Ci hanno insegnato che l'amore è eterno e ora ...

rotolina

Utente di lunga data
ci dobbiamo ficcare in mente - e spiegarlo alle giovani generazioni - che l'amore non è affatto eterno, anzi finisce molte volte semplicemente perché non ci si trova più a stare bene insieme o talvolta scambiamo per amore quel qualcosa che in effetti è solo un'impressione iniziale e transitoria perché poi diviene solo senso del possesso di uno status, di una comfort zone che non si vuole abbandonare.

E' una riflessione su quale educazione ai sentimenti possa essere insegnata alle giovani generazioni, visto che tanto se ne parla in queste settimane.

Stasera avevo smontato, con parecchia difficoltà, un vecchio pomello di un coperchio di pentola, alternando vari attrezzi, per sostituirlo con uno nuovo, acquistato in mattinata al secondo grande mercato domenicale di Roma, che chiamo familiarmente il “suk”. Durante la consueta videochiamata serale, avevo fatto vedere alla mia compagna il coperchio, tornato come nuovo, e le avevo chiesto se per caso avesse bisogno anche lei a casa sua di un pomello nuovo perché ne avevo comprati 4 di ricambi, visto che la raggiungo in montagna sabato prossimo per trascorrere le festività insieme.

Mi aveva detto di no, aggiungendo che lei, quando i pomelli di un coperchio si rompe, butta tutto e lo ricompra.
Poiché mi ritiene un maniaco delle riparazioni casalinghe e del fai da te, ha accennato scherzosamente, per l’ennesima volta, alla “sindrome di Diogene” che mi affliggerebbe.
Al che reagisco, sempre scherzosamente, dicendo come in passato, che io non accumulo porcherie ma riparo ciò che è riparabile (che un’altra cosa, rispetto a quel tipo di disturbo psichico) e concludo che, per quanto ci vogliamo bene da oltre venti anni, viste le nostre diversità, non siamo fatti per vivere sotto lo stesso tetto e siamo “condannati” alla relazione a distanza. E poi passiamo oltre nella conversazione. Credo che siamo entrambi consapevoli che ci si può volere bene e stare insieme con convinzione pure rimanendo in un schema di relazione a distanza. Magari è il solo modo possibile, per noi.

Chiusa la videochiamata, metto al loro posto gli acquisti fatti al suk e mi viene di pensare ad una coppia di amici che ho conosciuto una decina di anni fa, quando, più che quarantenni entrambi (con un figlio sui 15 anni), stavano separandosi per un tradimento di lei (scoperto da lui e, alla fine, da lei ammesso).

Quel tradimento si era rivelato, in realtà, una relazione extra in corso da parecchi mesi, e ciò aveva reso invivibile la convivenza sotto lo stesso tetto, nonostante lui dichiarasse di amarla e di soffrire la sua mancanza. Semplicemente, lei si era innamorata dell'amante e voleva vivere con lui.
Così, lui mi aveva confessato che non riusciva ad accettare la dichiarazione di lei di non amarlo più, perché lo accusava di aver trasformato la loro relazione in una specie di prigione per lei, dando per scontato il loro stare insieme come se fosse un corpo inerte tenuto in vita artificialmente, grazie a macchinari (espressione usata da lei e riferitami da lui). E lei aveva ritrovato se stessa (o perlomeno pensava così) in una relazione con un altro uomo, più anziano di quasi dieci anni, ma che l’aveva fatta sentire desiderata, come non si sentiva più da tempo o, forse, anche da sempre. Anzi, aveva usato il termine “libera”, ricordo di averlo notato. E lo aveva seguito, abbandonando marito e figlio, che era voluto restare con il padre, rifiutandosi anche di vedere la madre per diversi anni (anche oltre il raggiungimento della maggiore età).

