Leggi il libro, che si basa su dati nella società americana, e vedrai che sempre più il merito è uno specchietto per le allodole.
Perché il merito, ovvero l’insieme di doti naturali genetiche e impegno e fatica, sia davvero il motore della società (cosa più importante della possibilità di ascensore sociale individuale) occorre che la società “rimuova gli ostacoli che di fatto impediscono la piena partecipazione”, cito a memoria la nostra Costituzione, che intelligentemente non accenna a una indefinibile felicità.
Ma questo non è possibile se la scuola fin dai primi anni non fornisce un percorso che vada ad annullare le difficoltà di partenza.
Faccio un esempio che esplicita come, nonostante l’apparente valorizzazione del merito, è un inganno.
Ci sono i test di ingresso per le facoltà universitarie. Chi ha fatto o visto i test è rimasto colpito da domande assolutamente fuori da ciò che si considera cultura. Mio figlio ricorda una domanda per l’ammissione al Politecnico di Milano sui calciatori che avevano ottenuto il pallone d’oro. Domande come questa sono come i movimenti del prestigiatore che attirano l’attenzione e sminuiscono il valore del test e lo fanno apparire alla portata di tutti. Ma è solo una delle poche domande apparentemente incongrue. Intanto in quella fascia di età servono, ad esempio, a favorire i maschi (non conta che io avrei saputo rispondere) ma soprattutto non fanno vedere domande che sono alla portata di chi proviene da una famiglia acculturata che ha trasmesso informazioni e ha consentito esperienza che chi proviene da classi svantaggiate difficilmente può conoscere. Questo avviene perché nelle classi medio-alte vi è più possibilità di dialogo intergenerazionale su contenuti culturali e comunicazione culturale.
Poi ovviamente vi sono domande che vanno a sondare la preparazione ottenuta nelle scuole superiori dove anche lì si è effettuata una selezione in base alla provenienza famigliare e di quartiere, facendo sentire a disagio chi non proveniva da un ambiente apprezzato. Ma ancora prima anche le scuole medie ed elementari hanno avuto insegnanti più o meno preparati, anche per la pressione di famiglie in grado di individuare carenza e con l’orgoglio di avere il diritto di chiedere insegnanti migliori. Questo sempre nella nostra scuola pubblica, le scuole private sono prevalentemente, con meritorie eccezioni, luoghi dove gli insegnanti sono impreparati e risulta da tutti i test a tappeto, come gli INVALSI o a campione come i PISA. I risultati sono pubblici. L’efficacia della scuola si vede dal confronto tra i risultati della seconda primaria e della quinta, ad esempio. Ma certamente la scuola, senza il personale sufficiente per fornire tempo pieno e interventi di recupero, fa già miracoli nelle zone disagiate.
Quindi se partiamo dalla scuola dell’infanzia di mettiamo Scampia e quella del centro di Milano e via via a salire, vogliamo seriamente parlare di merito?