E cmq fino a prima che iniziasse a prender le pastiglie antidepressive lo stile di vita che facevamo le andava bene....... anzi 9 volte su 10 era lei a non voler far nulla, non che io non proponessi....... son stato io il "castigato" in casa per 20 anni perchè lei era depressa.
Poi prende le pastiglie, si "sveglia" improvvisamente, e manda affanculo tutto quanto, marito compreso......... e che cazzo!!! E io cosa le sono stato accanto a fare nei 20 anni precedenti, quando di uscire la sera non le fregava nulla e la domenica pomeriggio amava fare giardinaggio in casa e stop????
Accidenti. Dovrei darti il benvenuto ma credo ti possa essere più utile una forma di solidarietà umana più concreta. Perché ho attraversato le tue stesse traversie e ne sono uscito.
Ho letto poco fa la tua storia, 25 anni insieme, una figlia, la moglie depressa, la voglia di cambiare vita, ambiente, l'abbandono del lavoro, i risparmi consumati, il nuovo amore che la fa "rinascere", le sue dichiarazioni di volerti bene ma pure di essere presa dall'amante, ecc. beh .... e mi è sembrato un flash back, un salto indietro nel tempo.
Già, perché vi sono molti, decisamente molti, punti in comune tra quanto ti sta accadendo e quello che ho vissuto io oltre 20 anni fa. Non coincidono le età, perché quell'esperienza di matrimonio e separazione nel mio caso si è verificata in età più giovane (poco più di una decina di anni, alle soglie della quarantina).
Tutto si incentra, secondo me, sulla depressione, che, purtroppo, se si cronicizza (nel senso che non si riesce ad uscirne presto) condiziona pesantemente il corso della vita. Quando emerge in un partner di coppia già formata, finisce con "invalidare" anche il compagno/coniuge. Su questo non mi dilungo, lo sai già.
Chi soffre di depressione, per quanto ho potuto constatare in un ventennio di convivenza, alla fine si sente oppresso dalla condizione nella quale versa, e - invece di lavorare su se stesso/a (con l'aiuto di psicologi bravi, perché tanti non lo sono) per identificare le cause scatenanti (spesso risalenti anche all'adolescenza) - tende a ritenere che l'ambiente (in senso lato, spesso anche la cerchia parentale ed amicale) ed il compagno di vita (con il suo modo di essere, pregi e difetti) costituiscono le pareti di una prigione dalla quale vuole evadere, per raggiungere quello che ha sempre agognato, la felicità.
Ed ingaggia una corsa dissennata e cieca verso quella che appare essere la nuova vita, convinto/a che il problema sia in ciò che lo/a circonda e non in se stesso/a.
Quello che viene definito "effetto novità", però, tende ad esaurirsi ed anche il nuovo "ambiente", una volta che si è stabilizzato, diviene una prigione o, molto spesso, si sgretola prima ancora di consolidarsi, per abbandono del nuovo partner. Questo succede quando costui si accorge che ai vantaggi del nuovo rapporto (sessualità entusiasmante, in gran parte) si accompagnano un sacco di problematiche che, alla fine, se non c'è forte innamoramento da parte sua, diventano insopportabili e gli fanno scegliere la ... fuga rispetto all'alternativa di immergersi in una condivisione di invalidità.
E' quello che è capitato nel mio matrimonio ed in alcuni casi che, riportatimi da amici psichiatri e/o psicologi, mi è capitato di conoscere nel tempo.
A meno che tu non aspiri alla santità e ad una vita infelice di continua penitenza (a 50 anni si può ricostruire una nuova vita ed avere tranquillità dopo aver attraversato la tempesta) t
ua moglie la devi lasciare al suo destino, alle sue scelte, anche se l'ami (e qui si possono fare un sacco di discorsi). Per la tua salvezza.
E cominciare o ri-cominciare a vivere.