In un momento di rabbia, lei gli aveva detto che, in fondo, sentiva di non averlo mai veramente amato, ma di averne solo avuto l’impressione. Adesso aveva aperto gli occhi e riletto il suo passato con una nuova consapevolezza. Questo lo aveva profondamente ferito, perché pensava che, almeno all’inizio della relazione e fino alla nascita del figlio, si fossero veramente amati pensando di continuarlo a fare per la vita.
Per lungo tempo, aveva voluto confrontarsi con me su come lei si potesse essere dimenticata del loro passato felice insieme e di come diavolo si potesse mantenere viva la fiamma dell’amore in una coppia di lunga durata, quando si è presi da mille impegni e sfide da affrontare nel vivere la famiglia, il lavoro, ecc.

Ricordo che cercavo di spiegargli, sulla base della mia esperienza personale, come gli amori così come nascono si possono anche esaurire (anzi, probabilmente è la normalità). E non basta continuare a volersi bene, senza il trasporto della passione. Nemmeno è sempre colpa (almeno consapevole) di quello dei partner che vorrebbe rimanere insieme. Talvolta il partner che tradisce o comunque lascia è talmente attratto dal nuovo, dal risentirsi vivere intensamente che non c’è nulla da fare, l’esperienza di coppia si è esaurita e non si rigenera più.

Da questo ricordo di conversazioni avute su quell’argomento, mi è venuto in mente che bisognerebbe sapere, fin dall’inizio della instaurazione di una relazione affettiva, che lo stimolo a rimanere insieme si attenua fino a scomparire in molti casi. Potrebbe arrivare il momento di lasciare andare il partner o di andarsene via, se non si trova un modo di accordarsi su un compromesso reciprocamente accettabile per continuare a stare insieme, anche quando la passione si è spenta.

Ammesso che abbia senso parlare ai giovani di oggi di una educazione dei (o ai) sentimenti, la prima cosa che bisognerebbe inculcare nelle loro teste, è che quasi mai l’amore è per sempre e che, senza tragedie e/o sceneggiate patetiche, bisogna metterlo in conto fin dall’inizio. Anche a costo di limitarsi a non investire tutto emotivamente (e non solo) sul rapporto e prepararsi sin dall'inizio a non vivere come una calamità l’abbandono.

Ma come si fa a raccontare ai giovani di non credere ciecamente nell’eterno amore, nel rimanere insieme fino a che morte ci separi ? E’ esattamente il contrario di quella che è stata l’educazione impartita da millenni ….
Hai scritto un trattato. Caspita.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Di che amore parliamo? Di quello "che strappa i capelli" per dirla alla De Andrè? Delle farfalle nello stomaco? Di quello che "l'altro è la mia mezza mela"? Di cosa?
Perchè in definitiva cosa finisce? L'attrazione irresistibile? Il sentimentalismo? Il trasporto a prescindere? La passione dei primi tempi?
Oppure a fallire è il progetto?
Se filtriamo tutto attraverso lo spietato individualismo esistenzialista che si è imposto in questa era è chiaro che qualsiasi rapporto diventa come un prodotto al supermercato, da consumarsi preferibilmente entro...
Ma è questa la giusta dimensione?
L'epica di una coppia di persone che si mettono insieme perchè insieme stanno bene, che si aiutano nelle difficoltà, che generano figli come risultato consequenziale alla loro unione, che cercano di non smarrirsi in mezzo ai pericoli e alle sirene di un mondo che li concepisce unicamente come consumatori di prodotti ed emozioni, non conta nulla?
Quella alleanza, innanzi tutto, perchè è svanita, come valore?
Tutti interrogativi legittimi, ma che rischiano di non ricevere risposte univoche.
Le farfalle nello stomaco, è risaputo, durano un periodo breve (anche solo sei mesi). Poi ogni rapporto si assesta su un equilibrio che non è fisso, oscilla a seconda degli eventi che la coppia attraversa.

