Una famiglia felice

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data
nzomma

resta il fatto che sto ragazzo evidentemente non lo stava sentire nessuno, per poter pensare di fare ste minchiate
Indipendentemente dalla parte che considerava.
Dubito che lo dicesse in casa.
Anche l’amico lo racconta come una cosa tanto per dire.
Un amico di mio figlio a quella età parlava di andare non mi ricordo più dove.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Indipendentemente dalla parte che considerava.
Dubito che lo dicesse in casa.
Anche l’amico lo racconta come una cosa tanto per dire.
Un amico di mio figlio a quella età parlava di andare non mi ricordo più dove.
dubito parlassero di andare in guerra
 

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data

perplesso

Administrator
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Mio figlio aveva idee ben chiare. Diceva che era scemo. Comunque rientrava in tutti gli atteggiamenti del ragazzo.
chi parte per un ideale non si definisce mai scemo. la questione è se sono ideali o sono sparate. ad ogni modo la storia conferma che in ogni cucina c'è tutto quello che serve per un massacro
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Cosa intendi per essere formati?
Tornando al caso di cui parlavo, la persona di cui parlo ha sviluppato una forma di paranoia.
Ti posso dire che, per i primi tempi, sapendo che stava vivendo una situazione complessa, pensavano che fosse stanca, che parlasse con insistenza del suo problema, ma come può accadere in questi casi. Quando ci siamo accorti, era semplicemente più palese e, quindi, più grave.
Intendo che innanzitutto sarebbe carino ci fosse una cultura che non "allontani" il mostro, dove mostro è la "pazzia".

Non ho intenzione di ammorbare, la questione della "pazzia" è antica.
E si aggancia anche alla dicotomia corpo/mente. Quindi stiamo parlando dei greci per intenderci.

Fino al 1977 chi era considerato fanciullo deficiente e poi alunno disadattato scolastico finiva in classi differenziali, ossia con possibilità di rientrare nella scuola, o speciali, ossia destinati a rimanere fuori.
Stiamo parlando di ragazzini che andavano dai bocciati (spesso chi dal sud saliva senza neanche parlare in italiano e si ritrovava qui a farsi bocciare) ai disabili gravi senza soluzione di continuità. Quindi parliamo anche magari di plusdotati che finivano per essere disadattati perchè la noia non gestita finiva in comportamenti ritenuti sconvenienti.

Tieni pure presente che la colpa della malattia è l'altro grande tema legato ai disturbi psichici e fisici.

Fino agli anni '50 le madri dei pochi riconosciuti con autismo, così veniva chiamato allora, erano chiamate in ambito medico "madri frigorifero" ed erano colpevoli del disturbo del figlio. Non per modo di dire. Erano davvero ritenute colpevoli.

Fino al 1978 chi aveva disturbi psichici era considerato semplicemente pericoloso socialmente e quindi, quando andava bene, allontanato forzosamente dalla società. Sorvoliamo i trattamenti di allora. Presente, no, come venivano curate le donne definite nevrotiche?

Tieni presente che fra i pericolosi c'erano pure i pazzi morali, i gay per esempio.

Stiamo parlando di 50 anni fa.
In 50 anni il "mostro" non lo uccidi culturalmente parlando.
E i condizionamenti sono potentissimi.

Essere formati significherebbe almeno essere consapevoli da dove veniamo in termini di cultura e quindi di come applichiamo il desiderio di normalizzazione dell'altro.

E' il desiderio di normalizzare che spesso impedisce di vedere.

Poi c'è quello che sottolinea @perplesso ossia l'esser formati bene.
Essere in grado di riconoscere i segnali.
E ce ne sono moltissimi se li si conosce.
Ma questo è roba da professionisti.

Basterebbe uno sguardo non normalizzante, e già si sarebbe a cavallo. :)
 

Nicky

Utente di lunga data
E' il desiderio di normalizzare che spesso impedisce di vedere.

Poi c'è quello che sottolinea @perplesso ossia l'esser formati bene.
Essere in grado di riconoscere i segnali.
E ce ne sono moltissimi se li si conosce.
Ma questo è roba da professionisti.

