Ma si può usare quella determinata espressione e contemporaneamente imparare anche l'italiano standard. Una cosa non esclude l'altra.
Allora perché noi dovremmo farci andare bene il vostro "taaaac" o "uè pistola!" o altre espressioni francamente inascoltabili? Per non parlare del "piuttosto che" usato in funzione disgiuntiva, che è partito proprio da voi?
Ma chi lo usa, se non scherzando?
Taac è una invenzione di Renato Pozzetto, non è mai stato usato prima, e pistola è sinonimo di pirla ovvero cazzone o coglione altrove ed una espressione offensiva e volgare che viene usata con piena consapevolezza, proprio in un contesto in cui si usa il turpiloquio. Non è paragonabile a forme dialettali che troncano tutti i verbi all’infinito o che modificano le coniugazioni.
La Meloni era consapevole, secondo me, di usare una forma scorretta.
La mia amica lo usa proprio per dare forza ai suoi discorsi ed esprimere certi concetti con una intenzione aggressiva, non nei miei confronti, ma nei confronti degli argomenti.
“Piuttosto che” sinceramente non ho idea da dove sia arrivato. L’ho sentito per la prima volta una ventina di anni fa. Prima mai da nessuno. Quindi non è dialettale lombardo.
Semmai avresti potuto stigmatizzare (come tutti) l’articolo davanti ai nomi propri. Cosa che nessuno può usare fuori da un contesto famigliare o amicale, proprio perché non viene usato per tutti i nomi, ma solo per quelle persone che per fama o affetto vengono distinte dalle altre con lo stesso nome. Per cui io posso dire il Silvio, penso capiate chi è, o la Paola, amica mia da quarant’anni, per distinguerla dalle altre che ugualmente si chiamano Paola.
Ma il punto non è fare a gara quale forma dialettale sia più fastidiosa per chi non la usa, ma la accettabilità di usare forme regionali fuori dal contesto regionale.