È così, ma d'altronde noi cosa sappiamo degli altri, delle opportunità che hanno avuto per arricchirsi interiormente, degli affetti o amicizie che li circondano, delle delusioni che hanno sopportato?
Le vediamo ridicole, con i labbroni e le facce tirate, ma non so, io davvero non ho idea di come mi sentirò tra dieci anni.
Te la raccontano più drammatica di quanto è, prima di tutto conta come tu ti senti, a livello di salute.
Come dice
@spleen siamo scimmie, e paradossalmente più invecchi più di rendi conto di questo, non solo su di te, invecchiando ti rapporti anche con persone che saranno più vecchie di te (tutti i parenti che hai, le persone che ti circondano invecchieranno, e arrivi ad un punto che farai la conta dei morti o vivrai periodi che ti arrivano voci di chi è morto, e non sarà qualcosa che ti lascerà indifferente, roba di altri, non lo sentirai lontano).
Le rughe. Ti sarà capitato di svegliarti qualche volta, con stampato nel viso delle pieghe del lenzuolo, del cuscino, ti sei lavata il viso e tempo 5 minuti quei segni erano spariti. Ecco più o meno un giorno ti lavi il viso e vedi che quel segno, che è bruttino, in un punto dove non era presente, rimane e non va via. Quella è la ruga, quella che noti. Non sono le zampe di gallina che si evidenziano quando sorridi. Le rughe che uno può notare sul proprio viso, sono diverse da quelle che possono notare altri. Poi ti capita per caso in mano una foto di quando avevi 30 anni, la guardi e ti ricordi che ti aveva fatto proprio schifo, che avevi pensato che non eri venuto bene. E pensi "ma non facevo mica schifo". Però non è che muori per ste cose, che non vivi, che vai in crisi mistica o robe simili. Ti compri una crema, ci dedichi un tot, e poi prosegui le tue attività.
Io quando leggo certi contesti milanesi ho la sensazione che ci sia un pressione sociale fortissima.
Quando ero più giovane notavo tanto le battute che facevano adulti -specie uomini- verso le loro coetanee, o donne con qualche anno più di loro. Specie in contesti di lavoro. Alcune colleghe (giovani come me, ai tempi), stavano al gioco dei titolari (vecchi pure loro e per nulla attraenti), sorridendo e mostrandosi complici a battute del cazzo. Io non l’ho mai fatto. Non ho neppure mai contrastato, ma proprio cadevano nel nulla. Non trovavano complicità in me.
Ho anche sentito battute da mariti verso le loro mogli, più o meno coetanee, tipo "la devo cambiare", "è da cambiare", "chiedo il reso", con la moglie vicina che si faceva seria. Si capiva che non le faceva piacere e stava zitta. A me trasmettevano non amore per la loro compagna. Se lei non rideva, non era certo qualcosa di divertente. Però ci sono sempre contesti di coppia, che una persona esterna può non conoscere.
Arriva, succede.
Ma no, è solo perché scrivendo mancano le espressioni del volto, le intonazioni della voce e, quindi, a volte si colgono i toni in modo diverso.
Io sono d'accordo su ciò che scrivi.
Diciamo che, visto che non voglio arrivare a riempirmi di chirurgia, né essere sempre insoddisfatta, mi viene naturale chiedermi già ora, che ho un po' di tempo davanti, come impostarmi per arrivare alle cose in modo sereno, piacevole, perché penso che comunque ci voglia un po' di lavoro su sé stessi.
Imposta la testa.