La "certezza" dei sentimenti, a guardare bene, era frutto di una educazione rigida, di un'etica del dovere non più attuale e, non ultimo, di una condizione femminile di inferiorità. Ed anche di una certa ignoranza diffusa, frutto del vivere in un ambiente ristretto. Oggi che la conoscenza è molto più alla portata di tutti, che il rispetto dell'altro partner e delle sue esigenze è largamente condiviso, non esiste più un pensiero "unico" familiare. Il conflitto tra punti di vista ed esigenze diversi è molto più frequente e, potenzialmente, più acceso e meno suscettibile di compromesso all'interno della coppia..

E ai nostri giovani, anzichè mettere le mani in avanti per dotarli del paracadute dell' ovvio, perchè non insegnamo a distinguere tra passione, interesse personale, sentimento, emozioni? Perchè non insegnamo loro ad amare le persone in quanto tali anzichè in quanto dispensatrici di illusioni e di unicorni rosa?
Mica è facile insegnare a distinguere quei sentimenti che elenchi. Anche perché costituiscono concetti che ognuno declina a modo suo.
Lo stesso vale per la comprensione dell'altro, nella sua essenza. Il fidanzamento era il periodo dedicato a questa attività conoscitiva, preliminare alla instaurazione della convivenza e condivisione di un progetto di vita comune.
Adesso ci si accontenta, in generale, più facilmente dell'altro, in parte perché è più facile lasciarsi e rifarsi la vita. Per altra parte, perché ci si conosce prima sessualmente e meno intellettualmente. Esaurita la sbornia dell'attrazione sessuale ci si può trovare davanti ad uno sconosciuto, molto banalmente.

Ne capitano forse pochi, qui dentro, di egoisti autoreferenziali che non riescono a valutare in ogni modo le persone appigliandosi unicamente o a quello che a loro piace o a un inesistente sentimento vissuto come panacea totalizzante per i loro mali interiori?
D'accordo, un sacco di coppie si formano senza realmente conoscersi. La gente, in aggiunta, si fa i film da sempre. Adesso è più semplice fermarsi alla superficie.
 

Kitsune

Utente di lunga data
Ma non so se tutto il sistema sia incentrato sul principio che vedere porta a fare, ad esempio è il caso di far vedere certi classici come Profondo Rosso o l'Esorcista a bambini di 5/6 anni? Non perchè si teme che diventino dei serial killer o dei demoni ma più semplicemente perchè potrebbero essere abbastanza formati da restarne turbati ma non da capire che sono solo rappresentazioni di una storia? O tutta la filmografia di Tarantino dove la violenza è talmente sopra le righe da risultare comica, ma per capirlo occorre una certa formazione..
Mio figlio, tra le materie scolastiche, studia anche Cinema: parlando con lui e con un suo amico storico, nonché compagno di classe, ho spiegato chi fosse Kubrick e quanto sia fondamentale per la loro cultura vedere tutti i suoi capolavori, ad ogni modo ho sottolineato che dovranno aspettare ancora un po'.

Quando ho visto "Profondo Rosso" per la prima volta, avrò avuto all'incirca 6 anni, ero con la mia famiglia: mio padre mi ripeteva, ridendo "È tutto pomodoro".
Mai più rivisto. E sono passati diversi anni.
L'ultimo horror visto al cinema fu "The Ring": ebbi difficoltà ad addormentarmi per oltre un mese e quando ero sola in casa, saltavo in aria ad ogni minimo rumore.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Il titolo è fuorviante, invita poco alla lettura (imho).
Solo nelle favole ho sentito "e vissero felici e contenti", salvo che nelle favole veniva spesso raccontata una fase che potremmo chiamare innamoramento, senza raccontare la costruzione di un amore. Come se dato uno, venisse in automatico l’altro.
La favola è che ci sia per tutti questo facile "e vissero felici e contenti", salvo poi scoprire cosa si cela dietro la maggiorparte delle relazioni.
L’educazione, anche sentimentale, avviene prima di tutto in famiglia.
Continuo a credere che l'amore sia anche "favola", in una specie di elaborazione personale che, magari, è condivisa solo in parte e pure senza tanta convinzione dal partner. Però, non vedo alternative di cura valide alla eccitazione, all'entusiasmo quando ci si innamora e, di converso, alla delusione ed alla sofferenza quando si è lasciati o traditi.
Non rinuncerei ad innamorarmi per nulla al mondo. Comunque è bello, anche se l'esito conclusivo può essere negativo, persino sconcertante.

