ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io con gli oppioidi vedevo i colleghi in ufficio anche quando ero da solo.
Sì, il grassetto è un modo di sentirsi vecchi.Secondo me ci si sente vecchi quando si abbandona l'atteggiamento dei bambini di fronte alle cose, una naturale curiosità e voglia di sperimentare. Ad esempio oggi è un mondo molto più tecnologico di 40 anni fa e io vedo molti miei coetanei, che non hanno più quella curiosità, ammesso che l'abbiano mai avuta, quasi spaventati da tutta sta tecnologia, da queste "moderne diavolerie", cui si approcciano quasi con timore reverenziale, di fatto mi sembrano analfabeti tipo quelli con la terza elementare che andavano a sentire la messa in latino. I peggiori che ho visto sono quelli che "ah io il computer non so neanche accenderlo, d'altra parte ho studiato come un deficiente all'università, adesso basta eh!" e magari è il tuo medico che non sa nemmeno battere una ricetta al pc e te la fa ancora sul foglietto rosso, ma poi si lamenta che deve stare 12 ore in ambulatorio a fare "burocrazia", e te credo. D'altra parte vedo anche 14enni nati e cresciuti digitali che però sono dei perfetti rimbambiti dalla tecnologia attuale, e non perchè ai miei tempi era meglio, ma perchè mancano loro tutti i passaggi che io ho avuto la fortuna di vedere per arrivare alle attuali soluzioni ed è stata messa loro a disposizione fatta e finita, anche se nessuno vieta loro di andarsi a studiare il passato, il "vecchio". Conservare la curiosità e la voglia di sperimentare potrebbe aiutare molto, ma non solo da parte dei vecchi per il "nuovo", anche e soprattutto da parte dei giovini per il "vecchio".
Ma io non mi sento vecchia nel modo in cui descrivi molti tuoi coetanei
Sono curiosa da sempre, oggi lo sono ancora di più di come lo sono stata in passato.
E se fra i 20 e i 40 anni la meraviglia bambina mi si era per certi versi addormentata, dopo i 40 è stato un ritrovarmici e un riguardarla con una tenerezza e un amorevolezza che non avevo quando ero bambina, in cui mi meravigliavo per il semplice fatto di essere bambina.
Ma il mio cervello è cambiato: è cambiato il mio modo di collocare le emozioni, il mio modo di osservare e percepire il mondo, il mio modo di apprendere. La mia memoria non funziona come 10 anni fa soltanto e le informazioni che raccolgo le raccolgo e le catalogo in modo diverso. Anche le connessioni che vedo sono diverse e sono diversi i punti di rete nelle connessioni.
Sono semplicemente consapevole che l'età che ho proporzionata alla velocità dell'evoluzione tecnologica e di vita non è la stessa che avevano i miei genitori alla mia stessa età.
E rispetto ai ragazzini di 15 anni, piuttosto che ad un 25enne o un 30enne, sono vecchia e lenta.
Collaborando con loro mi rendo conto che la loro velocità di pensiero è ben superiore della mia.
Di contro io ho una calma che loro non hanno. Non anticipo le situazioni e sono più attenta a collocare me piuttosto che a governare la situazione, probabilmente avendo vissuto per più anni semplicemente conosco meglio le mie risorse di fronte agli imprevisti e le mie competenze di problem solving e so che in ogni situazione apparentemente svantaggiosa ci sono opportunità se si riesce a rimanere lucidi e ad aprire lo sguardo.
Quindi mi incazzo di meno e sono più sciolta nell'usare gli altri e quello che mi offrono. Soprattutto quando mi incazzo, mi incazzo
Ma loro sono veloci, collegano velocemente le informazioni e le raccolgono ancora più velocemente. Sono meglio integrati di me con le tecnologie con cui sono cresciuti e che io ho invece imparato dopo i 20 anni.
So quanti anni ho, mi piace avere gli anni che ho e soprattutto mi piace metterli a servizio dei giovani che mi piacciono.
E per a servizio intendo scambio paritario di esperienze.
