società “rimuova gli ostacoli che di fatto impediscono la piena partecipazione”, cito a memoria la nostra Costituzione, che intelligentemente non accenna a una indefinibile felicità.
Ma questo non è possibile se la scuola fin dai primi anni non fornisce un percorso che vada ad annullare le difficoltà di partenza.
Faccio un esempio che esplicita come, nonostante l’apparente valorizzazione del merito, è un inganno.
Ci sono i test di ingresso per le facoltà universitarie. Chi ha fatto o visto i test è rimasto colpito da domande assolutamente fuori da ciò che si considera cultura. Mio figlio ricorda una domanda per l’ammissione al Politecnico di Milano sui calciatori che avevano ottenuto il pallone d’oro. Domande come questa sono come i movimenti del prestigiatore che attirano l’attenzione e sminuiscono il valore del test e lo fanno apparire alla portata di tutti. Ma è solo una delle poche domande apparentemente incongrue. Intanto in quella fascia di età servono, ad esempio, a favorire i maschi (non conta che io avrei saputo rispondere) ma soprattutto non fanno vedere domande che sono alla portata di chi proviene da una famiglia acculturata che ha trasmesso informazioni e ha consentito esperienza che chi proviene da classi svantaggiate difficilmente può conoscere. Questo avviene perché nelle classi medio-alte vi è più possibilità di dialogo intergenerazionale su contenuti culturali e comunicazione culturale.
Poi ovviamente vi sono domande che vanno a sondare la preparazione ottenuta nelle scuole superiori dove anche lì si è effettuata una selezione in base alla provenienza famigliare e di quartiere, facendo sentire a disagio chi non proveniva da un ambiente apprezzato. Ma ancora prima anche le scuole medie ed elementari hanno avuto insegnanti più o meno preparati, anche per la pressione di famiglie in grado di individuare carenza e con l’orgoglio di avere il diritto di chiedere insegnanti migliori. Questo sempre nella nostra scuola pubblica, le scuole private sono prevalentemente, con meritorie eccezioni, luoghi dove gli insegnanti sono impreparati e risulta da tutti i test a tappeto, come gli INVALSI o a campione come i PISA. I risultati sono pubblici. L’efficacia della scuola si vede dal confronto tra i risultati della seconda primaria e della quinta, ad esempio. Ma certamente la scuola, senza il personale sufficiente per fornire tempo pieno e interventi di recupero, fa già miracoli nelle zone disagiate.
Quindi se partiamo dalla scuola dell’infanzia di mettiamo Scampia e quella del centro di Milano e via via a salire, vogliamo seriamente parlare di merito?
 

ologramma

Utente di lunga data
come tutti gli uomini mi immagino che ascolterai l'1% di quello che ti viene detto...a che pensi mentre ti parlano?
perchè 1% , io se una mi racconta i fatti suoi ho le orecchie aperte perchè immagazzino tutto , oltre buttare l'occhio se è una bella donna .
Mi rapporto sempre bene ispiro fiducia da sempre come dice il proverbio : provare per credere , fidate
 

CIRCE74

Utente di lunga data
perchè 1% , io se una mi racconta i fatti suoi ho le orecchie aperte perchè immagazzino tutto , oltre buttare l'occhio se è una bella donna .
Mi rapporto sempre bene ispiro fiducia da sempre come dice il proverbio : provare per credere , fidate
Perché sei un ciaccione 🤣🤣🤣
 

ologramma

Utente di lunga data
Perché sei un ciaccione 🤣🤣🤣
piacione ;) è meglio;)

ciaccióne
sost. e aggettivo

chi si occupa delle faccende altrui; chi tocca dove non dovrebbe toccare

ma se me li raccontano loro i fatti propri , che colpa ne ho
 

spleen

utente ?
Leggi il libro, che si basa su dati nella società americana, e vedrai che sempre più il merito è uno specchietto per le allodole.
Perché il merito, ovvero l’insieme di doti naturali genetiche e impegno e fatica, sia davvero il motore della società (cosa più importante della possibilità di ascensore sociale individuale) occorre che la società “rimuova gli ostacoli che di fatto impediscono la piena partecipazione”, cito a memoria la nostra Costituzione, che intelligentemente non accenna a una indefinibile felicità.
Ma questo non è possibile se la scuola fin dai primi anni non fornisce un percorso che vada ad annullare le difficoltà di partenza.
Faccio un esempio che esplicita come, nonostante l’apparente valorizzazione del merito, è un inganno.
Ci sono i test di ingresso per le facoltà universitarie. Chi ha fatto o visto i test è rimasto colpito da domande assolutamente fuori da ciò che si considera cultura. Mio figlio ricorda una domanda per l’ammissione al Politecnico di Milano sui calciatori che avevano ottenuto il pallone d’oro. Domande come questa sono come i movimenti del prestigiatore che attirano l’attenzione e sminuiscono il valore del test e lo fanno apparire alla portata di tutti. Ma è solo una delle poche domande apparentemente incongrue. Intanto in quella fascia di età servono, ad esempio, a favorire i maschi (non conta che io avrei saputo rispondere) ma soprattutto non fanno vedere domande che sono alla portata di chi proviene da una famiglia acculturata che ha trasmesso informazioni e ha consentito esperienza che chi proviene da classi svantaggiate difficilmente può conoscere. Questo avviene perché nelle classi medio-alte vi è più possibilità di dialogo intergenerazionale su contenuti culturali e comunicazione culturale.
Poi ovviamente vi sono domande che vanno a sondare la preparazione ottenuta nelle scuole superiori dove anche lì si è effettuata una selezione in base alla provenienza famigliare e di quartiere, facendo sentire a disagio chi non proveniva da un ambiente apprezzato. Ma ancora prima anche le scuole medie ed elementari hanno avuto insegnanti più o meno preparati, anche per la pressione di famiglie in grado di individuare carenza e con l’orgoglio di avere il diritto di chiedere insegnanti migliori. Questo sempre nella nostra scuola pubblica, le scuole private sono prevalentemente, con meritorie eccezioni, luoghi dove gli insegnanti sono impreparati e risulta da tutti i test a tappeto, come gli INVALSI o a campione come i PISA. I risultati sono pubblici. L’efficacia della scuola si vede dal confronto tra i risultati della seconda primaria e della quinta, ad esempio. Ma certamente la scuola, senza il personale sufficiente per fornire tempo pieno e interventi di recupero, fa già miracoli nelle zone disagiate.
Quindi se partiamo dalla scuola dell’infanzia di mettiamo Scampia e quella del centro di Milano e via via a salire, vogliamo seriamente parlare di merito?
Guarda che nella sostanza mi dai ragione.
Quale sarebbe l'alternativa a far si che come in costituzione si possano eliminare gli ostacoli che promuovano la piena partecipazione?
Eliminare il merito dall' orizzonte degli obiettivi?
Ed eliminato, non si perpetua in pratica lo status quo?
 
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