Anche io ritengo che la famiglia sia la sede principale dell'educazione in genere, compresa quella che, per convenzione, chiamiamo "sentimentale".
La scuola lavora, però, su esseri già "semiformati" in ambito familiare, e poi gioca un ruolo anche la indole di ciascuno. Due fratelli che frequentano le stesse scuole, vivono lo stesso ambiente familiare (assorbendo gli stessi valori) comunque sono diversi, hanno inclinazioni diverse.

Io ho già scritto come la penso, anche se ho capito che non piace. Siamo animali, e quello che chiamiamo innamoramento, quella cosa che ci porta una sorta di cecità ad alcune aree del cervello, avviene perchè quali animali veniamo spinti alla riproduzione. Su questa spinta, come specie, andiamo a costituire dei clan familiari, atti alla protezione della prole. E’ funzionale alla loro crescita.
Siamo animali, indubbiamente. Anche se abbiamo sviluppato un cervello più grande e più attivo nel corso dell'evoluzione, siamo sopravvissuti come specie a tante altre specie animali, abbiamo imparato ad adattarci all'ambiente e a modificarlo a nostro vantaggio.
L'istinto riproduttivo ancora condiziona le nostre azioni, anche se abbiamo imparato abbastanza a controllarlo. L'intelligenza ha regolamentato, affinandoli, i comportamenti grazie alla socialità. L'effetto di imitazione individuale (es. genitori, amico) e collettiva è formidabile (es. le mode) ed incide nella formazione dell'individuo. Persino quando siamo in "branco" i nostri comportamenti cambiano.
Non ce la facciamo ad essere sempre razionali e ci rifuggiamo in modelli comportamentali che ci hanno convinto.
Non è un male, dico io, se si riesce ad esserne consapevoli.

"
"
Le frasi, come quella affermata dalla ex del tuo amico, non hanno niente a che vedere con l’amore, sono frasi che parlano di un cambiamento di lei, di un modo in cui si è andata a raccontare una parte di vissuto. Personalmente sono affermazioni che non andrebbero espresse, se non esprimerle in positivo, ricordando la protezione della prole, ma se un uomo o una donna ad affermazioni simili ci incolla un qualche valore di se, quindi con una lettura triste di tempo investito (lui ha investito tempo su una donna che a posteriori ha dichiarato di non averlo probabilmente mai amato) e di valore di amore, cade nell’errore della favola, complica qualcosa di molto semplice.
Non ti seguo completamente.
Quello che si dice è importante, le parole talvolta tagliano più di lame affilate.
Se si perde il controllo e ci si esprime a ruota libera si possono dire cose delle quali, poi a mente fredda, persino ci si pente. Ma il danno è fatto, quanto detto viene recepito come offesa o accusa ingiusta, a seconda delle sensibilità personali (e dei momenti che si attraversano).
Talvolta, dietro le parole c'è tanta esasperazione, persino intenzionale crudeltà.
E un amore ingenerato nell'altro, che ha retto in piedi la coppia nel tempo, può essere demolito anche con le parole, non solo con i comportamenti (come un tradimento) in modo drammatico. Anzi, persino con certi silenzi.

