Premessa io non cito sempre il consenso. Il nuovo comandamento “tra adulti consenzienti“ non lo condivido. Perché tra adulti nominalmente consenzienti si attuano continui abusi.
Io non ho parlato di reati. Non sono così ignorante.
Ho detto un’altra cosa.
Così come per altri aspetti sono giunta alla consapevolezza che non esistono cesure nel funzionamento psichico umano.
Ad altri fa piacere pensare di essere dalla parte dei giusti, di quelli che funzionano bene e poi di là ci sono quelli sbagliati.
Questo è per me davvero sbagliato.
Vediamo se riesco a spiegarmi.
Prendiamo un aspetto che non ha risvolti morali.
Siamo abituati a credere di essere intelligenti, almeno nella media. La famosa distribuzione normale*. Vale per l’altezza, il peso, i risultati scolastici ecc . Il problema dei più è credere che la distribuzione normale sia assoluta e non relativa a un gruppo specifico. Per cui si sente sempre chi si vanta dei propri risultati scolastici, senza rendersi conto che erano relativi a quel gruppo lì, oltre che dipendenti dagli aspetti che venivano valutati da quegli insegnanti lì in quel contesto lì e in quel tempo. Per cui tanti si rassicurano di essere più intelligenti (questo se sono particolarmente stupidi ) o preparati rispetto a personaggi famosi, quando vedono le pagelle di questi e scoprono che il famoso economista aveva 8 in matematica, mentre loro 9.
Ma vi è una continuità anche con chi consideriamo stupido o comunque meno intelligente di noi, che comunque sa fare bene cose che noi non sappiamo fare o sappiamo fare male.
Credo che sia esperienza comune dirsi tra sé e sé “che scemo!” quando facciamo sbagliata una cosa che sembra semplice. Ed è evidente come un bravissimo sportivo in una disciplina, nonostante la preparazione atletica, sia penoso in un’altra disciplina.
Il recente sviluppo dello sport per disabili ci ha dimostrato che, chi consideriamo carente, e lo è davvero perché mancante di parti del corpo, riesce a fare cose che chi non ha disabilità non è in grado di fare.
Insomma esiste una continuità
Cosa pensano veramente gli uomini delle donne e le donne degli uomini non lo possiamo sapere, possono dirlo, ma non possiamo essere certi che corrisponda a ciò che pensano realmente. In relazioni in cui si arriva davvero alla intimità ci si può andare vicini, ma è molto raro.
Quello che chiedevo è
se, nella continuità umana, il mettere il proprio desiderio o bisogno (su questo non mi pare utile al momento discutere) al centro (tra l’altro credo che sia piuttosto comune) non vi sia una progressione per cui vi sia, che so, chi vuole non solo desiderio anche dall’altra parte, ma lo vuole pari o superiore al proprio e, senza questo desiderio che deve essere anche evidente, proprio non trova il proprio desiderio o eccitazione. Sempre in questa continuità, dall’altra parte, c’è chi accetta che l’altra persona possa essere solo consenziente, senza reale desiderio e senza piacere, in virtù di una transazione economica. Ci sono altri che non solo lo accettano, ma il fatto che il consenso dipenda da una transazione economica lo trovano particolarmente eccitante, forse perché da un lato dà senso di potere, dà un altro toglie il timore di un giudizio.
È un po’ come se mi viene a trovare qualcuno in casa e c’è sporco o disordine sono a disagio, se viene invece una persona delle pulizie, che pago, non provo disagio. Mentre c’è chi percepisce il disagio e il giudizio anche del personale di albergo, che magari neppure vede, e lascia la camera in ordine. Del resto anche incrociare per caso la cameriera ai piani, fa correre la mente a come abbiamo lasciato la camera. Certamente questo atteggiamento nei confronti dell’ordine e della pulizia dipende dalla educazione che abbiamo avuto e da come ci facevano percepire il nostro disordine. Altro argomento a parte.
Chi ricorre a prostitute è evidentemente indifferente alla condizione della stessa, usufruisce di un servizio come un altro, esattamente come la pulizia della camera di albergo. Pagando viene acquistato il consenso.
Credo che sia evidente che non si stia comprando il desiderio.
Questa visione della donna (e in forma diversa dell’uomo) in cui non vi è visione della persona, se non come corpo di cui usufruire, non è contiguo alla visione che ha della persona chi attua uno stupro?
È la violenza fisica il punto di rottura tra ciò che consideriamo accettabile è ciò che rifiutiamo come estraneo?
E se lo stupro non avviene con violenza, perché la vittima si trova in condizioni di non poter o volere reagire e manifestare apertamente la mancanza di consenso o se dimostra consenso in condizioni di alterazione per alcol o altro, si è passato il limite?
Una mia amica di fb ha cercato di dire che lei in gioventù ha fatto tante volte sesso da ubriaca. Personalmente io non mi sono mai ubriacata e non conosco personalmente l’effetto, ma lei sosteneva che si era divertita e che la riduzione della vigilanza e delle inibizioni le piaceva. Chi faceva sesso con lei (che pure trent’anni dopo conferma che si ubriacava proprio perché voleva) era consapevole che lei non era pienamente in sé? Credo di sì. Non c’è una continuità con chi ora fa sesso con ragazze ubriache o le fa ubriacare perché non abbiano piena consapevolezza? E chi ora viene denunciato per stupro non è sorpreso, perché aveva interpretato l‘ubriachezza come consenso alla rimozione delle inibizioni?
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https://it.wikipedia.org/wiki/Distribuzione_normale