Bigottismo Itagliano

Brunetta

Utente di lunga data
Ho capito, ma non intendevo dire che sono ininfluenti.
Intendevo dire altro, che spero di avere chiarito, ma che specifico.
La prima cosa è che, non sapendo esattamente cosa influenzi positivamente o negativamente altri, è difficile stilare delle regole per stabilire chi sia adatto o no a fare l'insegnante, quali condotte siano compatibili con l'insegnamento e quali no, e. nel dubbio, io sono per l'apertura, più che per la chiusura. La seconda è che penso che sia meglio che a scuola ci sia un approccio educativo che lascia un certo spazio alla diversità di opinioni sulle questioni maggiormente intime.
Nel mio primo intervento in questa discussione, ho proprio evidenziato che la questione della ragazza su Onlyfans sta venendo utilizzata per una idea di scuola e conseguentemente degli insegnanti a immagine e somiglianza dei genitori.
Questo compiacere i genitori ha molteplici effetti: sminuisce la figura dell’insegnante, crea diffidenza nei confronti della scuola pubblica (paradossalmente, visto che il caso riguarda una scuola privata (addirittura dell’infanzia e parrocchiale senza coinvolgimento delle private paritarie)) dove i genitori non hanno voce in capitolo, giustamente, sulla scelta degli insegnanti, rafforza l’idea che, senza alcuna sistema di controllo, gli insegnanti potrebbero essere immorali o comunque contro la visione ideale e valoriale dei genitori.
Infatti il ministero ha comunicato in questo senso.
Esistono limiti che riguardano gli insegnanti, ma si vuole fare passare l’idea che si possa effettuare un controllo sulla vita privata.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Verissimo. Ma non è quello che sto scrivendo qui.
Anche perché io direi “diffidare sempre di chi ritiene di aver avuto un'infanzia/adolescenza da sfigato” perché è il contesto culturale, variabile nello spazio e nel tempo, che fa ritenere o no da sfigati un certo vissuto.
Lasciando da parte il sesso, perché può aprire troppe porte di discussione, una attuale cinquantenne può aver sofferto o giudicare la propria infanzia/adolenza da sfigata perché non poteva permettersi almeno un capo Naj Oleari, una di oggi no.
Ed è lo stesso per quasi tutti gli aspetti.
Anche perché purtroppo non è possibile verificare i curricula intervistando le referenze
 

Brunetta

Utente di lunga data

spleen

utente ?
Si concordo su quanto scrivi, mi pare però ci sia poca coscienza da parte delle donne, perchè comunque anche se ora il web fa girare più informazioni, come qualsiasi cosa bisogna andarsele a cercare e approfondire.
Quelle che ci fanno tanti soldi e lo sventolano come bandiera, mettono in atto proprio una gestione della clientela, in cui sono loro a dettare legge. Ma come in tutti i contesti di vendita, per farlo devi poter fare una selezione, altrimenti succede quanto hai scritto tu "io pago, io ti dico cosa devi fare con la tua vagina".

Che vi sia una scoperta della genitalità attraverso la pornografia, mi pare cosa già presente ben prima della nascita di internet.
Ricordo che nei miei anni di età scolare (liceo) a tempo zero era girato un book con le opere di Jeff Koons (Made in Heaven), quelle con Cicciolina per capirci. Tutti sapevano che di notte in certi canali venivano trasmessi film porno. Erano anche i tempi delle pubblicità di telefoni erotici. Alcune ragazze, quasi fosse una corsa ad una qualche evoluzione, sentivano di doversi sbarazzare della verginità.

Non so come era ai tuoi tempi, ma in effetti che ad una certa età (adolescenza), se ti mettono davanti contenuti di sesso esplicito, guardi, non mi pare ci sia da stupirsi.