Basterebbe uno sguardo non normalizzante, e già si sarebbe a cavallo. :)
Hai più che ragione.
Diciamo che, con le persone che ami, è più difficile, perché il desiderio di normalizzazione nasce dalla paura, dalla rimozione e questa è una spinta emotiva molto forte.
Quando mia nonna ha iniziato ad avere la demenza a mia mamma sono occorsi alcuni mesi per capire che non erano banali dimenticanze.
A volte è più facile vedere per chi è un po' all'esterno.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Hai più che ragione.
Diciamo che, con le persone che ami, è più difficile, perché il desiderio di normalizzazione nasce dalla paura, dalla rimozione e questa è una spinta emotiva molto forte.
Quando mia nonna ha iniziato ad avere la demenza a mia mamma sono occorsi alcuni mesi per capire che non erano banali dimenticanze.
A volte è più facile vedere per chi è un po' all'esterno.
Diciamo che non si può spingere una macchina standoci seduti dentro :)
E' reale la sottolineatura che fai ed è molto diffusa.

Ecco perchè tendo spostare il discorso su un discorso più di cultura che di specialità.

Se tuo padre, tua sorella, tuo marito, la tua amica ha mal di pancia. Leggero leggero ma che si ripete ogni volta che mangia.
Normalizzi o consigli un medico?

Penso che i più consiglierebbero un giretto dal medico, senza troppi retro pensieri.
Con paura che sempre si teme, ma senza troppa paura della paura.

E anche questa è una acquisizione recente.
I vecchi fondamentalmente dal medico evitavano di andarci, quasi portasse sfortuna. Segaossa venivano chiamati.
In attesa che passasse.

Anche il disturbo mentale lo si vede, come un mal di pancia.
Ma si cerca di evitarlo. E' ancora come se fosse un mostro spaventoso.
Ed al contempo qualcosa che passerà.
Ho sentito una moltitudine di genitori mettere sotto il tappeto segnalazioni affermando "ma sì, maturerà". Mica siamo mele!
Vince la paura della paura.

E' ancora qualcosa da cui si vuole difendere se stessi.
E qui dentro c'è tantissimo della storia del rapporto fra malattia e salute. Dove malattia è pazzia.

Dire a qualcuno che è pazzo, è ancora un dispregiativo.
Non lo è dire ha un tumore, ha il reflusso, ha un arto fratturato.


Se tua madre ci ha messo pochi mesi ad accorgersi che erano segnali di demenza, non si è svegliata illuminata una mattina.
I segnali li ha visti tutti fin da subito, ma ha attuato delle strategie difensive.
Semplicemente quei mesi le sono serviti per smettere di avere paura.
Spero non sia stato troppo doloroso, nè il percorso nè l'accettazione.
 
Ultima modifica:

perplesso

Administrator
Staff Forum
Diciamo che non si può spingere una macchina standoci seduti dentro :)
E' reale la sottolineatura che fai ed è molto diffusa.

Ecco perchè tendo spostare il discorso su un discorso più di cultura che di specialità.

Se tuo padre, tua sorella, tuo marito, la tua amica ha mal di pancia. Leggero leggero ma che si ripete ogni volta che mangia.
Normalizzi o consigli un medico?

Penso che i più consiglierebbero un giretto dal medico, senza troppi retro pensieri.
Con paura che sempre si teme, ma senza troppa paura della paura.

E anche questa è una acquisizione recente.
I vecchi fondamentalmente dal medico evitavano di andarci, quasi portasse sfortuna. Segaossa venivano chiamati.
In attesa che passasse.

Anche il disturbo mentale lo si vede, come un mal di pancia.
Ma si cerca di evitarlo. E' ancora come se fosse un mostro spaventoso.
Ed al contempo qualcosa che passerà.
Ho sentito una moltitudine di genitori mettere sotto il tappeto segnalazioni affermando "ma sì, maturerà". Mica siamo mele!
Vince la paura della paura.

E' ancora qualcosa da cui si vuole difendere se stessi.
E qui dentro c'è tantissimo della storia del rapporto fra malattia e salute. Dove malattia è pazzia.

Dire a qualcuno che è pazzo, è ancora un dispregiativo.
Non lo è dire ha un tumore, ha il reflusso, ha un arto fratturato.


Se tua madre ci ha messo pochi mesi ad accorgersi che erano segnali di demenza, non si è svegliata illuminata una mattina.
I segnali li ha visti tutti fin da subito, ma ha attuato delle strategie difensive.
Semplicemente quei mesi le sono serviti per smettere di avere paura.
Spero non sia stato troppo doloroso, nè il percorso nè l'accettazione.
a volte mi pare che vediamo realtà diverse. qui tutto sto terrore della malattia psichiatrica o altro non lo vedo. sarà un fatto culturale anche territoriale
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
a volte mi pare che vediamo realtà diverse. qui tutto sto terrore della malattia psichiatrica o altro non lo vedo. sarà un fatto culturale anche territoriale
Dici?

