Secondo voi....

iosolo

Utente di lunga data
Non è dialetto?
Ah sì, il romano non è dialetto. 🤦🏻‍♀️
Diciamo che è un intercalare, diverso da quasi tutti i dialetti italiani.
Non hai così confidenza con questa persona, perché lei si permetta di parlarti in modo naturale? O oltre con te lo fa anche in altri contesti?
Io faccio mea culpa, se parlo con un amica, in un contesto amichevole, sicuro parlo romano, è proprio nella scioltezza del linguaggio e nel modo in cui le parole escono senza troppi filtri. Naturale appunto.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Diciamo che è un intercalare, diverso da quasi tutti i dialetti italiani.
Non hai così confidenza con questa persona, perché lei si permetta di parlarti in modo naturale? O oltre con te lo fa anche in altri contesti?
Io faccio mea culpa, se parlo con un amica, in un contesto amichevole, sicuro parlo romano, è proprio nella scioltezza del linguaggio e nel modo in cui le parole escono senza troppi filtri. Naturale appunto.
Ma a me sembra inconcepibile che si usi con tale disinvoltura una forma che NON è italiano.
Era capitato a scuola un bambino proveniente da Roma (o località vicina) diceva “che posso annà al bagno?” Faceva venire i brividi.
La mia “amica” (benché virtuale, per ora, è amica) ha una bambina che frequenta la scuola materna. Come può parlare dando un modello che crea problemi di acquisizione del linguaggio?
Vedo che, chi è di Roma o Lazio o altre regioni dove si usano quelle forme, lo considera una variante accettabile e naturale, appunto.
C’è sempre da imparare.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Diciamo che è un intercalare, diverso da quasi tutti i dialetti italiani.
Non hai così confidenza con questa persona, perché lei si permetta di parlarti in modo naturale? O oltre con te lo fa anche in altri contesti?
Io faccio mea culpa, se parlo con un amica, in un contesto amichevole, sicuro parlo romano, è proprio nella scioltezza del linguaggio e nel modo in cui le parole escono senza troppi filtri. Naturale appunto.
Ho conosciuto molti romani. In effetti non vi fate alcun problema a "parlare come mangiate" (in senso metaforico chiaramente) per cui i vostri modi di dire sono famosi ovunque.
"Intercalare" è esatto, proprio quello che volevo intendere io. Noi siamo piuttosto vicini geograficamente, quindi le influenze reciproche sono evidenti e frequenti.
Tornando al punto, neanche a me dà fastidio che qualcuno mi si rivolga con espressioni colloquiali. Non siamo a scuola di teatro o in circolo letterario, la cultura, quella vera, è anche duttile e capace di adattarsi a ogni situazione.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Ma a me sembra inconcepibile che si usi con tale disinvoltura una forma che NON è italiano.
Era capitato a scuola un bambino proveniente da Roma (o località vicina) diceva “che posso annà al bagno?” Faceva venire i brividi.
La mia “amica” (benché virtuale, per ora, è amica) ha una bambina che frequenta la scuola materna. Come può parlare dando un modello che crea problemi di acquisizione del linguaggio?
Vedo che, chi è di Roma o Lazio o altre regioni dove si usano quelle forme, lo considera una variante accettabile e naturale, appunto.
C’è sempre da imparare.
Ma si può usare quella determinata espressione e contemporaneamente imparare anche l'italiano standard. Una cosa non esclude l'altra.
Allora perché noi dovremmo farci andare bene il vostro "taaaac" o "uè pistola!" o altre espressioni francamente inascoltabili? Per non parlare del "piuttosto che" usato in funzione disgiuntiva, che è partito proprio da voi?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma si può usare quella determinata espressione e contemporaneamente imparare anche l'italiano standard. Una cosa non esclude l'altra.
Allora perché noi dovremmo farci andare bene il vostro "taaaac" o "uè pistola!" o altre espressioni francamente inascoltabili? Per non parlare del "piuttosto che" usato in funzione disgiuntiva, che è partito proprio da voi?
Ma chi lo usa, se non scherzando?
Taac è una invenzione di Renato Pozzetto, non è mai stato usato prima, e pistola è sinonimo di pirla ovvero cazzone o coglione altrove ed una espressione offensiva e volgare che viene usata con piena consapevolezza, proprio in un contesto in cui si usa il turpiloquio. Non è paragonabile a forme dialettali che troncano tutti i verbi all’infinito o che modificano le coniugazioni.