Ma anche da prima direi, da che mondo è mondo la sessualità è stata sempre controllata e relegata a certi ambiti, dal provocatorio al salvifico (la vergine madre).
Lasciando da parte Koons che ritengo sia un furbasto, più che un artista, osservo che persino nel movimento femminista c'è l'eterno dibattito se la pornografia costituisca un elemento di liberazione o un asservimento commerciale della sessualità maschile e femminile.
Io propendo per la seconda tesi. Se ti trasformi in merce hai poco da rivendicare eticamente nel comportamento altrui.
A me ha sempre colpito il fatto che quando viene intervistata la classica porn actres americana, questa tenda quasi sempre a puntualizzare che la sua famiglia di origine sappia quello che fa e che in qualche modo accetti o appoggi. Come se si volesse normalizzare, come se si avesse bisogno di un avvallo.
Lilli Gruber ha scritto un libro: Non farti fottere, sulla pornografia, spiegando i meccanismi della medesima. Non l'ho ancora letto ma lo farò.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Ho saputo ieri pomeriggio che la mia n. 225 ha un profilo su OF.
Mi dice che guadagna bene, fa spettacoli da sola ed in coppia.
In ospedale per ora nessuno le ha sollevato obiezioni, e’ ostetrica.
Ha informato le colleghe, nel caso sgamassero I propri mariti a segarsi.
 

Brunetta

Utente di lunga data

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Purtroppo le relazioni più importanti si iniziano da giovani, quando si è ingenui.
Lui/lei viene da una famiglia di pazzi? Ma lui/lei non c’entra. 🚩
Questo può essere fuorviante... Tipo: "che fortuna! Stavolta il convento ha passat* un* cresciut* in una famiglia normale! Sono in una botte di ferro!"
 

Marjanna

Utente di lunga data
Tu credi che un insegnante, scegliendo di fare l’insegnante, non stia già trasmettendo che per lui i soldi non sono un obiettivo primario?
Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.

Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.

Ma anche da prima direi, da che mondo è mondo la sessualità è stata sempre controllata e relegata a certi ambiti, dal provocatorio al salvifico (la vergine madre).
Lasciando da parte Koons che ritengo sia un furbasto, più che un artista, osservo che persino nel movimento femminista c'è l'eterno dibattito se la pornografia costituisca un elemento di liberazione o un asservimento commerciale della sessualità maschile e femminile.
Io propendo per la seconda tesi. Se ti trasformi in merce hai poco da rivendicare eticamente nel comportamento altrui.
A me ha sempre colpito il fatto che quando viene intervistata la classica porn actres americana, questa tenda quasi sempre a puntualizzare che la sua famiglia di origine sappia quello che fa e che in qualche modo accetti o appoggi. Come se si volesse normalizzare, come se si avesse bisogno di un avvallo.
Lilli Gruber ha scritto un libro: Non farti fottere, sulla pornografia, spiegando i meccanismi della medesima. Non l'ho ancora letto ma lo farò.
Parlando dei tempi moderni, credo la questione sia più di schiavismo lavorativo, anche mentale.

