A me sembra che questo iato fra sentimento e emozione sia anacronistico.
L'errore di Cartesio che si perpetua.
Come se ancora fosse vera la considerazione per cui le funzioni superiori dell'essere umano (ragione, linguaggio, morale) risiedono nel cervello e tutto ciò che è sotto (emozioni comprese) appartengano all'animalità inferiore.
Ed è ormai dimostrato che questa considerazione è un errore.
L'altro errore è sezionare, col bisturi le emozioni.
Positive e negative, come se anche questo fosse ancora vero.
E non lo è più. Non che prima fosse vero, lo si credeva vero.
Ora è dimostrato che è un errore.
La qualità della regolazione emotiva da parte del funzionamento cognitivo sembra essere determinata sia dalla qualità delle rappresentazioni del sistema cognitivo sia dalla forza delle vie neuronali che vanno dalla corteccia prefrontale verso l’amigdala (LeDoux 1989).
LeDoux ipotizza che i sentimenti vengano vissuti quando le rappresentazioni delle valutazioni degli stimoli effettuate dall’amigdala e dalla neocorteccia, insieme alle rappresentazioni degli stimoli scatenanti, sono immerse nella memoria di lavoro e si integrano con le rappresentazioni delle esperienze passate e le rappresentazioni del sé (LeDoux 1989).
Senza entrare nello specifico e lasciando da parte le puttanate dell'ultima ora sull'educazione ai sentimenti e amenità simili da delegare ad un unico istituto, che è una puttanata non per parere personale ma per prove scientifiche, io piuttosto mi chiedo:
come è possibile conservare quello che qui una utente ha chiamato "sguardo amorevole" se la comunicazione interna con le proprie emozioni, TUTTE e TUTTE INSIEME, è interrotta?
E come è possibile conservare quello sguardo amorevole, che è l'unico che permette Cura, dal momento in cui nella comunicazione, in generale e in particolare di coppia, vieto l'ingresso all'altro nelle mie ombre personali, se non condivido il dolore di un percorso, di una o più scelte, il dolore di Essere fondamentalmente?
Di che sentimenti sto parlando nel momento in cui non sono educato a regolare i miei stati emotivi?
Tutti gli stati emotivi. Nessuno escluso.
E soprattutto con particolare attenzione e cura a quelli meno voluti...paura, rabbia, dolore...
Qualche studioso dice che "i sentimenti sono la coscienza delle emozioni".
Beh...che coscienza ci può essere se il mondo emozionale è relegato alla punta di iceberg perlopiù inesplorato ed esplorabile in solitaria?
E cosa discende, anche semplicemente nella definizione di "fedeltà", dall'inesplorazione?
Il modello corrente da un centinaio di anni è una sorta di grande libro della vita, una sorta di materiale semplificato che indicasse una via valida suppergiù per tutti.
Tranne che per gli anormali, i deviati, i perversi.
Poi...eh...surprise,,,è cambiata la definizione di normale e a-normale, di devianza, di perversione, di malattia...e i materiali semplificati sono anacronistici.
Un grosso problema per i giovani, per come la vedo io, è che sono ancora costretti a farci riferimento, sapendo benissimo, perchè lo sperimentano, che quello a cui stanno facendo riferimento è una sorta di libro dei morti ma per i vivi.
Sarei parecchio incazzata al posto loro.