Figurati, delle critiche, in genere, ne faccio tesoro. Non è questo il caso, però. Ripeto, hai interpretato male il mio commento.
Parlo da tradita, innanzitutto. Una tradita che, la prima volta, mettendo davanti a tutto il cuore, ha deciso, pian piano, di ricominciare.
Quando lui mi ha chiesto perdono mi sono incazzata. Mi ha fatto più rabbia questo di tutto il resto.
Il perdono serve al traditore per sentirsi meglio, non al tradito, come dici tu. L'unica che dovevo perdonare era me stessa.
Eh.. il tema del perdono nel tradimento e’ un concetto che non ha senso. In ambito religioso si perdona chi si pente., ma di cosa? quasi mai il traditore si pente di aver tradito.. piuttosto si pente della sofferenza provocata..di essere stato scoperto.. di aver causato la fine della relazione…
Esiste comunque una sorta di “rito auspicabile” per non mandare il matrimonio in vacca.. ed e’ quello dove il traditore si spertica in frasi del tipo “non avrei dovuto.. perdonami…sei la donna della mia vita...che grande sbaglio…”
Il tradito si rassicura e lenisce il proprio ego ferito… e finge di crederci…poi c’e’ chi invece non vuole ammettere di essere responsabile e non intraprende neppure il rito formale della rassicurazione…”è colpa tua che mi trascuravi…”
Mio marito non era pentito del tradimento (sei scemo.. ti penti di aver fatto una cosa che ti piaceva e di averlo fatto per un discreto periodo di tempo”? ).. si e’ dispiaciuto all’inizio.. poco della sofferenza inflitta e piu’ per la vergogna..
(...)
Per sintetizzare.. non perdoni qualcosa che è il risultato di una scelta ponderata e protratta nel tempo…dove il pentimento non e’ per l’atto in se ma per le conseguenze su di se’.. (un po’ come pentirsi di ver rubato perché’ si e’ finiti in galera..non per aver sottratto beni cari a terzi) puoi giustificare..puoi comprendere..puoi passare oltre.
Mi preme di chiarire questo punto sul perdono, in ordine al quale la pensiamo diversamente.
Da tradito (anche io, dunque) non voluto neanche sentir parlare di perdono come "atto dovuto". Figuriamoci poi nell'imminenza dei fatti da me scoperti e contestati a mia moglie.
Perché il perdono va chiesto in modo non banale, mostrando sofferenza per quello che si è fatto.
E' un atto di umiliazione, nessuno lo fa con piacere, e deve giungere al termine di un percorso, non può dipendere dal mero fatto di essere stati scoperti. In quei momenti, ci può essere da parte del traditore rincrescimento (più o meno sincero) per la sofferenza arrecata al tradito ma non esiste una richiesta di perdono, proprio perché il tradimento è una scelta, che non si cancella con un atteggiamento solamente imbarazzato.
E' il tradito che decide se concedere il perdono, quindi ne deve essere convinto e deve trovare un giovamento nel darlo. Non è nella disponibilità del traditore.
Su questa connotazione mi sembra che non siamo d'accordo.
Poi c'è la questione della convivenza dopo la scoperta del tradimento (che non so come sia andata per voi).
La scoperta del tradimento deve comportare un allontanamento immediato dei partners, per me.
Sono contrario profondamente a rimanere sotto lo stesso tetto.
Mi piace la trasparenza dei comportamenti e dei ruoli, perché ciascuno deve assumersi le responsabilità del proprio comportamento e non cercare coperture da "facciata".
Così, subito dopo aver comunicato che avevo scoperto il tradimento (compreso il nome dell'amante) me ne sono andato di casa, mentre mia moglie, incredula della mia reazione, mi chiedeva di restare (per fare cosa, poi ?).
Non volevo averla vicina a me. Anche per una forma di autocontrollo, quando si è sottoposti ad una forte emozione è meglio evitare qualsiasi provocazione e possibilità di reazioni inconsulte. Ho il sangue caldo, anche se riesco ad apparire freddo. Mi controllo, ma fatico. Mi sono sempre comportato così, non ho mai alzato le mani su una donna. Ma girato i tacchi ed allontanato, sì.
E' chiaro che il mio comportamento è stato visto come una sfuriata nella quale non ho voluto ascoltare alcuna spiegazione. Mia moglie si è sentita immediatamente sputtanata davanti alla sua famiglia ed alla mia e, molto probabilmente, quello è stato il suo vero timore immediato: la perdita di faccia. Un problema che ho lasciato a lei di gestire e risolvere: non ero io a dover dare spiegazioni.
Poi, la mia storia l'ho già raccontata nel post
Gli occhi del tradimento (dal #158 in poi).
Nel giro di pochi giorni ho preteso ed ottenuto la firma sul ricorso per separazione (consensuale), che è stato presentato subito ed il Tribunale si è pronunciato in 4 mesi.
La prima cosa importante per me è stata di stabilire pubblicamente che il matrimonio era finito e fissare le regole per gestire i figli.
(...) ma la piece straordinaria ha preso scena quando ha scoperto che avevo lasciato uno spiraglio aperto ad un uomo estremamente affascinante . È solo avendo provato qualcosa di analogo al tradimento che si è cominciato a dare del deficiente e ad essere estremamente grato al fato per non averlo buttato nell’umido.
non dimentichero’ mai come l’empatia ha improvvisamente preso forma quando ha dovuto attivare i neuroni specchio.
Se nel periodo a cavallo della separazione, mia moglie ha continuato a vedere l'amante, allo stesso tempo cercava di ricucire con me. Ha dapprima cercato di vendermi la storia dell'essere divisa nell'amore tra due uomini, ma non l'ho voluta nemmeno ascoltare su quel punto.
Ha cercato di fare sesso con me, ma non ho accettato situazioni di condominio sessuale.
Ho evitato anche di incontrarla, per quanto possibile. E questo è durato per i primi mesi, fin quando non è cessata la relazione con l'amante. Nel frattempo, avendone avuto l'opportunità, ho iniziato una relazione con un'altra donna e gliel'ho comunicato. Una notizia che l'ha scossa ed ha accelerato il suo percorso di ricerca del perdono e l'invito a tornare a casa, mettendo in mezzo anche la questione dei figli ed ogni arte seduttiva.
Chi tradisce deve dimostrare di volere ricominciare, davvero.
Pienamente d'accordo.
Quando sono giunto a perdonare mia moglie, le ho detto che non garantivo il ripristino della nostra relazione e se nel tempo non mi fossi convinto della sua sincerità me ne sarei andato, come è poi successo.
Non ho voluto vendicarmi, ma ho voluto che si assumesse la responsabilità della fine del matrimonio e sapesse che io non c'ero più per lei a proteggerla, come avevo sempre fatto in passato. Il rapporto ripristinato era su nuove basi e soffriva di una obiettiva incertezza che andava superata da ciascuno di noi, senza un esito garantito.