Il tradimento, una volta scoperto/confessato, produce effetti immediati e prolungati che non sono mai prevedibili

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Però nel caso in esame l'egregia signora facendosi sgamare dai figli, di fatto li ha coinvolti nella vicenda. Certamente potevano restarne fuori e fare finta di niente, ma giusto perchè un figlio "vuole normalmente bene ad entrambi i genitori " gli riesce difficile non fare nulla vedendo magari in casa la madre che racconta quelle che per lui sono balle evidenti e che magari poco prima ha visto scrivere ad un estraneo "sto aspettando il momento giusto per piantarla in quel posto a mio marito..". Io non so cosa avrei potuto fare in una situazione del genere
io so di uno che alla madre l'ha pure menata perchè la trovata con uno dei tanti amanti che aveva
però i due non si sono mai lasciati e i figli hanno sempre seguito la madre
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che esista una procedura che consenta alla scuola di segnalare lo specifico caso agli assistenti sociali per chiedere di intervenire. In alcuni casi gli assistenti sociali interpellano i genitori e, nel caso di loro rifiuto o inerzia, possono chiedere l'intervento della magistratura. So di casi nei quali sono stati nominati dal giudice "tutelare" dei procuratori speciali che svolgano le veci genitoriali per quelle specifiche incombenze.
Certo, andrebbe introdotta una forma di tutela dei minori più rapida ...
È quello che avviene quando bambini e ragazzi si confidano direttamente o indirettamente, ad esempio con disegni o temi, con gli insegnanti. È comunque un percorso accidentato.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Certo.
Ma c'è un limite ad entrare nelle questioni di coppia, e in questa storia è stato abbondantemente superato.
Mi suona strano che i figli abbiano elaborato sotterfugi contro la madre senza invece pensare di parlare con lei.
Io le avrei parlato, l'avrei informata di quello che sapevo cercando una spiegazione.
C'è una carenza enorme dal punto di vista affettivo e comunicativo in quella famiglia, almeno dal racconto.
Sembra quasi che i figli non vedessero l'ora di liberarsi della madre
Prevalentemente qui discutiamo di casi raccontati da una sola campana. Questo è un caso raccontato dall’esterno.
 
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gvl

Utente di lunga data
Però nel caso in esame l'egregia signora facendosi sgamare dai figli, di fatto li ha coinvolti nella vicenda. Certamente potevano restarne fuori e fare finta di niente, ma giusto perchè un figlio "vuole normalmente bene ad entrambi i genitori " gli riesce difficile non fare nulla vedendo magari in casa la madre che racconta quelle che per lui sono balle evidenti e che magari poco prima ha visto scrivere ad un estraneo "sto aspettando il momento giusto per piantarla in quel posto a mio marito..". Io non so cosa avrei potuto fare in una situazione del genere
Anche da considerare che i figli avranno avuto un educazione volta al rispetto di certi valori. Il vedere infrangere da uno dei genitori il valore della fedeltà che è alla base della famiglia è equivalente a uno tsunami emotivo e se sono sufficientemente cresciuti il rifiutare il genitore colpevole è una probabilissima reazione.
 

danny

Utente di lunga data
Anche da considerare che i figli avranno avuto un educazione volta al rispetto di certi valori. Il vedere infrangere da uno dei genitori il valore della fedeltà che è alla base della famiglia è equivalente a uno tsunami emotivo e se sono sufficientemente cresciuti il rifiutare il genitore colpevole è una probabilissima reazione.
Valori non cristiani, perché hanno escluso il perdono.
 

Brunetta

Utente di lunga data

gvl

Utente di lunga data
Ho ricordato un episodio dove i figli vengono a conoscenza del tradimento della madre. Riporto il post di "Fairman"

________________________________________
Ho scritto la mia storia, forse è un po’ lunga, ma non avrei potuto fare diversamente. Alle domande che mi sono state poste non avrei potuto rispondere solo con date o fatti.
Ho dovuto mettere dentro anche le mie emozioni, le mie decisioni, che giuste o sbagliate per chi legge, sono le mie. Appartengono al passato, pertanto sono storia su cui è possibile esprimere giudizi ma i fatti non sono più modificabili. L’ho scritta solo perché i miei interventi in un altro 3D hanno generato tutta una serie di discussioni che mi è sembrato corretto spostare eventualmente ad altra sede.

Ci siamo sposati nel 1980, stavamo insieme già da tre anni. Interessi comuni, gli stessi sport, tantissimo amore. Poi i figli, qualche anno dopo. Certo gli inevitabili litigi, le incomprensioni di tutte le coppie, ma niente che non si ricomponesse subito dopo.
Io, tanto tempo dedicato al lavoro, a volte fuori casa in viaggio, lei con orari lavorativi più regolari , ma fra nonni e tate, c’è l’abbiamo fatta a crescerli.
Oltre al lavoro, pochissimi spazi individuali; piscina, vacanze, tempo libero sempre insieme, e i figli crescendo, ci hanno a poco a poco consentito di riavere più tempo per noi.