La questione che desidero sottolineare è che bisogna conoscersi, già dopo i 30 anni il funzionamento del nostro cervello cambia, come quello del corpo, e non si torna indietro.
Non sapere farsi da parte, non sapere lasciare spazio, ergersi ancora a coloro che "sanno" come se quel sapere fosse un verbo da cui discendere, imporre uno sguardo vecchio su un mondo nuovo è la vecchiaia stronza e egocentrata. Di chi si crede eterno. E si caga addosso all'idea di morire, metti che poi dio esiste e non è morto
Ed è una prospettiva violentissima. Guidata dalla paura di perdersi.
Paura che impedisce di render il passato fruibile come apprendimento per gli altri.
Il passato è una narrazione.
Se diventa una palla moralistica, in cui si è fatto tutto giusto mica come adesso (che era poi la stessa cosa dei vecchi di una volta quando vedevano le prime minigonne e si trovavano con gli ormoni fuori controllo e si incazzavano abbestia con la minigonna, ovviamente), che razza di narrazione si rende?
A generazioni che hanno un immaginario soprattutto visivo fra l'altro?
E di un visivo che noi alla loro età manco avevamo mai visto.
Che hanno a disposizione il poter guardare in casa un orso polare e sentire il suo verso.
E, voglio dire, noi siamo quelli che hanno giocato a indiani e cowboy senza che a nessuno venisse in mente che il mito del west non fosse altro che una romantica narrazione di un genocidio.
In termini di idiozia siamo messi bene direi.
Aggiungo che cervello digitale non significa padronanza di una tecnologia.
Significa essere nati immersi in un mondo digitale.
Poi, non è una novità storica che c'è chi impara e chi no.
Un ragazzino di 14 anni ha vissuto i primi anni di vita immerso nella tecnologia.
Noi no.
Quindi i nostri cervelli sono strutturalmente diversi.
Ma io rifaccio la stessa domanda che ho fatto qualche post fa: di fronte a situazioni come quella all'origine di questo 3d, che spettacolo stanno dando le vecchie generazioni?
Che insegnamento stanno dando?
E i ragazzini sono spaventati da quello che è successo.
Sono colpiti. Sono disorientati.
Le risposte non le sa dare nessuno in modo definitivo, ma che a risposta del disorientamento dei ragazzini ci sia il disorientamento nascosto e ansioso, ricoperto di paura e di "certezze" col solito giudizio del cazzo e una paura feroce...ah, una volta mica succedevano queste cose eh! Eh, questi giovani, i social eh!! gli anime!!! Aaahhh...il consumismo!!!!
Come se l'approccio consumistico fosse nata oggi.
Come è utile il passato di fronte a manifestazioni così forti di disagio?
Soprattutto, come viene reso utile?
No, non è corretto.OK ma quello che intendevo è che il passato persiste. (Non è un auspicio).
Prendi per esempio i modelli di governo, con relativa età dei politici, il sistema stesso, le ideologie a cui ci si rifà, etc.
Sono tutti modelli che provengono dal passato prossimo o remoto.
Il concetto stesso di stato e di diritto ci viene dall'epoca romana.
Non parliamo poi delle idee, che spaziano dai tentativi tipo in Russia di restaurare un impero di influenza per continuare con il concetto stesso di democrazia che non è certo un prodotto moderno.
Se parliamo di economia, anzi di conduzione economica, è la stessa cosa.
Se parliamo di psicologia o sociologia dobbiamo affondare le radici in osservazioni e concetti che hanno un secolo o forse anche due.
Cosa c'è di veramente innovativo oggi? I mezzi.
Ma il mezzo non fa l'idea, il concetto.
Questo intendevo.
I mezzi stanno modificando i funzionamenti anche delle strutture cerebrali. Ad una velocità mai vista.
E quindi anche le idee, i concetti si stanno modificando.
Anche la percezione e quindi la coscienza.
E tutto questo in retroazione. Ossia anche i funzionamenti modificano i mezzi.