Noi, più o meno (pure con decenni di mezzo), siamo figli della generazione agricoltori/allevatori, scrivo qualcosa di riduttivo ma per non dilungarmi in dettagli noti (tipo attività/produzione distinta a regione, ect) che si spostava in città o che comunque abbandonava la campagna per andare a lavorare in fabbriche o per i più fortunati dentro uffici, in qualche modo realtà aziendali. Vedi i vari Fantozzi che descrivono, facendoci ridere, certi contesti.
Siamo nati in tempi in cui gli analfabeti (quelli che firmavano con la X) erano ancora viventi. Quando ero piccola mio padre mi ripeteva fino allo sfinimento "Marjanna leggi, leggi, leggi, leggi", perchè la cultura era una via di accesso ad una vita migliore, dove non ci si doveva sporcare le mani, e dove sporcarsi le mani poteva avere implicazioni anche nella salute (anche qui, salto tutto un noto sulle malattie che si potevano contrarre in determinate realtà lavorative), ed era qualcosa che allenava la mente, ad avere un proprio pensiero. L'analfabeta era quello che se lo prendeva in culo, ma non era visto come un inferiore, ma come il poveretto, quello che a cui non era stata data la possibilità di studiare.
L’avanzamento delle tecnologie, doveva in principio velocizzare tante fasi lavorative, concedendo più tempo libero agli uomini a fronte di un stessa remunerazione. In qualche modo avevamo trovato uno schiavo che essendo una macchina, non avrebbe sofferto. Ma così non è stato. I ragazzi di oggi guardano le attività dei loro genitori, e di altre persone che gli stanno intorno, vedono che escono di casa ogni mattina, trafelati tra mille corse, sentono i rospi che si devono ingoiare nelle varie realtà in cui operano, e poi si vedono queste figure in rete che decidono i loro tempi, viaggiano, sorridono (e non perchè gli viene imposto) e in qualche modo mostrano una vita diversa, felice. E prendono una barca di soldi. Per provarci, non devono fare niente di particolare, basta aprire un account, il telefonino ce l’hanno già in mano.
Io credo che questo vada considerato anche rispetto a ragazze che si vendono su onlyfans. Non lo so con certezza ma penso certe cose vengano recepite più come meccaniche, possibilità che cresce anche attraverso il dialogo.
Ho visto un video qualche tempo fa, di una ragazzo giovanissimo (19, 20 credo), che dava consigli ai suoi coetanei sui colloqui di lavoro presso McDonald's. Diceva qualcosa tipo "non dite che vi interessano i soldi, che avete risposto per i soldi, anche se è ovvio che è per i soldi, non ditelo, non vogliono sentire che lo dite, dite che vi interessa l'azienda, che ammirate il marchio". Potrà sembrarti una cazzata, ma a sentirlo parlare ho pensato che ai miei tempi eravamo parecchio più tontoloni, e nella mancanza di condivisione di informazioni, prevaleva la base di incertezza di chi entrava nel mondo del lavoro. Ti dico quello che vuoi, mi prostituisco per i soldi. Nella mente non voglio diventare schiavo.
Non so se riesco a spiegarmi, è avvenuto un cambiamento. Avviene in ogni cambio di generazione. I giovani percepiscono un mondo fragile, una società fragile che non ha cura di loro, li usa. Almeno questa è la mia impressione.

EDIT: sai ho pensato anche all'ultima discussione avuta con Ipazia, avevi partecipato anche tu, e credo che in quello che aveva scritto forse abbiamo alzato barriere, magari marcando troppo su certi termini, mettendo da parte il concetto base che voleva esprimere. In breve, credo proprio ci abbia visto giusto, in qualche modo ha intercettato il prossimo cambiamento.
 
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ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.

Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.



Parlando dei tempi moderni, credo la questione sia più di schiavismo lavorativo, anche mentale.