Nel 2010, era Aprile come adesso, inciampo in una sedia, la sua borsa finisce per terra, e fra le altre cose spunta un telefono mai visto. Le chiedo una spiegazione, mi dice che è della collega, lo aveva dimenticato , le aveva telefonato chiedendole di tenerlo per restituirglielo poi.
Credetti alla spiegazione.
Al lavoro quel giorno però continuai a pensare all’espressione turbata che avevo colto sul suo viso nel momento in cui avevo preso in mano il telefono.
A letto la sera mi svegliai, mi alzai per rovistare nella sua borsa. Il telefono non c’era e mi riaddormentai. L’indomani in garage, prima di salire sulla mia auto, cominciai a frugare nella sua .

Il telefono era lì, chiuso nel vano porta oggetti. Due soli numeri, quelli dei messaggi in entrata e in uscita.
Tanti maledetti messaggi dal contenuto chiaramente inequivocabile. Non sapevo che fare, mi sentivo sprofondare e la caduta non finiva mai.
Pensai di non agire d’impulso, in quel momento non avevo la serenità e forse il coraggio per affrontarla, copiai i due numeri e andai via.
Ne parlai subito con un fraterno amico d’infanzia, avvocato. Mi consigliò un investigatore privato a cui mi rivolsi. Nonostante l’angoscia, nei giorni seguenti cercai di comportarmi come sempre.
Qualche giorno dopo andai via per lavoro, al ritorno ebbi la conferma , foto e i diari dei pedinamenti erano lì .

Il sabato mattina le dissi prendiamo le bici. La portai nello stesso posto dove ci eravamo conosciuti. Seduti sulla stessa panchina dove per la prima volta le avevo detto ti amo, le dissi: Qui dove tutto è cominciato adesso in questo momento finisce tutto e le misi in mano le foto.
Le dissi cosa lei aveva rappresentato per me in quegli anni. Quell’amore viscerale, per lei, la mia donna, la mia amante, la madre dei miei figli, la mia confidente il mio tutto, era svanito, lasciando posto a rancore odio disprezzo rabbia.
Le chiesi perché? Impiegò tantissimo prima smettere di piangere e rispondermi.
Non mi diede nessuna colpa, quello che aveva fatto non dipendeva dal nostro rapporto, al quale secondo lei non mancava niente.
Mi disse che lo amava, era il suo capo, che dapprima aveva apprezzato i complimenti di una persona più giovane di lei.
Che a 55 anni si era sentita una ragazzina al centro delle attenzioni, e poi pian piano si era innamorata e aveva ceduto, e che andava avanti da un anno.
Ma amava anche me e i nostri figli e mai avrebbe voluto perdere la sua famiglia.
Viveva in due mondi, separati nella sua mente, quando era con lui non c’eravamo noi, e quand’era con noi lui non esisteva.
Mai visto nei fine settimana o nelle ferie, si vedevano solo quando io ero fuori per lavoro, raramente in altre occasioni.
Non volle dirmi altro.
Non rispose a nessuna delle infinite domande, in quel momento mi disse, provava solo vergogna per quello che aveva fatto e chiedeva perdono.

Tornammo a casa, preparai una valigia, le dissi che ai ragazzi non avrebbe dovuto dire niente, che andavo via per lavoro , cosa abituale, e che lei non avrebbe dovuto cercarmi avevo bisogno di riflettere.
Si gettò ai miei piedi implorandomi di non andare via, ma non l’ascoltai.
Dopo qualche giorno credo cinque, riuscì a trovare l’albergo dov’ero e mi venne a trovare.
Non so cosa, forse la sorpresa, fu una notte di passione e l’indomani tornai a casa.
Le chiesi di prendere delle ferie, l’idea che incontrasse comunque ogni giorno il suo amante al lavoro non potevo sopportarla.
Il suo capo, in senso lavorativo era una mia creatura, e in breve fu messo nelle condizioni di chiedere il trasferimento ad altra sede. Almeno avevo spezzato questo legame, pensavo.

Abbiamo provato per quattro mesi abbondanti.
Nonostante i suoi sforzi per ricostruire, più passava il tempo e più mi sembrava di non conoscerla, rientrare a casa la sera con i ragazzi sempre fuori, non aveva più nessuna attrattiva.
Sentirla parlare poi, con quella stessa loquacità e dolcezza di sempre che adesso mi suonava falsa, quella sua bellezza che una volta mi incantava e adesso mi sembrava ostentazione.
Si mi sono allontanato ancora di più.
La cosa peggiore fu il non crederle più, non credere più a niente quello che diceva, non credere che il tradimento durasse solo da un anno, non credere che fosse stato l’unico.
Io non sapevo chi fosse quella donna con cui la sera andavo a letto, con la quale nonostante i suoi sforzi non riuscivo più a fare l’amore.
Avevo sempre presente l’immagine di lei a letto con l’altro, e a volte mi sembrava di averlo in mezzo a noi.
Arrivai a chiedermi se i figli fossero veramente i miei.