Anche io tendo a "riparare i coperchi", e non butto al primo problema, ma in certe situazioni, se non si trovano altre vie, se si arriva ad un livello in cui la propria libertà è limitata, in cui non si trova più modo di esprimersi, di trovare un se, a volte è anche il caso di buttare.
Sto benedetto manico del coperchio era solo un'iperbole delle differenze comportamentali tra coppie formate da individui che vengono da tradizioni e costumi diversi, nonché abitudini familiari o individuali dissimili.
Ci vogliamo mettere il bidet, che non esiste da lei ? L'idiosincrasia per le riunioni di famiglia che vanno per la maggiore in Italia durante le festività ? La mia passione per la moto che non è condivisa. Il minimalismo nell'arredamento della casa ? La mia curiosità nello shopping che mi fa perdere tempo a vedere le vetrine, comparare i prodotti, rispetto alle sue scelte che sono rapide. I diversi orari dei pasti (due ore circa di differenza rispetto a me). E così via. Ci sono tante differenze tra noi, nel nostro modo di vivere.

Però è stata lei a cercarmi, dopo che aveva scoperto il mio tradimento, ad insistere per volermi vedere ed ostinarsi ad analizzare cosa non aveva funzionato tra noi. E a gettare le basi per proseguire, lasciando indietro la spiacevole esperienza, lavorando per prima sulle tante cose che ci uniscono.
Compreso il mantenimento di una relazione a distanza. E ci siamo ritrovati da una quindicina di anni.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Mio figlio, tra le materie scolastiche, studia anche Cinema: parlando con lui e con un suo amico storico, nonché compagno di classe, ho spiegato chi fosse Kubrick e quanto sia fondamentale per la loro cultura vedere tutti i suoi capolavori, ad ogni modo ho sottolineato che dovranno aspettare ancora un po'.

Quando ho visto "Profondo Rosso" per la prima volta, avrò avuto all'incirca 6 anni, ero con la mia famiglia: mio padre mi ripeteva, ridendo "È tutto pomodoro".
Mai più rivisto. E sono passati diversi anni.
L'ultimo horror visto al cinema fu "The Ring": ebbi difficoltà ad addormentarmi per oltre un mese e quando ero sola in casa, saltavo in aria ad ogni minimo rumore.
Hai voglia a dire a un bimbo che è tutto pomodoro! e a quell'età può risultare traumatico, ma perchè non si hanno gli strumenti per valutare, da più adulti, rivedendolo, a parte capire che è pomodoro se ne può ammirare la maestria, la tecnica, la colonna sonora e tutte quelle caratteristiche che fecero meritare a Darione il titolo di maestro (poi purtroppo penosamente decaduto). Ma succede analogamente con film apparentemente comici come Fantozzi: da bambini fanno ridere un sacco di scene, da adulti, se uno capisce il messaggio, si può intendere cosa vuol dire tragicomico.
 

iosolo

Utente di lunga data
L'amore non è mai stato eterno e credo che nessuno ha avuto in passato questo tipo di insegnamento, anzi forse proprio l'opposto. "Eterno" è sempre stato il progetto e non l'amore. L'amore è, dall'inizio dei tempi, conosciuto per la sua incostanza.
Il progetto è sempre stato il fulcro del nostro vivere e credo che anni fa, era la sola cosa essenziale. Condito da un po' d'affetto è ovvio che sarebbe stato più "piacevole". Quindi l'alleanza che intende @spleen è solo progetto.

A livello etico, io ancora mi sottopongo il problema, avendo figli e un progetto trentennale sulle spalle, ma quello che mi ha fatto vacillare nella mia convinzione è proprio la domanda: "voglio vivere ancora in un progetto solo perché è etico farlo?, la consapevolezza che è solo il dovere a tenere in piedi il progetto, non è già il fallimento del progetto stesso?".
E' ovvio che la libertà ,che per fortuna si è acquisita nel tempo, permette una valutazione al netto della necessità, cosa che ovviamente non era a portata neanche dei nostri genitori. Molto spesso erano le donne, che vivendo in una dipendenza economica e indottrinate all'elemento sacrificale, tendevano ad accettare e a rassegnarsi, ma anche gli uomini, vivevano i rapporti, molto spesso, come catene, cercando svaghi fuori dal matrimonio.