Noi, più o meno (pure con decenni di mezzo), siamo figli della generazione agricoltori/allevatori, scrivo qualcosa di riduttivo ma per non dilungarmi in dettagli noti (tipo attività/produzione distinta a regione, ect) che si spostava in città o che comunque abbandonava la campagna per andare a lavorare in fabbriche o per i più fortunati dentro uffici, in qualche modo realtà aziendali. Vedi i vari Fantozzi che descrivono, facendoci ridere, certi contesti.
Siamo nati in tempi in cui gli analfabeti (quelli che firmavano con la X) erano ancora viventi. Quando ero piccola mio padre mi ripeteva fino allo sfinimento "Marjanna leggi, leggi, leggi, leggi", perchè la cultura era una via di accesso ad una vita migliore, dove non ci si doveva sporcare le mani, e dove sporcarsi le mani poteva avere implicazioni anche nella salute (anche qui, salto tutto un noto sulle malattie che si potevano contrarre in determinate realtà lavorative), ed era qualcosa che allenava la mente, ad avere un proprio pensiero. L'analfabeta era quello che se lo prendeva in culo, ma non era visto come un inferiore, ma come il poveretto, quello che a cui non era stata data la possibilità di studiare.
L’avanzamento delle tecnologie, doveva in principio velocizzare tante fasi lavorative, concedendo più tempo libero agli uomini a fronte di un stessa remunerazione. In qualche modo avevamo trovato uno schiavo che essendo una macchina, non avrebbe sofferto. Ma così non è stato. I ragazzi di oggi guardano le attività dei loro genitori, e di altre persone che gli stanno intorno, vedono che escono di casa ogni mattina, trafelati tra mille corse, sentono i rospi che si devono ingoiare nelle varie realtà in cui operano, e poi si vedono queste figure in rete che decidono i loro tempi, viaggiano, sorridono (e non perchè gli viene imposto) e in qualche modo mostrano una vita diversa, felice. E prendono una barca di soldi. Per provarci, non devono fare niente di particolare, basta aprire un account, il telefonino ce l’hanno già in mano.
Io credo che questo vada considerato anche rispetto a ragazze che si vendono su onlyfans. Non lo so con certezza ma penso certe cose vengano recepite più come meccaniche, possibilità che cresce anche attraverso il dialogo.
Ho visto un video qualche tempo fa, di una ragazzo giovanissimo (19, 20 credo), che dava consigli ai suoi coetanei sui colloqui di lavoro presso McDonald's. Diceva qualcosa tipo "non dite che vi interessano i soldi, che avete risposto per i soldi, anche se è ovvio che è per i soldi, non ditelo, non vogliono sentire che lo dite, dite che vi interessa l'azienda, che ammirate il marchio". Potrà sembrarti una cazzata, ma a sentirlo parlare ho pensato che ai miei tempi eravamo parecchio più tontoloni, e nella mancanza di condivisione di informazioni, prevaleva la base di incertezza di chi entrava nel mondo del lavoro. Ti dico quello che vuoi, mi prostituisco per i soldi. Nella mente non voglio diventare schiavo.
Non so se riesco a spiegarmi, è avvenuto un cambiamento. Avviene in ogni cambio di generazione. I giovani percepiscono un mondo fragile, una società fragile che non ha cura di loro, li usa. Almeno questa è la mia impressione.

EDIT: sai ho pensato anche all'ultima discussione avuta con Ipazia, avevi partecipato anche tu, e credo che in quello che aveva scritto forse abbiamo alzato barriere, magari marcando troppo su certi termini, mettendo da parte il concetto base che voleva esprimere. In breve, credo proprio ci abbia visto giusto, in qualche modo ha intercettato il prossimo cambiamento.
Chi sa fare, fa
Chi non sa fare, insegna
Chi non sa insegnare, amministra
Chi non sa amministrare, dirige
Chi non sa dirigere, fa il politico
Chi non sa fare il politico, lo elegge

Direi che a fare l'insegnante si è comunque ben piazzati
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Non per sollevare polemiche, ma ai miei tempi specialmente da parte di uomini verso altri uomini, sentivo dire che la scelta lavorativa di alcuni professori fosse un fallimento rispetto ad altre prospettive lavorative non raggiunte.
Mentre verso le donne vi era più tolleranza, ma erano ancora tempi in cui tante donne erano casalinghe.

Riguardo la donna oggetto della discussione, leggo che ha 29 anni, è più da capire quanto ci tenesse a questo lavoro, proprio come realizzazione personale.
Rispetto a chi ha fatto determinati percorsi di studi, a me è capitato di sentire dire "potrei fare l’insegnante", però tipo opzione B.
Io ho conosciuto una donna che ora è insegnante in un liceo dalle parti di Roma, trasferimento e cambio lavoro seguito ad una relazione.
Nella realtà in cui la conobbi, era una persona che metteva passione in ciò che faceva, ed è una cosa che ho visto raramente. In effetti quando seppi che era diventata insegnante, pensando anche alla remunerazione, ho pensato che si meritava di più.



