Non per contraddire, ma dipende da cosa intendi per "
comfort zone".
da:
COMFORT ZONE: cos’è e perché è importante saperne uscire - Psicoadvisor
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La Psicologia Comportamentale definisce la comfort zone come: “La condizione mentale in cui la persona agisce in uno stato di assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire un senso di rischio”. Tutti abbiamo le nostre comfort zone: la nostra casa, un luogo particolare, una stanza, l’amica di sempre, la mamma, una città, il fidanzato, la fidanzata, la moglie, il marito, un cane, la “giornata tipo”, un libro. Insomma le confort zone sono tante, tantissime e molto varie e ovviamente sono molto soggettive.
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Per come la intendo io, comprende la componente affettiva individuale nel relazionarsi con il partner e, dunque, anche i legami tra le persone, oltre alle condizioni ambientali che alimentano senso di stabilità e sicurezza.
Poi, possiamo chiamarla come ci pare.
Mi pare che siamo tutti d'accordo che il partner traditore - nella maggior parte dei casi - cerca di mantenersi nella
comfort zone mentre tradisce (cerca altri
comforts aggiuntivi, complementari, ecc.) altrimenti sceglierebbe di lasciare il partner tradito.
Non vedo la terza via che indichi tu. Evidentemente, è un mio limite.
E' esattamente quello che intendevo esprimere.
Scarsi stimoli sessuali possono essere innati (proprio perché non siamo tutti uguali). Poi, una o più patologie serie certamente fanno passare in secondo piano la sessualità: lo trovo normale.
Il problema dell'
opener è, secondo la mia percezione dei (pochi) elementi di fatto raccontati, che, anche dopo la stabilizzazione della malattia, l'assenza di rapporti sembra essere divenuta la regola.
Ma il suo disagio, direi, va oltre l'assenza (attuale), riguarda anche la scarsità (precedente): quindi, attiene ad una situazione che comunque pre-esisteva all'emergere della sua patologia.