Quello che sto sostenendo è che tutta una serie di porte si stanno chiudendo.
E sostengo anche che sia proprio il caso di chiuderle, oltre-passando il passato.
Dandogli sepoltura e lasciandolo nel suo tempo.
La questione degli animali per esempio non è solamente benessere acquisito.
Da una visione antropocentrica e utilitaristica, dove la vita che ha intrinseca dignità, che discende da un disegno superiore, è
unicamente quella umana e le restanti sono utilità, funzioni di cui l'uomo può disporre per diritto superiore, il passaggio è ad una visione in cui OGNI vita ha intrinseca dignità, tanto quanto quella umana.
E non soltanto, ogni vita è necessaria alle altre.
Scompare il disegno superiore ordinante, con tutto ciò che ne discende in termini di dogmi e di assoluti, diritti.
E' un salto ontologico.
In cui il passato muore.
Bel video!
Mi è piaciuto il paragone con l'immigrazione di prima e seconda generazione.
Ma c'è una differenza fondamentale.
Nell'immigrazione da un luogo fisico ad un altro il passaggio è percepibile con tutti e cinque i sensi da parte degli individui.
Nella transizione digitale, la percezione non è basata sui cinque sensi.
Quando un immigrato di prima generazione si trova in un nuovo luogo lo vive con gli occhi, con il naso, con la bocca, con le mani, con il gusto.
Non c'è possibilità di illusione, neppure ricreando in parte le condizioni di partenza (mi cucino i miei piatti di origine, costruisco una chiesa che mi rappresenti, etc etc).
Nel digitale i cinque sensi non fanno testo, anzi, sono radicati al conosciuto e l'illusione è che non sia cambiato nulla.
Sembra che possano valere gli stessi paradigmi di riferimento del precedente al digitale.
I nativi digitali sperimentano una transizione che non è colta dalle generazioni precedenti.
Che sono piuttosto convinte di poter applicare ciò che conoscevano, che non sono in grado di cogliere differenze se non in piccolissima parte e di conseguenza non sono in grado di tradurre ciò che conoscevano in ciò che è.
L'illusione immensa del digitale è che non sia cambiato nulla. E questo vale soprattutto per noi vecchi.
Ai ragazzini è stato dato in mano lo smartphone come se gli si stesse dando in mano il libricino da colorare in questa prospettiva.
Peccato che non sia la stessa cosa, sotto nessun punto di vista.
Anche se potrebbe sembrare: posso leggere, guardare immagini, può sembrare una piccola tv, posso colorare, disegnare.
Peccato che l'interazione con il mezzo sia talmente potente da andare ad impattare sulle strutture cerebrali, in particolare quelle che sono un cantiere in costruzione, cantiere sconosciuto ai più fra l'altro.
La diffusione del pc non è pari alla diffusione della conoscenza del pc.
Se chiedi all'utente medio di usare linux, per dire, va in palla.
Si sono diffusi i pc, ma non la conoscenza dell'utilizzo e del funzionamento.
Le persone, generalizzo, hanno imparato gli automatismi ma se gli chiedi di andare oltre l'automatismo generalmente non lo sanno fare.
Un po' come i bambini imparano a fare le operazioni in colonna anche se non hanno appreso il concetto di quantità.
Quindi c'è pure un sacco di gente
convinta di saper usare il pc.
Con lo smartphone il salto è stato ancora più grande.
Ancora maggiore facilità di utilizzo a fronte di una ancora maggiore complessità del sistema che sostiene quell'utilizzo in cui quell'utilizzo è inserito.
E senza andare così sul complesso, l'abbiamo visto anche sul forum: gente che scrive e poi chiede che vengano cancellati i
suoi contenuti.
E io mi chiedo: sai, hai capito quello che stai facendo??? (alla faccia del consenso informato)
Quindi, il passaggio da prima a seconda generazione è paragonabile soltanto in parte a quello stesso passaggio in termini di migranti.
La seconda generazione è immersa in un "continente" che la prima generazione a stento può vedere.
Cosa accade se la prima generazione pensa di poter semplicemente trasportare il concreto, il fisico, nel virtuale?
Cosa accade quando è la prima generazione a non avere la minima consapevolezza del mezzo che sta utilizzando lei stessa?
E soprattutto, quando non è neppure sfiorata dal dubbio che non sia così semplice?
In questi termini il presente è inedito.
Non ha agganci nel passato.
Per la prima volta, credo, nel passato dell'uomo la seconda generazione ha accesso non solo ad informazioni ma a mezzi e strutture a cui la prima generazione non ha accesso e su cui non ha informazioni precise.
Che poi la
storia possa esser un riferimento, ci può stare.
La storia è se vogliamo una raccolta delle esperienze umane e soprattutto della visione di quelle esperienze, anche attraverso la documentazione ma non soltanto.
Compresi i processi ai topi.
Può essere un riferimento come summa degli errori precedenti e come stimolo a farne di nuovi.
Ma il
passato è tutta un'altra faccenda.
E in questo caso specifico non esiste un passato anche lontanamente somigliante a questo presente.
E' grave, oggi più che mai, confondere e sovrapporre storia e passato.
P.S.: a me piace il touch. Somiglia moltissimo al mio modo di rappresentarmi il mondo, immagini e pensieri e mi permette di concretizzare qualcosa che prima del touch potevo fare soltanto nella mia mente oltre che darmi il vantaggio di poterne mantenere memoria esterna.
P.P.S. : c'è questo gruppo carino in fb, adotta un analfabeta funzionale. Se ti capita, facci un giro, è parecchio simpatico, oltre che istruttivo.
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