Parlando dei tempi moderni, credo la questione sia più di schiavismo lavorativo, anche mentale.

Noi, più o meno (pure con decenni di mezzo), siamo figli della generazione agricoltori/allevatori, scrivo qualcosa di riduttivo ma per non dilungarmi in dettagli noti (tipo attività/produzione distinta a regione, ect) che si spostava in città o che comunque abbandonava la campagna per andare a lavorare in fabbriche o per i più fortunati dentro uffici, in qualche modo realtà aziendali. Vedi i vari Fantozzi che descrivono, facendoci ridere, certi contesti.
Siamo nati in tempi in cui gli analfabeti (quelli che firmavano con la X) erano ancora viventi. Quando ero piccola mio padre mi ripeteva fino allo sfinimento "Marjanna leggi, leggi, leggi, leggi", perchè la cultura era una via di accesso ad una vita migliore, dove non ci si doveva sporcare le mani, e dove sporcarsi le mani poteva avere implicazioni anche nella salute (anche qui, salto tutto un noto sulle malattie che si potevano contrarre in determinate realtà lavorative), ed era qualcosa che allenava la mente, ad avere un proprio pensiero. L'analfabeta era quello che se lo prendeva in culo, ma non era visto come un inferiore, ma come il poveretto, quello che a cui non era stata data la possibilità di studiare.
L’avanzamento delle tecnologie, doveva in principio velocizzare tante fasi lavorative, concedendo più tempo libero agli uomini a fronte di un stessa remunerazione. In qualche modo avevamo trovato uno schiavo che essendo una macchina, non avrebbe sofferto. Ma così non è stato. I ragazzi di oggi guardano le attività dei loro genitori, e di altre persone che gli stanno intorno, vedono che escono di casa ogni mattina, trafelati tra mille corse, sentono i rospi che si devono ingoiare nelle varie realtà in cui operano, e poi si vedono queste figure in rete che decidono i loro tempi, viaggiano, sorridono (e non perchè gli viene imposto) e in qualche modo mostrano una vita diversa, felice. E prendono una barca di soldi. Per provarci, non devono fare niente di particolare, basta aprire un account, il telefonino ce l’hanno già in mano.
Io credo che questo vada considerato anche rispetto a ragazze che si vendono su onlyfans. Non lo so con certezza ma penso certe cose vengano recepite più come meccaniche, possibilità che cresce anche attraverso il dialogo.
Ho visto un video qualche tempo fa, di una ragazzo giovanissimo (19, 20 credo), che dava consigli ai suoi coetanei sui colloqui di lavoro presso McDonald's. Diceva qualcosa tipo "non dite che vi interessano i soldi, che avete risposto per i soldi, anche se è ovvio che è per i soldi, non ditelo, non vogliono sentire che lo dite, dite che vi interessa l'azienda, che ammirate il marchio". Potrà sembrarti una cazzata, ma a sentirlo parlare ho pensato che ai miei tempi eravamo parecchio più tontoloni, e nella mancanza di condivisione di informazioni, prevaleva la base di incertezza di chi entrava nel mondo del lavoro. Ti dico quello che vuoi, mi prostituisco per i soldi. Nella mente non voglio diventare schiavo.
Non so se riesco a spiegarmi, è avvenuto un cambiamento. Avviene in ogni cambio di generazione. I giovani percepiscono un mondo fragile, una società fragile che non ha cura di loro, li usa. Almeno questa è la mia impressione.

EDIT: sai ho pensato anche all'ultima discussione avuta con Ipazia, avevi partecipato anche tu, e credo che in quello che aveva scritto forse abbiamo alzato barriere, magari marcando troppo su certi termini, mettendo da parte il concetto base che voleva esprimere. In breve, credo proprio ci abbia visto giusto, in qualche modo ha intercettato il prossimo cambiamento.
Non ho letto tutta la spatafiata, ma due professori di mio figlio sono due manager silurati.
 
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