Non rispose mai alle mie domande sulla storia col suo amante, volevo sapere tutto ma lei non rispondeva, diceva per tutelarmi , neanche al terapista quando facevamo la sedute in coppia, rispondeva a tutte le domande.
Per lei avrei dovuto solo dimenticare ma io non c’è la facevo a dimenticare. Quando la vedevo assorta nei suoi pensieri, pensavo sempre che stesse pensando a lui.
Avrei potuto capire, il cedere una volta a un’improvvisa passione, in fondo siamo umani ,per quanto grave un errore si può capire.
Ma una vita parallela per un anno non è un errore, è un insieme corposo di scelte fatte con deliberato egoismo, una per una, volta per volta.
Quando le dissi che volevo la separazione e quindi il divorzio rispose che non mi avrebbe mollato mai.
Sino ad allora eravamo riusciti a tenere nascosta ai ragazzi la situazione, penso abbastanza egregiamente. I grandi a studiare fuori, la piccola quasi mai a casa come tutte le diciottenni.
Complice l’estate e i figli tutti a casa, nel tentativo di bloccarmi su quella che era ormai la mia decisione definitiva, raccontò tutto ai figli.
Fu’ un grande errore, perché i ragazzi non credettero alle motivazioni che adduceva per giustificare la mia richiesta di separazione, capirono che c’era una terza persona pensando subito ad una mia amante.
A questo punto fu costretta a rivelare che era lei ad aver avuto l’amante.
Quando hai cresciuto i figli a pane e ostia è duro far loro digerire queste cose.
La reazione fu’ di estrema durezza e di chiusura.
Io non li avrei mai coinvolti e avrei comunque tutelato la madre, mai avrei permesso che sapessero le reali motivazioni della separazione.
Comunque furono estremamente corretti, ci dissero che loro erano e sarebbero rimasti i nostri figli, che la decisione era nostra, che in caso di separazione avrebbero continuato a vivere con me perché, cosi come la loro madre aveva fatto la sua scelta loro si sentivano liberi di fare la loro.
La madre sarebbe stata sempre la loro madre ma non le avrebbero più permesso di fare il genitore.
In un ultimo tentativo, dissi che comunque tutto era ancora in discussione e che esisteva la possibilità che tutto si appianasse.
Voi siete la coppia, voi deciderete, quello che abbiamo detto per noi resta, risposero.
Ma io non c’è l’ho fatta, non sono riuscito a passare oltre e dimenticare.
Quando decisi di rompere definitivamente, mi dissero che erano d’accordo con me e che sarei stato un coglione a non farlo.
L’ho saputo anni dopo, ma in due occasioni diverse la piccola e il grande l’avevano vista in macchina scambiare effusioni con l’amante.

Nonostante l’allontanamento lavorativo del suo amante e la dichiarazione di amore eterno nei miei confronti, lei aveva continuato per la sua strada.
Nel 2012 abbiamo divorziato, lei già dall’avvio della separazione era ritornata dal suo ex, che però non si sarà sentito di averla fra i piedi tutto il giorno, il giocattolo è più bello se lo rubi ad un altro, e l’ha mollata poco dopo.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Infatti sono cose che vanno insieme, con i limiti determinati dalla sicurezza degli altri, come sancito in Costituzione per tutti.
Non credo perciò che considerare i minorenni titolari della gestione della propria salute sia possibile. Però è argomento per giuristi.
Allora siamo allineati.
Fosse per i miei figli avrebbero già perso tutti i denti.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Ho ricordato un episodio dove i figli vengono a conoscenza del tradimento della madre. Riporto il post di "Fairman"

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Ho scritto la mia storia, forse è un po’ lunga, ma non avrei potuto fare diversamente. Alle domande che mi sono state poste non avrei potuto rispondere solo con date o fatti.
Ho dovuto mettere dentro anche le mie emozioni, le mie decisioni, che giuste o sbagliate per chi legge, sono le mie. Appartengono al passato, pertanto sono storia su cui è possibile esprimere giudizi ma i fatti non sono più modificabili. L’ho scritta solo perché i miei interventi in un altro 3D hanno generato tutta una serie di discussioni che mi è sembrato corretto spostare eventualmente ad altra sede.

Ci siamo sposati nel 1980, stavamo insieme già da tre anni. Interessi comuni, gli stessi sport, tantissimo amore. Poi i figli, qualche anno dopo. Certo gli inevitabili litigi, le incomprensioni di tutte le coppie, ma niente che non si ricomponesse subito dopo.
Io, tanto tempo dedicato al lavoro, a volte fuori casa in viaggio, lei con orari lavorativi più regolari , ma fra nonni e tate, c’è l’abbiamo fatta a crescerli.
Oltre al lavoro, pochissimi spazi individuali; piscina, vacanze, tempo libero sempre insieme, e i figli crescendo, ci hanno a poco a poco consentito di riavere più tempo per noi.

Nel 2010, era Aprile come adesso, inciampo in una sedia, la sua borsa finisce per terra, e fra le altre cose spunta un telefono mai visto. Le chiedo una spiegazione, mi dice che è della collega, lo aveva dimenticato , le aveva telefonato chiedendole di tenerlo per restituirglielo poi.
Credetti alla spiegazione.
Al lavoro quel giorno però continuai a pensare all’espressione turbata che avevo colto sul suo viso nel momento in cui avevo preso in mano il telefono.
A letto la sera mi svegliai, mi alzai per rovistare nella sua borsa. Il telefono non c’era e mi riaddormentai. L’indomani in garage, prima di salire sulla mia auto, cominciai a frugare nella sua .

