Può essere.
Ma usare buonismo per un’opera d’arte mi ha fatto pensare a una incapacità di comprendere l'opera d’arte.
È legittimo che un'opera d'arte non piaccia e che se ne possa avere un giudizio negativo, pur capendola e riconoscendone il valore.
Detto questo, "buonista" è ovviamente riferito al messaggio finale relativo ai figli che veicola: tale è. Il resto della commedia è costruito intorno a questo messaggio. E con ciò non ne sto negando alcun valore. Anzi: per la società dell'epoca era sicuramente controcorrente, anticonformista, quasi rivoluzionario. Sicuramente in anticipo sui tempi. Tanto che adesso sarebbe semplicemente "woke".
Nonostante la sua "wokeness", adesso la commedia sarebbe anacronistica perché la storia di una prostituta che cerca riscatto (o salvezza per i figli, se preferisci) nel matrimonio con un facoltoso cliente sarebbe ferocemente attaccata dal movimento femminista e non vedrebbe mai la scena di nessun teatro. Ma non è questo l'anacronismo a cui mi riferivo, essendo solo secondario dato che si riferisce alla storia, che è funzionale al messaggio finale.
L'anacronismo principale è ovviamente quello che impedirebbe di veicolare il messaggio sui figli nascondendone la paternità, cosa che nell'epoca del tracciamento del DNA non è più possibile fare.
In definitiva, la mia critica non si riferiva né al valore dell'opera né al suo significato, ma al fatto che non trattandosi di un'allegoria ma di una storia che vuole essere verosimile per dar voce al messaggio a cui si riferisce, perde la sua ragione di esistere nel momento in cui non può più essere verosimile a causa del progresso scientifico.