Perché ipocrita?
In questo caso lui non è sincero, questo certamente. Ma, in generale, può anche accadere di accorgersi che la fedeltà, nell'economia generale di un rapporto duraturo, non sia così importante, non al punto da sovrastare il benessere complessivo che si trae dal rapporto con una persona.
Ma, in modo più ampio, cosa intendi per realismo ipocrita?
Ipocrita perché - umanamente - è sempre più comodo vedere la realtà secondo la propria percezione, con la mente che costruisce un film che tiene conto del proprio desiderio di soddisfazione e non si sofferma sulle particolarità miserabili e spicciole delle situazioni (tutte).
Chi si innamora (io sostengo, decide di innamorarsi) con convinzione entra in un
trip, decide di abbandonare la realtà e si trasferisce in un mondo fantastico, dove si sente appagato.
Finché vivi la bella finzione sei contento ?
Direi di sì, vale per tutti.
Quando vieni richiamato alla realtà (come accade quando scopri un tradimento o lo fai) ritorni alla concretezza spiacevole e soffri.
A quel punto ti trovi ad un bivio esistenziale.
La strada più semplice da imboccare è di sforzarti (ed anche in qualche modo forzare il partner, secondo me) a ritornare nel fantastico mondo del film che ti eri fatto, attraverso la decisione di fingere (non prendere in considerazione quanto di spiacevole è successo), o di perdonare (convinto di compiere qualcosa di moralmente elevato che ti faccia apprezzare e superare i problemi emersi), il tutto con la necessaria ed inevitabile "complicità" del partner (che, sostengo io, se riesce ad essere intelligente, compie sempre una valutazione degli interessi in gioco).
Ovviamente, la strada più difficile da imboccare è quella di decidere di rimanere nella realtà, vedere le cose come stanno e regolarti di conseguenza. Che per me vuol dire renderti conto che hai scoperto la diversità del partner rispetto all'immagine di lui/lei che ti eri costruito, fare le tue valutazioni di convenienza (riguardo alla condizione da offrire ai figli, ai problemi abitativi, economici, ecc.) e decidere se provare a riconciliarti o intraprendere un tuo diverso percorso di vita, lasciandoti dietro le spalle un'esperienza vissuta e conclusa.
In entrambe le evenienze, il mondo fantastico nel quale vivevi lo abbandoni necessariamente.
In una società "liquida", nella quale sono entrati in crisi i tradizionali valori morali e etici, si finisce con orientare le proprie decisioni e comportamenti sulla convenienza, cioè ci si fa orientare dall'ego-ismo. Che normalmente finisce con l'essere mutevole e, di conseguenza, le relazioni interpersonali ne sono fortemente influenzate.
L'opener, al di là delle contraddizioni del suo racconto che sono state ben evidenziate, avrebbe scelto di dimenticare i tradimenti, della moglie e suoi, ed andare avanti. Ha fatto un compromesso con la moglie e, soprattutto, con se stesso.
Ma gli è venuto qualche dubbio (che ogni tanto riaffiora) e si interroga se gli convenga cercare il fantomatico pulsante di
reset. Capita più spesso di quanto si creda.
Certo, "poteva andare diversamente", come mi ha detto nella primavera scorsa la mia ex moglie. Ovvio, ma siamo umani e di vita ne abbiamo una sola, visto che non ci troviamo in un videogioco con la possibilità del
reset.
Dobbiamo scegliere perché il tempo vola via.
E dopo trenta anni da quando l'ho lasciata sono convintissimo di aver imboccato la strada giusta che mi ha portato ad accontentarmi di quello che ho (ri-)costruito. Senza avere troppi rimpianti.
Ho provato ad essere sintetico e spero di essere stato abbastanza chiaro nello spiegare come la penso.
Senza pretendere di farne un insegnamento, perché ogni situazione è unica e particolare.