Ma insegnare ai nostri figli l'impegno nel progetto a scapito non dico della propria felicità, ma della loro autodeterminazione, non credo che sia più socialmente accettabile. Perché quello che chiamiamo individualismo non è altro che l'affermazione del proprio essere, che come l'amore è mutevole e in continua evoluzione, e quando l'insoddisfazione in un progetto che non si riconosce più come nostro, prende il sopravvento alla fine è inevitabile cercare una via di fuga. .
La differenza infatti per me, in questo momento storico, è nella possibilità di scelta, cosa negata qualche tempo fa, che non faceva dei nostri genitori, delle persone moralmente più valide, ma solo delle persone costrette in un determinato ruolo. Non è facile avere la libertà di scegliere, avere strade diverse da percorrere, molte volte, la scelta deve essere accompagnata da una dose di puro egoismo e incoscienza.

Il valore dei rapporti umani è qualcosa che può e deve essere insegnato ai nostri figli ma deve secondo me prescindere, a questo punto, dall'idea del "progetto" vincolante ma inteso più come valore di responsabilità e consapevolezza.
Tenterei di insegnare ai miei figli, l'importanza sia della consapevolezza di sé, per prendere degli impegni che la consapevolezza di sé, per terminarli, quando è necessario.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
L'amore non è mai stato eterno e credo che nessuno ha avuto in passato questo tipo di insegnamento, anzi forse proprio l'opposto. "Eterno" è sempre stato il progetto e non l'amore. L'amore è, dall'inizio dei tempi, conosciuto per la sua incostanza.
Il progetto è sempre stato il fulcro del nostro vivere e credo che anni fa, era la sola cosa essenziale. Condito da un po' d'affetto è ovvio che sarebbe stato più "piacevole". Quindi l'alleanza che intende @spleen è solo progetto.

A livello etico, io ancora mi sottopongo il problema, avendo figli e un progetto trentennale sulle spalle, ma quello che mi ha fatto vacillare nella mia convinzione è proprio la domanda: "voglio vivere ancora in un progetto solo perché è etico farlo?, la consapevolezza che è solo il dovere a tenere in piedi il progetto, non è già il fallimento del progetto stesso?".
E' ovvio che la libertà ,che per fortuna si è acquisita nel tempo, permette una valutazione al netto della necessità, cosa che ovviamente non era a portata neanche dei nostri genitori. Molto spesso erano le donne, che vivendo in una dipendenza economica e indottrinate all'elemento sacrificale, tendevano ad accettare e a rassegnarsi, ma anche gli uomini, vivevano i rapporti, molto spesso, come catene, cercando svaghi fuori dal matrimonio.

Ma insegnare ai nostri figli l'impegno nel progetto a scapito non dico della propria felicità, ma della loro autodeterminazione, non credo che sia più socialmente accettabile. Perché quello che chiamiamo individualismo non è altro che l'affermazione del proprio essere, che come l'amore è mutevole e in continua evoluzione, e quando l'insoddisfazione in un progetto che non si riconosce più come nostro, prende il sopravvento alla fine è inevitabile cercare una via di fuga. .
La differenza infatti per me, in questo momento storico, è nella possibilità di scelta, cosa negata qualche tempo fa, che non faceva dei nostri genitori, delle persone moralmente più valide, ma solo delle persone costrette in un determinato ruolo. Non è facile avere la libertà di scegliere, avere strade diverse da percorrere, molte volte, la scelta deve essere accompagnata da una dose di puro egoismo e incoscienza.