Il telefono era lì, chiuso nel vano porta oggetti. Due soli numeri, quelli dei messaggi in entrata e in uscita.
Tanti maledetti messaggi dal contenuto chiaramente inequivocabile. Non sapevo che fare, mi sentivo sprofondare e la caduta non finiva mai.
Pensai di non agire d’impulso, in quel momento non avevo la serenità e forse il coraggio per affrontarla, copiai i due numeri e andai via.
Ne parlai subito con un fraterno amico d’infanzia, avvocato. Mi consigliò un investigatore privato a cui mi rivolsi. Nonostante l’angoscia, nei giorni seguenti cercai di comportarmi come sempre.
Qualche giorno dopo andai via per lavoro, al ritorno ebbi la conferma , foto e i diari dei pedinamenti erano lì .

Il sabato mattina le dissi prendiamo le bici. La portai nello stesso posto dove ci eravamo conosciuti. Seduti sulla stessa panchina dove per la prima volta le avevo detto ti amo, le dissi: Qui dove tutto è cominciato adesso in questo momento finisce tutto e le misi in mano le foto.
Le dissi cosa lei aveva rappresentato per me in quegli anni. Quell’amore viscerale, per lei, la mia donna, la mia amante, la madre dei miei figli, la mia confidente il mio tutto, era svanito, lasciando posto a rancore odio disprezzo rabbia.
Le chiesi perché? Impiegò tantissimo prima smettere di piangere e rispondermi.
Non mi diede nessuna colpa, quello che aveva fatto non dipendeva dal nostro rapporto, al quale secondo lei non mancava niente.
Mi disse che lo amava, era il suo capo, che dapprima aveva apprezzato i complimenti di una persona più giovane di lei.
Che a 55 anni si era sentita una ragazzina al centro delle attenzioni, e poi pian piano si era innamorata e aveva ceduto, e che andava avanti da un anno.
Ma amava anche me e i nostri figli e mai avrebbe voluto perdere la sua famiglia.
Viveva in due mondi, separati nella sua mente, quando era con lui non c’eravamo noi, e quand’era con noi lui non esisteva.
Mai visto nei fine settimana o nelle ferie, si vedevano solo quando io ero fuori per lavoro, raramente in altre occasioni.
Non volle dirmi altro.
Non rispose a nessuna delle infinite domande, in quel momento mi disse, provava solo vergogna per quello che aveva fatto e chiedeva perdono.

Tornammo a casa, preparai una valigia, le dissi che ai ragazzi non avrebbe dovuto dire niente, che andavo via per lavoro , cosa abituale, e che lei non avrebbe dovuto cercarmi avevo bisogno di riflettere.
Si gettò ai miei piedi implorandomi di non andare via, ma non l’ascoltai.
Dopo qualche giorno credo cinque, riuscì a trovare l’albergo dov’ero e mi venne a trovare.
Non so cosa, forse la sorpresa, fu una notte di passione e l’indomani tornai a casa.
Le chiesi di prendere delle ferie, l’idea che incontrasse comunque ogni giorno il suo amante al lavoro non potevo sopportarla.
Il suo capo, in senso lavorativo era una mia creatura, e in breve fu messo nelle condizioni di chiedere il trasferimento ad altra sede. Almeno avevo spezzato questo legame, pensavo.

Abbiamo provato per quattro mesi abbondanti.
Nonostante i suoi sforzi per ricostruire, più passava il tempo e più mi sembrava di non conoscerla, rientrare a casa la sera con i ragazzi sempre fuori, non aveva più nessuna attrattiva.
Sentirla parlare poi, con quella stessa loquacità e dolcezza di sempre che adesso mi suonava falsa, quella sua bellezza che una volta mi incantava e adesso mi sembrava ostentazione.
Si mi sono allontanato ancora di più.
La cosa peggiore fu il non crederle più, non credere più a niente quello che diceva, non credere che il tradimento durasse solo da un anno, non credere che fosse stato l’unico.
Io non sapevo chi fosse quella donna con cui la sera andavo a letto, con la quale nonostante i suoi sforzi non riuscivo più a fare l’amore.
Avevo sempre presente l’immagine di lei a letto con l’altro, e a volte mi sembrava di averlo in mezzo a noi.
Arrivai a chiedermi se i figli fossero veramente i miei.