La Meloni era consapevole, secondo me, di usare una forma scorretta.
La mia amica lo usa proprio per dare forza ai suoi discorsi ed esprimere certi concetti con una intenzione aggressiva, non nei miei confronti, ma nei confronti degli argomenti.
“Piuttosto che” sinceramente non ho idea da dove sia arrivato. L’ho sentito per la prima volta una ventina di anni fa. Prima mai da nessuno. Quindi non è dialettale lombardo.
Semmai avresti potuto stigmatizzare (come tutti) l’articolo davanti ai nomi propri. Cosa che nessuno può usare fuori da un contesto famigliare o amicale, proprio perché non viene usato per tutti i nomi, ma solo per quelle persone che per fama o affetto vengono distinte dalle altre con lo stesso nome. Per cui io posso dire il Silvio, penso capiate chi è, o la Paola, amica mia da quarant’anni, per distinguerla dalle altre che ugualmente si chiamano Paola.
Ma il punto non è fare a gara quale forma dialettale sia più fastidiosa per chi non la usa, ma la accettabilità di usare forme regionali fuori dal contesto regionale.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Ma chi lo usa, se non scherzando?
Taac è una invenzione di Renato Pozzetto, non è mai stato usato prima, e pistola è sinonimo di pirla ovvero cazzone o coglione altrove ed una espressione offensiva e volgare che viene usata con piena consapevolezza, proprio in un contesto in cui si usa il turpiloquio. Non è paragonabile a forme dialettali che troncano tutti i verbi all’infinito o che modificano le coniugazioni.
La Meloni era consapevole, secondo me, di usare una forma scorretta.
La mia amica lo usa proprio per dare forza ai suoi discorsi ed esprimere certi concetti con una intenzione aggressiva, non nei miei confronti, ma nei confronti degli argomenti.
“Piuttosto che” sinceramente non ho idea da dove sia arrivato. L’ho sentito per la prima volta una ventina di anni fa. Prima mai da nessuno. Quindi non è dialettale lombardo.
Semmai avresti potuto stigmatizzare (come tutti) l’articolo davanti ai nomi propri. Cosa che nessuno può usare fuori da un contesto famigliare o amicale, proprio perché non viene usato per tutti i nomi, ma solo per quelle persone che per fama o affetto vengono distinte dalle altre con lo stesso nome. Per cui io posso dire il Silvio, penso capiate chi è, o la Paola, amica mia da quarant’anni, per distinguerla dalle altre che ugualmente si chiamano Paola.
Ma il punto non è fare a gara quale forma dialettale sia più fastidiosa per chi non la usa, ma la accettabilità di usare forme regionali fuori dal contesto regionale.
Sì, potremmo parlarne per ore. Il punto non è fare a gara, è che spesso i lombardi (ma anche i veneti, a volte) rivendicano l'uso di certe espressioni come accettabili, mentre quello che proviene dal Po in giù è ritenuto cafone e da sempliciotti e da condannare.
A me non dà fastidio se non quando diventa prioritario rispetto all'italiano standard. Come a dire "sono ignorante e me ne vanto".
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sì, potremmo parlarne per ore. Il punto non è fare a gara, è che spesso i lombardi (ma anche i veneti, a volte) rivendicano l'uso di certe espressioni come accettabili, mentre quello che proviene dal Po in giù è ritenuto cafone e da sempliciotti e da condannare.
A me non dà fastidio se non quando diventa prioritario rispetto all'italiano standard. Come a dire "sono ignorante e me ne vanto".
Però hai esordito dicendo che togliere la parte finale del verbo è accettabile.
Non sto parlando di chi davvero non ha padronanza della lingua, ma di chi ha le competenze per parlare italiano e non lo fa (anda’ non è italiano) in contesto ufficiale o fuori dal contesto amicale con parlanti lo stesso “dialetto“. Non l‘ho criticato in un film di Verdone o di Alberto Sordi.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Però hai esordito dicendo che togliere la parte finale del verbo è accettabile.
Non sto parlando di chi davvero non ha padronanza della lingua, ma di chi ha le competenze per parlare italiano e non lo fa (anda’ non è italiano) in contesto ufficiale o fuori dal contesto amicale con parlanti lo stesso “dialetto“. Non l‘ho criticato in un film di Verdone o di Alberto Sordi.
Ma perché, io non ho le competenze per parlare italiano? :oops:
Le ho e le insegno, se capita. Ma non disdegno espressioni informali o frasi dialettali, se il contesto permette. Non capisco davvero quale sia il problema.
 