Il valore dei rapporti umani è qualcosa che può e deve essere insegnato ai nostri figli ma deve secondo me prescindere, a questo punto, dall'idea del "progetto" vincolante ma inteso più come valore di responsabilità e consapevolezza.
Tenterei di insegnare ai miei figli, l'importanza sia della consapevolezza di sé, per prendere degli impegni che la consapevolezza di sé, per terminarli, quando è necessario.
Mi pare che tu abbia dimenticato di menzionare i sentimenti, che dovrebbero subentrare alle emozioni dei cosiddetti "primi" tempi di un rapporto (ovviamente per loro natura destinate alla fugacità) e dare un tocco di "sacralità" al progetto che se no sembra più un piano quinquennale sovietico da cui chi poteva fuggiva (unico caso della storia umana in cui è stato eretto un muro non per difendersi dall'esterno, ma per non fare fuggire chi stava dentro..), e, quanto meno per me, il valore del vissuto, di quanto si è condiviso, unico ed irripetibile
 

Alphonse02

Utente di lunga data

iosolo

Utente di lunga data
Mi pare che tu abbia dimenticato di menzionare i sentimenti, che dovrebbero subentrare alle emozioni dei cosiddetti "primi" tempi di un rapporto (ovviamente per loro natura destinate alla fugacità) e dare un tocco di "sacralità" al progetto che se no sembra più un piano quinquennale sovietico da cui chi poteva fuggiva (unico caso della storia umana in cui è stato eretto un muro non per difendersi dall'esterno, ma per non fare fuggire chi stava dentro..), e, quanto meno per me, il valore del vissuto, di quanto si è condiviso, unico ed irripetibile
Dici che ormai sono diventata così arida da non menzionare nemmeno i sentimenti a inizio rapporto?! :eek:
Comunque si è ovvio, io sono (ero ormai non lo so più) una di quelle pucciossissime (non so se si dice) da pensare che l'amore può sconfiggere i draghi e mi piace la parola che hai usato "sacralità", da davvero la dimensione di qualcosa di connesso con il mistero, l'intimo, il divino che è in ognuno di noi.
Non volevo sminuire, almeno non coscientemente, l'amore, ma solo sottolineare che nessuno parte dell'assunto che l'amore sarà per sempre, se non quando lo vive, in quel momento è eterno.
Però mentre lo vivi nessuno può dirti che quello non sarà eterno, perché è qualcosa che si negherebbe, almeno fino a che l'amore dura.
 

iosolo

Utente di lunga data
Solo una domanda iosolo.
L’individualismo di cui parli, significa far corna di nascosto?
Anche, per qualcuno funziona. In realtà pensavo, mentre scrivevo al desiderio di evadere completamente proprio dal progetto.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Anche, per qualcuno funziona. In realtà pensavo, mentre scrivevo al desiderio di evadere completamente proprio dal progetto.
Si capisco.
Anche perché se no sembra che si vogliano fare apparire delle semplici corna come qualcosa di più nobile.
Attivita che viene sempre facile al traditore.
 

iosolo

Utente di lunga data
Si capisco.
Anche perché se no sembra che si vogliano fare apparire delle semplici corna come qualcosa di più nobile.
Attivita che viene sempre facile al traditore.
Non era il mio intento.
Però con gli anni ho capito che di "semplice" nelle corna c'è molto poco.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Non era il mio intento.
Però con gli anni ho capito che di "semplice" nelle corna c'è molto poco.
Dal mio personale punto di visto, è molto più difficile la fedeltà che l’infedeltà, alla quale ci sono sempre più alternative.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tutti interrogativi legittimi, ma che rischiano di non ricevere risposte univoche.
Le farfalle nello stomaco, è risaputo, durano un periodo breve (anche solo sei mesi). Poi ogni rapporto si assesta su un equilibrio che non è fisso, oscilla a seconda degli eventi che la coppia attraversa.

La "certezza" dei sentimenti, a guardare bene, era frutto di una educazione rigida, di un'etica del dovere non più attuale e, non ultimo, di una condizione femminile di inferiorità. Ed anche di una certa ignoranza diffusa, frutto del vivere in un ambiente ristretto. Oggi che la conoscenza è molto più alla portata di tutti, che il rispetto dell'altro partner e delle sue esigenze è largamente condiviso, non esiste più un pensiero "unico" familiare. Il conflitto tra punti di vista ed esigenze diversi è molto più frequente e, potenzialmente, più acceso e meno suscettibile di compromesso all'interno della coppia..