Io userei normalizzazione, non terrore però.

Mi sembra però ovvio che vediamo cose diverse.
Il tuo ambito di formazione è diverso dal mio. Quindi anche lo sguardo con cui osserviamo il fenomeno è diverso.

Ma, i dati che emergono dal Gaslini sono di forte preoccupazione per la rilevazione dei disturbi psichici nei minori: loro segnalano un incremento significativo di ricoveri per ideazioni suicidarie per dire, piuttosto che disturbi ossessivi, piuttosto che per disturbi ansiosi, piuttosto che per disturbi depressivi, etcetc.
Rilevano in questo carenze importanti sulla prevenzione e sul sostegno sul territorio.
 
Ultima modifica:

perplesso

Administrator
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Dici?

Io userei normalizzazione, non terrore però.

Mi sembra però ovvio che vediamo cose diverse.
Il tuo ambito di formazione è diverso dal mio. Quindi anche lo sguardo con cui osserviamo il fenomeno è diverso.

Ma, i dati che emergono dal Gaslini sono di forte preoccupazione per la rilevazione dei disturbi psichici: loro segnalano un incremento significativo di ricoveri per ideazioni suicidarie per dire, piuttosto che disturbi ossessivi, piuttosto che per disturbi ansiosi, piuttosto che per disturbi depressivi, etcetc Rilevano in questo carenze importanti sulla prevenzione e sul sostegno sul territorio.
vite prive di senso scatenano l'inferno. pensa a Federico Guglielmo
 

Nicky

Utente di lunga data
Se tuo padre, tua sorella, tuo marito, la tua amica ha mal di pancia. Leggero leggero ma che si ripete ogni volta che mangia.
Normalizzi o consigli un medico?

Penso che i più consiglierebbero un giretto dal medico, senza troppi retro pensieri.
Con paura che sempre si teme, ma senza troppa paura della paura.
Si, anche se quante volte si ritardano gli esami per paura. Ma questa è un'altra storia.
Intorno a me vedo maggiore attenzione per la salute mentale, pur con alcune diversità a seconda del tipo di problematica.
Ma, anche con un miglioramento, i segnali diventano segnali quando riesci a vederli, a collegarli e dare un senso o a cogliere la domanda.
Oltre a ciò, bisogna tenere conto, per me, che a volte si resta sgomenti anche di fronte a ciò che era prevedibile, perché, in qualche modo, gli atti violenti li sentiamo e vogliamo sentirli come estranei. Per fare un esempio, nella mia cerchia ci sono stati dei suicidi. Due di loro erano in cura, eppure siamo rimasti attoniti.
 

bettypage

Utente acrobata
Diciamo che non si può spingere una macchina standoci seduti dentro :)
E' reale la sottolineatura che fai ed è molto diffusa.

Ecco perchè tendo spostare il discorso su un discorso più di cultura che di specialità.

Se tuo padre, tua sorella, tuo marito, la tua amica ha mal di pancia. Leggero leggero ma che si ripete ogni volta che mangia.
Normalizzi o consigli un medico?

Penso che i più consiglierebbero un giretto dal medico, senza troppi retro pensieri.
Con paura che sempre si teme, ma senza troppa paura della paura.

E anche questa è una acquisizione recente.
I vecchi fondamentalmente dal medico evitavano di andarci, quasi portasse sfortuna. Segaossa venivano chiamati.
In attesa che passasse.

Anche il disturbo mentale lo si vede, come un mal di pancia.
Ma si cerca di evitarlo. E' ancora come se fosse un mostro spaventoso.
Ed al contempo qualcosa che passerà.
Ho sentito una moltitudine di genitori mettere sotto il tappeto segnalazioni affermando "ma sì, maturerà". Mica siamo mele!
Vince la paura della paura.

E' ancora qualcosa da cui si vuole difendere se stessi.
E qui dentro c'è tantissimo della storia del rapporto fra malattia e salute. Dove malattia è pazzia.

Dire a qualcuno che è pazzo, è ancora un dispregiativo.
Non lo è dire ha un tumore, ha il reflusso, ha un arto fratturato.


Se tua madre ci ha messo pochi mesi ad accorgersi che erano segnali di demenza, non si è svegliata illuminata una mattina.
I segnali li ha visti tutti fin da subito, ma ha attuato delle strategie difensive.
Semplicemente quei mesi le sono serviti per smettere di avere paura.
Spero non sia stato troppo doloroso, nè il percorso nè l'accettazione.
Personalmente riscontro carenza di professionisti competenti, per esperienza diretta su problematica differenti.
 
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