Non rispose mai alle mie domande sulla storia col suo amante, volevo sapere tutto ma lei non rispondeva, diceva per tutelarmi , neanche al terapista quando facevamo la sedute in coppia, rispondeva a tutte le domande.
Per lei avrei dovuto solo dimenticare ma io non c’è la facevo a dimenticare. Quando la vedevo assorta nei suoi pensieri, pensavo sempre che stesse pensando a lui.
Avrei potuto capire, il cedere una volta a un’improvvisa passione, in fondo siamo umani ,per quanto grave un errore si può capire.
Ma una vita parallela per un anno non è un errore, è un insieme corposo di scelte fatte con deliberato egoismo, una per una, volta per volta.
Quando le dissi che volevo la separazione e quindi il divorzio rispose che non mi avrebbe mollato mai.
Sino ad allora eravamo riusciti a tenere nascosta ai ragazzi la situazione, penso abbastanza egregiamente. I grandi a studiare fuori, la piccola quasi mai a casa come tutte le diciottenni.
Complice l’estate e i figli tutti a casa, nel tentativo di bloccarmi su quella che era ormai la mia decisione definitiva, raccontò tutto ai figli.
Fu’ un grande errore, perché i ragazzi non credettero alle motivazioni che adduceva per giustificare la mia richiesta di separazione, capirono che c’era una terza persona pensando subito ad una mia amante.
A questo punto fu costretta a rivelare che era lei ad aver avuto l’amante.
Quando hai cresciuto i figli a pane e ostia è duro far loro digerire queste cose.
La reazione fu’ di estrema durezza e di chiusura.
Io non li avrei mai coinvolti e avrei comunque tutelato la madre, mai avrei permesso che sapessero le reali motivazioni della separazione.
Comunque furono estremamente corretti, ci dissero che loro erano e sarebbero rimasti i nostri figli, che la decisione era nostra, che in caso di separazione avrebbero continuato a vivere con me perché, cosi come la loro madre aveva fatto la sua scelta loro si sentivano liberi di fare la loro.
La madre sarebbe stata sempre la loro madre ma non le avrebbero più permesso di fare il genitore.
In un ultimo tentativo, dissi che comunque tutto era ancora in discussione e che esisteva la possibilità che tutto si appianasse.
Voi siete la coppia, voi deciderete, quello che abbiamo detto per noi resta, risposero.
Ma io non c’è l’ho fatta, non sono riuscito a passare oltre e dimenticare.
Quando decisi di rompere definitivamente, mi dissero che erano d’accordo con me e che sarei stato un coglione a non farlo.
L’ho saputo anni dopo, ma in due occasioni diverse la piccola e il grande l’avevano vista in macchina scambiare effusioni con l’amante.

Nonostante l’allontanamento lavorativo del suo amante e la dichiarazione di amore eterno nei miei confronti, lei aveva continuato per la sua strada.
Nel 2012 abbiamo divorziato, lei già dall’avvio della separazione era ritornata dal suo ex, che però non si sarà sentito di averla fra i piedi tutto il giorno, il giocattolo è più bello se lo rubi ad un altro, e l’ha mollata poco dopo.
Devo prendere due ore di permesso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ho ricordato un episodio dove i figli vengono a conoscenza del tradimento della madre. Riporto il post di "Fairman"

________________________________________
Ho scritto la mia storia, forse è un po’ lunga, ma non avrei potuto fare diversamente. Alle domande che mi sono state poste non avrei potuto rispondere solo con date o fatti.
Ho dovuto mettere dentro anche le mie emozioni, le mie decisioni, che giuste o sbagliate per chi legge, sono le mie. Appartengono al passato, pertanto sono storia su cui è possibile esprimere giudizi ma i fatti non sono più modificabili. L’ho scritta solo perché i miei interventi in un altro 3D hanno generato tutta una serie di discussioni che mi è sembrato corretto spostare eventualmente ad altra sede.

Ci siamo sposati nel 1980, stavamo insieme già da tre anni. Interessi comuni, gli stessi sport, tantissimo amore. Poi i figli, qualche anno dopo. Certo gli inevitabili litigi, le incomprensioni di tutte le coppie, ma niente che non si ricomponesse subito dopo.
Io, tanto tempo dedicato al lavoro, a volte fuori casa in viaggio, lei con orari lavorativi più regolari , ma fra nonni e tate, c’è l’abbiamo fatta a crescerli.
Oltre al lavoro, pochissimi spazi individuali; piscina, vacanze, tempo libero sempre insieme, e i figli crescendo, ci hanno a poco a poco consentito di riavere più tempo per noi.

Nel 2010, era Aprile come adesso, inciampo in una sedia, la sua borsa finisce per terra, e fra le altre cose spunta un telefono mai visto. Le chiedo una spiegazione, mi dice che è della collega, lo aveva dimenticato , le aveva telefonato chiedendole di tenerlo per restituirglielo poi.
Credetti alla spiegazione.
Al lavoro quel giorno però continuai a pensare all’espressione turbata che avevo colto sul suo viso nel momento in cui avevo preso in mano il telefono.
A letto la sera mi svegliai, mi alzai per rovistare nella sua borsa. Il telefono non c’era e mi riaddormentai. L’indomani in garage, prima di salire sulla mia auto, cominciai a frugare nella sua .