iosolo

Utente di lunga data
Ma a me sembra inconcepibile che si usi con tale disinvoltura una forma che NON è italiano.
Era capitato a scuola un bambino proveniente da Roma (o località vicina) diceva “che posso annà al bagno?” Faceva venire i brividi.
La mia “amica” (benché virtuale, per ora, è amica) ha una bambina che frequenta la scuola materna. Come può parlare dando un modello che crea problemi di acquisizione del linguaggio?
Vedo che, chi è di Roma o Lazio o altre regioni dove si usano quelle forme, lo considera una variante accettabile e naturale, appunto.
C’è sempre da imparare.
Non lo so, non voglio nemmeno fare una conversazione troppo campanilista.
Parlare in dialetto, non significa non conoscere anche l'italiano. Se il dialetto non si deve parlare in casa, con il rischio che tuo figlio di 3 anni abbia problemi di acquisizione del linguaggio, immagino allora che è destinato a morire.
Il dialetto, nell'ultimo periodo è stato anche molto rivalutato a livello culturale, ma non voglio certo convincerti, mi ha sorpreso solo la tua "inaccettabilità" nei confronti di un amica.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma perché, io non ho le competenze per parlare italiano? :oops:
Le ho e le insegno, se capita. Ma non disdegno espressioni informali o frasi dialettali, se il contesto permette. Non capisco davvero quale sia il problema.
Non mi hai letto con attenzione.
È quello che ho detto. La Meloni non era nel contesto e nemmeno lo è la mia amica virtuale.
Ovviamente la mia amica mi stupisce per le ragioni che ho già esposto.
Della Meloni invece penso il peggio possibile e non certo perché ha detto che doveva andare in bagno, invece di usare una forma più diplomatica, e neppure per il fatto di avere bisogni corporali, cosa per cui ho sempre la massima comprensione.
 

iosolo

Utente di lunga data
Però hai esordito dicendo che togliere la parte finale del verbo è accettabile.
Non sto parlando di chi davvero non ha padronanza della lingua, ma di chi ha le competenze per parlare italiano e non lo fa (anda’ non è italiano) in contesto ufficiale o fuori dal contesto amicale con parlanti lo stesso “dialetto“. Non l‘ho criticato in un film di Verdone o di Alberto Sordi.
Quindi posso parlare romano, solo se parlo con un romano/a. Un napoletano deve farlo con un napoletano.
Ma se hai un amica fuori regione non puoi farlo? Anche se la stessa ti intende e non c'è pericolo che non ti capisca, ma non si fa.
Il dialetto può essere usato ma a casa tua, no meglio di no, perché se no condizioni tuo figlio.
Quindi solo nell'arte e nei film è tollerato?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non lo so, non voglio nemmeno fare una conversazione troppo campanilista.
Parlare in dialetto, non significa non conoscere anche l'italiano. Se il dialetto non si deve parlare in casa, con il rischio che tuo figlio di 3 anni abbia problemi di acquisizione del linguaggio, immagino allora che è destinato a morire.
Il dialetto, nell'ultimo periodo è stato anche molto rivalutato a livello culturale, ma non voglio certo convincerti, mi ha sorpreso solo la tua "inaccettabilità" nei confronti di un amica.
Quando ho avuto i figli ho modificato alcuni miei comportamenti e anche il linguaggio per la consapevolezza delle conseguenze.
Poi non avevi detto che il romano non è un dialetto? Mi pare che non si corra il rischio di perderlo, basta guardare i film italiani che sono prevalentemente romani.
Pensa che una mia ex alunna di famiglia ecuadoriana, rientrata nel suo paese, mi aveva chiesto dei film da trovare in rete con cui poter tenersi in esercizio in italiano. Non me ne è venuto in mente uno in cui non vi fossero solo forme dialettali.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Non lo so, non voglio nemmeno fare una conversazione troppo campanilista.
Parlare in dialetto, non significa non conoscere anche l'italiano. Se il dialetto non si deve parlare in casa, con il rischio che tuo figlio di 3 anni abbia problemi di acquisizione del linguaggio, immagino allora che è destinato a morire.
Il dialetto, nell'ultimo periodo è stato anche molto rivalutato a livello culturale, ma non voglio certo convincerti, mi ha sorpreso solo la tua "inaccettabilità" nei confronti di un amica.
Esistono trattati sul vernacolo, lo stesso D'Annunzio, che certo non era l'ultimo arrivato, aveva scritto pubblicazioni in proposito. Così come tanti altri autori italiani, anche del nord (e così anch'io evito accuse di campanilismo :ROFLMAO: ).
Il dialetto viene anche utilizzato come uno dei parametri per l'evoluzione della lingua italiana. I miei lo parlano, ma quando eravamo piccoli ci hanno parlato sia in italiano standard sia in dialetto, indifferentemente. E di certo né io né i miei fratelli siamo sgrammaticati.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Non mi hai letto con attenzione.
È quello che ho detto. La Meloni non era nel contesto e nemmeno lo è la mia amica virtuale.
Ovviamente la mia amica mi stupisce per le ragioni che ho già esposto.
Della Meloni invece penso il peggio possibile e non certo perché ha detto che doveva andare in bagno, invece di usare una forma più diplomatica, e neppure per il fatto di avere bisogni corporali, cosa per cui ho sempre la massima comprensione.
La Meloni ha un accento obiettivamente pesante, sicuramente quando è stata eletta presidente del consiglio le hanno ripulito l'immagine, ma quell'aura di borgatara le è rimasta. E questo non credo dipenda solo dalle espressioni che usa, purtroppo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quindi posso parlare romano, solo se parlo con un romano/a. Un napoletano deve farlo con un napoletano.
Ma se hai un amica fuori regione non puoi farlo? Anche se la stessa ti intende e non c'è pericolo che non ti capisca, ma non si fa.
Il dialetto può essere usato ma a casa tua, no meglio di no, perché se no condizioni tuo figlio.
Quindi solo nell'arte e nei film è tollerato?
Sempre la comunicazione deve essere finalizzata alla comprensione e a far sentire a proprio agio i parlanti.
Ho un’amica napoletana dalla quale sto imparando molte espressioni interessanti anche per la loro storia. Un esempio è “saponaro“ che a me era completamente ignota. Ma è un contesto in cui l’acquisizione della conoscenza del napoletano è parte della relazione. Senza dire che io ho visto Gomorra senza sottotitoli, ma resto umile.
Mi dispiace se tu o altri vi siete sentiti mal giudicati. Però sarebbe bene forse che i romani sapessero che non è perché il loro modo di parlare, che non definite dialetto, non è considerato italiano altrove.
Me pias no.
 

