danny
Utente di lunga data
Sicuramente se guardiamo la vita dal punto di visto filosofico.Questo è il punto, che siamo programmati per tendere a infinito (non a viver come bruti..), dunque nulla può realmente bastare. E la "felicità" si configura quindi non come uno stato immobile di valore assoluto, ma come una differenza di potenziale fra 2 stati, da uno peggiore a uno migliore. Per cui paradossalmente è più facile che una persona con meno risorse materiali provi felicità o gratitudine per piccoli piaceri, rispetto a chi è cresciuto nell’agio costante. Questo non significa che la povertà renda felici, ma che l’adattamento biochimico e la soglia di gratificazione cambiano profondamente in base all’ambiente e alle abitudini.
Nella pratica nel mondo attuale la povertà induce infelicità ovunque.
E' sbagliato?
Probabile.
Ma non saprei proprio come porvi rimedio.