Il telefono era lì, chiuso nel vano porta oggetti. Due soli numeri, quelli dei messaggi in entrata e in uscita.
Tanti maledetti messaggi dal contenuto chiaramente inequivocabile. Non sapevo che fare, mi sentivo sprofondare e la caduta non finiva mai.
Pensai di non agire d’impulso, in quel momento non avevo la serenità e forse il coraggio per affrontarla, copiai i due numeri e andai via.
Ne parlai subito con un fraterno amico d’infanzia, avvocato. Mi consigliò un investigatore privato a cui mi rivolsi. Nonostante l’angoscia, nei giorni seguenti cercai di comportarmi come sempre.
Qualche giorno dopo andai via per lavoro, al ritorno ebbi la conferma , foto e i diari dei pedinamenti erano lì .

Il sabato mattina le dissi prendiamo le bici. La portai nello stesso posto dove ci eravamo conosciuti. Seduti sulla stessa panchina dove per la prima volta le avevo detto ti amo, le dissi: Qui dove tutto è cominciato adesso in questo momento finisce tutto e le misi in mano le foto.
Le dissi cosa lei aveva rappresentato per me in quegli anni. Quell’amore viscerale, per lei, la mia donna, la mia amante, la madre dei miei figli, la mia confidente il mio tutto, era svanito, lasciando posto a rancore odio disprezzo rabbia.
Le chiesi perché? Impiegò tantissimo prima smettere di piangere e rispondermi.
Non mi diede nessuna colpa, quello che aveva fatto non dipendeva dal nostro rapporto, al quale secondo lei non mancava niente.
Mi disse che lo amava, era il suo capo, che dapprima aveva apprezzato i complimenti di una persona più giovane di lei.
Che a 55 anni si era sentita una ragazzina al centro delle attenzioni, e poi pian piano si era innamorata e aveva ceduto, e che andava avanti da un anno.
Ma amava anche me e i nostri figli e mai avrebbe voluto perdere la sua famiglia.
Viveva in due mondi, separati nella sua mente, quando era con lui non c’eravamo noi, e quand’era con noi lui non esisteva.
Mai visto nei fine settimana o nelle ferie, si vedevano solo quando io ero fuori per lavoro, raramente in altre occasioni.
Non volle dirmi altro.
Non rispose a nessuna delle infinite domande, in quel momento mi disse, provava solo vergogna per quello che aveva fatto e chiedeva perdono.

Tornammo a casa, preparai una valigia, le dissi che ai ragazzi non avrebbe dovuto dire niente, che andavo via per lavoro , cosa abituale, e che lei non avrebbe dovuto cercarmi avevo bisogno di riflettere.
Si gettò ai miei piedi implorandomi di non andare via, ma non l’ascoltai.
Dopo qualche giorno credo cinque, riuscì a trovare l’albergo dov’ero e mi venne a trovare.
Non so cosa, forse la sorpresa, fu una notte di passione e l’indomani tornai a casa.
Le chiesi di prendere delle ferie, l’idea che incontrasse comunque ogni giorno il suo amante al lavoro non potevo sopportarla.
Il suo capo, in senso lavorativo era una mia creatura, e in breve fu messo nelle condizioni di chiedere il trasferimento ad altra sede. Almeno avevo spezzato questo legame, pensavo.

Abbiamo provato per quattro mesi abbondanti.
Nonostante i suoi sforzi per ricostruire, più passava il tempo e più mi sembrava di non conoscerla, rientrare a casa la sera con i ragazzi sempre fuori, non aveva più nessuna attrattiva.
Sentirla parlare poi, con quella stessa loquacità e dolcezza di sempre che adesso mi suonava falsa, quella sua bellezza che una volta mi incantava e adesso mi sembrava ostentazione.
Si mi sono allontanato ancora di più.
La cosa peggiore fu il non crederle più, non credere più a niente quello che diceva, non credere che il tradimento durasse solo da un anno, non credere che fosse stato l’unico.
Io non sapevo chi fosse quella donna con cui la sera andavo a letto, con la quale nonostante i suoi sforzi non riuscivo più a fare l’amore.
Avevo sempre presente l’immagine di lei a letto con l’altro, e a volte mi sembrava di averlo in mezzo a noi.
Arrivai a chiedermi se i figli fossero veramente i miei.