Brunetta

Utente di lunga data
La Meloni ha un accento obiettivamente pesante, sicuramente quando è stata eletta presidente del consiglio le hanno ripulito l'immagine, ma quell'aura di borgatara le è rimasta. E questo non credo dipenda solo dalle espressioni che usa, purtroppo.
Ripulita no. Ci marcia (espressione non nordica, ma entrata nell’uso) eccome.
 

iosolo

Utente di lunga data
Quando ho avuto i figli ho modificato alcuni miei comportamenti e anche il linguaggio per la consapevolezza delle conseguenze.
Poi non avevi detto che il romano non è un dialetto? Mi pare che non si corra il rischio di perderlo, basta guardare i film italiani che sono prevalentemente romani.
Pensa che una mia ex alunna di famiglia ecuadoriana, rientrata nel suo paese, mi aveva chiesto dei film da trovare in rete con cui poter tenersi in esercizio in italiano. Non me ne è venuto in mente uno in cui non vi fossero solo forme dialettali.
La mia amica lo usa proprio per dare forza ai suoi discorsi ed esprimere certi concetti con una intenzione aggressiva, non nei miei confronti, ma nei confronti degli argomenti.
Non si tratta di essere aggressive, ma in un discorso sentito... è normale essere più spontanei e quindi utilizzare un linguaggio naturale.
Rimane il mistero perché a te dà fastidio.
Diversamente, se qualcuno parlasse con me, in un intercalare più regionale, a meno che non la capisca, non darebbe fastidio. Questo è il punto, perché a te dà fastidio?

Ovviamente non parlo della Meloni, che era in un contesto formale. Avrei anch'io espresso la necessità di una pausa senza dover per forza scendere in particolari ma rimanendo in toni formali e quindi con un linguaggio adeguato.
 

iosolo

Utente di lunga data
Sempre la comunicazione deve essere finalizzata alla comprensione e a far sentire a proprio agio i parlanti.
Mi dispiace se tu o altri vi siete sentiti mal giudicati. Però sarebbe bene forse che i romani sapessero che non è perché il loro modo di parlare, che non definite dialetto, non è considerato italiano altrove.
Me pias no.
E tu ti senti a disagio se la tua amica ti parla in romano? Nonostante non parli in italiano, ma tu comunque la comprendi. Ma è fastidioso.
Guarda, io ho molte amiche fuori regione, quindi era proprio per capire, se il tuo fastidio è un fastidio personale o particolarmente sentito anche da altri.
 
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