Mica è facile insegnare a distinguere quei sentimenti che elenchi. Anche perché costituiscono concetti che ognuno declina a modo suo.
Lo stesso vale per la comprensione dell'altro, nella sua essenza. Il fidanzamento era il periodo dedicato a questa attività conoscitiva, preliminare alla instaurazione della convivenza e condivisione di un progetto di vita comune.
Adesso ci si accontenta, in generale, più facilmente dell'altro, in parte perché è più facile lasciarsi e rifarsi la vita. Per altra parte, perché ci si conosce prima sessualmente e meno intellettualmente. Esaurita la sbornia dell'attrazione sessuale ci si può trovare davanti ad uno sconosciuto, molto banalmente.


D'accordo, un sacco di coppie si formano senza realmente conoscersi. La gente, in aggiunta, si fa i film da sempre. Adesso è più semplice fermarsi alla superficie.
La differenza non era la conoscenza, ma l’impegno.
Se si sa che non solo legalmente si può sciogliere il matrimonio, ma che socialmente è una cosa normale, si ricorre più facilmente alla soluzione della fine del matrimonio e più facilmente lo si mette a rischio.
Senza pensare a quando si veniva esposti al pubblico ludibrio, è evidente che il giudizio sociale è molto blando rispetto a tutti i comportamenti legati ai sentimenti e alla sessualità.
Quando vi è stato il referendum abrogativo per il divorzio (il divorzio è stato istituito da parlamento, non attraverso referendum) chi faceva propaganda per il SÌ, vedeva nel divorzio il primo passo per l’indebolimento del matrimonio.
Be‘ aveva ragione.
Si può discutere sul fatto che sia un bene o un male, ma è la realtà. Il matrimonio ha talmente perso valore tanto che moltissime coppie non si sposano neppure, non trovando alcun valore nella legalizzazione, se non una complicazione quando e non se si finirà la relazione. Ed è vero che tutto si è poi adeguato, equiparando i figli, nati o no all’interno del matrimonio ecc
Le leggi si adeguano alla realtà, ma in parte la determinano.
Poi a distanza di decenni ci si domanda come è accaduto che le persone siano diventate così superficiali nelle relazioni.
Se conta solo l’amore, un sentimento così difficile da definire, e l’impegno e il dovere vengono considerati irrilevanti, chi si potrà impegnare?
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Dici che ormai sono diventata così arida da non menzionare nemmeno i sentimenti a inizio rapporto?! :eek:
Comunque si è ovvio, io sono (ero ormai non lo so più) una di quelle pucciossissime (non so se si dice) da pensare che l'amore può sconfiggere i draghi e mi piace la parola che hai usato "sacralità", da davvero la dimensione di qualcosa di connesso con il mistero, l'intimo, il divino che è in ognuno di noi.
Non volevo sminuire, almeno non coscientemente, l'amore, ma solo sottolineare che nessuno parte dell'assunto che l'amore sarà per sempre, se non quando lo vive, in quel momento è eterno.
Però mentre lo vivi nessuno può dirti che quello non sarà eterno, perché è qualcosa che si negherebbe, almeno fino a che l'amore dura.
NO, dico che a inizio rapporto è tutto bello in forza delle emozioni, non ancora dei sentimenti. Le emozioni, che non sono i sentimenti ma la loro anticamera, per loro natura sono fugaci e dovrebbero evolvere in qualcosa di più "stabile" che sono per l'appunto i sentimenti, come l'"amore" ad esempio.. Che le emozioni finiscano o quanto meno si attenuino parecchio per me è naturale, che finisca l'amore lo ritengo più improbabile, e se finisce allora mi viene il dubbio che proprio amore non era (come nel film di Troisi), ma se lo era allora il bello dei primi tempi viene semplicemente sostituito da un altro tipo di bellezza che rende il rapporto meritevole di essere perpetuato, non solo per il principio etico di rispettare un impegno preso per un progetto.
 
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