Non rispose mai alle mie domande sulla storia col suo amante, volevo sapere tutto ma lei non rispondeva, diceva per tutelarmi , neanche al terapista quando facevamo la sedute in coppia, rispondeva a tutte le domande.
Per lei avrei dovuto solo dimenticare ma io non c’è la facevo a dimenticare. Quando la vedevo assorta nei suoi pensieri, pensavo sempre che stesse pensando a lui.
Avrei potuto capire, il cedere una volta a un’improvvisa passione, in fondo siamo umani ,per quanto grave un errore si può capire.
Ma una vita parallela per un anno non è un errore, è un insieme corposo di scelte fatte con deliberato egoismo, una per una, volta per volta.
Quando le dissi che volevo la separazione e quindi il divorzio rispose che non mi avrebbe mollato mai.
Sino ad allora eravamo riusciti a tenere nascosta ai ragazzi la situazione, penso abbastanza egregiamente. I grandi a studiare fuori, la piccola quasi mai a casa come tutte le diciottenni.
Complice l’estate e i figli tutti a casa, nel tentativo di bloccarmi su quella che era ormai la mia decisione definitiva, raccontò tutto ai figli.
Fu’ un grande errore, perché i ragazzi non credettero alle motivazioni che adduceva per giustificare la mia richiesta di separazione, capirono che c’era una terza persona pensando subito ad una mia amante.
A questo punto fu costretta a rivelare che era lei ad aver avuto l’amante.
Quando hai cresciuto i figli a pane e ostia è duro far loro digerire queste cose.
La reazione fu’ di estrema durezza e di chiusura.
Io non li avrei mai coinvolti e avrei comunque tutelato la madre, mai avrei permesso che sapessero le reali motivazioni della separazione.
Comunque furono estremamente corretti, ci dissero che loro erano e sarebbero rimasti i nostri figli, che la decisione era nostra, che in caso di separazione avrebbero continuato a vivere con me perché, cosi come la loro madre aveva fatto la sua scelta loro si sentivano liberi di fare la loro.
La madre sarebbe stata sempre la loro madre ma non le avrebbero più permesso di fare il genitore.
In un ultimo tentativo, dissi che comunque tutto era ancora in discussione e che esisteva la possibilità che tutto si appianasse.
Voi siete la coppia, voi deciderete, quello che abbiamo detto per noi resta, risposero.
Ma io non c’è l’ho fatta, non sono riuscito a passare oltre e dimenticare.
Quando decisi di rompere definitivamente, mi dissero che erano d’accordo con me e che sarei stato un coglione a non farlo.
L’ho saputo anni dopo, ma in due occasioni diverse la piccola e il grande l’avevano vista in macchina scambiare effusioni con l’amante.

Nonostante l’allontanamento lavorativo del suo amante e la dichiarazione di amore eterno nei miei confronti, lei aveva continuato per la sua strada.
Nel 2012 abbiamo divorziato, lei già dall’avvio della separazione era ritornata dal suo ex, che però non si sarà sentito di averla fra i piedi tutto il giorno, il giocattolo è più bello se lo rubi ad un altro, e l’ha mollata poco dopo.
Purtroppo racconti del genere non sono di insegnamento.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Ho ricordato un episodio dove i figli vengono a conoscenza del tradimento della madre. Riporto il post di "Fairman"

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Ho scritto la mia storia, forse è un po’ lunga, (...)
Ho dovuto mettere dentro anche le mie emozioni, le mie decisioni, che giuste o sbagliate per chi legge, sono le mie. Appartengono al passato, pertanto sono storia su cui è possibile esprimere giudizi ma i fatti non sono più modificabili. (...)

Ci siamo sposati nel 1980, stavamo insieme già da tre anni. Interessi comuni, gli stessi sport, tantissimo amore. Poi i figli, qualche anno dopo. Certo gli inevitabili litigi, le incomprensioni di tutte le coppie, ma niente che non si ricomponesse subito dopo.
Io, tanto tempo dedicato al lavoro, a volte fuori casa in viaggio, lei con orari lavorativi più regolari , ma fra nonni e tate, c’è l’abbiamo fatta a crescerli.
Oltre al lavoro, pochissimi spazi individuali; piscina, vacanze, tempo libero sempre insieme, e i figli crescendo, ci hanno a poco a poco consentito di riavere più tempo per noi.

Nel 2010, era Aprile come adesso, inciampo in una sedia, la sua borsa finisce per terra, e fra le altre cose spunta un telefono mai visto. Le chiedo una spiegazione, mi dice che è della collega, lo aveva dimenticato , le aveva telefonato chiedendole di tenerlo per restituirglielo poi.
Credetti alla spiegazione.
Al lavoro quel giorno però continuai a pensare all’espressione turbata che avevo colto sul suo viso nel momento in cui avevo preso in mano il telefono.
A letto la sera mi svegliai, mi alzai per rovistare nella sua borsa. Il telefono non c’era e mi riaddormentai. L’indomani in garage, prima di salire sulla mia auto, cominciai a frugare nella sua .

