Dipende anche dal tradimento e da quanto va avanti ma in genere penso sia difficilissimo perdonare.
Anche la
durata e le
modalità del tradimento sono elementi di valutazione, giustissimo, da parte del partner tradito.
E la valutazione da parte del tradito di tali aspetti dovrebbe contare parecchio nel decidere se accettare (ho idiosincrasia ad usare il verbo perdonare) il tradimento e la richiesta del partner traditore di non chiudere il rapporto di coppia.
Ho conosciuto un medico, sposato e con prole, che ha intrapreso una relazione extraconiugale con una donna, sposata e con prole, per almeno sette anni. Quando la tresca è emersa, per il solito banale errore che fa crollare il castello di carte, è stato interessante osservare (dall'esterno) il diverso destino dei due partners traditori (perché ambedue i coniugi traditi hanno reagito).
L'uomo traditore ha ammesso la relazione ma ha chiesto alla moglie di "perdonarlo", soprattutto per amore dei figli. La moglie, dopo qualche tempo, ha accettato mettendo in chiaro che il matrimonio si era svuotato di ogni significato, il perdono di una relazione così lunga era impossibile. Ma ha offerto (ed il marito ha accettato) condizioni pesantissime patrimoniali (intestazione della prima e seconda casa ai figli con usufrutto per lei) nonché finanziarie per una condizione sostanziale di "separazione in casa", che salvasse in qualche modo le apparenze sociali (anche se gli amici sono stati messi al corrente della crisi coniugale). Ha privilegiato la
convenienza per sé e per i figli (e questo non è infrequente) in modo aperto e trasparente, senza ipocrisia, lasciando che il marito (ormai solo di nome) potesse continuare, con discrezione, le sue divagazioni.
La donna traditrice ha interrotto la relazione extra e dichiarato di amare il marito con grande intensità. Ci ha provato in tutti i modi ad ottenere il perdono. Lui, raccolte le prove del tradimento, l'ha messa fuori di casa (intestata a lui), ha ottenuto la separazione con addebito (senza mantenimento per lei, che lavorava nel pubblico), ha avuto l'assegnazione dei figli grandicelli e, qualche tempo dopo la chiusura del giudizio di separazione, ha cominciato a frequentare un'altra donna, divorziata con prole. E ciò l'ha fatto nonostante fosse ancora innamorato della moglie, dalla quale non ha mai voluto divorziare.
Ha privilegiato il
rigore morale, senza concedere nulla alle apparenze.
Qualcuno dirà che si è vendicato, e che è stato meschino.
Non sono affatto d'accordo: chi ha tradito sapeva chi aveva accanto e, dunque, era consapevole che rischiava di non essere perdonato (visto che, oggi, il perdono avviene forse nella maggioranza dei casi). Non esiste un diritto al perdono e bisogna accettare le conseguenze delle proprie azioni una volta sposati. E' stato sleale chi ha tradito, non meschino chi ha subito il tradimento.
La durata della relazione illecita è stata decisiva in entrambi gli esiti per giungere ad una forma di accettazione del tradimento, in un caso, e ad una negazione di qualsiasi perdono, nell'altro.