Il telefono era lì, chiuso nel vano porta oggetti. Due soli numeri, quelli dei messaggi in entrata e in uscita.
Tanti maledetti messaggi dal contenuto chiaramente inequivocabile. Non sapevo che fare, mi sentivo sprofondare e la caduta non finiva mai.
(...)
Non mi diede nessuna colpa, quello che aveva fatto non dipendeva dal nostro rapporto, al quale secondo lei non mancava niente.
Mi disse che lo amava, era il suo capo, che dapprima aveva apprezzato i complimenti di una persona più giovane di lei.
Che a 55 anni si era sentita una ragazzina al centro delle attenzioni, e poi pian piano si era innamorata e aveva ceduto, e che andava avanti da un anno.
Ma amava anche me e i nostri figli e mai avrebbe voluto perdere la sua famiglia.
Viveva in due mondi, separati nella sua mente, quando era con lui non c’eravamo noi, e quand’era con noi lui non esisteva. (...)
Non volle dirmi altro. (...)
Tornammo a casa, preparai una valigia, le dissi che ai ragazzi non avrebbe dovuto dire niente, che andavo via per lavoro , cosa abituale, e che lei non avrebbe dovuto cercarmi avevo bisogno di riflettere.
Si gettò ai miei piedi implorandomi di non andare via, ma non l’ascoltai.
Dopo qualche giorno credo cinque, riuscì a trovare l’albergo dov’ero e mi venne a trovare.
Non so cosa, forse la sorpresa, fu una notte di passione e l’indomani tornai a casa. (...)
Abbiamo provato per quattro mesi abbondanti.
Nonostante i suoi sforzi per ricostruire, più passava il tempo e più mi sembrava di non conoscerla, rientrare a casa la sera con i ragazzi sempre fuori, non aveva più nessuna attrattiva.
Sentirla parlare poi, con quella stessa loquacità e dolcezza di sempre che adesso mi suonava falsa, quella sua bellezza che una volta mi incantava e adesso mi sembrava ostentazione.
Si mi sono allontanato ancora di più.
La cosa peggiore fu il non crederle più, non credere più a niente quello che diceva, non credere che il tradimento durasse solo da un anno, non credere che fosse stato l’unico.
(...)
Per lei avrei dovuto solo dimenticare ma io non c’è la facevo a dimenticare. Quando la vedevo assorta nei suoi pensieri, pensavo sempre che stesse pensando a lui.
Avrei potuto capire, il cedere una volta a un’improvvisa passione, in fondo siamo umani ,per quanto grave un errore si può capire.
Ma una vita parallela per un anno non è un errore, è un insieme corposo di scelte fatte con deliberato egoismo, una per una, volta per volta.
Quando le dissi che volevo la separazione e quindi il divorzio rispose che non mi avrebbe mollato mai. (,,,)
Ma io non c’è l’ho fatta, non sono riuscito a passare oltre e dimenticare.
Una storia che comprendo benissimo, avendo attraversato situazioni e sensazioni analoghe anche se in età più giovanile (neanche 40 anni) e con figlia di 7 anni.
Per fortuna appartengono al passato e, sia pure a fatica, le ho superate, ma ogni tanto riemergono dall'archivio della memoria. Non si dimentica mai e non esiste il perdono, per me, almeno.
Proprio perché non si cancellano certe cose.
Si può provare a superarle, ma io non ce l'ho fatta, nonostante abbia provato a farlo per un anno e mezzo.
Ognuno è un caso a sé.

Anche mia moglie fu lasciata dall'amante, dopo la separazione.
Poi, dopo che mi ero allontanato definitivamente credo che l'abbia rivisto.
Ma non mi è mai interessato, mi era divenuta una persona estranea che ho tenuto lontano da me.

Liberi di non crederci, ma ho dimenticato il nome di battesimo dell'amante.
 
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Utente di lunga data
Una storia che comprendo benissimo, avendo attraversato situazioni e sensazioni analoghe anche se in età più giovanile (neanche 40 anni) e con figlia di 7 anni.
Per fortuna appartengono al passato e, sia pure a fatica, le ho superate, ma ogni tanto riemergono dall'archivio della memoria. Non si dimentica mai e non esiste il perdono, per me, almeno.
Proprio perché non si cancellano certe cose.
Si può provare a superarle, ma io non ce l'ho fatta, nonostante abbia provato a farlo per un anno e mezzo.
Ognuno è un caso a sé.

Anche mia moglie fu lasciata dall'amante, dopo la separazione.
Poi, dopo che mi ero allontanato definitivamente credo che l'abbia rivisto.
Ma non mi è mai interessato, mi era divenuta una persona estranea che ho tenuto lontano da me.

Liberi di non crederci, ma ho dimenticato il nome di battesimo dell'amante.
La giustificazione o come la si vuole chiamare che vivono a comparti stagni è dura da mandare giù. Quando sono con il marito lo sono totalmente e quando sono con l' amante lo sono totalmente. Comunque il post voleva evidenziare la reazione dei figli al tradimento della madre perché per loro la madre ha tradito tutta la famiglia. Che tu non ricordi il nome dell' amante della tua ex fa capire che hai superato brillantemente tutto.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Una storia che comprendo benissimo, avendo attraversato situazioni e sensazioni analoghe anche se in età più giovanile (neanche 40 anni) e con figlia di 7 anni.
Per fortuna appartengono al passato e, sia pure a fatica, le ho superate, ma ogni tanto riemergono dall'archivio della memoria. Non si dimentica mai e non esiste il perdono, per me, almeno.
Proprio perché non si cancellano certe cose.
Si può provare a superarle, ma io non ce l'ho fatta, nonostante abbia provato a farlo per un anno e mezzo.
Ognuno è un caso a sé.

Anche mia moglie fu lasciata dall'amante, dopo la separazione.
Poi, dopo che mi ero allontanato definitivamente credo che l'abbia rivisto.
Ma non mi è mai interessato, mi era divenuta una persona estranea che ho tenuto lontano da me.

Liberi di non crederci, ma ho dimenticato il nome di battesimo dell'amante.
Oltre alla scotomizzazione esiste la rimozione. A me quest’ultima pare sana.
Del resto, se una persona ci risulta estranea, ci è estraneo ciò che la riguarda.
 
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